"Sogno di un Avatar" backstage
Alessandro Zannier ha avuto fino ad ora una carriera ricca e artisticamente originale e laterale; in effetti, giusto perché non si fa mancare nulla, oltre ad essere un musicista di successo è anche un artista visivo. Il suo progetto "Ottodix" prende il nome dal pittore tedesco che fu esponente di spicco della "Neue Sachlichkeit" ovvero la "Nuova oggettività". Alessandro si forma al Liceo Artistico e prosegue all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, si dedica all'arte contemporanea e alla musica portando avanti la viva attività di artista visivo con mostre ed esposizioni e, al tempo stesso, prosegue la sua scalata musicale. E' un personaggio poeticamente interessante, ama Duchamp, esponente del dadaismo e del surrealismo e infine "miccia" portante nell'avvio dell'arte concettuale, è affascinato dalle atmosfere francesi e per mia intuizione ama Baudelaire. L'elettronica lo accompagna da sempre e si sente, ma giustamente il sound degli Ottodix non è "semplice elettronica" bensì un germoglio nuovo, nato tra il synth pop d'ispirazione wave elettronica e l'amore per la musica d'autore. Nel 2002 Zannier esordisce duettando con Carlo Rubazer in qualità di autore, tastierista e backing vocal. L'anno dopo pubblica il suo primo singolo "Fuori Orario" e il cd "Corpomacchina" a cui seguirà un tour. Dal 2005 in poi Alessandro prende in mano le redini dei suoi progetti in totale indipendenza ed inizia la collaborazione con Garbo, che gli affida il riarrangiamento in chiave elettronica del suo live. Nel 2006 inizia dunque il "Gialloelettrico Tour" e XL di Repubblica segnala il pezzo "Pensieronero" per la gran quantità di download. Il 2006 porta alla nascita il secondo album "Nero" e il video del brano "Ossessione" viene trasmesso sulla "vecchia" All Music spiccando poi sul sito di Mtv per uno special di "Scommettiamo su...". Segue un doppio cd in tributo a Garbo realizzato in collaborazione con Boosta (Subsonica), Krisma/Battiato, Andy (Bluvertigo), Meg, Baustelle, Delta V, Madaski (Africa Unite) e l'ex vocalist dei Delta V G. Kalweit. Nel video di "Grandi giorni" (2007) Alessandro duetta con Garbo stesso. Il video di "Cuore/Coscienza" tratto da "Nero" è realizzato nelle scenografie, nei disegni, nei costumi, nella preparazione in studio e nel montaggio, dallo stesso Alessandro Ottodix (che oltre ad essere il nome del gruppo è lo pseudonimo di Zannier) affiancato dal regista Maurizio Tiella (di cui potete trovare info sul web senza problemi) e riporta ad un mondo che intreccia passato, presente e futuro, raccontando dell'oramai iper diffusa umanità senza coscienza con relativi orrori e presunti progressi. A seguito della partenza del "Nero Tour '08", tra le cui tappe spicca anche la partecipazione degli Ottodix al "Depeche Mode Party" di Milano, Alessandro riprende a lavorare ad ottobre 2008 con una nuova formazione: Mauro Franceschini (percussioni e tastiere), Rocco Preite (testiere e cori) e Antonio Maser (chitarra). Con questa nuova band inizia un mini tour promozionale con l'uscita del singolo "I fiori del male" in anticipazione all'album "Le Notti di Oz", un lavoro ricco di suggestioni cinematografiche e teatrali, tipicamente Zannieriano. Gli Ottodix si ritrovano dunque a collaborare con Luca Urbani, Garbo e Kalweit. Nel 2009 esce il video di "I-Man" girato da Marco Marchesi. Il singolo viene trasmesso in rotazione su Virgin Radio e Radio 105 e il video gira a Mtv Brand New, AllMusic, MatchMusic e Sky (come top video 2009). Nello stesso anno Zannier viene invitato al Festival Internazionale della Filosofia di Modena in qualità di artista visivo; per l'occasione suona e inaugura la mostra "Sogno di un Avatar", ispirata a "Le notti di Oz". Il nuovo singolo "Strananotte" finisce all'ottavo posto della Top ten Musica Indie e viene realizzato a Zurigo il video del pezzo che verrà promosso attraverso interviste a Radio24, Radio Rai International e altri canali radiofonici. "Joker/MeaCulpa" è il quarto singolo (2010) e il video viene proposto in anteprima esclusiva su "Rolling Stone Magazine" per poi essere presentato proprio al "Depeche Mode Party" di Milano da cui, tramite riprese dei fun, viene realizzato un dvd intitolato "Autbootleg" presentato al M.E.I. 2010. Segue il singolo "Rabarbaro Rabarbaro", una live studio session e la rivista Ascension Magazine, giunta al suo decennale, inserisce "Le notti di Oz" tra i top album del decennio. Cio che è dell' Ora, è il presente:
- Ciao Alessandro... dimmi un po' cosa stai facendo con gli Ottodix e se stai invece portando avanti anche progetti laterali come artista visivo....
"Ciao Lara, piacere. Sto facendo di tutto in questo periodo: in effetti sto ultimando il nuovo album previsto entro l'anno dal titolo "Robosapiens", preparando una personale mostra d'arte che inaugurerò a Marsiglia il 20 settembre con lo stesso titolo e mettendo a punto una difficile, estenuante quanto esaltante, versione live teatrale/multimediale di "Le Notti Di Oz" assieme alla band che ieri sera è andata in scena in anteprima, a porte chiuse, per un pubblico di addetti ai lavori interessati al progetto e ripresa da Uno TV (che produce lo spettacolo), dal titolo "Sogno di Un Avatar". E'un sogno che si sta realizzando a cinque anni dalla stesura della fiaba-soggetto e del concept album omonimi, anche grazie al lavoro di riscrittura fatto dalla compagnia Ailuros e dalla regista Barbara Riebolge che ha capito subito il mio immaginario."
- Nei tuoi asseblaggi mi è sembrato di scorgere un certo amore per la "scomposizione picassiana"", ma anche nei progetti grafici se non erro... per certi versi mi hai ricordato anche Dalì... o sbaglio? Il tutto accompagnato da suggestioni in stile avanguardistico...
"E' una domanda a cui è complicato dare una risposta. Di certo il mio amore per le avanguardie storiche è noto, anche nei videoclip e soprattutto nello spettacolo ora citato. Sicuramente ho fatto mie delle scomposizioni picassiane, ma sono oramai patrimonio comune degli artisti nati dopo di lui. Riguarda soprattutto la mia produzione grafica legata a ritratti immaginari, in cui da tempo adopero la sovrapposizione di differenti connotati ad un unico soggetto-azione. Più volti in uno, più maschere sociali, più sguardi. Magari uno ufficiale davanti alla "camera" ed altri che scappano altrove rivelando altre personalità e spesso dei mostri. Come per tutta l'arte contemporanea, finita la corsa al nuovo e agli "ismi" si attinge alla sconfinata tavolozza degli stili in funzione di un proprio concetto personale. Ecco perché non mi sento di sovrapporre il mio percorso in modo così netto nella direzione di un Picasso o di un Dalì, quest'ultimo, sinceramente, abbastanza lontano dal mio mondo. In ogni caso mi sembra anche strano sentirmi rapportato a personaggi di tale levatura. Forse Duchamp è l'unico vero faro, in quanto per sua stessa definizione "anartista". Saltava tra gli "ismi", ne carpiva l'estetica piegandola alla sua personalissima ricerca e poi ne fuggiva, ma fuggiva anche dal mondo dell'arte dedicandosi agli scacchi per anni e anni, irridendola, mentre quest'ultima lo celebrava. Ammiro la sua ironia del lasciare il segno nei dibattiti, ma del "chiamarsene fuori". Il suo stile di vita è sicuramente una grande fonte d'ispirazione, prima ancora del suo fare arte. Ma questi sono mostri sacri, non sono certo l'unico a pensarla così."
- Dimmi un po' del progetto "Fear: generatore di paura "...
"Fear è un progetto nato prima per iscritto, poi realizzato secondo i rigorosi dettami di disegni tecnici fatti a mano. La vera opera è il testo scritto che illustra la costruzione di cinque "macchinari emotivi" allegorici. Un generatore centrale di energia neutra, dalla forma di una campana di plexiglass trasparente, con all'interno due organismi gemelli e speculari divisi da uno specchio che si contendono uno spazio producendo attrito, quindi energia. La paura del proprio simile, la contesa dello spazio, generano scontro, attrito, paura, ma se ben incanalate anche curiosità e creatività. Questa grande macchina "celibe" centrale alimenta simbolicamente due marchingegni positivi (creatività ed eros) e due negativi (omicidio e invidia), a loro volta aventi un funzionamento interno. E'stata creata in un periodo in cui realizzavo assemblaggi in materiale povero: legno, corda, carte, gomme, metallo ed oggetti, con una figurazione a metà tra l'astrazione e la scultura organica/concreta. Da sempre comunque, lavoro sul dualismo tra meccanismo e sentimento, tra organico e inorganico, tra virtuale e reale, tra artificiale e naturale, soprattutto quando le differenze cominciano a non percepirsi più e vengono esaltati i paradossi etici di queste delicate relazioni. Il progetto è poi stato apprezzato e referenziato da Achille Bonito Oliva nel 2005, anno in cui l'ho esposto per l'unica volta."
- Musicalmente quali sono stati i tuoi ispiratori, oltre ai Depeche Mode e.. forse a Bowie?
"Beh, certo sono due nomi di punta, sento poi una specifica affinità elettiva col mondo sonoro di Martin Gore. Aggiungerei il periodo del trip hop di Bristol (Massive Attack e Tricky su tutti), ma anche la straordinaria Goldfrapp del primo album, i Tuxedomoon e gli Einsturzende, certe colonne sonore e, andando all'infanzia, i Beatles. Chi cresce conoscendo bene le strutture melodiche e il mondo onirico di questi quattro signori ha in mano praticamente tutti gli archetipi della musica pop in pochi album."
- Che direzione hai deciso di prendere per il prossimo album? e quali sono state, secondo te, le evoluzioni di Ottodix negli anni?
"L'ultimo album sarà sicuramente e volutamente più pop, ma pieno di letture sotto traccia. Lo volevo più scorrevole all'apparenza, con molta elettronica nuova e retrò, effettistica da fanta film vintage, theremin e quant'altro. E'comunque un album tematico, ma non un concept come "Le Notti Di Oz". Ho iniziato a scriverlo nel 2008 quando ancora stava per uscire Oz ed ora ha trovato una sua forma compiuta, quasi interamente ispirata alla fantascienza classica dagli anni '50 agli '80, usata come allegoria per studiare le generazioni dai trentenni ai cinquantenni di oggi, cresciute col mito del futuro, della tecnologia, dei robot giapponesi, della corsa spaziale ed ora destabilizzate dall'accelerazione che il futuro stesso ha avuto, con le sue chimere e lusinghe. E' dedicato alla generazione dei disillusi e degli indecisi perpetui, degli insoddisfatti. La mia. Dirai "e che c'entra la fantascienza?"... Ascolta e mi dirai. Si intitolerà "Robosapiens", come un giocattolo in voga anni fa."
- Credo di poter intuire la risposta ma... ti senti più artista visivo o più musicista?
"Mi sento un artista contemporaneo, quindi abbastanza libero dalle definizioni di genere."
- Come pensavo... L'uomo Alessandro Zannier. Racconta chi sei.....
"Sono uno che guarda avanti, ma che non riesce ad abbandonare nulla per la strada; spesso è un problema e mi destabilizza. Vorrei fare stare nella mia valigia vecchi ideali, vecchie scommesse, vecchie amicizie, interfacciate perfettamente con quelle nuove e future. E'molto difficile, ma è pur sempre uno scopo, un progetto. Senza progetti non saprei stare. Sto lavorando in modo schizofrenico e anarcoide, saltando da una parte all'altra per testare la tenuta di certe mie convinzioni, nell'attesa di arrivare a vedere un disegno d'insieme. E'come infilare una serie di perle infinite, di valore o meno, cercando di tener presente che la propria etica è il filo unificante e la collana è l'obiettivo finale, la chiusura del cerchio."
- Cosa manca nel mondo e cosa elimineresti?
"Qualunque cosa io risponda sarà una banalità. Direi che manca ancora potere decisionale equi distribuito con le donne. Eliminerei una buona dose di potere dalle mani dei maschietti e lo darei alle donne e alle future intelligenze artificiali, in grado di applicare con matematica precisione la vera equità nel distribuire risorse. Quello delle risorse sarà il problema più grande del futuro imminente. Altro che fantascienza."
- Come definisci la tua lente artistica....?
"Mmm.. ho probabilmente un occhio che è tipico del regista di colossal che usa il grandangolo o il banco ottico; sono affascinato dalle visioni d'insieme. Non sono un artista che lavora nel dettaglio per parlare dell'universale. Piuttosto un artista che è affascinato dal caos, dalla moltitudine di dettagli che compongono un tutto. Mi piace scoprire, suggerire o immaginare meccanismi generali, disegni più grandi che diano un senso al brulicare delle cose quotidiane."
Alessandro Zannier è un mondo tutto da scoprire. Credo che chi leggerà quest'intervista se ne renderà conto da se. Ascoltate la sua musica, indagate la sua arte, guardate nella sua lente, ve lo consiglio.
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@Lara Aversano