giovedì 26 maggio 2011
lunedì 23 maggio 2011
martedì 17 maggio 2011
domenica 15 maggio 2011
Una notte con le sue parole
Sto leggendo "Lettere luterane" di Pasolini che fu, come saprete, uno dei più grandi intellettuali e artisti italiani del novecento. Un'anima indescrivibile e, per chi la vuole accogliere, leggibile. Facendo scorrere queste sue righe mi immagino il timbro meraviglioso e riconoscibile ad occhi chiusi della sua voce dolce, affettiva e ferma.
E' notte e in qualche modo posso dire di essere tra il tramonto e l'alba.
Mi sembra proprio di averlo qui, un po' stanco ma ancora acceso; mi sembra di essere di fronte a lui, incantata dalle sue parole e dalla maestria con la quale egli le sa far entrare nel mio cuore e nella mia testa con eleganza e delicatezza.
Che fortuna, penso tra me e me, per chi almeno una volta nella vita ha potuto chiamarlo Pierpaolo.
Proprio ieri sera ho rivisto uno speciale in tv che trattava della sua morte, dei misteri, dei possibili retroscena. Evidentemente la prima volta che lo vidi mi ero persa qualche pezzo. Non avevo visto la scena più orribile e forse non è un caso, forse al tempo non ero pronta per assistervi.
Il suo viso, quel viso così rassicurante, interessante, con quello sguardo incredibile, pieno, reale più che mai... Il suo viso... completamente sfigurato, spappolato, orrendamente deturpato.
Anche in quel caso, insomma, la barbarie disumana ha avuto il sopravvento sulla bellezza dell'essere umano.
Troppo scomodo, troppo autentico, tanto da risultare pericoloso.
Che bello, mi soffermo un secondo, sto scrivendo a matita e il rumore del suo scorrere è un perfetto sottofondo per questa notte; questo fluire però non basta a levare dai miei occhi il suo viso prima e il suo viso poi.
In tv oramai si vede di tutto e di più, ma vedere il viso di Pierpaolo così, mi ha sconvolto come fosse stato un caro amico, un maestro, un familiare. Così rifletto e non mi è difficile pensare che tutto questo mio sconvolgimento non ci sarebbe stato se lui non fosse riuscito con così tanta spontaneità a dare a me e a tanti altri un universo da esplorare, un mondo da vivere e sentire, il suo mondo nudo e crudo, ma anche speranzoso e sognante.
In letture precedenti come per "Lettere luterane" scorgo questo suo essere spaventosamente e meravigliosamente nitido. Nitido si, è il termine esatto.
Lui, come ogni grande, sapeva che generazioni molto lontane dalla sua lo avrebbero letto ed è sconvolgente quanto questa sua premunizione si incroci alle predizioni di accadimenti che oggi abbiamo di fronte agli occhi ogni santo giorno.
Lo immagino anche come un uomo molto dolce, del resto era ed è poeta...
Me lo immagino ancora bambino nel mezzo della bella natura friulana che gli ha ispirato i suoi primi versi; me lo vedo adolescente e giovane adulto nell'amata Bologna, lottare passionale e impegnato fino al midollo per ciò in cui credeva e per ciò che di nascita di era stato donato.
Donato. Nato. Nato poeta. Si, poeti si nasce.
Mi sembra strano, forse presuntuoso da parte mia, ma d'altronde ciò che sto per dire è semplicemente ciò che lui stesso mi ha dato e mi sta dando; ciò che sto per scrivere timidamente altro non è che ciò che mi ha fatto sentire e con passo felpato mi appresto ad esprimerlo, con reverenziale pudore.
Mi sembra di sentire ciò che aveva nel cuore, nel profondo dell'anima, nella testa, come se fosse vivo e come se io avessi avuto la grande fortuna di conoscerlo.
Queste percezioni, questo forte sentire è cosa grande e rara.
Non solo perché ovviamente non tutte le persone amano così tanto la scrittura e la lettura da essere spontaneamente coinvolti in un simile accento di emozioni, ma anche perché tra i grandi artisti c'è sempre quello o quelli che più di altri ci rapiscono il cuore.
Non è solo una questione di "gusto personale", io credo; è una sorta di pura e incondizionata affinità spirituale per tutto ciò che queste potenze della natura hanno saputo darci nel mezzo della nostra frenetica vita.
Per non allargare troppo il discorso concluderei dicendo semplicemente che è terribile, spaventoso e dall'altra parte della medaglia meraviglioso, quanto quell'immagine mi abbia sconvolto.
Ad ogni artista, poeta o musicista, pittore o scultore che sia, che nella nostra esistenza ha lasciato e continua a lasciare un segno profondo, dovremmo trovare il tempo, intimamente, per dire grazie, anche se magari, come in questo caso non c'è più e non ci può sentire...
"Grazie... perché dentro di me ci sei anche tu ... Buona notte, Pierpaolo."
venerdì 13 maggio 2011
Negli occhi
Ecco: quando gli occhi ti chiedono consenso per vedere e sopportare i delitti dello sguardo. Occhi destinati a vedere la bellezza, strappati alla meraviglia per essere violentati da immagini di metallo. Ti chiedono consenso perché non vorrebbero e tu nemmeno. Volgi allora lo sguardo altrove sperando e in quello sguardo puntato verso il sogno, incidi tutto l'amore che hai.
Corpi
Rosso scuro,
cola lento verso l'asfalto
con incessanti grida.
Sono corpi semi morti
in balia degli sciacalli.
sabato 7 maggio 2011
Autunno amico
L'autunno se ne è partito come ogni anno, di un anno più vecchio, ma mai oscurato. Nella nebbia ci porta sempre un richiamo: "State svegli, guardate avanti, guardate bene". Nelle foglie porta un dono, tremendamente caldo: ed è musica, ed è un dipinto e sono gli anni degli alberi, la loro esperienza.
Quel giorno guardava in alto attraverso le fronde, guardava il cielo e ci diceva calmo: "Che bello il cielo, che bello", sempre così grato. Sa sempre quando è tempo di andare. Per noi è un gioco e una fortuna.
Spera ogni anno che il mio arrivo possa far fiorire anche le anime più tristi, che in sua presenza non riescono a cogliere i messaggi delle foglie, forse solo per timidezza.
Io ed Estate restiamo incantate, quando inizia a raccontare le sue leggende, le sue realtà, le sue sfumature. Per noi in fondo è facile essere amate, per lui un po' meno e noi sappiamo che la sua saggezza fa crescere anche noi.
Le luci d'Autunno e d' Inverno, i raggi a confronto. La bellezza, quando ci incontriamo a scambiare due parole all'avvicinarsi del rispettivo momento, nei secoli, nei millenni. Con gentile galanteria ci ha sempre lasciato il passo e noi a lui e al freddo indispensabile Inverno.
Con affetto mi ha raccomandato di far capire agli uomini che il letargo non è naturale per loro e che oramai è troppo diffuso. E' ora di svegliarsi.
Mi diceva che avrei dovuto aiutarli a capire: che i profumi dei gigli e delle querce, se vuoi, li puoi sentire sempre.
Mi diceva, nelle sere d'attesa, che con i suoi volti umidi ha sempre avuto molto da dire, ma le persone spesso preferiscono dormire, tenere gli occhi chiusi, essere ceche.
martedì 3 maggio 2011
Edera
Così ha cercato il viso un tempo conosciuto,
di quell'edera e di quelle foglie che al rientro suo,
cresciute ed abbondanti, diedero il loro buon ritorno.
Tarda fioritura ed api al loro miglior raccolto prima dell'inverno.
Un arco regnante, al di sopra del capo ingrigito.
Passate tante stagioni, nel suo vecchio giardino
ritrovava la lacrima dolce dell'infanzia,
che nemmeno i mille dolori
avrebbero potuto mai cancellare,
ne avvizzire o far morire.
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