sabato 4 ottobre 2014
giovedì 4 settembre 2014
Recensione di "Punti senza fine" a Cura di Ary Capirex
Questa recensione mi ha commosso. Grazie infinite Ary Capirex.
Link: Recensione "Punti senza fine" a cura di Ary Capirex
domenica 10 agosto 2014
Assicuratevi alla fune
Il mondo è
pieno di dolore, è un dato di fatto. Vediamo tante cose brutte, ne
siamo a conoscenza. Si parla di guerre e vittime di conflitti,
povertà e malattie; sappiamo che esistono giochi di potere, anche se
non sapremo mai in realtà in cosa consistano. Ci sono estremi ed
estremismi, violenze di ogni tipo.
I più
fortunati di noi, esseri umani, vivono in paesi dove – al di la' di
tutto – si può camminare per la strada senza il timore che a un
certo punto una sirena dia l'allarme perché sta per arrivare un
missile; i più fortunati di noi hanno una casa, cibo, acqua,
medicine.
Il dolore
però... è talmente tanto diversificato e parte dell'umana natura
che a volte ci fa perdere la bussola, ci sentiamo persi,
disorientati, ci viene l'angoscia, ci viene da piangere. Anche se
abbiamo una casa, anche se abbiamo il privilegio – perché ora lo è
– di avere un lavoro.
Le storie
degli individui sono tanto diverse e complicate, che non basterebbero
sette miliardi di righe per descriverle.
Anoressici,
bulimici, gente che muore di fame e malati di obesità. Ipocondriaci,
persone con medi problemi di salute, persone con gravi problemi e
persone che "non fa molto la differenza" se hanno problemi
lievi o gravi, perché basta un'influenza per morire. C'è persino
l'autodistruzione; e la distruzione, la punta di coltello dalle mille
sfaccettature, che la genera.
Queste mie
parole, vi giuro, non sono fatte per deprimervi, anzi. Credo che la
consapevolezza riguardo a ciò che ci circonda possa aiutare, ma non
sto dicendo "se soffri pensa a chi è in guerra", il
concetto non è principalmente questo.
Certo che
dobbiamo essere consapevoli di essere fortunati rispetto a molte
altre persone, però soffriamo comunque, chi più e chi meno, chi
ogni giorno e chi di tanto in tanto e anche se fuori dalla finestra
non c'è una guerra in atto. Sarebbe ipocrita dire il contrario no?
Le preoccupazioni, lo stress, le paure, ci sono. Ognuno di noi le
affronta in modo diverso, ma comunque esistono.
Tante volte
penso "non ne vale la pena di star male per questo o quello"
ed è vero perché sapete, credo che ci sia talmente tanto caos
intorno a noi che almeno per quello che possiamo dovremmo lasciar
perdere, passare oltre.
I più
fortunati di noi hanno sempre avuto una vita tranquilla e magari
hanno sentito il dolore, ma un dolore diverso, più lieve; quello
però è il dolore che hanno conosciuto, dunque in ogni caso gli farà
male.
Il punto è
che è normale sentire sofferenza, di qualsiasi natura sia, ma ciò
che più importa è essere consapevoli che siamo noi a doverla
combattere, affrontare, risolvere, dentro di noi e, dunque, fuori.
Vale per il singolo individuo ma pensate, se ogni essere umano avesse
davvero piena coscienza di se - è un'utopia lo so - il caos non
esisterebbe; se ogni essere umano dovesse risolvere il proprio dolore
interiore, non ci sarebbero conflitti, ne litigi, ne guerre. Il
dolore porta dolore.
Almeno
coloro che possono, questo è il punto di tutto questo discorso
teoricamente senza fine... almeno chi può, non molli la presa. E'
una cosa che dico spesso, perché ci tengo. Siate scalatori ed
assicurate la vostra anima alla fune, fatelo per voi stessi e per
coloro che amate. E non preoccupatevi se ogni tanto vi viene da
piangere; piangete, perché le lacrime esistono per un motivo e se
qualcuno che amate piange e vi sembra non ci sia un reale motivo, non
ditele "ma non c'è motivo, perché piangi?"; avvicinatevi,
abbraciate la persona a cui tenete e fatela distrarre, fatela ridere.
Amatela. E vi prego, se invece il dolore è troppo forte, non
riuscite più a sopportarlo, prende il sopravvento sulle vostre
forze, se avete bisogno di aiuto...cercatelo, lasciatevi salvare.
Tutto
rinasce, tutto e tutti possono rinascere.
E' quasi un
dovere, per noi che siamo i più fortunati, quello di non mollare, di
rispettare noi stessi e ciò che abbiamo attorno, le persone che
amiamo e le nostre fortune; ed è giusto – non di meno -
rispettare coloro che per rinascere avranno un percorso più
difficoltoso del nostro. I problemi possono essere tanti e molto
diversi tra loro, ma finché saprete affrontare il dolore di petto,
finché resterete in sicurezza, attaccati saldamente alla fune della
vostra anima, potrete avere la possibilità di risolvere i problemi,
di eliminare ciò che vi affligge. Se vi lasciate andare si, lì è
finita.
La felicità
esiste, credetemi e... non confondetela con una chissà quale
perfezione.
Nel mondo in
cui viviamo è praticamente impossibile avere una vita senza una
preoccupazione, un momento buio o simili, ma questo non significa che
non siate felici o che non possiate esserlo. Allora guardatevi
attorno, guardatevi allo specchio, assicurate la fune e scalate con
decisione il sentiero verso la vostra felicità.
domenica 3 agosto 2014
Guerre, conflitti, distruzione
Marzo 2012.
I documenti ufficiali contavano, nella sola Africa, conflitti in
ventiquattro diverse nazioni del continente, con un coinvolgimento di
circa ottantatre tra milizie guerrigliere e gruppi di coloro che
vengono generalmente chiamati ribelli. Luglio 2014: torno a
documentarmi e i documenti ufficiali riportano un dato di venticinque
nazioni coinvolte e centocinquantadue tra milizie-guerrigliere,
gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti negli scontri.
La terribile
"abitudine dell' abitudine", fa quasi passare inosservato,
se non del tutto, la realtà cupa, nera, pesante, per la quale ciò
che la cronaca racconta è solo un millesimo di ciò che realmente
accade nel mondo ed è "normale" in fondo che i media
parlino "solo" di una piccola parte della realtà o non
parlerebbero d'altro e probabilmente sarebbe troppo per chi ascolta,
troppo, per chi vede.
Sarebbe
folle caricarsi addosso il peso psicologico di tutte le guerre, i
conflitti, la morte, che nel mondo dilaga, ma credo sia giusto, ogni
tanto, darsi un buffetto sulla guancia, documentarsi; sono passati
due anni dal mio ultimo "buffetto" e dunque, eccomi qui.
Lasciamo stare, ora, "tutto il resto". Parliamo di guerre.
E' già "abbastanza" per ora.
Ho accennato
dei conflitti in Africa. Partiamo da lì e proseguiamo. Un elenco,
nudo e crudo, non c'è bisogno di dire altro:
- Africa: 25 nazioni coinvolte, 152 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti. Le nazioni coinvolte sono l'Algeria, l'Angola, il Ciad, la Costa d'Avorio, il Gibuti, l'Egitto, l'Eritrea, l'Etiopia, il Kenya, la Libia, il Mali, la Mauritania, la Nigeria, il Puntland, la Repubblica Centrafricana, la Repubblica Democratica del Congo, il Ruanda, il Sahara Occidentale, il Senegal, la Somalia, il Somalialand, il Sudan, il Sud Sudan, la Tunisia, l'Uganda.
- Asia: 15 nazioni coinvlte, 128 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti. Le nazioni coinvolte sono l'Afghanistan, la Birmania-Myanmar, la Cina, le Coree, le Filippine, l'India, l'Indonesia, il Kazakistan, il Kyrgyzstan, il Nepal, il Pakistan, lo Sri Lanka, il Taijkistan, la Thailandia, l'Uzbekistan.
- Europa: 9 nazioni coinvolte, 71 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti. Le nazioni coinvolte sono la Francia, la Georgia, la Grecia, l'Irlanda del Nord, l'Italia, il Nagorno-Karabakh, la Russia, la Spagna, l'Ucraina.
- Medio Oriente: 8 nazioni coinvolte, 172 tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti. Le nazioni coivolte sono l'Arabia Saudita, l'Iran, l'Iraq, Israele, il Libano, la Siria, la Turchia, lo Yemen.
- Americhe: 5 nazioni coinvolte, 25 tra cartelli della droga, milizie-guerriglieri, gruppi separatisti e gruppi anarchici coinvolti. Le nazioni coinvolte sono il Cile, la Colombia, l' Ecuador, il Messico, il Perù.
Il totale
tra milizie-guerriglieri, gruppi separatisti, gruppi anarchici,
ribelli e cartelli della droga è di cinquecentoquarantanove. Gli Stati coinvolti sono al
momento sessantadue. "Senza parlare" delle regioni e delle provincie autonome che al momento stanno lottando per l'indipendenza, dunque, altri conflitti.
Cliccando il
link Conflitti in corso vedrete una mappa, visibile anche in versione
satellitare e terrestre con la segnalazione delle principali zone di
conflitto aggiornate al 19 Luglio 2014.
Cliccando poi su ogni "virgola blu" appariranno le infornazioni
relative al conflitto, che potrete comunque leggere, se vi interessa,
in modo più esteso, nella sezione del sito www.guerrenelmondo.it,
chiamata "Lista conflitti in corso".
[Fonte dei
dati: www.guerrenelmondo.it]
Altri link per approfondire alcune delle questioni:
Concludo,
dopo questa serie di dati, link... riproponendo il primo articolo che
scrissi riguardo alle guerre un paio di anni fa e riproponendo, al
tempo stesso un articolo che invece riguarda la fame, la mancanza di
cibo e acqua, nel mondo, pubblicato su "Il cammino" nel
gennaio 2011.
Lo so, è
"un articolo freddo". "Se vi verrà freddo" alla
fine della lettura, però, avrete una "coperta" da qualche
parte, per farvelo passare.
©Lara
Aversano
lunedì 14 luglio 2014
Andy Fluon: "L'arte è un flusso cosmico"
Andy
Fluon... Non ha bisogno di presentazioni e anche se qualcuno di
voi non lo conoscesse credo che... beh, leggete questa intervista e
molto probabilmente vi verrà voglia di scoprire qualcosa di più.
Andy, per quel che l'ho potuto conoscere, è prima di ogni cosa una
persona meravigliosa, una persona estremamente profonda, gentile,
disponibile, generosa e umile. Un talento incredibile, un musicista
fanstastico e un pittore eccezionale. Andy è una persona che ho
cominciato a seguire all'età di dodici anni e il suo approccio alla
musica, al palco, mi ha stregato fin da subito. Andy, è una persona
di cui ho seguito il percorso pittorico quadro per quadro,
applicazione per applicazione e progetto per progetto; prima trammite
la rete e poi anche vedendo alcune delle sue opere dal vivo e
rimanendo ad ogni suo lavoro con gli occhi spalancati per la gioia e
la vitalità, perché è questo che trasmette. Trasmette energia,
vita, vitalità. Andy Fluon non ha bisogno di presentazioni, per
questo ho pensato di introdurre la lettura della nostra chiacchierata
dicendovi quel che è per me: un artista unico e una persona
autentica.
Dunque
Andy... partiamo da un evento recente che mi ha colpito. A maggio sei
stato all'anniversario per il primo anno dell' "Acciuga
Restaurant"
(link
video, ndr)
di Londra
dove erano esposti i tuoi dipinti e mi è piaciuto molto il discorso
che ha fatto Guglielmo
Arnulfo
(Head Chef, ndr) riguardo all'unione di discipline artistiche così
diverse come la cucina e l'arte pittorica ad esempio... Tra l'altro
tu una volta mi dicesti che la cucina è una delle arti che ami di
più al di la' dell'arte visiva e della musica...
"Beh
a parte il discorso che ha fatto Guglielmo che chiaramente è il
coadiuvautore di questo progetto che mi sta portando a Londra, il
grande onore per me è stato quello di essere recensito da
un'enormità della critica d'arte quale è Lucie
Smith..."
Eh
esatto te lo stavo per chiedere... era proprio il punto della mia
domanda...
"...
lui è assolutamente introvabile, cioè... non c'è un corrispondente
in Italia per quel tipo di personalità..."
Che
sensazione da' sentirsi dire che le tue opere rispecchiano lo spirito
italiano nella sua migliore forma? deve essere stato... pazzesco no?
"Sentirsi
dire da un colosso della scrittura della storia dell'arte che porto a
Londra, in un luogo di condivisione multirazziale, il piacere
italiano, il piacere del colore e l'interesse della cultura del
rinascimento piuttosto che... proprio il piacere dello spirito
italiano... e che sono meno italia morfico verosimilmente...
(sorriso, ndr)... è stato un momento molto forte insomma, dopo tanti
anni di lavoro pittorico è bello potersi presentare a Londra in
questa nuova ottica, di un rispetto molto... così ...che nasce in
maniera assolutamente naturale, senza troppi sfronzoli, per cui...
Londra molto spesso ti mette a contatto con realtà gigantesche e che
qui in Italia sono inimmaginabili no? Che ne so, ti può capitare a
Camden Town di entrare in un pub e magari Robert Smith si sta bevendo
una birra, è successo cioè... ci sono dei parametri molto
differenti rispetto a qui. Adesso mi è capitata questa avventura, ma
il vero protagonista di quest'avventura si chiama Edoardo Ferrera.
E' uno Chef stellato, di quelli che però, diciamo, sono un po' dei
controcorrente, perché hanno "sfanculato" quello che è il
sistema dell'artefazione televisiva – per cui lo Chef che diventa
grande rock star in tv con lo show e tutte le palle che ci girano
attorno. Lui è uno Chef stellato vero ed è protagonista di questa
nuova vita, di questo nuovo me, un po' ispirato a Fluon
e un po' ispirato al futurismo; perché comunque sto
facendo un omaggio al futurismo che pian piano prenderà vita,
complice anche delle aziende. Avrò modo di fare l'italiano che però
porta la "cultura oltre i tempi" italiana, a Londra e il
che... mi piace molto."
Bellissima
cosa... e infatti, sei sempre stato attivo ma l'impressione è che
oggi tu lo sia più che mai o sempre di più, sei come un fiume in
piena. Sei super impegnato tra esposizioni, musica, eventi... e
appunto, restando in tema aziendale, la Tower
Parade è
stata una cosa bellissima, una bella iniziativa...
"Si,
con Unicredit Foundation, in questo nuovo piazzale bellissimo
che hanno fatto a Milano, molto bello da vedere; a mio parere è un
capolavoro architettonico; tempo fa avevano fatto la "Cow
Parade", con le mucche sparse per la città... è molto bello
comunque essere nella lista dei trenta prescelti."
Anche
perché poi è un'iniziativa a scopo benefico no? Ho letto che è
un'iniziativa per aiutare i giovani, i disoccupati e gli
inoccupati...
"Si,
anche per aiutare persone con disabilità che hanno particolare
bisogno di attenzione."
E
anche la serata del 29 maggio "Una serata di stelle",
è stata a scopo benefico... in te c'è un'entusiasmo innato,
continuo e si rispecchia inevitabilmente e per nostra fortuna nella
tua arte... che mi dici di questa iniziativa per esempio...? E poi...
ti ci ritrovi un po' per caso a partecipare a questo tipo di eventi o
è proprio una scelta mirata?
"Se
sono invitato e ritengo che la cosa sia valida partecipo per quello
che posso. Nel caso della "notte delle stelle" a Bergamo
era per cercare di raccogliere fondi per una ragazza davvero speciale
che si chiama Jenny e che adesso è in America in attesa del suo
intervento chirurgico e quindi... è una persona che lotta con la sua
vita in maniera molto speciale; dunque se ti senti in risonanza e la
cosa ti piace è bello poter partecipare. Io ho suonato con Beatrice
Antolini, è
stata una bellissima serata..."
"Il
nuovo che avanza". Cosa dovrebbe essere, per te, per i
Fluon, "Il nuovo che avanza" e cosa invece pensi che
sia ora?
" "Il
nuovo che avanza", per quanto riguarda me... è proprio un
flusso interiore che si mette in parallelo con la tua epoca e con la
tua età; con un atteggiamento, un'attitudine alla vitalità. Quindi
"il nuovo che avanza" è questa rinascita che ho avuto non
molto tempo fa e che mi ha guidato nel portare in scena questo disco
che, tra l'altro, è stato reso possibile grazie all'ausilio delle
persone, del pubblico che ha sovvenzionato il progetto investendo a
scatola chiusa su di noi e permettendo così di svolgerlo e di
registrarlo. Per cui "il nuovo che avanza" è anche il non
avere a che fare con una casa discografica che vaneggia
e, invece, avere a che fare con un pubblico che compra a scatola
chiusa e che ti permette di andare in studio e di fare tutto quello
che concerne un progetto complicato quale un album come "Futura
resistenza"."
Per
essere più indipendenti dunque., per non essere "legati"...
"Si
perché ci siamo resi conto che non siamo interessati a quel tipo di
logica, del sistema discografico, per cui... trovi l'indipendenza e
poi... trovi comunque i distributori digitali, ma è tutto molto più
controllabile; magari è un profilo un po' meno altisonante ma
sincero, concreto; sappiamo quello che stiamo facendo, quindi
preferiamo muoverci con le nostre "piccole zampe" però
facendolo in maniera efficace."
"Il
mercato dell'arte". Vorrei farti questa domanda per aiutare un
po' i pittori emergenti o comuque coloro che vorrebbero intraprendere
questa strada. So che è difficile entrarci e che ci sono regole
ragionieristiche dietro, un po' come nell'editoria e spesso anche
nella musica... è "mercato" appunto. I giovani che ho
incontrato e che tentano di iniziare a fare esposizioni tramite le
gallerie d'arte, generalmente parlano delle gallerie e in generale
del "mercato dell'arte" come un qualcosa di molto
calcolato, matematico, più che che artistico...
"Certo."
E'
veramente così dunque?
"Si
beh... è una constatazione, non è una novità; la galleria per
rimanere aperta deve speculare sugli artisti e avere un ricarico del
cinquanta per cento. Un giovane artista deve stare attento a fare
sempre una bolla di trasporto quando consegna i quadri perché se no,
se il gallerista si inventa che sono suoi, non può riaverli
indietro; a me è capitato questo nella mia esperienza di vita,
quindi meglio tutelarsi... Poi un gellerista può essere bravissimo
nel vendere, nell'espandere il tuo mercato, però bisogna rendersi
conto che ci sono tanti fancendieri, tanti delinquenti, come
altrettante persone molto piacevoli e brave che fanno bene il loro
mestiere. Molti giovani spesso si lamentano del mercato dell'arte, mi
scrivono e poi scopri che hanno fatto sette quadri ed io suggerisco
sempre "ci vediamo al cinquantesimo quadro!"."
E
secondo te è comunque sempre meglio proporsi per inziare ad esporre
nelle gallerie d'arte o è meglio magari iniziare con un percorso
alternativo per poi magari arrivare alle gallerie in un secondo
momento?
"Guarda
io sono molto snobbato da una grande parte del sistema dell'arte,
perché vige la regola per la quale – e condividevo questo
principio con Jérôme Sans, uno dei critici d'arte più grandi al
mondo - se uno scultore famoso o un pittore famoso imbraccia una
chitarra o suona il piano "è argento", mentre un musicista
o uno che è conosciuto per la musica si mette a fare un quadro o una
scultura è "un cretino che lo fa per hobby", perché poi
c'è molto snobbismo... però è un problema prettamente italiano..."
Si
perché infatti quando sei andato in America ti hanno adorato...
"Ah
si a Miami ho venduto i miei quadri tranquillamente. Non esisteva il
problema che fossi "quello dei Bluvertigo" o meno, perché
c'è un'altra attitudine verso quel che piace."
Musica
e pittura, "due entità che si alimentano" hai detto una
volta in una bellissima intervista di Silvia Borsari. E' molto bello
perché credo che sia così per molti artisti, le ispirazioni esterne
che vanno verso l'arte e viceversa e l'arte che influenza se
stessa... si può dire secondo te che l'arte ha un'anima unica al di
la' delle discipline?
"No
a mio parere... l'arte è un flusso cosmico, poi sta a noi singoli
individui dare un'interpretazione e "cavalcare il cavallo",
nel senso... io trovo nella pittura e nella musica dei punti di
condivisione e cerco di farne un unico percorso creativo, però non
dipende proprio dall'arte in se, l'arte in se è un'altra cosa, un
flusso cosmico appunto; poi per come porsi o per quello che piace
fare è assolutamente a discrezione dei singoli individui, tutti sono
dei potenziali artisti."
Andy.
Hai sempre detto e dimostrato che i tuoi colori favoriti, per
accostamento e anima sono il giallo fluo e il viola... e tu? dentro
di te ti senti... di questi colori?
"Si,
rappresentano uno Ying e uno Yang, l'allacciamento di due opposti e
poi... appaiono nella medicina cinese, cosa che mi interessa molto..."
Grazie
mille Andy per la tua innata gentilezza d'animo; e di cuore, buon
lavoro.
mercoledì 2 luglio 2014
Laura Campisi: quando una voce jazz prende il volo a New York
Laura
Campisi. Molti di voi ancora non la conosceranno e d'altronde lo
scopo di queste mie presentazioni è proprio quello di mettere in
risalto artisti italiani eccezionali ma conosciuti solo in parte e
che meritano, meritano molto di più. Laura è una cantautrice
italiana eccezionale, nata nella bella Sicilia nel 1984 e immersa
nella musica, nel vero senso della parola, fin dalla tenera età. I
suoi genitori portavano in giro per la Sicilia brani della tradizione
regionale antica, facendo al tempo stesso un lavoro di raccolta e
selezione delle composizioni tipiche di ogni paese in cui si
trovavano ad esibirsi. E' inevitabile dunque che l'avvicinamento di
Laura alla musica sia stato naturale e immediato. “Sono cresciuta
con grandi cantate, chitarre e controcanti improvvisati, tra la
musica tradizionale e quella dei vari cantautori italiani” dice e
aggiunge: “Fu mio padre che, notando questa mia passione, mi chiese
un giorno “Ti piacerebbe studiare canto?”. Io risposi di sì
senza nemmeno pensarci, come se fosse stata la cosa più naturale da
farsi.” Nel 2011 Laura si trasferisce a New York, con la più
assoluta spontaneità, dopo aver portato avanti vari progetti in
Italia e dopo aver terminato la sua formazione: una laurea in
Discipline della Musica, anni di Masterclass e corsi di
perfezionamento – tra i quali il “Nuoro Jazz” e il “Roma
Jazz's Cool” (con i nomi più illustri del Jazz) - e dopo aver
partecipato e vinto diversi concorsi - da solista e da band leader
dei “Lalla Into The Garden”; tra gli altri spiccano la vittoria
al “Lucca Jazz Donna 2009” e al “Bianca d' Aponte 2010”- il
primo è un concorso Jazz al femminile e il secondo un festival che
si tiene ad Aversa dove, lo stesso anno, Laura riceve anche il Premio
per la Migliore Interpretazione. Vive attualmente a Brooklyn a cui è
arrivata dopo essersi resa conto di aver bisogno di nuovi stimoli,
nuovi spazi e possibilità concrete per la sua crescita e la sua
creatività. Resta naturalmente legata la suo paese, alla musica
italiana e ovviamente ai suoi cari: “In Italia cerco di tornare due
volte all’anno, per vedere la famiglia e gli amici, ma anche per
tenere vive le relazioni artistiche con i colleghi e la scena
musicale italiana.” Basta ascoltare la sua voce, il suo stile, la
sua interpretazione, per aver voglia di approfondire la sua storia,
per aver voglia di scoprire la sua musica.
Allora
Laura... è difficile decidere da dove partire con te, hai una
miriade di progetti alle spalle e in corso... Direi di parlare
principalmente del progetto che stai realizzando ora (a fine articolo
potrete leggere altre info e un sunto degli altri progetti, ndr). Si tratta della
lavorazione del tuo primo album ufficiale a quanto ho letto sul sito,
anche se in realtà non è il primo album che incidi. Raccontaci un
po' di cosa si tratta, come si intitolerà, le collaborazioni e, già
che ci siamo, dicci per quando è prevista l'uscita dell'album.
La
storia di questo album è un racconto ancora in fase di scrittura.
Non so ancora quando uscirà e se verrà pubblicato da un’etichetta
o se sarà invece un’auto produzione dalla A alla Z. Al momento
comunque, io ne sono stata la produttrice esecutiva ed artistica, con
l’aiuto fondamentale di un generoso deus ex machina dietro
le quinte e naturalmente degli stupendi musicisti che hanno
collaborato. È infatti una soddisfazione nonché un privilegio aver
raccolto una squadra davvero d’eccezione per un progetto direi poco
usuale: un doppio trio (due bassi e due batterie) ad accompagnare una
voce. Il gruppo è composto da Gregory Hutchinson (celebre musicista
americano) alla batteria, Ameen Saleem al contrabbasso (mio carissimo
amico, americano di Washington DC e membro fisso del Roy Hargrove
Quintet e Big Band), Gianluca Renzi (ciociaro trapiantato a New York)
al basso elettrico e al contrabbasso e il mio concittadino espatriato
a Londra Flavio Li Vigni, alla batteria. Non mancano anche due
stupendi special guests: Giovanni Falzone alla tromba e Vincent
Herring al sax. Il repertorio è una miscela di pezzi riletti e
reinterpretati dalla tradizione jazzistica, rock e più in generale
“moderna” con mie composizioni in lingua inglese. La band si è
andata formando pian piano, dapprima nella mia mente per poi
diventare reale, come un bel puzzle. La disponibilità e la
professionalità di ognuno dei ragazzi che hanno preso a cuore il
progetto ognuno a proprio modo, ha reso quest’esperienza unica. Ho
imparato tantissimo da ognuno di loro, e sto imparando molto anche da
me stessa; dagli errori commessi imparo a rialzarmi ogni volta e ad
inventarmi e reinventarmi sotto luci e ruoli diversi.
Premettendo
che la tua voce è jazz, è vibrazione pura e lo è anche quando non
stai cantando una canzone dalle evidenti sonorità jazz dal mio punto
di vista, sul tuo sito si trovano pezzi in cui l'anima jazz si
percepisce fin dalle prime note, proprio perché come accennavo le
caratteristiche del jazz sono ben percepibili, ma si possono
ascoltare anche pezzi più legati alla musica cantautorale italiana,
pur se affrescata da un tocco alternativo e ho potuto ascoltare anche
un delizioso pezzo in dialetto siciliano... Tu come come ti vedi?
come ti senti? Più vicina al jazz in ogni caso o... come dire... una
miscela di stili?
Diciamo
che non sento la necessità di definirmi e credo sarebbe anche un
compito abbastanza arduo... Sono nata col Jazz ma sono sempre stata
attratta da tutta la buona musica e in ogni fase della mia esperienza
artistica fino ad oggi posso ritrovare le influenze non solo di
quello che ho studiato e cantato, ma anche di quello che ho
ascoltato, ballato, fischiettato. Per ciò sì, mi sento più una
miscela di stili. Questo vale sia per ciò che canto che per ciò che
scrivo. Anzi, è proprio nella scrittura che i vari stili e generi
hanno totale libertà di confluire creando contaminazioni.
E
come ti sei innamorata del jazz? in che contesto lo hai scoperto?
Al
Jazz sono arrivata quasi per caso: la scuola di canto che ho
frequentato a Palermo per vari anni era una scuola di musica Jazz ed
è così che mi sono avvicinata a quel genere; prima solo durante le
lezioni, poi sempre di più nei miei ascolti di piacere e nella vita
quotidiana. Anche se quando ho cominciato a studiarlo, a tredici
anni, non lo ascoltavo ancora, nel cantarlo ho sentito da subito una
profonda affinità, un senso di appartenenza, come uno specchio nel
quale riconoscermi.
I
testi dei tuoi pezzi li hai sempre scritti tu e sono poetici,
accurati, colmi di emozione. Ciò che si percepisce è la volontà di
trovare la parola giusta per ogni secondo per poi interpretarla per
come quella singola parola va interpretata e vestita. Questa è la
mia impressione insomma. La stesura dei tuoi testi è sempre stata un
atto spontaneo, istintivo, fin da quando hai iniziato a cantare e
magari ancora non avevi un gruppo o c'è stato un momento in
particolare che, come dire, "ti ha dato il La"?
In
realtà ho cominciato a scrivere molti anni dopo aver cominciato a
cantare. La scrittura è arrivata per caso, senza bussare, è sempre
stato un atto istintivo e, come tale, spesso repentino ma anche poco
costante. Ci sono stati naturalmente periodi in cui ho scritto di più
e periodi in cui non ho scritto, momenti in cui era difficile mettere
insieme le idee e altri in cui la scrittura ha invece rappresentato
un vero e proprio strumento di chiarezza e guarigione ed è così
tutt'ora.
E
scrivi "solo" testi di canzoni o ti dedichi anche alla
scrittura in generale?
Delle
mie canzoni scrivo tutto, sia la musica (melodia e armonia) che i
testi, ma mi è anche capitato di scrivere testi per pezzi già
esistenti o di tradurre e, per meglio dire, creare liriche italiane
su canzoni pre-esistenti in inglese. Ho scritto versioni in italiano
per due brani di Tom Waits (“San Diego Serenade” e “Long way
home”) e per lo standard jazz “Never will I marry” e creato
testi su pezzi strumentali come “Nardis” (Miles Davis e Bill
Evans), “Naima” (John Coltrane), Torre Ligny (Salvatore
Bonafede), “Mirella” (della pianista romana, da molti anni a New
York, Patrizia Scascitelli – brano che, con il mio testo originale,
è parte della colonna sonora del documentario sul Jazz del regista
Gianluca Bozzo “Walnut Street Station”, di recente presentato in
Italia). Mi piacerebbe molto provare l’esperienza della scrittura a
quattro mani, collaborare con altri cantautori e musicisti, magari
anche ritrovarmi a dover scrivere la musica su un testo
pre-esistente.
Oltre
alla musica qual è la disciplina artistica che più ti attrae?
Amo
leggere e mi attrae l’ipotesi di scrivere, sono affascinata dal
mondo del giornalismo, soprattutto della critica. Ho la sensazione
che prima o poi mi ritroverò a scrivere dei racconti o un romanzo.
D’altra parte anche le canzoni sono racconti a modo loro e sarebbe
stupendo potermi ritagliare del tempo per cimentarmi in qualcosa di
tanto nuovo per me.
La
mia amata e spesso utilizzata richiesta finale. Dimmi tu ora, quello
che ti passa per la testa per concludere...
Naturalmente
un ringraziamento a te per questa opportunità di raccontare qualcosa
di me e per costruire un ponte in più con la scena italiana, dalla
quale manco – se non per brevi tratti – da quasi tre anni ormai
(quattro se si considera la prima volta che mi sono innamorata di New
York). Spero di trovare sempre più opportunità per portare la mia
musica dove sono nata e dove mi sono fatta le ossa, come spero che
l’Italia presto si risollevi da un momento tragico non soltanto per
la musica e l’arte, ma per tutti. Quello che sento di dire in
conclusione è che è bello avere due cuori, uno qui e uno là.
Laura
Campisi... Ora qualcosa in più di lei lo sapete, ma credetemi non
basta... Potrete leggere di seguito, come promesso, il sunto dei suoi
principali progetti, ma soprattutto... entrate nel suo sito e andate
a ascoltare la sua musica, le sue composizioni, la sua voce
incredibile.
Grazie
a te Laura, ti auguro il meglio del meglio e che il mondo della
musica ti scopra davvero come meriti, all'estero come in Italia.
Link:
Performance
e collaborazioni:
Laura
ha suonato con varie formazioni musicali in tutta Europa e America e
continua a produrre una vasta gamma di musica: dal jazz al folk e al
rhythm&blues sino alla tradizionale musica siciliana e
mediterranea. Scrive canzoni in inglese, italiano, siciliano e canta
in italiano, inglese, spagnolo, portoghese, francesce, siciliano e
napoletano. Da segnalare tra le performance internazionali e
nazionali il tour italiano a Gennaio 2014, con il "Back Home
Trio" (special guest l'internazionale sassofonista Gianni Gebbia), ma
anche quello del Gennaio 2013, con il "Laura Campisi Roma
Quartet" e ancora, un'apparizione nel documentario del registra
Nello Correale nel film documentario "La voce di Rosa"
ottenuta grazie al suo ruolo attivo nella diffusione della musica e
della cultura siciliana nel mondo. E poi New York, con il tour
avviato nell'inverno 2010, il primo posto al al "Bianca d'Aponte
Award" e al "Lucca Jazz Award" e una performance,
assolutamente da sottolineare, all'Ambasciata italiana a Lisbona per
la Festa della Repubblica. Nel 2008 un tour a Parigi e una serata
anche al "Langau Jazz Festival" nel 2004, in Svizzera. Nel
2014 Laura appare anche nel film documentario dedicato alla scena
jazz amercana e italiana intitolato "Walnut Street Station",
del regista italiano Gianluca Bozzo. Si esibisce regolarmente con il
bassista Ameen Saleem ed ha suonato con numerosi musicisti affermati
a livello internazionale: Jon Davis, Tommy Campbell, Saul Rubin, Paul
Jeffrey, Salvatore Bonafede, Gianluca Renzi, Fabio Morgera, Christos
Rafalides and Gianpaolo Casati, per nominarne alcuni. Laura si sta
anche cimentando in una collaborazione con la comunità culturale
pakistana a New York, suonando con musicisti del luogo e mescolando
così le sonorità tipiche della cultura pakistana con il jazz e la
musica italiana, sperimentando tra l'altro le tradizionali
composizioni in sanskrito e la musica Panjabi. Di recentissimo avvio
anche un gruppo al femminile ("The Shook Ones") di genere completamente diverso,
un'esperienza punk rock. Si è esibita in molti prestigiosi locali e
luoghi di New York, tra i quali "The Kitano", il "Bar
Next Door", il "Zeb's", la "New York University",
il "Westchester Italian Cultural Center" e l' "Italian
American Museum" nonché al "Lincoln Center’s Avery
Fisher Hall", con un bel pubblico di tremila persone, in
compagnia della SGI Youth Ensemble.
Progetti:
"Vedrai
Vedrai" Luigi Tenco & More:
Un
progetto che parte dalla selezione dei pezzi più intimi del grande
Luigi Tenco e passa per gli altri grandi cantautori italiani, da
Fabrizio DeAndrè a Sergio Endrigo sino a Ivano Fossati. Miscelando
con i suoi musicisti il cantautorato italiano con le sonorità jazz,
Laura traduce pezzi italiani in inglese, senza rinunciare però a
qualche assaggio in siciliano e napoletano. Un viaggio musicale
arricchito da pezzi firmati proprio da lei.
"Overseas
Quartet":
Quattro
musicisti, tutti nati a Palermo e un dialogo musicale. Questo è il
"quartetto d'oltreoceano", un progetto nato nell'inverno di
quest'anno dalla riunion di Laura Campisi con il bassista Gabrio
Bevilacqua e che sarà presentato al pubblico, con molta probabilità,
proprio quest'estate. Ed è così che Laura ha incontrato anche
Marcello Pellittieri, anche lui stabilitosi a New York, batterista e
insegnante al Berklee College of Music. I tre, con l'arrivo del
pianista Mauro Schiavone, diventano appunto un quartetto e propongono
un repertorio sofisticato, che spazia dagli standard jazz ai classici
italiani e americani, fino a composizioni proprie, portando al
pubblico la propria, a dir poco unica, voce.
"Face & Bass":
Un
duo, voce e contrabbasso, un incontro musicale che Laura ha sempre
amato e che l'accompagna sin dai suoi inizi in Sicilia. Con il suo
caro amico e bassista affermato Ameen Saleem, propone un divertente,
scintillante, repertorio. Unendo sensualità e ironia, intimità e
scalanatura, questo duo mostra contagiosa allegria e la bellezza di
un dialogo musicale basato sull'ascolto reciproco e la vera
interazione.
"Lalla
Into The Garden": E' il primo progetto cantautorale di
Laura Campisi. Iniziato nel 2009 nella sua terra d'origine come
sestetto (voce, due chitarre, violoncello, fisarmonica e
percussioni), si trasformò negli anni continuando a mutare nella
tipologia di strumenti e nelle sonorità sperimentate. Il nocciolo
però è sempre stato lo stesso: i pezzi in italiano di Laura
Campisi, alcuni dei quali l'hanno portata a vincere diversi premi
nazionali e internazionali.
Labels:
Brooklyn,
Gianluca Bozzo,
jazz,
La voce di rosa,
Lalla into the Garden,
Laura Campisi,
music,
musica,
musica emergente,
Nello Correale,
New York,
Sicilia,
Walnut Street Station
martedì 10 giugno 2014
Incomprensibile FC: esplosiva rivelazione
Quando li
ascolti per la prima volta il primo pensiero è "Spaccano di
brutto!" poi procedi nell'ascolto e noti che hanno un sound
unico e una volta preso coscienza di questo rimani affascinato dai
testi e dici: "ma da dove sbucano?". Ebbene, gli
Incomprensibile FC sbucano da Torino, ma il duo fondatore del gruppo
- Ana e Saul (Yuma) - arriva da Cremona. Ana si occupa della parte
elettronica e degli arrangiamenti, Saul delle ritmiche di chitarra;
si aggiungono poi Mario Rossi al basso e Pintus alla chitarra
solista. I testi li scrivono insieme Ana e Saul. La musica degli IFC
unisce rock ed elettronica, con miriadi di sfumature. Ascoltando il
loro EP - "Ora Qui Ovunque Da Nessuna Parte" - potete ritrovarvi a sentire un pezzo come "Voglia di
distruggere" e rendervi conto che in quel pezzo si miscelano un
cantato grunge/rock/punk con chitarre rock pulite e distorte,
dubstep, pischedelia e molto altro. Così come per gli altri pezzi,
un mix esplosivo che loro hanno ribattezzato "Rockstep".
Sono molto lieta di presentarli a chi non dovesse ancora conoscerli e
raccomando a chiunque legga di andare ad approfondire la loro storia,
cominciando ad ascoltare qualche loro pezzo nei link a fondo
articolo (e guardando il video di "Voglia di distruggere", sempre a fondo pagina). Dalla vittoria nel 2012 all'Italia Wave Band per la regione
Piemonte sino alla finale nazionale del Rock Contest 2012; dai tanti
concerti aperti ad artisti nazionali ed internazionali (Jon Spencer
Blues Explosion, Teatro degli Orrori, Linea 77 ecc...) alla vittoria
per la tappa di Torino del Jack On Tour 2014 e nel mezzo molte altre
cose - che andrete a vedere vero? - quali la selezione del gruppo da
parte di Spotify e Bek's per il contest "Spotify Emerge"
nel 2013. Sentiamo ora cosa ci dice Ana:
Allora
Ana, come descriveresti gli Incomprensibile FC a chi non li conosce?
Ciao Lara,
grazie per lo spazio. Li descriverei degli scoppiati che necessitano
di far musica. Scherzi “più o meno” a parte, siamo l’unione di
mondi musicali differenti: rock ’70, electro, dubstep, hiphop e
psichedelia. Mettiamo insieme i generi di musica che ascoltiamo
cercando di mescolarli e dargli una coesione, visto che sono
apparentemente anche molto diversi fra loro. L’idea è mettere
nella musica che facciamo tutto quello che ci piace ascoltare, a
prescindere dal genere. Siamo anime molto diverse a livello musicale
ma forse è proprio questa la cosa valida.
So che
avete fatto molte belle esperienze ed avuto grandi soddisfazioni e so
anche che la vostra principale ambizione è poter continuare a
suonare il più possibile e magari riuscire a farlo sempre e per
lavoro. Qual è l'esperienza che ti ha emozionato di più o che in
qualche modo ti ha lasciato più di altre fino ad ora e per quale
motivo?
Sarebbe una
figata farlo per lavoro, ma la strada è molto difficile. Noi
continuiamo a provarci. Una delle esperienze più belle è stata
sicuramente il concerto allo Stadio Olimpico di Torino, per una
raccolta fondi contro la SLA, insieme a molti artisti italiani e
internazionali. C’erano quasi 6000 persone di fronte a noi, è
stata una cosa unica. Poi il concerto con il Teatro degli Orrori a
Torino. La gente era carica ed ha apprezzato molto. A luglio poi
suoneremo con Salmo, anche quella sarà sicuramente una bella
situazione, essendo uno dei nostri artisti italiani preferiti.
E il
fatto di poter collaborare con EMI Music, Irma Records, Off
Limits/Flat Frog e poi artisti nazionali e internazionali di peso...
immagino che fosse più un'ambizione all'inizio o c'era una certa
sicurezza in quello che stavi facendo...? in qualche modo te lo
aspettavi o non avevi idea che il gruppo potesse avere un riscontro
simile?
Non ne avevo
idea. Ho sempre fatto musica perché non posso farne a meno. Poi se i
risultati arrivano siamo contenti. Ho sempre creduto in tutti i
progetti che ho portato avanti negli anni, diciamo che ho sempre
cercato di fare le cose al meglio, l’attitudine è quella. Poi
boh... Come diceva ALI G: “Non cazzeggiamo!”
L'album
appena uscito è composto da quattro pezzi esplosivi: una sorta di
"scossa" per il pubblico a cui seguirà un album composto
da più tracce? Già che ci siamo: prossimi impegni e date?
L’11
luglio siamo a Ferrara al Reload Festival. Poi, come ti dicevo,
suoneremo con Salmo il 15 Luglio al GruVillage di Torino. Poi
Cagliari e Arezzo durante l’estate, per dei festival. Nel frattempo
stiamo anche registrando il disco d’esordio che si chiamerà
“Superfast Nonstop” e uscirà a novembre. Rispetto all’ep ci
sarà un po’ più di rap e di psichedelia. Ci piace parecchio
chiuderci in studio a registrare. Viaggioni interspaziali.
Che
colore sceglieresti per illustrare la musica degli IFC e perché?
Sono
daltonico! Davvero non per finta! Comunque direi rosso o arancione,
ma non saprei dirti il perché.
A quanti
anni hai cominciato ad avvicinarti alla musica? hai capito subito che
il tuo desiderio era percorrere questa strada?
Mia madre
già mi faceva ascoltare i Beatles e i cantautori italiani a 10 anni.
A 13 ho preso qualche lezione di pianoforte. Poi mi sono infognato
con l’hiphop. Ma ho cominciato a suonare in un gruppo solo quando
ho iniziato ad ascoltare punk, verso i 18. Mi ha folgorato. E ho
iniziato a suonare la batteria in un gruppo punk/hardcore melodico, i
"Marysun!Nicotina", con cui abbiamo suonato in giro per un bel po’.
Ho capito pian piano che quella era la mia strada. E da li non ho più
smesso di far musica, passando da progetti hip hop a cose più bossa
o funky fino agli Incomprensibile FC.
Ecco a
proposito: so che prima di trasferirti a Torino hai appunto suonato
per anni nei "Marysun!Nicotina", stavo proprio per
chiedertelo. Un gruppo punk storico per il cremonese e non solo. Cosa
ti manca di più di quel fanstastico progetto? e prevedi possa
esserci una reunion? (nel frattempo nella mia testa risuona "Jhonny"
- pezzo storico dei "Marysun! Nicotina", ndr)
Mi manca il
fatto che eravamo 4 cazzoni e che ci siamo divertiti un sacco!!
Magari la reunion! sarebbe spettacolare riuscire a farla. Ci abbiamo
anche provato un paio d’anni fa, ricominciando a fare le prove dei
pezzi. Ma essendo in città diverse, alla lunga non siamo riusciti a
portare a termine l’impresa. La "presa bene" comunque c’è
da parte di tutti. Sono sicuro che ci riproveremo.
Ultima
domanda, abbastanza rituale per me. Dimmi tu la prima cosa che ti
viene in mente per concludere.
Presa Bene =
Meno Presa Male. E’ il nostro motto! Ciao Lara e grazie mille per
l’intervista!
Grazie a
te Ana, sei una forza. Siete una forza, una rivelazione per me e non
solo. Vi auguro tutto il meglio possibile, perché ve lo meritate
davvero alla grande.
Link:
lunedì 2 giugno 2014
L'arte al Quirinale
Consiglio... andate a vedere... cosa -
sopratutto i nostri grandi artisti ma non solo - hanno realizzato in
questo palazzo. Lasciate da parte tutto il resto, concentratevi sulla
maestosità, la bellezza e l'unicità artistica di questo luogo e a meno
che non abbiate avuto il piacere di vederlo dal vivo, visitate in questo
link il Palazzo del Quirinale, semplicemente cliccando sulla foto o, nel secondo link, dando il via alla visita. E'
molto realistico, ben fatto e delle guide virtuali Vi spiegheranno cosa
state vedendo. Ne vale la pena, prendevi un po' di tempo e ammirate lo
splendore di queste sale. http://www.quirinale.it/ / http://54.197.118.110/visitavirtuale/palazzo.html
domenica 20 aprile 2014
Il Risveglio
Mi sono
svegliato sdraiato nel mezzo di un prato, ho aperto gli occhi e la
prima cosa che ho visto è stata la nuvola bianca sopra la mia testa.
Il cielo: era certamente di un azzurro mai visto prima e il rumore
soffice dell'aria leggera – che dei fili d'erba e dei fiori faceva
sue mani – mi sfiorava il volto. Percepivo la luce, il calore del
Sole, giungermi delicato sulla fronte e alzando gli occhi un po'
all'indietro lo vidi la', bello, splendente più che mai,
rinvigorito, più forte, puro.
Era tanto
bello starmene lì a godere dei profumi, dei suoni, dei colori e del
tatto lieto della serena natura, che poco dopo essermelo chiesto
avevo già lasciato da parte il mio spontaneo domandarmi cosa ci
facessi lì e perché. Non ricordavo nulla, ma al momento non
sembrava essere un gran problema. Più me ne stavo lì, rilassato e
senza preoccupazioni, più sentivo i miei sensi enfatizzati. Notai
che il mio respiro era fresco come l'ossigeno che respiravo, l'aria
era profumata di piante e stranamente i pollini non mi davano
fastidio come al solito. Gli uccellini cantavano come nelle migliori
giornate di primavera e mi sembrava di poterli capire; non decifravo
il loro linguaggio "alla lettera", ma sentivo nel loro
cinguettìo che erano felici. Continuai a guardare le nuvole passare
sopra di me per un po' e poi, d'un tratto tornò il dubbio e mi alzai
di scatto restando seduto; la terra era leggermente umida, di
quell'umido che si riconosce la mattina.
- Dove sono?
- mi chiesi ad alta voce.
Mi stupii.
La mia voce non era roca come al solito e notai di non avere più
l'insistente dolore alla gamba che da anni mi teneva mio malgrado
compagnia. Osservai le mie braccia, le gambe e così mi accorsi che
c'era qualcosa di straordinario in me.
- Com'è
possibile? - mi richiesi.
La mia
pelle, incredibilmente, non era la pelle raggrinzita dalla vecchiaia
che ero solito vedere. Mi alzai da terra, senza faticare e intorno a
me c'erano solo alberi e fiori. Sentii lo scrosciare di un torrente
in lontananza e decisi di seguire il suo canto. Mi feci strada verso
il suono dell'acqua e lo trovai, dietro a una fila di cespugli
verdeggianti. Avanzai piano, notavo ogni dettaglio, le rocce
nell'acqua, i pesci poco più in la', dove l'acqua era più profonda,
il muschio, una rana e al di la' della riva altre piante e altri
fiori. Cercai un punto in cui l'acqua fosse più ferma e con la
giusta dose di luce per formare un effetto specchiante. Piano piano
mi avvicinai: il mio volto... il mio volto era quello della gioventù!
E dov'erano finiti i miei ottant'anni? Affermare che mi sentivo
confuso è poco. Osservavo quel riflesso e mi tastavo il viso e
pensavo che certamente stavo sognando, un fantastico sogno pensavo.
Eppure sembrava tutto così reale, così nitido.
Mi guardai
ancora attorno: possibile che fossi l'unica persona nei dintorni? Nel
momento in cui stavo pensando a questo, sperando di non essere
davvero solo in mezzo a tutto quel verde senza saperne nemmeno il
motivo, sentii delle risate, delle voci: "Per fortuna..."
pensai. In tutto quel pacifico frastuono uno solo era stato il
pensiero costante: "Dov'è la mia Milena? Dov'è il mio amore?".
Seguii le voci e le risa e giunsi a una collinetta; vi salii in cima
e vidi un sacco di persone parlare, chiacchierare, bambini che
correvano e giocavano, uomini e donne che ridevano, amici e famiglie.
"Dov'è la mia Milena...?", la cercavo con lo sguardo in
mezzo alla gente, dall'alto della collina e finalmente, la vidi e
quanto era bella... Il suo viso era lo stesso dei nostri anni
migliori, i suoi capelli scuri, i suoi occhi grandi e scuri, avevano
ritrovato la salute; le spalle dritte, la carnagione dorata per
natura che tanto mi era piaciuta quando ci siamo conosciuti. Mi
sorrideva e mi guardava, mentre si faceva spazio tra le persone per
raggiungermi. Nel mentre,
vidi nella piccola folla anche il mio caro amico d'infanzia,
chiacchierava con altri e rideva, niente inalatore tra le mani e
l'aspetto sano di un tempo.
- James,
amore mio... - disse la mia dolce moglie guardandomi come solo lei
poteva fare - ... vieni con me.
Rimasi
ammutolito e lei mi prese per mano; non sembrava essere confusa
quanto me. Andammo a sederci poco più in la', con lo sguardo verso
il Sole. La guardavo, non riuscivo al momento a proferir parola, ero
incantato e lei pure mi guardava, ma nulla diceva. Dopo qualche
istante le chiesi: "Siamo in paradiso?"; lei sorrise, come
se la domanda le risultasse buffa e tenera, poi mi rispose:
- No, non
siamo in quel paradiso, non quello che stai pensando per lo meno.
Siamo sulla Terra, nello stesso posto dove abbiamo sempre vissuto.
- Ma com'è
possibile? - chiesi – Cosa sta succedendo? E perché siamo giovani?
Dov'è la città?
- Della
città a quanto pare non abbiamo più bisogno amore mio. Mi sono
svegliata poco prima di te e non so molto di più e nemmeno gli altri
sanno molto ma molti di noi, io compresa, hanno la certezza – anche
se non sappiamo perché – che le risposte arriveranno molto presto.
So solo che non c'è nulla di innaturale in tutto questo, nulla di
strano o fantasioso.
- Ma come
fai a dirlo amore? Io sono così confuso... Felice ma confuso.
- Te l'ho
detto, non so perché, so solo che è così.
Ci
abbracciammo, innamorati come sempre e sempre di più. Avevamo già
passato sessantanni della nostra vita insieme e saremmo rimasti uniti
per sempre.
Decidemmo di
stare lì, abbracciati a guardare quel maestoso paronama e anche se
non capivamo bene perché, sapevamo che a breve tutti i nostri dubbi
sarebbero stati chiariti. Anche io ora, accanto a lei, ero più
tranquillo. Fronte contro fronte le diedi un bacino sul naso, poi
senza pensieri ci sdraiammo sulla collina e ci addormentammo
nuovamente, mentre gli altri continuavano a parlare.
Mi sono
svegliato, di nuovo, ma stavolta ero a casa, sul divano e intravidi
Milena che sfornava i biscotti appena fatti e li posava in un piatto.
Era stato un sogno allora, come pensavo. "Che bel sogno però..."
pensai.
Milena si
avvicinò a me sorridente, mi portò una tazza di the e i biscotti.
- Grazie
amore mio...
- Figurati
tesoro...
- Sai... ho
fatto un sogno bellissimo... Eravamo tutti giovani e sani, forti e la
Terra sembrava essere rinata, incontaminata ed era tutto così
reale...
Mentre mi
ascoltava si sedette accanto a me e sorrideva, con quello stesso
sorriso che nel sogno sembrava essere intenerito e come se, ancora
una volta, avessi detto qualcosa di buffo. Eravamo telepatici da
sempre, quindi sapevo che quel sorriso significava molto.
- Non era
solo un sogno amore mio... - poi sorseggiò il the.
- Come? In
che senso non era solo un sogno tesoro...?
- Non so
perché... ma appena hai cominciato a raccontare mi sono convinta che
il tuo non è stato solo un bel sogno. Ha un significato. Un giorno
il mondo sarà migliore.
Sembrava
così sicura... Forse era solo la speranza di poter vivere insieme
ancora per millenni e magari per l'eternità, senza acciacchi, sempre
insieme, sani e forti... Qualcosa però mi diceva, nel cuore, che
quella sua sicurezza avesse un fondamento, anche se non sapevamo
perché. Io sentivo il suo cuore gioire e questo faceva gioire anche
il mio.
Si accoccolò
a me sul divano, bevemmo un po' di the e mangiammo i suoi favolosi
biscotti caldi che – quanto adoro questa cosa – avevano inebriato
la stanza di un profumo speciale.
Fronte sulla
fronte, le diedi un bacino sul naso.
Incrociare
il suo sguardo, ogni giorno della mia vita...
"Che
paradiso...", pensai.
mercoledì 2 aprile 2014
Recensione: "Giallo e Blu" di Ismar Gennari
Ritmo.
Musica. Queste sono le due parole che secondo me rappresentano
maggiormente il primo racconto di Ismar nel suo "Giallo e Blu".
Quando l'ho letto, la prima cosa che ho pensato è che si percepisce
nettamente e teneramente che l'autore, oltre che essere uno scrittore
è anche un musicista. In effetti il primo racconto, "Applausi",
parla di musica, dell'intimo rapporto tra il musicista e il suo
strumento. Non è questo però il motivo principale per cui ho fatto
questo pensiero. Non è la tematica in se a far comprendere che Ismar
è un musicista, ma la musicalità, il ritmo delle parole, della
sintassi; sembrano parole scritte su uno spartito come fossero note
musicali e il che è meraviglioso. Gli applausi qui non sono la cosa
più positiva, il protagonista preferisce, giustamente, la sincera
unione tra se stesso e la musica che diviene veicolo di comunicazione
con la natura, anche prima di suonare e dopo aver suonato, perché la
musica è nella sua anima, è nell'anima del protagonista fin da
quando era bambino ed è questo che gli permette di sentire ed
ascoltare la natura che lo circonda. I suoi genitori preferirebbero
per lui grandi applausi, ma gli applausi a cui loro sono abituati
sono, con un gioco di parole, abitudinari e l'abitudine non fa parte
del vero sentimento della musica.
"Era
come in un quadro di Van Gogh. Titolo Giallo e Blu. Peccato che il
maestro non l'abbia mai dipinto."
Queste
le prime parole che appaiono nella prefazione. Perfette per rendere
l'idea di quanto questa serie di racconti sia varia nelle emozioni e
nei sentimenti, nelle visioni e nei punti di vista.
Ismar
accompagna dolcemente i lettori, come per prepararli a ciò che verrà
dopo. Inizia dolcemente, con i sentimenti puri della musica e della
fotografia, narrata nel secondo racconto ("Bellezza") da un
punto di vista eccezionalmente originale e colmo di emozione e
stupore, per poi giungere a emozioni forti e crude, come quelle di un
uomo condannato a morte o di uomini che uccidono. E poi la "routine",
le malsane tradizioni da osteria, le tante persone e la solitudine,
l'odio e la vanità e poi ancora la bellezza della musica e
dell'amore, come per spezzare la cruda realtà di alcuni dei
protagonisti coinvolti; la faccia A e la faccia B di una moneta, la
sincerità e l'ipocrisia, il sacrificio, il sudore e le speranze, ma
anche l'abbandono e la tristezza, l'assurdità e la tragedia. Tutte
queste emozioni, questi sentimenti forti, che siano positivi o
negativi, sono miscelati in questa raccolta con grande consapevolezza
e padronanza. Grandioso.
Ho
iniziato a racconarvi di "Giallo e Blu" con un accenno al
primo racconto, cercando nel frattempo di non svelare troppo del
resto e tentando di dare un'idea di quanto questi racconti siano vari
e versatili, nei contenuti e nello stile; si perché anche lo stile
cambia per certi versi da un racconto all'altro.
L'ultimo
racconto, per chiudere, si intitola "Un Altro Anello". Non
riuscireste a immaginare quanto sia fantastico. Leggerlo significa
riuscire, attraverso le parole di Ismar, ad immedesimarsi in modo
candido ed onesto nella grandezza di un magnifico abete rosso.
Potrete sentire la sua forza, i suoi pensieri e la sua voce. La
potrete sentire, perché Ismar l'ha sentita, e ha deciso di portarla
a noi.
©Lara Aversano
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