domenica 24 luglio 2016

La storia del cinema (parte 3): il cinema comico con Keaton, Laurel e Hardy, Lloyd e Langdon

Buster Keaton
Parte tre. Il genere comico. Fino a un certo punto, per una decina d'anni, il riferimento per questo genere in America è stato Mark Sennet, che ha fatto scuola a molti attori e registi. Verso la fine degli anni dieci però, hanno cominciato ad affermarsi comici caratterizzati da una maggiore indipendenza creativa, che sostanzialmente hanno messo le basi per un nuovo cinema comico, fiorente con l'arrivo degli anni venti. Se con la scuola di Sennet la comicità si basava più sull'aspetto esteriore, con la nascita di questa nuova comicità si è giunti all'approfondimento dei personaggi, che avevano ora una dimensione umana e psicologica. Da quel momento in poi quindi, i comici iniziarono a rappresentare le varie sfumature degli esseri umani, dall'ironia agli atteggiamenti e alle situazioni grottesche, dalla satira al puro semplice divertimento. Questa evoluzione, già presente in Chaplin, si fa sempre più strada con Buster Keaton, un attore particolare, caratterizzato da un'espressione stralunata e un po' triste, famoso per la sua "mimica" e per il suo talento acrobatico nelle gag. Egli fu anche regista e sceneggiatore ed è stato un personaggio fondamentale nel cinema comico americano. 

Stan Laurel e Oliver Hardy
Accanto a lui, l'eterna coppia costituita da Stan Laurel e Oliver Hardy, con i quali la staticità delle situazioni consente poi lo sviluppo di una comicità che si basa proprio sull'attesa delle azioni e delle contro-azioni dei protagonisti. Questa coppia ha lasciato un segno indellebile nella storia del cinema, erano unici ed unica era anche la loro grande ed eterna amicizia. Hanno girato insieme ben centosei film e negli anni d'oro avevano una media di sette/otto film all'anno. Oliver dichiarò: "Il mondo è pieno di persone come Stanlio e Ollio. Basta guardarsi attorno: c'è sempre uno stupido al quale non accade mai niente e un furbo che in realtà è il più stupido di tutti. Solo che non lo sa." I personaggi da loro interpretati erano ben definiti e sempre esilaranti. Nella semplicità assoluta, nella "normalità" per così dire, felice o meno che fosse, riuscivano sempre a lasciare la loro impronta. E' veramente difficile descrivere Stanlio e Ollio e la loro storia a qualcuno che non li conosce o non ha mai visto uno dei loro film, perciò invito i più giovani, magari quelli che di fronte a un film vecchio cambiano canale a priori, a non farlo, a soffermarsi quando capita che vengano trasmessi in tv e se ne hanno voglia ad approfondire. Hanno fatto talmente tanto che è impossibile riassumerlo in poche righe. La loro storia nel cinema, durata dal 1921 al 1951, cominciò a declinare soprattutto per questioni personali, familiari e di salute, ma la loro amicizia e il loro spirito comico rimasero intatti fino alla fine. Quando Hardy si spense, nel 1957, a seguito di un infarto e due ictus che lo portarono al coma, Laurel ne rimase seriamente sconvolto e anche a livello artistico, per rispetto all'amico, decise di non partecipare a nessun altro film. Era stato accanto a lui in ogni istante, fino all'ultimo. Nel 1961 venne consegnato a Laurel il Premio Oscar alla carriera, momento che purtroppo Hardy non poté vivere, così come non poté vedere la nascita di un nuovo interesse nei confronti dei loro film da parte delle nuove generazioni. Quando, nel 1963, il regista Stanley Kramer propose a Laurel un cameo in un suo film, lui rifiutò, . Nel 1965, Laurel venne a mancare e sul punto di spirare ancora riuscì a mantenere il suo spirito ironico e comico, tanto che da rivolgere all'infermiera che lo assisteva la sua ultima gag: "Mi piacerebbe essere in montagna a sciare" e l'infermiera gli chiese: "Le piace sciare, sig. Laurel?". "No, lo detesto, ma è sempre meglio che stare qui.". Lo stesso Keaton riconobbe il loro la coppia più divertente di sempre. 

Buster Keaton
E tornando a parlare proprio di Buster Keaton, pseudonimo di Joseph Francis Keaton, egli ebbe una carriera – iniziata nel 1917 – di appena un decennio, ma già dopo tre anni dal suo esordio fu considerato uno dei maggiori comici americani. La sua carriera fu dunque breve, ma folgorante. I film di Keaton erano ricchi di gag divertenti, molto apprezzate dal pubblico, tanto che i suoi film, anche a livello di incassi erano sempre in posizioni molto alte. Anche quando Keaton non lavorò più a pieno regime, una sua apparizione, un piccolo cameo, davano ai film un tocco speciale. Nonostante il successo con il pubblico fosse ampio, in realtà Keaton non fu capito seriamente da molti, ma solo da una ristretta cerchia di ammiratori. Veniva chiamato "l'uomo che non ride mai" e la sua comicità sembrava essere apparentemente distante dalla realtà quotidiana degli spettatori. In realtà, la sua mimica, facciale e corporea, il suo approccio alla comicità, erano volontariamente uno specchio deformato proprio della realtà circostante. Il suo "non ridere" venne percepito perlopiù come una costante del personaggio, ma in realtà, osservando bene i suoi lavori, chi più era attento poteva percepire nelle sue espressioni, nei suoi grandi occhi, tanta vita e molteplici sentimenti, la realtà deformata dalla fantasia, ma pur sempre realtà. Altri due comici noti negli anni venti furono Harold Lloyd e Harry Langdon, entrambi attori, registi e produttori cinematografici, molto diversi tra loro ed entrambi stelle del cinema muto di quegli anni. Lloyd approdò, a differenza di Langdon, anche al cinema sonoro, ma l'affacciarsi di una nuova generazione di comici e commedianti, di nuove espressioni, portò entrambi a ritirarsi dalla scena. Nel 1952, Lloyd fu premiato con un Oscar alla carriera per essere stato "un maestro della commedia e un buon cittadino". La comicità di Sennet e delle slapstick si era dunque modificata durante gli anni venti, si erano creati personaggi con caratteristiche precise e il cinema comico era maturato, diventando poi un pilastro del sistema cinematografico. In contemporanea allo sviluppo e alla crescita del cinema comico/ commedia, vi fu una grande produzione di film animati, essenziali sia nel cinema muto che nel sonoro. Questa però, è un'altra storia... alla prossima!

venerdì 15 luglio 2016

Rinaldo Donati: "La meraviglia si grida e si tace"


El coche - Rinaldo Donati
"Some say that we're reckless./ They say we're much too young./ Tell us to stop before we've begun./ We've got to hold out till graduation./ Try to hang on Maxine." Questi versi sono tratti da "Maxine", un prezzo di Donald Fagen, dall'album "The Nightfly" (1982). "Alcuni ci dicono che siamo spericolati, dicono che siamo troppo giovani. Ci dicono di fermarci ancor prima d'avere iniziato. (Che) Dobbiamo aspettare fino alla laurea. Provo ad aggrapparmi a Maxine." Questo tratto di "Maxine" è la prima cosa che salta all'occhio sul sito www.maxine.it di Rinaldo Donati, fotografo e musicista, che tra poco, qui sotto, potrete conoscere un po' di più. L'album di Fagen era un concept album autobiografico, in cui sostanzialmente lui ripercorreva la sua giovinezza e Maxine, il suo primo amore, è raccontata nel pezzo per come allora vedevano il mondo, con nostalgia e probabilmente con gratitudine perché quelli erano gli anni della scoperta, dello stupore, della meraviglia per il mondo e della curiosità nei confronti della vita e del mondo stesso. Per Donati il nome "Maxine" è diventato simbolo della propria visione della vita. Nel parlarne, Donati esprime un'intepretazione del pezzo e di come lo ha vissuto. "E' come il piccolo principe [...]. I bambini sono la luce del futuro, per essere così prossimi al massimo livello di creatività per il quale un legnetto diventa una vera astronave, quindi Maxine è la mia isola, non di separazione ma di salvezza." Le migliori parole per farvi capire chi è Rinaldo Donati, sono proprio le sue perché "entrare nelle sfumature e nei chiaroscuri è il senso della sua vita" e la cosa va oltre la fotografia, oltre la musica, poiché oltre è la sua visione, uno stile di vita, appunto. "Sono un uomo in viaggio che esprime un ideale di bellezza attraverso la musica e le arti visive" dice Donati e si descrive come "un compositore e un fotografo". "L'uno vive nell'altro. [...] Sono attratto dagli spazi ampi, dalle forme seducenti e dai volti che, come gli oggetti che ci guardano, vivono sul confine misterioso fra realtà e immaginazione. Così quello che vedo e sento diventano una cosa sola, musica e immagine. L'una contiene sempre l'altra. Amo la musica dal linguaggio complesso e un certo tipo di musica pop, ma mi entusiasmo per lo stridore di una locomotiva di inizio secolo." Il progetto fotografico e quello musicale si uniscono nel live. Simple, il suo progetto musicale/d'arte visiva e i musicisti che con Donati prendono parte al progetto, suonano con lui improvvisando – perlopiù – una colonna sonora per le immagini che vengono proiettate in ordine casuale sugli schermi. L'invito al pubblico è quello di provare a farsi trascinare, nella musica e nelle immagini, perché in ogni sequenza, in ogni fotografia, in ogni accostamento, c'è una storia da poter immaginare. Personalmente ho avuto la fortuna di poter visitare la mostra fotografica in contemporanea alla performance musicale e d'arte visiva del progetto Simple, dunque in quel caso la mostra è stata visitabile durante, prima o dopo il live stesso. La mostra fotografica appunto, si chiama "Grace Roule Hot" ed è allestita in una piccola roulotte, simbolo del viaggio. La liaison linguistica fa intendere la volontà di guardarsi attorno, di guardare il mondo e osservare, le grandi cose e i piccoli dettagli, la Grazia della Bellezza. Il calore della vita e della vitalità fanno da contorno a questa visione alla quale il visitatore può approcciarsi attraverso microfotografie e lenti speciali per osservarle. Non posso aggiungere altro, se non proporvi la nostra chiacchierata e presentarvi di conseguenza la visione artistica di Rinaldo Donati. Dunque, buona lettura...

Mi pare di aver compreso - visione che adoro - che sono più le immagini a catturare te, piuttosto che tu a catturare le immagini... giusto?

Cachinho - Rinaldo Donati
"Le foto più belle sono quelle nel ricordo degli occhi, così come la musica più alta non è quella incisa nei dischi ma è quella che volteggia nell’aria. Così le immagini si colgono nell’incontro casuale, all’incrocio di una via, uno sguardo, sono loro che decidono di concedersi mentre le cerchiamo per fermarle. Adoro scattare foto con il grand’angolo dove tutto è convesso, spaziale come in un grande abbraccio al mondo, ma per una questione metrica significa addossarsi molto al soggetto invadendo il suo spazio privato e può diventare complicato, quasi aggressivo, come un furto. Con un teleobiettivo, da lontano, è molto più semplice ma non c’è prospettiva quindi non l’ho mai usato. A volte mi diverto a scattare foto molto ravvicinate fra la gente, per strada e succede che, per come le persone stesse si muovono, si compongono il movimento, la luce e gli spazi. Le foto progettate, luci, riflessi e posture non mi interessano... così come quelle che ritraggono la realtà esattamente com’è : per quella ho già i miei occhi … cerco la meraviglia."


Nativa - Rinaldo Donati
Cos'è per te la Bellezza? E cos'è Poesia?

"Entrambe sono gratitudine, come senso di appartenenza al mondo, una forma di dovere."

Ti capita mai di sentire, dentro di te, le fotografie che scatti o la musica che crei, come se vivessero di vita propria? hai mai questa sensazione nel rivedere le immagini o nel sentire la musica che tu e i tuoi musicisti state improvvisando? O per tentare di esprimermi al meglio: essendo il tuo un progetto che comprende diverse arti, musica, fotografia che diventa ed implica nella performance l'arte visiva... come senti tutte queste cose? ti perdi tu stesso in quel viaggio ogni volta? 
 
Il granchio
"La musica e le immagini vivono sempre di vita propria ancor di più quando non sono preordinate o non esiste il controllo .. sono un po’ come la vita che decide per ognuno di noi e tutto è sempre perfetto anche quando stride. Non è così semplice perdersi perché per riuscirci bisognerebbe aver raggiunto una meta molto alta, di simbiosi fra suono e non pensiero… percorriamo una strada. Per il pubblico può essere più semplice rispetto a noi che siamo nell’azione del suono; il pubblico può abbandonarsi ai simboli e appunto al gioco creativo dei suoni."

Mentre suoni, sei realmente consapevole di quel che sarà? non a livello pratico di quel che stai facendo ovviamente, ma a livello sensoriale, di percezione tua e del pubblico e... le immagini, alle quali tu stesso ogni volta ti approcci in modo diverso in qualche modo, a seconda della casualità in cui sono proiettate (e i tuoi musicisti con te)... immagino tu le senta e le viva in modo diverso rispetto a quando le hai scattate... è così? 
 
Tremzinho - Rinaldo Donati
"C’è un software appositamente progettato che invia le immagini in sequenze casuali ai proiettori, quindi ogni volta si “scrivono” storie diverse che noi stessi attraversiamo con la musica, cercando un equilibrio nel quale la musica possa diventare colonna sonora e le immagini colonna visiva della musica."

Quando vedi un paesaggio, un dettaglio, un volto, una scena di vita... avrai certamente delle sensazioni, emozioni che ti spingono a scegliere di scattare proprio in quel momento e in quel luogo. Pensi mai, una volta fatte o visualizzate le immagini, cosa potrebbero evocare - a livello sensoriale e/o emotivo - per le persone?

Bonde boy - Rinaldo Donati
"Si, mi capita di pensare cosa potrebbero evocare quando le rivedo io stesso e scopro cosa evocano in me. Ho vissuto per tanto tempo lontano dal mondo reale, immerso nella musica, in un modo solitario ed immaginario, quindi la fotografia è arrivata quando potevo comprendere il senso di vivere nel presente, nel “qui e ora”. Scattavo le foto poi le riguardavo di notte per scoprire di far parte di quell’universo di persone, di essere per quelle strade. Non sarebbe mai avvenuto con foto “realistiche” ma con questi scatti alterati ho trovato nelle immagini la traduzione visiva di ciò che nel mio immaginario vedevo con la musica quindi, oggi, i due aspetti si fondono. Non ho preoccupazioni intellettuali, mi basta fotografare la vita semplice, le forme, gli oggetti, frammenti di vite non vissute, riverberi da viaggi immaginati e credo che altre persone potranno sentirsi attratte da questa traduzione se troveranno aspetti che li riguardano, così come capita nel condividere la musica."

Come spieghi durante le performance Simple e anche sul tuo sito, le immagini non sono modificate nei colori o nelle forme facendo uso di software, bensì sono utilizzati filtri e "white setting". Ci spieghi meglio questo aspetto? ad esempio, usi filtri "manuali" sulla macchina o filtri digitali? e riguardo al bilanciamento del bianco, lo fai attraverso strumenti digitali appunto o - per così dire - da artigiano?

Sombras - Rinaldo Donati
"Posso spiegarlo … ma non proprio svelarlo! Così come un pianoforte è accordato nel sistema temperato, la macchina fotografica chiede parametri di bianco per restituire i colori di tutta la gamma cromatica. I miei scatti nascono nella combinazione di filtri e riferimenti “white/bianco” completamente fasulli. Questi riferimenti sono passe-partout - chiavi diverse del bianco - né avrò costruiti una cinquantina ma ad oggi me né funzionano una mezza dozzina e portano la macchina ad avere buchi cromatici. Questo fa si che, per strada, prima di uno scatto, in combinazione con la luce e il “senso” del luogo io indirizzi la macchina verso “tonalità relative”. Bronzo, gamma degli arancioni, verde bianco, argenti, pirite .. in combinazione con lenti fortemente convesse ne esce un mondo parallelo che mi affascina. Quelli sono i negativi, nessun edit dopo lo scatto."

Nella sezione dedicata proprio ad alcune delle tue immagini, appare evidente la scritta "The truth is out there", dunque "La verità è là fuori". Anche questa frase, come spesso accade nelle espressioni artistiche, è interpretabile in diversi modi, un po' come il viaggio che tu proponi con i Simple. Cosa però, vorresti trasmettere tu con questa frase?

Indian Love Call - Rinaldo Donati
"Credo che il senso ultimo stia sempre nascosto dietro le cose. Il viaggio da soli in luoghi sconosciuti è l’occasione perfetta per osservarci ed osservare dunque il cambiamento. La nostra crescita, la nostra libertà... sono in mezzo alla gente, fuori per le strade."




Come è nato il nome "Simple" per il progetto musicale e visivo che proponi con i tuoi musicisti?

Lou - Rinaldo Donati

"Simple è un occasione per giocare, un “luogo”, anche per il pubblico per entrare nel proprio spazio creativo. Nella creatività c’è il senso dell’uomo e non sta nella chitarra o nella scatola di colori in sè, bensì è un attitudine da coltivare fermando il turbine dei pensieri, così come un bambino trasforma un legnetto in un astronave." La musica da sola sembra non bastare più, oggi siamo accellerati, la mente si distrae e diventa impossibile dedicare un’ora di silenzio solo per ascoltarla. Le immagini... ci riempiamo gli occhi negli schermi. Le due, insieme, possono avvolgerci e trascinarci, sta a noi lasciarci andare. Riguardo al momento di scelta del nome, beh... era notte e rientravo da un viaggio solitario in Messico con una macchina fotografica. Avevo rimesso “Chavez Ravine” di Ry Cooder e “Mulholland Falls” di Dave Grusin, che erano state la “colonna sonora” di quei giorni e rivedevo le foto che il computer inviava sullo schermo. La sequenza casuale delle immagini e del suono, mi fece rendere conto che nasceva una storia, così ho provato con altre musiche e foto di altre latitudini, altre vite, altri colori. Senza volere, mi sono accorto di come nel senso si costruissero nuove narrazioni. Un esempio? Un bimbo con lo sguardo severo, una donna che ride sguaiata, un pescespada in una pescheria, una bici caduta … ognuno ha la sua storia anche se gli scatti vengono da diverse parti del mondo. Simple è un termine che per me significa... "voglio fermare il flusso di pensiero? è semplice (simple), dovrò entrare nel mio spazio creativo, in questo caso la narrazione, il viaggio."

Spiega a chi non ha ancora avuto la fortuna di assistere alla tua meravigliosa mostra fotografica, in cosa contiste, in sostanza, la visione di queste microimmagini e il perché, anche, di questa scelta, di questa visione. 

"Grace Roule Hot, è una "mobile microphoto exhibition" (esposizione mobile di microfotografie, ndr). Pensavo a quanti uomini hanno messo la loro vita in una valigia andandosene dall’altra parte del mondo. Se volessi scoprire chi sono, nella mia metterei delle piccole foto e la musica che amo. La roulotte è una casa e molti si avvicinano ad essa con pudore, come fosse la camera da letto dei genitori. E' un mezzo "per andare", quindi, metaforicamente, il viaggio, la vita, sono in corso. La musica, che amo, è un filo nell’aria. Le lenti di ingrandimento sono la chiave dell’esposizione perché inducono gli ospiti al gioco, quindi ciò che colgono è nella loro creatività, nella leggerezza e nel non giudizio. Ho visto occhi meno colorati di fronte a foto giganti guardate da dieci metri. Avrai notato che su Grace c’è un libretto per le firme di chi passa di li: è fatto con carta da lucido, da disegno tecnico. Una firma, un commento, le frasi, traspaiono e si intravedono anche nelle pagine seguenti facendolo diventare un mondo trasparente di energia grafica e di “segni”. Osservo come ci alterniamo nella ricerca del nostro territorio o ci mischiamo come acqua scrivendo fra le firme degli altri."

Luz - Polo
Quanto è importante per te la dimensione del gioco? quanto è importante la meraviglia?

"Il gioco è la forma più alta di creatività, di concentrazione assoluta, di presenza nel qui e ora. E’ la freccia che scocca, la curva perfetta, il boomerang che ritorna è l’acqua di Marzo. La meraviglia? è l’anima del gioco, "la meraviglia si grida e si tace" (cit. Claudio Sanfilippo "La Meraviglia")."
 
Mi chiedo anche quanto, in un artista come te, siano importanti o meno, le altre discipline artistiche. Cinema, pittura, scultura... anche perché la mia sensazione è che questo progetto, consapevolmente o meno, comprenda un po' anche di queste arti. Tu che lo proponi come la vedi?

"Il Cinema è una meravigliosa forma di raccontare storie, ma di fronte ad un film lo spettatore rimane passivo, reagisce a ciò che riceve ma senza creare un percorso attivo e personale (dipende poi dall'immaginazione che una persona ha... aggiungo io - ndr). Pittura e scultura .. sinceramente non saprei."

Orologio - Rinaldo Donati
Navio na baia - Rinaldo Donati




Cosa ami di più della vita e cosa di più del mondo?

"L’immaginazione."


Danny Car - Rinaldo Donati




Se tu dovessi dare un colore e una nota a te stesso e alla tua arte, quali sceglieresti?

"Viola e Rosso Cardinale: sacro e profano. Una nota...? Re bemolle maggiore 7, che è parente del Fa minore." 

Beh, non posso far altro che ringraziare Rinaldo Donati per questa interessante chiacchierata ed invitarvi a visitare i link sotto riportati e naturalmente, se ne avete occasione, vi consiglio vivamente di andare alla sua mostra fotografica e/o ad assistere alla performance del progetto Simple.