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sabato 4 giugno 2011

No silence


Sono seduta sul divano e la mia dolce metà è già a nanna perché domani lavora. Gli unici rumori che sento sono il leggero ticchettio dell'orologio da parete - a forma di batterista che suona - , il grillo di fuori, che ora ha smesso ma fino a che non ci ho pensato ha continuato a cantare (sarà telepatico? forse un mentalista?) e il fruscìo di qualche automobile che passa ogni tanto. Penso di aver accoppato tutte le mosche che stanotte potrebbero infastidirmi e ho appena finito di leggere qualche pagina di un bel libro (che avendo fatto "il suo dovere" ora sta godendo del meritato riposo sul tavolino bianco). Tornando a noi e al motivo per cui l'istinto mi ha portato alla penna, penso che il modo più giusto di iniziare sia quello di raccontarvi cosa la mia mente ha immaginato, in pochi secondi, prima di iniziare a scrivere. Ho visto la chiara immagine di un quadro vivente: era un monotono di color ocra giallo scura e la rappresentazione in movimento (pur se lieve), era costituita perlopiù da sagome di persone; un gruppo di persone sulla destra, come se fossero un'unica amalgamata chiazza di colore senza definizione tra le sagome: quasi una mistura di colla e acrilico se devo dare materia all'immateriale. Dunque, ho visto queste persone appostate su un pavimento e uno sfondo dello stesso colore, parlare tra loro, borbottare, chiaccherare. E' la prima immagine che la mia testa - e ovviamente il mio spirito - hanno associato al pensiero del silenzio inteso in modo "universale" o che dir si voglia "plurisignificante". Tutto questo "viaggio mentale" ha avuto origine dalle pagine di quel libro: parlavano di un' Italia che stava perdendo i suoi valori (trentasei anni fa). Non potevano, quelle pagine, non farmi partire quello che io giocosamente chiamo "il criceto del cervello". Dove voglio arrivare? calma e sangue freddo: il criceto ha i suoi tempi. D'altra parte lessi un giorno che "quando la vita è sogno, la libertà è romanzo" e in questi momenti mi ritrovo sempre nel sogno e nel romanzo, pur parlando di cose concrete. Bene (o meglio sarebbe dire male visto l'argomento): il silenzio lo vedo nel decadimento generale, lo vedo nella diffidenza (spesso giustificata e per questo ancora più triste). Il silenzio lo vedo "nel mercato", lo scorgo nella scelta di non dir nulla di tanti. Lo vedo negli occhi rattristiti, preoccupati, amareggiati. Lo vedo in quegli occhi che invece strabuzzano fuori "dalle loro orbite" per smania di potere, fama, soldi. Il silenzio lo vedo nelle menzogne spacciate sino allo sfinimento come verità. Lo vedo nella freddezza e nelle persone che per disperazione non credono più che qualcuno possa voler dare tanto senza voler nulla in cambio e che lo fanno solo perché credono in qualcosa di grande. Il silenzio lo vedo in tanti giovani che, più fragili di altri, hanno smesso di lottare. Lo vedo persino nella sigaretta che sto per accendere anche se non potrei. Lo vedo nei "casi irrisolti", nei "misteri" così falsamente indecifrabili; lo vedo nella perdita di passione nella vita e per la vita. Lo vedo nelle poche possibilità dei talenti di emergere, ma anche in coloro che hanno smesso di tentare di cogliere quelle poche. Lo vedo nella mancanza di occasioni per il futuro dei più, nella paura diffusa, ma anche nella perdizione diffusa (e di perdizioni ce ne sono tante). Lo vedo nell'incoscoscienza di coloro che fanno delle nozioni tutto e del sapere il nulla. Lo vedo nelle brutalità degli uomini verso altri uomini (serve un elenco?). Lo vedo nella mancanza di giustizia e verità, nella falsa tolleranza che già nell'uso è intollerante e per questo intollerabile. Lo vedo nelle lacrime ignorate e per forza di cose in coloro che le ignorano. Lo vedo ovunque il silenzio, in tutte le forme possibili.. parlando in questo momento delle sue forme negative naturalmente. Si perché, io dico, è certamente meglio il silenzio paradisiaco che mi circonda in questo momento (il grillo intanto ha ricominciato a cantare). Ad ogni modo, per mia natura, non riesco proprio a tacere.

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