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sabato 10 dicembre 2016

La traduzione di "Creuza de mā" (DeAndrè/Pagani)

 
Ombre di facce facce di marinai,
da dove venite? dov'è che andate?
Da un posto dove la Luna si mostra nuda
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola
e a montare l'asino c'è rimasto Dio.
Il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido.
Usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea,
alla fontana dei colombi nella casa di pietra.
E nella casa di pietra chi ci sarà?
nella casa dell'Andrea che non è marinaio?
Gente di Lugano, facce da tagliaborse,
quelli che della spigola preferiscono l'ala.
Ragazze di famiglia, odore di buono,
che puoi guardarle senza preservativo.
E a queste pance vuote cosa gli darà?
Cose da bere, cose da mangiare,
frittura di pesciolini, bianco di Portofino,
cervelli di agnello nello stesso vino,
lasagne da tagliare ai quattro sughi,
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole.
E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli,
emigranti della risata con i chiodi negli occhi
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere.
Fratello dei garofani e delle ragazze,
padrone della corda, marcia d'acqua e di sale,
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare.