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sabato 25 aprile 2015

Massimo Bubola e la Eccher Band: al Teatro Odeon, la sacralità della Vita


"Concerto". Questa parola ha una storia intricata, complessa, piena di sfumature... La prima apparizione documentabile di questa parola splendida nella lingua italiana risale al 1519 ed è un termine dalle origini grandiose, perché è come una storia anzi, è una storia, per ogni popolo. Ogni parola è una storia, ogni parola è un mondo a se, perché le parole hanno un peso e un valore inestimabile e il mio appello è sempre stato una sorta di disperato richiamo, non sprecatele, vi prego; e ribadisco ogni giorno il mio... "Mi metto nelle mani delle parole, come fossi tra le mani di Dio"... una frase che le Parole mi hanno permesso di scrivere... in "Punti senza fine". E... "Mùsica", la Musa e ... "Spettàcolo"... "guardare", "tutto ciò che attrae lo sguardo, la vista, l'attenzione". Capite perché...? riesco a trasmettere, mi chiedo, il motivo, per cui personalmente, mi metto nelle mani delle parole come fossi tra le mani di Dio...? Bene, parto da qui. Pane, vita, grazie, promessa, amore, amicizia, dolore, gioia, immensità. Parto da questo per tentare di descrivere la Bellezza (richiamo di... "Armonia") ... si la Bellezza con la B maiuscola, di tutto ciò che Massimo Bubola e la Eccher Band (Enrico Mantovani, alle chitarre e al mandolino - Erika Ardemagni ai cori e auto harp e Alessandro Formenti, al basso) mi hanno saputo donare nella spettacolare serata di ieri, al Teatro Odeon di Lumezzane. Finalmente ho potuto assaporare dal vivo la grandezza di Massimo, della sua musica, della sua penna, il suo sapere e il suo intimo calore umano. Credo che se non sapete chi sia Massimo Bubola, beh, siamo alle solite... se non lo sapete, abbiate il buon senso di andare ad ascoltare i suoi pezzi, di leggere la sua storia, di tutto ciò che ha fatto in quarant' anni di musica, essendo egli parte importante, essenziale, profonda, della musica italiana; della Musica che che è Musa, la Musica che è Bellezza, la Musica. Ho cominciato a scrivere queste righe ieri sera tardi, appena rientrata dalla serata, all'una e ventitre del 25 aprile 2015, nel giorno del settantesimo anniversario della Liberazione della nostra Terra. Non volevo perdere un secondo, volevo perlomeno riuscire a fissare, come in uno scatto fotografico vivente, tutte le emozioni, le lacrime, le risa, il sènso dunque il "sensus", la percezione, il poter cogliere con lo sguardo, l'olfatto, l'udito, il tatto e con immenso, immenso gusto, il senso profondo e l'amore, la profondità di tutto quel che ho vissuto, in quelle due ore a Teatro, con dolore e vita nell'aria. Massimo Bubola ha iniziato l'articolato progetto riguardante la Grande Guerra con un primo album nel 2005, "Quel lungo treno" nel quale sono racchiusi brani tradizionalli riarrangiati e... rivitalizzati. Folk, country, rock, ballata e anche un tocco d'Irlanda. A proposito di Irlanda... per me che per la prima volta sono riuscita ad assistere dal vivo alla musica di Massimo Bubola, sentire "Il cielo d'Irlanda" è stato un colpo al cuore, una sorta di tachicardia emozionale, che mi ha accompagnato in realtà per tutta la serata, durante ogni pezzo. "Il fiume sand creek" scritta da Massimo pensando a un massacro di pellerossa realmente accaduto, nel novembre 1864. Stragi, umane. La guerra, i massacri, di ieri e di oggi, perché l'umanità non ha ancora compreso quanto sia sacra la vita o preferisce far finta di nulla perché... "tanto è così". No... non dev'essere così. Massimo Bubola con la sua band ha proposto al pubblico canzoni quali le sopracitate "Il cielo d'Irlanda" e "Il fiume sand creek" ed anche una versione dolcissima di "Volta la carta" perché "è come mi piace farla ora che ho un bimbo piccolo, come una ninna nanna" ha detto. Torniamo però al progetto dedicato alla Grande Guerra, proseguito con la pubblicazione, nel maggio 2014 dell'album "Il testamento del capitano", uscito in occasione del centenario. Sei brani della tradizione popolare, alpina e sei inediti del maestro. Ieri sera ho potuto ascoltare le meravigliose "Ta pum", "Bombardano Cortina", "Sul ponte Perati", "Il testamento del Capitano", brani che... ho ricordato, perché li avevo già  uditi, in tenera età probabilmente... e le parole tornavano alla mente, mentre Massimo cantava e così... le ho sentite. E il capolavoro che Massimo ha scritto pensando a quei tempi non lontani in cui la sera si cantavano canzoni popolari che riguardavano proprio la guerra, il dolore, la nostalgia e l'amore e che lui ha saputo racchiudere in "Rosso su verde", così, come se fosse la cosa più semplice del mondo, scrivere un brano che racchiude tutto questo. Ma quanto... quanto... è... e li ho visti quei momenti, nella testa e nel cuore, quei momenti di cui raccontava e in cui la memoria, c'era davvero.  La voce calda e intensa di Massimo Bubola, le sue parole... la dolcezza estrema e tutto l'amore racchiuso in "Tre rose"; tutto, tutte le molecole della mia anima sono state rapite. La voce e il volto angelico di Erika Ardemagni, la passione e i colori, il gusto, di Enrico Mantovani, il tocco, di Alessandro Formenti. La Eccher Band. Mi hanno "ammazzato" e "ridato la vita".  E "come se non bastasse", tra un pezzo e l'altro, l'attore gardesano Fabio Gandossi, che ha interpretato scritti pieni di pathos, storie di soldati al fronte, scritti donati al pubblico da Massimo, un dono, un altro, grande dono. Grazie... grazie... grazie... e anche questa parola... racchiude un grande mondo.


Lara Aversano