Perdita di contatto, groviglio di perché. Come un tempio senza senso si aggirano attorno a se stessi senza trovare un motivo per cui valga la pena vivere. Le calamite della frenesia attraggono a se più formiche di quanto in un formicaio potrebbero abitarne. E così è il vuoto, la freddezza, l'assenza di umanità. Se solo queste tante "formichine" si guardassero le une con le altre negli occhi, potrebbero scoprire l'amore per la condivisione delle briciole, briciole di pane. Si contorcono su se stessi facendosi domande, tante domande, cercando risposte, chiarimenti, alcuni. Altri invece si danno all'ozio, alla non ricerca ed è come se fossero già morti. Rovinano "la loro tana", la loro casa, la loro terra, rubano la pace a se stessi, si uccidono, si sparano, si autolesionano e lesionano gli altri. Soffrono, da morire. Odiano, da morire. Amano, da morire. Sono strani. Molto strani. Così diversi gli uni dagli altri. Si notano atteggiamenti di intelligenza e percezione superiori e altri all'opposto, privi di senno. Amano. Quelli che amano, sono quelli che preferisco. Provano passione, amano l'arte, la poesia, la musica, la dolcezza, si innamorano (hanno persino sbalzi chimici per questo) e sono così veri, autentici e si arrabbiano per ciò che non quadra attorno a loro. Poi ci sono "le bisce" - senza offesa per le bisce naturalmente . che fanno dell'odio e dell'ego la propria dimora, della violenza il loro cibo, del marciume il loro fine. Dall'analisi sembra che tutto sommato non siano per nulla male, almeno fino a quando ci saranno piccole dolci formiche che ancora si guardano negli occhi.
venerdì 29 ottobre 2010
Uman (analisi from Venus)
Perdita di contatto, groviglio di perché. Come un tempio senza senso si aggirano attorno a se stessi senza trovare un motivo per cui valga la pena vivere. Le calamite della frenesia attraggono a se più formiche di quanto in un formicaio potrebbero abitarne. E così è il vuoto, la freddezza, l'assenza di umanità. Se solo queste tante "formichine" si guardassero le une con le altre negli occhi, potrebbero scoprire l'amore per la condivisione delle briciole, briciole di pane. Si contorcono su se stessi facendosi domande, tante domande, cercando risposte, chiarimenti, alcuni. Altri invece si danno all'ozio, alla non ricerca ed è come se fossero già morti. Rovinano "la loro tana", la loro casa, la loro terra, rubano la pace a se stessi, si uccidono, si sparano, si autolesionano e lesionano gli altri. Soffrono, da morire. Odiano, da morire. Amano, da morire. Sono strani. Molto strani. Così diversi gli uni dagli altri. Si notano atteggiamenti di intelligenza e percezione superiori e altri all'opposto, privi di senno. Amano. Quelli che amano, sono quelli che preferisco. Provano passione, amano l'arte, la poesia, la musica, la dolcezza, si innamorano (hanno persino sbalzi chimici per questo) e sono così veri, autentici e si arrabbiano per ciò che non quadra attorno a loro. Poi ci sono "le bisce" - senza offesa per le bisce naturalmente . che fanno dell'odio e dell'ego la propria dimora, della violenza il loro cibo, del marciume il loro fine. Dall'analisi sembra che tutto sommato non siano per nulla male, almeno fino a quando ci saranno piccole dolci formiche che ancora si guardano negli occhi.
domenica 17 ottobre 2010
Isaia
Fuori da qualsiasi idea prestabilita di spazio tempo. La condizione migliore per stare tranquilli. La benedizione del sabato e della domenica è questa, per chi non lavora nel fine settimana. Il potersi sentire liberi di far quel che si vuole. Ma è giusto? ovvio che non lo è. E' obbligatorio, non giusto. Dal lunedi al venerdi ci si spacca la schiena per far fatica ad arrivare a fine mese, se si ha la grande enorme gigantesca fortuna di avere un lavoro, insomma la fortuna di potersi spaccare la schiena. Poi, mentre lavo i piatti, sistemo un po' casa e il mio compagno prepara la cena, vedo la tv, che generalmente ignoro e vedo la storia di Sara Scazzi manipolata dai media, come sempre, per fare audience. Vedo la "notizia bomba" da una giornalista sorridente che parla di una donna morta per un pugno in faccia alla stazione di Roma per mano di un ventenne che, per così dire, "non sa quel che fa". Penso alle mille storie non dette, alla violenza domestica, ai figli abbandonati nella spazzatura un po' come nella storia di "Ape car" che per fortuna finisce bene. Penso ai giovani che si perdono nella droga, nell'alcool o nello shopping. Penso alle ragazze che si vendono per una ricarica del cellulare. Penso a tutti i soldi spesi per fare la guerra e al fatto che questi soldi investiti in medicine e cibo avrebbero già eliminato i problemi di fame e malattie nel mondo. Penso all'ignoranza, alla calunnia, alla cattiveria gratuita e all'indifferenza. Penso alla paura, alla diffidenza obbligata, al pugno nello stomaco che ti da vedere una ragazza anoressica e all'illusione stupida e superficiale che molti hanno nel pensare che se una è anoressica (o uno) è "solo" perché vuole essere magro, non rendendosi conto che è tutto un cancro. Vedo persone meravigliose, intelligenti, profonde, sensibili, che sono rinchiuse in corpi malati e dentro hanno una potenza tale che se per caso fossero libere dalla prigionia... eppure fanno comunque di se una potenza; poi una ragazza con due ernie alla schiena (che fanno male lo so ma...) mi dice che non c'è differenza di dolore e drammaticità tra lei e una mia cara amica affetta da atrofia spinale tipo due (al che le chiedo: ma stai bene?). Vedo poi persone a cui si dona gentilezza e che rispondono con maleducazione o invidia. Vedo grandi artisti penalizzati dal buisness e gente priva di significato iper lanciata dai vari cari sponsor che permetton loro di inculcare nella mente delle persone, oramai per lo più molto fragili, l'idea che quella strana cosa possa essere arte. Vedo "i cuori che si raffreddano". Penso poi a tutte quelle persone, invece, alle quali queste e altre cose proprio non vanno giù e che magari ci stano pure un male "da cani", oltre ad avere ovviamente tutti le loro personali "tribolazioni". Vedo poi falsi profeti usare parole che sono Potere e non Potenza per loro scopi e a loro favore, girandole e rigirandole come si farebbe con un frittata. Penso al mio stato agnostico sul tema di quella che viene chiamata "scelta religiosa" ma che in realtà non dovrebbe essere chiamata tale, perché la religione è come l'idea, la concettualizzazione, dello spazio e del tempo. A questo proposito mi viene in mente Barth e sorrido. Così poi penso alle parole della Bibbia, ai racconti, alle profezie che in essa sono contenuti. Mi ricordo di quella meravigliosa frase che sta scritta in Isaia:
"1 Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. 2 Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saròn. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. 3 Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. 4 Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi". 5 Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. 6 Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. 7 La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d`acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. 8 Ci sarà una strada appianata e la chiameranno Via santa; nessun impuro la percorrerà e gli stolti non vi si aggireranno. 9 Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà,vi cammineranno i redenti. 10 Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto."
Allora da bravo essere Umano, spero e tento di aver pazienza. Pazienza e Fede. Tutto ciò di cui avremmo bisogno ci è stato dato ma noi lo maltrattiamo. Prendo respiro dalla realtà per cui, in questo grande libro che è la Bibbia, tutte le profezie sono poi diventate realtà (vedi approfondimento scientifico, storico ecc a prova di quanto appena affermato). Poi concludo.
Così, forse è meglio che ora io mi riperda nella mia assenza di spazio tempo prestabilito e mi immagini un oceano che porta le onde a riva, un tramonto, le parole, i migliori dipinti di Dio, che è creatore di arte ed artisti poiché Lui stesso è l'Artista numero uno.
sabato 9 ottobre 2010
Dipedenze
Ci sono tante cose brutte attorno a noi e non sappiamo nemmeno come parlarne per la paura di risultare banali o perché "è meglio non parlarne", perché "tanto non ci possiamo fare nulla"... la cosa da prendere in considerazione però è che noi dobbiamo fare qualcosa di concreto. Ho letto un articolo di Simone Feder oggi: Feder è responsabile della sezione adulti della Casa del Giovane di Pavia. Un uomo che crede che nessuno, giovane o meno giovane che sia, debba essere definito "irrecuperabile" ed è così che dovrebbero pensarla tutte le persone che si trovano a contatto con una persona che sta male ed ha problemi... Non è facile, per niente, ma è necessario. Ciò che intendo è che se si vuole realmente salvare una persona non bisogna mollare e nemmeno fare scelte sul "più salvabile e il meno salvabile". In primis parlo degli "addetti ai lavori" ma anche di tutti gli altri ovviamente. Le famiglie, dopo parecchia sofferenza, spesso non sanno più come affrontare la cosa; il problema è grande, grave. Fermiamoci però un secondo all'articolo di cui vi parlavo. In questo scritto Simone Feder cercava di far riflettere sul percorso da fare per poter realmente aiutare le persone che soffrono per disagio e dipendenze. Sottolineava la differenza tra "fare un percorso verso un ragazzo" e "con un ragazzo"."La Casa Del Giovane (www.cdg.it) è una comunità che nasce grazie all’intuizione e al carisma di un sacerdote pavese, don Enzo Boschetti, che negli anni della contestazione diede avvio in modo informale all’accoglienza di persone emarginate. Guidata, dalla scomparsa del fondatore nel 1993, da don Franco Tassone, l’Opera conserva lo spirito originario e accoglie minori e adulti in difficoltà (tossicodipendenti, alcolisti, senza fissa dimora, immigrati, carcerati in regime di semilibertà, ecc.) "Ogni singolo caso è differente da un altro, ogni persona è unica, reagisce in modo diverso e vive in modo diverso il vuoto che porta a questo tipo di problema."
Spesso, è vero, il disagio iniziale proviene dalla famiglia e ci sono svariati tipi di problematiche quali la violenza tra le mura domestiche, la mancanza totale di dialogo e la mancanza di trasmissione di .. non solo valori.. ma del significato della vita e della gioia che la vita può dare. Ai nostri figli abbiamo il dovere di insegnare ad amare ed amarsi prima di ogni altra cosa e questo spesso non avviene. Ci sono poi casi in cui la famiglia ha avuto problemi involontari che hanno colpito particolarmente la crescita di uno dei figli (se per esempio in una famiglia ci sono più figli) e magari il disagio ha preso in modo diverso lui dagli altri altri fratelli. In questo caso ovviamente non si puo' fare della famiglia un capro espiatorio perché certe cose accadono e non è certo cosa cercata anche se poi le conseguenze si sentono. Ci sono poi casi che io definirei parte "dei nuovi mali" ovvero la ricerca di diversivi, di tragressioni dovute alla mancanza, in ogni caso, di quel qualcosa che è necessario per far sentire un ragazzo Vivo. Allora .. perché si sente di giovani che iniziano a fare abuso di sostanze "per noia, perché lo fanno tutti, per non sentirsi da meno, perché se no non si divertono, perché stanno male, perché hanno freddo, perché hanno caldo"? Perché? continuiamo a chiedercelo ma si è realmente fatto qualcosa per evitare questo tipo di problemi e per capire? Non abbastanza. No. Non abbastanza. Non serve a niente dire "non fate uso di droghe perché fa male"; lo sappiamo, lo sanno tutti che le droghe fanno male. Come le sigarette no? lo scrive anche lo Stato sulle sigarette che "il fumo uccide" ma io in questo momento sto fumando. Ci sono parecchie comunità, ognuna ha metodi diversi per affrontare il problema. Ognuna ha pregi e difetti. Il problema più grande credo sia, per molteplici luoghi di recupero (non tutti ovviamente), che non c'è una reale consapevolezza di come una persona con un certo tipo di problema puo' "pensare" e anche "soffrire" e non c'è un vero sostegno psicologico alle persone che si trovano a vedere una persona che amano che si stacca a morsi la vita. Ho visto insomma fare d'un filo d'erba un fascio, mettere sotto accusa familiari che fino a quel momento si erano ammazzati, avevano dato il sangue per cercare di aiutare il loro figlio, fratello, padre... Non si mette in dubbio che le famiglie possano sbagliare, ma c'è anche da dire che le famiglie sono spesso abbandonate o "aiutate in modo formale" e non reale. Non parlo certo delle famiglie con problemi di violenza per es, magari sul figlio che poi va a finire per drogarsi e magari non ha nemmeno nessuno su cui fare conto perché i genitori ce li ha ma è come se non li avesse; certo, c'è anche questo. E ci sono anche famiglie che sanno che il figlio ha un problema, ma fanno finta di niente fino a che gli è possibile perché è evidentemente più comodo. E le famiglie che per anni e anni combattono per la vita del loro figlio? Non ci sono nemmeno leggi che possano tutelare le persone in difficoltà per dipendenze e tanto meno ci sono leggi che possano aiutare i famigliari. Con gli anni, con l'affrontare percorsi di vario genere, con vari "metodi" (e su questo argomento la parola "metodo" la detesto, personalmente) il giovane in difficoltà soffre come un cane perché spesso si rende conto di non farcela e il rischio più grande è che decida di mollare, di non farsi più aiutare trovando così la morte, lenta o immediata che sia. I casi, i casi.. non mi piace nemmeno la parola casi.. cosa sono le persone? casi? Questo però è il linguaggio più diffuso no? ci sarà un perché io mi dico. Non sono qui a dire cosa dovrebbero fare le persone che passano la vita tentando di aiutare gli altri perché non è questo il mio punto e non è di mia competenza né volontà dare consigli a nessuno. Non sono qui a discutere i metodi di una o dell'altra comunità. Spesso funzionano. Spesso no. Non sta a me giudicare il loro lavoro che comunque se non ci fosse..bhe, saremmo proprio senza speranza e sono sicura, al cento per cento, che le persone che si adoperano nell'aiuto delle persone in difficoltà per questo tipo di problema hanno tutte le buone intenzioni del mondo. Sono qui a dire però che come tutti gli esseri umani anche loro sbagliano, che è inutile negare ad un "utente" (altro termine usato spesso dagli operatori, educatori ecc ecc) di mangiare dolci se non ha il diabete. E' solo un esempio, minimo, ma reale credetemi. Da quel poco che ho letto di Simone Feder credo sia una persona che si impegna al massimo, che fa del suo meglio, nel lavoro che fa e che fanno i suoi collaboratori e se qualcuno di quelli che leggeranno questo articolo ha problemi di questo tipo, vi consiglio di informatevi. Non solo su Feder, valutate bene tutte le possibilità a disposizione nella vostra zona (mi rivolgo anche ai familiari naturalmente) e state attenti, non sempre la prima comunità è quella giusta. Le persone che governano dovrebbero però fare uno sforzo in più: la società in cui viviamo sarebbe completamente da rimodellare e lo sappiamo tutti e tutti sappiamo che non ci è possibile farlo da soli. Lo sforzo di cui parlo dunque non è quello di cambiare tutto e risolvere tutto perché non è possibile e perché non interessa probabilmente fino in fondo, anche perché ci sono mille altri problemi da affrontare (ma la Salute, è al primo posto, di qualsiasi problema si parli). Quello che intendo però è che dovrebbero fare per lo meno il minimo, il minimo indispensabile per mettere in condizione le persone di essere aiutate e di aiutare. Concludo, perché sono troppe le cose da dire e da prendere in considerazione e protrei riultare persino noiosa a chi legge, ma ci tengo ad incollare qui un pezzetto di quell'articolo di cui vi ho scritto: "Avverto a volte informazioni pericolose che cercano di spiegare la tossicodipendenza, o il disagio in generale, in termini prettamente logico-scientifici, causa-effetto, creando troppo spesso false speranze o dando messaggi distorti e incompleti a chi (senza avere reali competenze in materia) cerca risposte alle proprie sofferenze. Indubbiamente la stragrande maggioranza di chi utilizza sostanze non ricorre ad esse perché portatore di una patologia, ma come possiamo dire che un soggetto che ricorre all’utilizzo di droghe è una persona sana? Che cosa cerca un giovane, o non giovane, nella trasgressione? Qual è il suo concetto di normalità? E quindi che cos’è la normalità?" e ancora: "La sfida educativa oggi deve essere aiutare il giovane a capire l’importanza del prendersi cura di sé, indurlo a sposare quel processo terapeutico in modo che diventi realmente promozionale e vincente. Per questo negli ultimi anni, grazie anche alle nuove politiche sulla possibilità di scegliere e di conseguenza del libero accesso nelle strutture di cura, stiamo provando ad accogliere giovanissimi al loro primo inserimento in comunità: aggredire il disagio in fretta in modo da lasciare poco tempo perché si radichi nella vita delle persone lasciando segni più in profondità. Abbiamo scelto di correre il rischio, i giovani ti scomodano, ti mettono in crisi, ti lanciano sfide, ti chiedono molto… ma non è forse questo che chiediamo noi a loro? Mettersi in crisi, rischiare, accogliere la sfida, cambiare… e come possiamo chiedere a loro di farlo se noi per primi non siamo disposti a metterci in gioco in questo modo? Proviamo a stare un po’ con i giovani, accompagnamoli nelle fatiche e nelle sofferenze, andando oltre tutto ciò che la nostra coscienza e il nostro sguardo vede, e proviamo a chiederci perché un giovane nell’incontro con l’altro non cambia. Quanti sono stati gli interventi verso di lui ma non con lui... Insegnare all’altro significa anche condividere ed essere coerenti. Quando un giovane vede le tue fatiche, le tue preoccupazioni, il tuo amare la vita e le bellezze del creato, come può rimanere lo stesso? [...] Stiamo da anni cercando di rivedere i nostri interventi educativi all’interno delle comunità. Si pensa a programmi personalizzati, a corsi di studio, alla loro professione lavorativa, al loro rapporto con i familiari. Si fanno gruppi tematici, percorsi psicologici, ma anche giornate sportive, gruppi musicali, progetti audiovisivi… siamo alla ricerca di risposte che mettono in crisi i nostri script mentali di risposta terapeutica, sconvolgono la nostra linearità di pensiero. Ci serviamo della statistica per capire come stanno e come rispondere in modo appropriato al loro bisogno, ma poi non possiamo esimerci dal guardarli in faccia e prendere per mano ogni singolo giovane… ebbene stiamo faticando, ma, vi chiedo, lasciateci lavorare con loro, i frutti li raccoglieremo nel tempo". Credo che questi tratti del discorso di Feder dicano già molto. Concludo dunque con la speranza, con la voglia di vedere le cose cambiare, con la voglia di vedere i giovani vivere e prendersi cura di se e personalmente, confido in Dio.
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