sabato 24 settembre 2016

Massimo Lanatà: falchi, aquile... i sogni in volo

Massimo Lanatà
Certamente vi sarà capitato di vedere in un documentario un'aquila, un falco, volare in mezzo alle montagne, tra le valli, sorvolando spazi immensi; e magari, come molti, avete pensato a quanto questi animali siano meravigliosi e a quanto sia grande il senso di libertà e forza che trasmette vederli volare, anche solo per un attimo, anche solo attraverso uno schermo, se non si ha la fortuna di poter frequentare certi luoghi della terra che sono... casa loro. Forse poi vi sarà capitato di vedere un rapace da vicino, in qualche fiera medievale e di rimanere incantati a contemplare la loro bellezza mentre sono sul pugno del loro falconiere, per poi, generalmente, passare oltre. Molti di voi avranno già visto quel luogo meraviglioso e fiabesco che è Gradara e, spero, molti di voi, avranno già provato le emozioni che Massimo Lanatà e il suo magnifico staff permettono di far provare al pubblico, entrando nel suo parco, vedendo questi animali meravigliosi da vicino e poi, con "Il Teatro dell'Aria", in volo. Se però non vi è ancora capitato, vi invito a farlo. Parlare con una persona come Massimo, dieci volte al primo posto in competizioni nazionali e internazionali di falconeria, un uomo che ha fatto della sua passione un lavoro, che ha dedicato e dedica tutta la sua vita a questi magnifici animali, è stata una bellissima esperienza perché è inevitabile, si impara molto, anche se quel che ci siamo detti non è nemmeno un millesimo di quella che è la sua conoscenza sull'argomento. Massimo Lanatà ha raggiunto i massimi livelli in ogni ramo possibile, riguardo ai rapaci, non solo per le competizioni sopracitate ed è un grande "modestone", non lo scrive sul suo sito, perché sarebbe come "voler stare su un piedistallo". Questo però non è il suo sito ed io preferisco dirlo che è un grande, perché la maggior parte delle persone non si rende conto che davvero, ci sono esseri umani che fanno cose grandiose nel nostro paese. Massimo si prende cura di esemplari unici, "protetti" e "particolarmente protetti" e dà l'opportunità a tante persone che nulla sanno di questi animali, di rimanere incantati, anche con quel che lui definirebbe "poco", ma che è già tanto, per chi non ha mai avuto prima l'opportunità di vedere e gustare la bellezza di questi volatili. C'è molto da leggere qui sotto, lo so, ma ne vale la pena. La potenza di un'aquila, di un gufo reale, di un falco... insomma, non vale la pena di approfondire? Questa è la chiacchierata che ho fatto con Massimo; leggete, gustate, aprite gli occhi. Forse anche a voi verrà voglia di continuare il suo sogno. Lui che sta lavorando non solo per portare avanti questa meraviglia diventata realtà, ma anche per far si che questa realtà continui, anche quando lui non potrà farlo più.


Come ti sei avvicinato alla falconeria? "Avevo undici anni e trovai un falchetto a cui avevano sparato. Lo volevo curare e all'epoca ovviamente non c'era Google! quindi l'unico strumento da cui potessi estrapolare qualche informazione era il vocabolario Zanichelli. Lì ho cercato e letto delle parole "falco", "falcone", "falconeria" e da quella definizione iniziò la passione per i falchi."

Ah, però, fin da bambino dunque. C'è un rapace al quale ci si può affezionare di più, con il quale è più facile stringere un legame? E se si, ci si può affezionare a un animale di questo tipo come ci si affezionerebbe a un cane, a un gatto, a un animale domestico? "Certo, ci si può affezionare in egual modo, dipende tutto dal tempo che dedichi a un animale, non c'è un animale a cui puoi affezionarti più che a un altro, parlando di specie, secondo me."
Charlie, Nibbio Reale
Ne hai uno tuo "personale", diciamo così? "Gli animali sono tutti di mia proprietà ed ognuno ha una caratteristica diversa che fa si che, di conseguenza, io possa affezionarmi ad ogni soggetto per un comportamento che ha rispetto ad altri ai quali mi affeziono in un altro modo. Può essere per il modo in cui l'animale si approccia all'uomo, come può essere un aspetto totalemente diverso. Ad esempio, l'aquila gratifica il sacrificio che fai salendo a mille metri d'altezza, mentre il falco mi accetta in un modo tale, così vicino, da potermi avvicinare al nido mentre sta badando alla sua prole. Dunque... non c'è un modo di affezionarsi di più o di meno, ma emozioni diverse, che non hanno più valore l'una rispetto all'altra, perché sono profonde tutte e due."

Dunque il falco si lega più facilmente all'uomo? "Non solo il falco, diciamo che gli animali che più si legano sono quelli più intelligenti e... i più intelligenti ad esempio sono gli avvoltoi. È ovvio che nell'immaginario collettivo l'avvoltoio è "quello che mangia le carogne" ed è visto un po' come un topo, come un rettile, per dire. Invece sono animali pulitissimi e particolarmente intelligenti, che si legano all'uomo e possono trasmettere affetto in quantità inimmaginabili."

Tra l'altro la specie di avvoltoi che avete al parco non è "il classico avvoltoio" che siamo abituati a vedere, quello un po' più "brutto" per l'immaginario collettivo diciamo. "Beh si... poi il brutto e il bello sono soggettivi, perché di solito c'è l'abitudine, purtroppo, di collegare la bellezza o la bruttezza di un animale a quello che rappresenta, non all'animale in se. Se si pensa all'avvoltoio lo si percepisce in un certo modo, come brutto, per quello di cui si nutre, non per quel che è realmente. Se poi invece ti avvicini a un avvoltoio e lo guardi, senza pensare a quel che mangia, in realtà ti accorgi che è un animale dalle fattezze bellissime, indescrivibili."

Di che specie sono gli avvoltoi che avete voi? "Noi abbiamo avvoltoi grifoni, fulvo e rupellis, avvoltoi capovaccai pileati, avvoltoi delle palme, avvoltoi Urubu' e avvoltoi Collorosso."
Coco e Mango - Avvoltoi delle Palme
Presumo che tu sia un amante della natura in generale, è così? "Si, non credo ci sia una grande differenza tra un falconiere o chi lavora con i delfini piuttosto che con i felini o gli orsi. Il problema è solo uno: nel momento in cui ci si avvicina con titolarità d'ignoranza si commettono degli errori, non si ha quel sapere finalizzato a poter interagire con l'animale nel modo corretto; nel caso in cui si conosca invece il linguaggio della specie dell'animale con cui si sta trattando, si riesce ad interagire con lo stesso perché si conosce la sua vera natura e dunque si raggiungono grandi livelli. Livelli per i quali spesso si dice "ci siamo affezionati di più". In realtà non è così, la realtà è che siamo riusciti a dialogare di più con l'animale. Il dialogo non necessariamente deve essere verbale, anzi il dialogo principale è il dialogo non verbale, del corpo. Se l'animale interagisce con l'uomo significa che ha trovato il modo per farlo; noi abbiamo un feedback e l'animale risponde."


Il linguaggio vocale, anche in lingue diverse, spiega Massimo a una mia richiesta di chiarimento, non fa la differenza. Non sono le parole, ma la voce del falconiere, a fare la differenza. Durante lo spettacolo, in quarant'anni di questo mestiere, Massimo ha raccolto ed assimilato frasi e linguaggi in diverse lingue, dunque capita che durante lo spettacolo possa dire "Vieni qui" in italiano, piuttosto che in inglese o in ungherese, ma non è la parola in lingue differenti che dà il via all'animale, bensì l'insieme di gesti e movimenti del corpo (ndr).

Dopo tutti questi anni senti ancora quella fascinazione, quella sensazione di forza, perfezione, che posso aver provato io nell'assistere allo spettacolo? "Il fascino viene dalla conoscenza... durante lo spettacolo è tutto diverso. Il pubblico nella maggior parte dei casi non ha conoscenza rispetto a questi animali, dunque è più facile che provi una grande emozione. Per uno spettatore non fa differenza vedere un'aquila volare a mille metri d'altezza o vederla volare a dieci centimetri dalla propria testa, sarà sempre comunque una grande emozione perché se una persona non ha mai visto un'aquila ne rimane comunque affascinato, anche se in realtà c'è un'enorme differenza tra farla volare basso e farla volare a mille metri d'altezza. Per far volare un'aquila a mille metri ci vuole una conoscenza tecnica impressionante, per farla volare basso... diciamo che è "una banalità" per un falconiere, ma per te che non hai mai visto volare un'aquila sarà lo stesso. Così sarà se faccio volare un gufo reale, non l'hai mai visto e ti affascinerà, senza però sapere che far volare un'aquila è molto più rischioso, ci vuole molta più preparazione e più tecnica. Ci sono dunque diversi tipi di fascinazione: se io parlo ad esempio con un ornitologo, prima che io dica qualcosa, lui saprà già di che cosa sto parlando, perché è scienza. Durante uno spettacolo io mostro quel che un animale può fare in quel contesto, ma è una cosa diversa. La sensazione che una persona prova è legata a quel che sa di quell'animale. Personalmente, ne sono sempre più affascinato"

Dipende dalle persone in sostanza... io sono uscita da lì con la voglia, avendone la possibilità, di provare a fare falconeria, poi c'è qualcuno che magari resta affascinato, però la cosa si ferma lì. "Si, è soggettivo, dipende dalle propensioni personali. Io ad esempio, mentre parlo con te, ho un ragazzino di undici anni attorno, che viene da Belluno, che è... diverso per così dire, ma è diverso perché non gli interessano le cose che generalmente interessano a un bambino di quest'età. Lui non ama i cellulari, non ce l'ha nemmeno il cellulare e per farsi una foto chiama il padre; non ama giocare con il computer o su Internet, non gli interessa e non sa nemmeno come accenderlo un computer, però magari sa che il canarino che ne so, ti dico una stupidaggine, beve acqua minerale anziché naturale, per dirti. Questo perché vive gli animali, vive la natura ed ha attenzione verso alcune sfumature esistenziali che altri bambini non hanno. Secondo me è ovvio che se cresce in questo modo cresce bene, mentre se cresce come la maggior parte dei bambini, beh, cresce incompleto. Mi spiego: tolto da un computer, senza uno schermo, che è un qualcosa che fossilizza, lui vive la realtà e viene stimolato ad usare la testa. Prendi un qualsiasi essere umano, toglilo dalla scrivania e prova a metterlo in campagna, ma per campagnia intendo, che so, ad aiutarti a disintasare una fogna, oppure a dirgli "dammi una mano che dobbiamo tagliare la siepe" o un semplice "guardiamo dove si è fermata la monetina nella lavatrice". C'è il modo di dire, "Il bisogno aguzza l'ingegno", ma se tu prendi uno che è sempre stato attaccato a un computer, aspetta e spera che aguzzi l'ingegno! C'è la lavatrice intasata dalla monetina? Bene, chiamiamo l'idraulico! Nemmeno ci pensa alla soluzione, ad ingegnarsi per risolvere un problema. Un bimbo che vive la natura si abitua spontaneamente a porsi la domanda e a cercare la risposta, la soluzione, cresce con la voglia di risolvere il problema e non si ferma di fronte a una mancanza di conoscenza. Un po' come in matematica: colui che impara a memoria la formula è un cretino immatricolato, perché se dimentica la formula non va da nessuna parte; colui che invece sa sviluppare la formula, andrà sempre a crescere, perché se anche dimentica un pezzo di formula saprà arrivarci in un altro modo o la saprà ricostruire unsando la testa."

È un po' come quando io dico che non è detto che un laureato sia intelligente... "Esatto. Un laureato può essere intelligente come non esserlo. Essere colti è una cosa, essere intelligenti è tutt'altra cosa. L'intelligenza è elaborazione: con i mezzi che ho, trovo una via e risolvo il problema che mi si pone. C'è chi ha, tornando all'esempio dell' idraulico, un martello, dieci cacciaviti e chi più ne ha più ne metta e non riesce nemmeno a svitare una vite per smontare il lavandino; c'è chi ha pochi strumenti, ma con quelli arriva comunque a sviluppare la soluzione e continua crescere."

Ti ho sentito parlare di diverse fasi, dall'ammansimento all'addestramento... "Certo, facendo l'esempio di un bambino... tu non puoi dirgli solo che due più due fa quattro, devi cercare il dialogo con lui prima di poterglielo insegnare."

Si appunto... e come funziona? Sono cuccioli? "Non necessariamente, sono diverse fasi o meglio è la stessa fase, ma si affronta in modi diversi. Se tu hai un bimbo che viene dall'Africa e uno che viene dalla Calabria, non puoi parlare a tutti e due in francese. Devi trovare il linguaggio per comunicare, ma prima ancora di far questo devi fare in modo che quel bimbo sia disposto a sedersi accanto a te e ad ascoltarti."

E come si fa con un falco, un'aquila...? "Prima lo devi calmare. Se una persona o un'animale, hanno paura di te, a prescindere dal linguaggio che usi non ti ascolteranno mai. Devi fare in modo che sia "disposto a sedersi al tuo fianco", dopodiché sta a te. Il linguaggio che metterai in campo viene in un secondo momento. Prima non deve aver paura, deve sapere che non rappresenti un pericolo, poi sta a te fargli capire che si può fidare. Non avere paura non comprende il fidarsi di qualcuno, mentre il fidarsi implica in se che non hai paura. La prima fase è dunque far si che l'animale non ti tema, poi che si fidi, poi che trovi in te la fonte per qualcosa. Cibo? Gioco? Quante volte noi insegnamo qualcosa a un cane attraverso il gioco o attraverso un premio? Quello è il primo passo del linguaggio; il linguaggio del gioco per raggiungere un obbiettivo. La mamma, attraverso un dialogo amichevole fa si che il figlio comprenda una certa cosa, per fare un esempio. Se il babbo è impaziente e gli dice: "O fai così o ti spezzo le ossa" è ovvio che l'approccio cambia, non c'è un dialogo, c'è timore. E visto che i rapaci sono animali selvatici, con una loro specifica natura, è normale che sia necesario trovare un dialogo preciso. Un colombo, una cornacchia, sono più propensi ad avvicinarsi all'uomo perché sanno che dall'uomo possono avere cibo. I falchi, nel medioevo, ai tempi di Federico II, quando venivano catturati, non amavano particolarmente l'uomo. Il rapace sa che l'uomo, in quanto predatore, non è una risorsa, bensì un pericolo. Nel Medioevo, quando venivano catturati dalla natura per essere addestrati, non come ora dunque, che sono animali nati già in un contesto non selvatico, il falco, l'aquila, tentavano di scappare e dunque il primo passo di quegli antichi falconieri era evitare che l'animale vedesse l'uomo, il falconiere. Al tempo purtroppo lo facevano attraverso la cigliatura, gli chiudevano gli occhi e continuando a passarsi l'animale, da braccio a braccio, l'animale trovava un suo equilibrio psicofisico, per cui si abituava alle voci. Dopo questa fase, gli venivano aperti gli occhi e veniva messo in una stanza senza troppa luce nella quale pian piano potesse cominciare a vedere il volto del falconiere e ad abbituarsi e via via così. Ora per fortuna non siamo più nel medioevo e per ammansire un falco si usa lo strumento del cappuccio, che lo aiuta a stare tranquillo, a sentirsi al sicuro. Rispetto poi a quei tempi è tutto diverso: devi pensare che per fare questo tipo di cosa, per abituare l'animale alla voce, al rumore, ad accettare tutto questo e ad accettare involontariamente di stare sul braccio, c'erano cinque o sei falconieri. Ora io, singolo falconiere, non potrei mai fare una cosa simile giusto? Perché posso anche stare con il falco sedici ore, ma poi dovrò pur dormire, mangiare e nel frattempo il falco si destabilizzerebbe e quando poi dovessi ricominciare dovrei ripartire da zero. Così mi sono inventato un modo per risolvere il problema. Se io tolgo il falco dal pugno quando ha trovato un equilibrio, il falco perde l'equilibrio e non si può addormentare tranquillo, dunque io lo metto su un altalena e lui si sente tranquillo. In secondo luogo c'è l'elemento della voce, del parlare, del suonare uno strumento e dunque io accendo la tv e lì scorre tutto ciò che serve. Musica, parole... e il falco mantiene l'equilibrio e non perde il contatto con il rumore delle parole o della musica o quel che è."

Che differenza c'è tra falco e falcone? "Il falcone è quello che un tempo poteva essere solo dei nobili, degli imperatori ed era il "falco col dente". Il dente è sulla parte ricuva del becco e tutti i falchi con questo dente, al tempo, venivano considerati falchi nobili perché di fatto, la maggior parte dei falchi detti "per la falconeria" avevano questo dente. Poi all'interno dei così detti "falconi" ci sono le diverse specie, può essere il Pellegrino, il Sacro, il Falco e così via. E poi c'era lo Smeriglio, che era considerato il falco delle donne perché era più piccolo, ma soprattutto perché era delicato e molto ambito per le sue capacità venatorie. C'erano poi altri tipi di falchi considerati nobili per la presenza di questo dente, ma che dal punto di vista venatorio erano meno ambiti perché magari si nutrivano di piccoli uccelli, lucertole e così via. In sostanza dunque il termine non è legato alla grandezza, ma alla rilevanza che questi falchi avevano nella falconeria antica. Ci sono poi rapaci detti "ignobili", ma non nel senso in cui lo si intende ora. Erano grandi cacciatori, come lo Sparviero ad esempio, citato anche da Dante ne "La Divina Commedia", ma solo falconieri esperti potevano possederne uno, poiché è un animale piccolo, delicato e se non sei un esperto falconiere è facile farlo morire, perciò non era adatto ai nobili."

Dicevi che la maggior parte degli animali che avete al parco sono specie protette? Mi spieghi un po' di questo? "Tutti i rapaci sono specie protette, ma si distinguono in due categorie: "specie protetta" e "specie particolarmente protetta". "Specie protetta" significa che in natura non ce ne sono tanti, ma non rischiano l'estinzione, però essendocene pochi esemplari, per evitare che questo accada, gli Stati che hanno firmato le convenzioni riguardanti questi argomenti, hanno stilato un elenco di animali, introducendo quelli che devono essere protetti perché numericamente pochi. Gli animali invece in via d'estinzione sono chiamati "particolarmente protetti", perché in natura ce ne sono pochissimi esemplari. La differenza sostanziale è che gli animali protetti possono essere prelevati dalla natura, con autorizzazione speciale. Ad esempio: parliamo di Avvoltoio Grifone Rupellis. È un avvoltoio che vive in Africa e appartiene alle specie protette, ma non rischia l'estinzione. Se un anno la riproduzione di questi esemplari va particolarmente bene e ci sono mille esemplari, per fare un esempio, in più rispetto a quel che il territorio stesso può ospitare e rispetto anche alla quantità necessaria perché questi animali non rischino l'estinzione, lo Stato, dopo aver fatto studi e censimenti, può prelevarli dalla natura. Seguendo le normative per il benessere animale, contrassegnandoli e rispettando tutti i paramentri, li può catturare e commercializzare. Per gli animali "particolarmente protetti" invece non si può assolutamente fare e il prelievo dalla natura può essere fatto solo ed esclusivamente per motivi scientifici. Fondamentalmente accade questo: sono rimasti quattro esemplari in natura e rischiano l'estinzione? Ok, si prelevano tutti e quattro, si fanno riprodurre in cattività con le moderne tecniche ora a disposizione e si eliminano i fattori che hanno portato l'animale all'estinzione. Dopodiché, i piccoli che nasceranno verranno messi in natura per ripopolare la propria specie e saranno così anche più forti. Questi esemplari unici, i pochi rimasti, vengono affidati a strutture riconosciute, in modo da essere sempre protetti."

Kubo, Aquila Pescatrice Americana - specie particolarmente protetta

Il calcolo della velocità: "Il calcolo della velocità generalmente viene preso in considerazione come avviene per i caccia militari, dunque in picchiata. Nel caso dei rapaci però, la velocità importante non è solo quella in picchiata, ma anche quella che riguarda la destrezza del volo in linea retta. Per fare un esempio, lo Sparviero è un animale che in volo ha l'abilità di fare acrobazie pazzesche e solo vedere un filmato rallentato può far comprendere quanto sia splendido e dargli giustizia. Per quanto riguarda il Falcone Pellegrino, la velocità è stata misurata ma, attenzione, con falchi addestrati. Un falco addestrato, nato in cattività, per quanto sia veloce, non avrà nemmeno un quarto del potenziale di velocità, forza e agilità che ha lo stesso animale in natura. Questo perché l'animale nato e cresciuto con l'uomo è condizionato ed anche un falco da medaglia d'oro o comunque da primo premio, avrà una struttura muscolare, uno sviluppo, nettamente inferiore a un animale selvatico. Persino il momento dell'anno in cui nasce fa la differenza. Per questo non ha senso reale prendere per buona la velocità misurata su falchi addestrati, che è già elevatissima, ma non è la reale velocità rispetto a quella che hanno in natura. Se un falco addestrato arriva in picchiata a 350 km/h, un falco in natura arriverà a velocità di gran lunga superiori."

Dorella, compagna di Massimo e preziosa collaboratrice, con Katia, splendido Gufo Reale Siberiano
Com'è nata l'idea del centro? "Beh, ai tempi facevo competizioni, nazionali e internazionali e nel frattempo per mantenermi producevo accessori per falconeria, cappucci, guanti, borse, questo tipo di cose, ma se avessi continuato in quel modo avrei dovuto vivere sempre in giro, fare l'ambulante da uno Stato all'altro inseguendo le competizioni e certo non era un guadagno che poteva darmi stabilità. Al tempo non era diffuso Internet, dunque la roba si vendeva, ma si vendeva più che altro ai raduni e alle competizioni. Volevo dunque trovare un'alternativa perché non potevo girare in lungo e in largo per tutta la vita e durante le competizioni mi ero accorto che negli altri Stati, Germania, Francia, Austria e così via, facevano gli spettacoli di falconeria. Ho pensato a una location che potesse permettermi di fare questo tipo di cose e all'inizio facevo spettacoli itineranti e competizioni e vivevo di questo; nel frattempo ho studiato quale potesse essere la zona migliore per avere una "base fssa" dove poter tenere gli animali e mostrarli al pubblico attraverso gli spettacoli, che oltre ad essere una bella cosa mi avrebbe permesso di far diventare definitivamente la mia passione un lavoro. Ho cercato quale fosse la zona a maggior attrazione turistica e tra le zone individuate ho scelto la riviera adriatica perché è una zona non solo dove c'è turismo, ma dove il turismo è particolarmente concentrato. Una volta scelta la zona ho cercato le zone con castelli, ma anche i castelli dovevano avere delle particolarità tecniche, un posizionamento, una struttura, un attraversamento di venti di un certo tipo. Doveva esserci l'ambiente ideale per il volo, ma anche lo spazio, sia per gli animali che per il pubblico, dunque parcheggi ecc. Scartandone uno dopo l'altro sono arrivato a scegliere Gradara e lì mi sono concentrato su tutte le possibilità che avevo per realizzare il progetto e per farlo conoscere una volta fosse aperto. Ovviamente il tutto è stato preceduto dalla fase di progettazione."

Che è stata molto lunga dicevi... "Si, perché l'unica area in cui poteva esserci lo spazio necessario era demanio dello Stato, aveva un vincolo storico culturale, dunque ho cercato con tenacia tutte le soluzioni possibili e alla fine ci sono riuscito. Certo, se si dice che la dea fortuna è bendata... come si dice, la mia sfiga ci vedeva davvero benissimo!" (Massimo ci ha messo quindici anni ad aprire il centro... ndr).

E la signora alla quale, durante lo spettacolo, hai dato merito di essere stata importante per la realizzazione di questo sogno? "Quella signora è parte di una storia particolare. Ero molto legato a suo fratello. Quando io tornavo dalla Germania, ragazzo del sud con la busta di plastica, trovavo appoggio da suo fratello, che mi ospitava a Cattolica. Tra l'altro, con molta delicatezza, senza mai volerlo far notare, questo signore – nonostante non fosse un falconiere, ma solo un appassionato – faceva sempre finta di aver bisogno di qualcosa. Accessori, cappucci, gli procuravo io i falchetti, ma non aveva una reale necessità, lo faceva solo per aiutarmi... Quando poi è mancato, prematuramente, per un tumore, sua sorella, la signora che hai visto appunto, mi ha chiamato e mi ha donato tutte le cose che suo fratello aveva comperato da me, tutti gli accessori fatti a mano, i libri... e me li ha dati in una scatola... che ancora io conservo, chiusa, perché è davvero difficile per me aprirla. Dunque a questa famiglia devo molto."

La parte più difficile è il dietro le quinte... "Si, il mantenimento del posto, prendersi cura degli animali e preparare lo spettacolo. Anche lo spettacolo se noti è molto dinamico, non si perde tempo tra una cosa e l'altra ed avendo poco spazio è ancora più difficile fare questo, perché ci deve essere sempre una persona che preleva l'animale dal box, un'altra che lo riceve dalle mie mani e così via..."

Dovete continuare a passarvi i rapaci perché tutto funzioni. "Si, perché potrebbero spevantarsi, attaccare, scappare; dobbiamo fare in modo, in maniera molto precisa, che gli animali siano a proprio agio e che lo spettacolo funzioni, senza incidenti per nessuno naturalmente. Poi appunto il mantenimento del luogo, la pulizia, il fatto che sono tutti animali in addestramento continuo, non sono animali da zoo, dunque ogni giorno vanno controllati, pesati, per il loro benessere e anche perché tutto vada come deve andare. La pulizia è un aspetto fondamentale, anche perché come tutti gli animali che mangiano carne, anche i rapaci fondamentalmente... puzzano, dunque noi siamo sempre con la canna dell'acqua in mano, a pulire e ripulire. C'è un lavoro davvero immane dietro a quel che si vede nello spettacolo."

Il peso ideale di cui parlavi anche durante lo spettacolo. Cosa si intende per peso ideale? "Il peso ideale o peso forma è chiamato Yarak. È il peso ideale sia per il benessere dell'animale che per far si che l'animale sia nella forma migliore per essere addestrato e interagire con il falconiere. Non deve sentirsi appesantito e non deve essere sottopeso o gli mancheranno le forze. È poi legato al singolo individuo. Anche all'interno della stessa specie. Non esiste un peso ideale "per specie", perché il peso è legato alla grandezza della testa, dunque ogni giorno io devo controllare che ogni singolo individuo abbia il peso giusto rispetto alle sue dimensioni specifiche. Oltre a questo, io definisco lo Yarak, non nella concezione più ufficiale di peso fisico, ma anche di equilibrio. Come succede a noi, anche a un animale può capitare di non dormire bene, di svegliarsi più nervoso, di non essere "dell'umore" e può capitare che il peso sia quello giusto, il peso forma, ma che l'animale non sia pronto a interagire con me."

E da cosa lo capisci visto che il peso è quello giusto? "Me ne accorgo nel momento in cui ho l'animale sul pugno, dal suo sguardo, se guarda me o guarda altrove, dai movimenti che fa, dall'approccio sul guanto, da una moltitudine di piccole cose difficili da spiegare, che io vedo perché sono quarant'anni che faccio questo lavoro e che mi fanno capire che l'animale non è in forma, non perché il peso non sia quello giusto, ma semplicemente perché, per qualche motivo che io non so, che non posso sapere, non è la giornata giusta. Dunque appena me ne accorgo, appena percepisco il suo disagio, praticamente subito, appena lo prendo sul pugno, lo rimetto tranquillo dov'era e lo lascio stare e quel giorno non farò nessun lavoro di preparazione con lui. Deve restare tranquillo."

Mi spiegavi poi della percezione del pubblico, rispetto alla percezione oggettiva e rispetto – appunto – a quello che è lo spettacolo. "Certo. La percezione del pubblico generalmente non è oggettiva, nel senso che è naturale che se noi hai mai visto un'aquila da vicino, non l'hai mai vista volare, la tua percezione sarà già alta; il discorso però è che io durante lo spettacolo, ora, non do al pubblico il massimo, perché sarebbe assurdo dare il massimo e poi non avere nulla di nuovo da proporre l'anno successivo. Di anno in anno io progetto cose nuove. Anche ora, sto progettando un sacco di cose, scenografie, una storia, effetti di luci, magia..." (segue la spiegazione di quel che Massimo ha ideato, qualcosa di straordinario che ovviamente non riporterò, dovete andare a vederlo! ndr).

Sei falconiere, imprenditore (tra le altre cose, Massimo, dai banchi ambulanti di vendita di accessori per falconeria fatti a mano, è riuscito ad arrivare a mettere in piedi un'azienda di produzione di questi accessori con cinquemila clienti, ndr) presentatore, scenografo, regista... poi? "Beh, bisogna essere così... sono uno e faccio io, anche perché al di la' dello staff fisso, sono io quello che si occupa di queste cose e non posso assumere la figura specifica del presentatore, quella dello scenografo, ecc ecc ecc... dunque faccio io!"

Durante lo spettacolo, quando hai fatto provare anche i bambini a ricevere sul pugno la Poiana del Deserto, dicevi che da mamma riconosce il bambino. È solo spettacolo o è una cosa reale? Al di là del fatto che, come spiegavi – e infatti non attaccano neanche gli adulti – per quell'esemplare c'è una storia di imprinting con te. "È vero, tutti gli animali riconoscono i cuccioli. Prova ne è che ci sono stati casi di bambini caduti allo zoo negli habitat artificiali dei gorilla e... il gorilla aveva la tendenda a proteggere il bambino. Poi è certo anche un collegamento che fa parte dello spettacolo, è una cosa dolce, è vera, ma è anche spetttacolo ed io, da falconiere/ presentatore, poi mostro e do l'informazione che riguarda invece l'imprinting, facendo vedere che – appunto – non attacca neanche un adulto."

Spiega l'imprinting. Avviene quando l'animale è cucciolo? "Ci sono diversi tipi di imprinting. Nel caso dell'imprinting territoriale non è detto che l'animale debba essere cucciolo. Può esserlo e crescendo in un posto si lega a quel territorio che riconosce come suo, ma può essere anche un animale che viene da un altro posto, ma che si abitua a quel territorio come faremmo noi e dunque poi, anche lui lo riconoscerà come suo. C'è poi l'imprinting nei confronti del falconiere. Il legame. Se è cucciolo avviene subito, se è più grande avverrà negli annni, convivendo con il falconiere, ma questa cosa avviene veramente in anni ed anni. Ti ricordi il Grifone grande? Lui ha trentotto anni, da venti ce l'ho io e ce ne sono voluti diciotto perché lui mi considerasse un potenziale punto di riferimento. C'è poi l'imprinting sessuale. Se l'animale cresce con te, una volta che raggiunge la maturità sessuale ti vedrà come un partner, un compagno vero e proprio e dunque sarai fin da subito il suo punto di riferimento."

Ma perché ti vede come compagno e non come padre o capo "branco", passami il termine. "È una cosa che l'umana concezione non può concepire. In natura, tra falchi, padre e patner hanno spesso ruoli interscambiabili. Se tu prendi una coppia di falchi e dopo un certo numero di anni provi a togliere la madre e lasci la figlia, la figlia prenderà il posto della madre; se poi rimetti la madre al suo posto, lei tornerà ad essere la madre e la figlia tornerà ad essere la figlia. Per la concezione umana è una cosa mostruosa naturalmente, ma nel contesto della natura selvaggia è un meccanismo sistematico che serve a rafforzare i caratteri."

Nel 2010, la falconeria, è stata dichiarata patrimonio immateriale dell'umanità.

Dopo tutte queste informazioni, posso solo dirvi che aver assistito a uno spettacolo ne "Il Teatro dell'Aria" di Gradara, con Aquile, Falchi, Gufi Reali, Poiane del Deserto e tutte le altre meravigliose specie presenti, è stata un'esperienza che a me ha lasciato molto. Se ne avrete l'occasione, andateci. La passione e la professionalità di chi lavora in questo luogo, sono impagabili.

Non smettete mai di stupirvi. Che si tratti di un cielo stellato, di un tramonto, di un albero, di un animale. Smettete di dare per scontata la loro esistenza. Stupitevi, sempre, come quando eravate bambini. Siate curiosi, tenete aperti gli occhi, guardate e vedete. Siamo a conoscenza di quanto lottino gli animali, ogni giorno, per sopravvivere. Per il normale decorso della specie, certo, ma spesso, sempre più spesso perché è l'uomo a rompere gli equilibri incisi nel loro DNA. La cosa preoccupante è che anche esserne a conoscenza non basta, è necessario volerle sapere le cose, non solo esserne a conoscenza. Persino l'umanità lotta per riuscire a vivere e la causa di questa continua lotta è sempre l'uomo stesso, di qualsiasi cosa si parli. Sappiamo che è così. La Terra combatte, sempre, per sopravvivere all'uomo. Cercate di pensarci ogni tanto, non date per scontato nulla o, come per ogni cosa si faccia e si pensi "dandola per scontata", sarete cechi.

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