sabato 24 gennaio 2015

The Miracle



You know, you're a Miracle to me,
every night, every day, you know, I pray,
I pray our God, for He keeps beside you
two of His angels, to protect you,
to help you, for ever.

You know, you're a Miracle to me,
we saw, we lived, horrible scenes,
but now you're smiling,
you can! You can smile!

"I've seen things you people wouldn't believe"
but now this is a miracle,
and you're smiling, you can smile.

I pray, I pray, I pray,

because the peace falling in love with your heart,
because the peace falling in love with your soul.

You're a Miracle, you know,
you're a Miracle, to me,

you can smile, you can smile,
now you know, how to do.
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Sai, sei un Miracolo per me,
ogni sera, ogni giorno, sai, io prego,
io prego il nostro Dio, perché tenga accanto a te
due dei suoi angeli, per proteggerti,
per aiutarti, per sempre.

Sai, sei un Miracolo per me,
abbiamo visto, abbiamo vissuto, scene orribili,
ma ora stai sorridendo,
puoi! puoi sorridere!

"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi"
ma ora si tratta di un Miracolo,
e tu stai sorridendo, sai sorridere.

Io prego, io prego, io prego,

perché la pace si innamori del tuo cuore,
perché la pace si innamori della tua anima.

Sei un miracolo, sai,
sei un miracolo, per me,

puoi sorridere, lo sai ora, come fare...


*[song form]

domenica 18 gennaio 2015

Rossodannata: un nuovo progetto. Intimamente rosso, intimamente d'annata



Rossodannata. Un nuovo progetto musicale che ha preso il via dall'incontro tra due vecchi amici. Russu, membro fondatore dei punk rocker Totale Apatia e Dade, primo chitarrista della Hardcore band Nettezza Umana attualmente parte del progetto CDU (Cansòn de Usteria). Nel 2014 i due si ritrovano dopo essersi persi di vista dai primi anni del 2000 e nasce qualcosa di totalmente diverso da quanto entrambi fanno solitamente. Si tratta in questo caso di musica cantautorale intesa nel più ampio senso del termine; si mischiano le influenze punk rock care ad entrambi a musica e testi più riflessivi e meno impulsivi. Rossodannata... il nome del progetto suggerisce il calore di un gruppo di amici e il senso di libertà delle origini rock. Mi incuriosisce, perché conosco le imprese dei due fondatori e perché, conoscendo gli ottimi precedenti e sapendo che si parla di qualcosa di molto diverso, di un progetto nuovo sotto tutti gli aspetti, c'è molto da scoprire. Un giorno Russu e Dade si trovano con un po' di idee, bozze di canzoni che sarebbero rimaste sole e chiuse in un cassetto e cominciano a lavorarci; sentiamo da loro però, che cosa stanno combinando davvero:

Russu, Dade, avete origini musicali molto diverse da quanto state facendo ora; a quanto mi avete accennato il progetto è... cantautorale. Spiegateci meglio cosa state combinando... Quali sono le influenze musicali?

R: Ciao Lara, grazie per l’interessamento. Il progetto Rossodannata ha preso vita solamente qualche mese fa... per quanto mi riguarda venivo da un anno in cui mi ero già affacciato al panorama acustico, anche se sempre in chiave punk rock, proponendo cover di gruppi che mi avevano “formato”... da li la necessità , come capita da anni con i Totale Apatia, di scrivere e proporre pezzi originali... L’incontro con il Dade è avvenuto proprio durante una serata in cui suonavo con questo precedente progetto di cover; dopo anni che non ci si vedeva si sentiva nell'aria l’intento comune di proporre qualcosa di originale in questa versione acustica ci ha di fatto “riunito”, dando vita così a questo progetto cantautorale nel quale si raccontano storie e visioni personali di vita quotidiana su musica da noi composta. Le influenze che animano me in questo progetto vanno ricercate nella scena italiana di fine anni sessanta e settanta nella quale, in concomitanza coi movimenti politici e culturali del periodo, si diffuse ancora di più l'utilizzo della canzone da parte di alcuni cantautori per scopi politici e sociali. Per citarti alcuni nomi : De Gregori, Guccini, Rino Gaetano, Franco Battiato, Ivan Graziani e, a livello mondiale ovviamente Bob Dylan, anche se più vicini al mio modo di scrivere e di contenuti sono senz’altro i cantautori venuti dopo, quelli che ho potuto “vivere” anagraficamente parlando e che nei primi anni '80 hanno adattato la canzone d’autore a stili quali il Punk, lo Ska, il Rap , il Rock. Il primo Vasco Rossi, Alberto Camerini, Ruggeri, Jovanotti, Ligabue... e quelli che negli anni ' 90 hanno scelto invece una visuale più intimista che “socio-politica”. Dando uno sguardo ai giorni nostri potrei poi citarti grandi autori quali Davide Toffolo, Bugo, Pierpaolo Capovilla, Paolo Benvegnù, Giovanni Lindo Ferretti, Vasco Brondi, Edda...
D: Aggiungo come influenze musicali Vinicio Capossela, la Dixie e la musica classica. Bach, Mozart, Brahms ed Haendel per la maggiore. L'incontro con Russu è stato fortuito e provvidenziale per quanto mi riguarda, staccarmi da ciò che suono usualmente per suonare ed arrangiare brani grezzi che non siano stati pensati da me mi ha dato modo di alimentare (mea culpa) la mia megalomania compositiva. Lo reputo anche un'esercizio di stile se posso azzardare. Intendo: mettere in pratica quanto studiato fino ad ora e sottoporlo al giudizio di chi ha pensato e scritto quella canzone a prescindere dal genere nella quale verrà poi incanalata.

I testi. Avete reso noto che si tratta di testi un tempo chiusi nel cassetto e ripresi in mano per questo progetto. Quel che mi chiedo è: c'è un'idea comune, un filo conduttore, una volontà precisa, dietro a questi pezzi?

R: I testi che ho proposto io non danno troppo spazio a fantasie, sogni e utopie... e non sono nemmeno da troppo tempo chiusi in un cassetto in realtà. Direi che fotografano bene il mio ultimo anno di vita e in generale rivelano sentimenti che difficilmente riuscirei ad esternare diversamente. Come mia abitudine, un album nuovo è un po’ come aprire a caso una pagina di un diario personale e decidere di renderla pubblica.
D: Sono canzoni che parlano di vita quotidiana, di esperienze e probabilmente sottolineano un nuovo punto di vista o ne supportano uno. Personalmete non do troppo peso alle parole a meno che non sia io scriverle, vedo la voce come uno strumento ma mi piace pensarla così, un raccontare pezzi di vita... che sia stata vissuta o della quale vorremmo essere partecipi.

Ora a quanto so state registrando e lancerete ufficialmente il progetto con un primo ep giusto? e poi passerete ai live naturalmente. Cosa dobbiamo aspettarci?

R: Di norma, ci si incontra le prime volte, si tirano fuori le idee, si provano i brani all’infinito e poi si va a registrare. Nel nostro caso siamo partiti all’inverso! Grazie alle capacità del Dade con Logic ci siamo subito messi a registrare nel suo studio, a casa sua, a Soresina. L’idea era di un ep autoprodotto da usare come biglietto da visita... poi, una volta mixato il tutto al Phoenix Studio di Castelmella da Emilio Rossi, ci siamo resi conto che anche se i pezzi sono pochi (cinque più una ghost track) la durata effettiva è quella di un Album e non di un EP. Lo abbiamo intitolato “Oggi, Domenica”. Presenteremo il tutto con un primo evento alla Taverna delle Fate Ignoranti, a Quinzano d’Oglio (Bs, ndr), il 21 febbraio 2015 e da li si svilupperà poi un fitto calendario di date fino a questa primavera.
D: E' quello che ci chiediamo anche noi... ah ah ah ah

Russu, sei sempre stato un ottimo autore di testi, parlando ovviamente del tuo progetto con i Totale Apatia. I testi dei Totale Apatia non sono testi punk, nella maggior parte dei casi, sono testi che, secondo me, hanno in se un'impronta da cantautore, ma l'approccio in questo progetto qual è? scrivi i testi con la stessa lente, con la stessa visione con cui nascono i testi di un gruppo meticcio come i Totale o c'è qualcosa di diverso, un lato nascosto, se così lo vogliamo chiamare, che emerge qui, in Rossodannata?

R: Grazie! L’approccio con il quale scrivo è sempre più o meno lo stesso, da sempre... solo che , diversamente dal punk rock dei Totale Apatia, dove trovano spazio testi più morbidi e lessicalmente meno ricercati, a volte scanzonati come suggerisce la musica di fondo e forse più comunemente “volgari”, nei Rossodannata prevalgono testi più riflessivi, un po’ più impermeabili e ancora più personali, che si sposano sicuramente meglio con la versione semi-acustica e più intimista di questo progetto.
D: Si, un paio di testi li ho scritti io, uno, quello un po' più serio, "Ventricoli del Cuore" l'ho scritto come sfogo, avevo bisogno di qualcuno che mi ascoltasse ma c'era solo la bottiglia di Cabernet, che tra l'altro non dava segni di vita se non alcoolica; mi sono di conseguenza ritrovato a riflettere sul tempo che scorre e sul passato, sul futuro, sulle persone insomma, ero tra le mie nuvole. "Angelina" è uscita di botto, forse dedicata in qualche modo al nostro Russu che dopo aver visto un live dei Cansòn de Usteria, l'altro mio progetto, ha sottolineato il divertimento che ha provato nell'ascoltare alcune serenate che proponiamo, leggere e di facile ascolto. Ho cercato di ricreare quell'atmosfera.

Avete creato da poco una pagina fb dedicata al progetto. Due cose mi hannno subito colpito: la prima è la copertina di quello che sarà l'album. Una mano, una grezza mano che però, molto delicatamente accenna il simbolo per eccellenza di "rock 'n roll" e allo stesso tempo, cruda, sanguina per le spine di una dolce e intensa rosa rossa. Prima di tutto ci terrei a fare i miei pubblici complimenti all'autore dell'opera, Mattia Brena, ma al di la' di questo... continuiamo... Rosso, la scritta sopra, Dannata, la scritta sotto. Mi ha colpito molto e mi piacerebbe sapere qual è, per voi, il significato di quella copertina. La seconda cosa che mi ha colpito è l'immagine, con logo Rossodannata, scattata da Claudia Monterenzi e che ha elementi, per me, impossibili da non notare. Un divano, un mazzo di rose rosse e nere intrecciate, una chitarra a sinistra e un bicchiere di vino rosso a terra. Anche qui, quel che percepisco io è molto, ma voi? cosa vedete in questa immagine che avete scelto come primo segno identificativo del progetto insieme alla copertina...?

R: Partiamo con i ringraziamenti! Mattia Brena ci sta curando l’artwork del CD. L’immagine di profilo della pagina Facebook sarà, a parte piccoli cambiamenti, anche la copertina dell'album appunto. Il nome "Rossodannata" è nato semplicemente perché ad ogni prova beviamo sempre una buona bottiglia di vino rosso; dopo due bicchieri ci è venuta l’idea di scriverlo tutto attaccato, potendolo così interpretare anche come due parole distinte: “Rosso” e “dannata”. Il colore rosso per la passione che da sempre ci mettiamo e che a volte ci procura anche delle ferite che curiamo con la forza del rock... da qui le spine, la rosa e le corna. Claudia Monterenzi! La foto che ci identifica per ora sulla pagina è quella del set che avevamo scelto per fare degli scatti nello studio Montani a Verolavecchia (Bs – ndr). Il divano, la lampada accesa, la luce soffusa... danno un senso di distensione, rilassatezza e quiete a cui si aggiungono la familiarità di una chitarra e di un bicchiere di vino rosso, che possono rivelare il modo in cui ci siamo ritrovati io e Dade dopo tutti questi anni.
D: E' intimo, personale ma vuole anche farsi sentire, quella chitarra che ti fa compagnia in solitudine o accompagna le serate con gli amici e per quanto riguarda il vino beh, son tutte proteine, quasi un pasto completo ah ah.

Ok, per ora ci avete spiegato "cosa state combinando". Ora la domanda è: cosa combinerete? eventi, live, progetti per la crescita di questo nuovo duo? a cosa state pensando e cosa farete prossimamente?

R: A breve realizzeremo il videoclip del primo singolo scelto, vale a dire “La nave” che vorremmo mettere online il 9 febbraio in modo da promuoverlo in tempo per le prime date live. Partiremo da Quinzano il 21 febbraio e porteremo in giro per il centro e nord Italia i nostri brani più alcune cover punk riarrangiate a nostro modo, fino almeno a questa primavera; così poi entrambi possiamo tornare a dedicarci rispettivamente ai Totale apatia (nuovo album e nuovo tour) e ai Cansòn de Usteria. Speriamo comunque che questa sia solo la prima tappa di una continua futura collaborazione e che non passino poi altri dieci anni prima di ritrovarsi!
D: Magari un'altro disco...

Ultime parole per chiudere. Dite voi qualcosa, qualsiasi cosa vi passi per la testa.

R: Per restare anche in tema Totale... da “Penombra”: “I MATTI SIETE VOIIIIIIII!!!!!!”. Ciao Lara, grazie a te e al Cammino per questa chiacchierata!

Buon tutto ragazzi e come sempre, spaccate!

domenica 11 gennaio 2015

George Gershwin: la genialità innata


George Gershwin nasce a Brooklyn nel settembre del 1898. Fin dal quando era piccolo, a soli dieci anni, comincia a mostrare interesse per la musica, inziando a suonare il pianoforte senza aver mai studiato musica, seguendo solo ciò che l'istinto lo portava a fare. Così è nato il suo genio musicale, da quel momento, in cui ha deciso di provare a premere quei tasti bianchi e neri che così tanto lo affascinavano. Forse era rimasto affascinato dal tentativo della sorella Francis di avere una carriera musicale. Frances aveva cominciato a guadagnare qualche soldo con il canto e il ballo, ma lasciò dopo non molto, perché al tempo ancora non era ben accetto che una donna, sposata, si dedicasse ad attività creative e ricreative. Fatto sta che il piccolo Gershwin, da quel momento, inizia a diventare... il grande Gershwin. La musica di Gershwin è conosciuta a milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Molte persone ascoltano un pezzo, ne restano incantati e magari non sanno che è suo e... magari non sanno che quel tal pezzo, reinterpretato come è spesso accaduto da miriadi di eccellenti artisti, è proprio suo, viene dal suo genio, perché di genio si tratta. Gershwin affermò che gli piaceva pensare alla musica come a una scienza emozionale; Gershwin compose, nella sua testa, la grande e famosissima “Rapsody in Blue” (1924), mentre ascoltava i ritmi e i rumori metallici del treno che lo stava portando a Boston. Quando la consegnò ai suoi collaboratori e colleghi, per lui ancora incompiuta, tutti si misero a lavoro e Ferde Grofé, compositore e orchestratore, si occupò subito dell'orchestrazione del brano. Lui... lui che voleva ultimarla, perfezionarla, immaginate il momento, tutti a lavoro perché l'opera fosse orchestrata al meglio e lui ancora lì, a ritoccare, a rivedere, a perfezionare. Il direttore d'orchestra, Paul Whiteman, a cui Gershwin aveva consegnato l'opera al suo arrivo però aveva dato il via alle prove e rimase allibito quando comprese che Gershwin avrebbe voluto migliorarla ulteriormente. Si domandava come avrebbe potuto, migliorare qualcosa di già così grandioso. L'opera dunque rimase come era stata consegnata al direttore ed è tuttora quella che la sua mente aveva composto, dall'inizio alla fine, durante un viaggio in treno per Boston. Riuscite a immaginare quel momento? Io ci provo, con tutte le forze, cerco di immaginare cosa gli passasse per la testa, sul treno, sceso dal treno, mentre si affannava per ritoccare il brano ed ultimarlo per come lo voleva lui. Quel momento, in cui i rumori metallici gli hanno dato l'ispirazione per creare un capolavoro di tale portata. Meraviglioso. Semplicemente meraviglioso. Andiamo avanti però... Gershwin che spazia dalla musica colta al jazz, fino al blues e al musical e Gershwin che diventa l'iniziatore, del musical americano. Gershwin che non nasce George, bensì Jacob e nasce da due emigrati ebrei: il padre, Moishe, cambiò il suo nome in Morris Gershwin qualche tempo dopo essere emigrato da San Pietroburgo e quattro anni più tardi conobbe Rose Bruskin, ebrea russa, che sposò e con la quale diede vita a quattro figli, tra i quali Jacop, appunto. Il nome, Jacob, lo cambiò quando divenne un musicista professionista (chissà perché? Era già un bel nome Jacob, forse a lui non "suonava" bene). Ha scritto la maggior parte delle sue opere vocali e teatrali in collaborazione con il fratello maggiore e paroliere Ira Gershwin. Gershwin... che nel 1928, nel periodo europeo, compone “Un americano a Parigi”, Gershwin che nel 1935 compone il musical “Porgy and Bess”... ed è qui, in realtà, che volevo arrivare. “Porgy and Bess” ebbe un grande successo, ma fu inizlamente percepita dalla comunità nera del tempo come un'opera offensiva, addirittura razzista. La descrizione della vita degli afro-americani che nell'opera appariva, non piacque per niente alle Black Panters in lotta per i diritti dei loro fratelli, ma fu tutta una grossa incomprensione sostanzialmente. Gershwin si era ispirato nella composizione dei brani per il musical a pezzi spiritual quali “All My Trials”, che negli anni '50 e '60 divenne uno degli inni dei movimenti di protesta; e si ispirò anche alla sua esperienza artistico-musicale così complessa, una fusione di tradizione operistica dell'Est europa, musica afro-americana, musica ebrea russa. “Summer time” - una ninna nanna che Clara, uno dei personaggi della celebre opera teatrale, canta al suo bambino - fu ispirata per esempio da diversi brani e sonorità: il sopra citato “All My Trials,” “Sometime I Feel Like a Motherless Child” (un brano che risale ai tempi della schiavitù, tempi in cui era pratica comune vendere i figli degli schiavi) e.... ninne nanne appunto: si parla in particolare di una ninna nanna russa e di un'altra ninna nanna, quest'ultima di origine ucraina. "Porgy and Bess" fu tratto dal racconto “Porgy” di Edwin DuBose Heyward, paroliere anch'esso dei testi insieme ad Ira. "Summertime" è certamente uno dei brani più famosi dell'intera opera e la cosa fenomenale non è solo che è stata interpretata da grandi talenti dela musica quali Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Billie Holiday, Chet Baker e Mahalia Jackson... Fu proprio Billie Holiday a portarla in classifica per la prima volta con la sua versione del 1936, ma ciò che risulta essere grandioso... è che la potenza di questo brano ha portato al concetto per il quale, al di la' dell'intento o del significato iniziale, un brano musicale possa assumere significati altrettanto grandiosi anche in epoche successive, molto più recenti e in riferimento a fatti storici completamente diversi. Parlo qui di Janis Joplin... che la urlava, con rabbia, al mondo intero, mentre la guerra del Vietnam esasperava i popoli coinvolti. La gridava al mondo, appena dopo l'assassinio di Martin Luther King e Kennedy, quando americani bianchi e neri, insieme, si scontravano la polizia in segno di protesta, mentre gli agenti del tempo intossicavano i manifestanti con il gas Mace sotto le telecamere di tutto il globo, mentre c'erano arresti per l'assalto alla Convenzione Democratica di Chicago, mentre i leader della protesta – in particolare - furono arrestati con le accuse pesantissime di incitazione alla violenza e cospirazione e assolti, quattro anni dopo, con la motivazione che erano stati violati i diritti di difesa. Summertime è stata tradotta in molte lingue ed anche in italiano dai Dalton – anche se a parer mio in questa versione perde purtroppo tutta la sua potenza e il significato del testo è parer mio violato e svuotato (con tutto il rispetto per i Dalton... di questi utlimi, se vi interessa sapere chi sono – vi segnalo un brano interessante. "Idea d'infinito", quello si che è un bel pezzo). Gershwin compose più di settecento brani, fino a che nel 1937 comiciò ad avvertire i sintomi di un tumore al cervello che lo portò alla morte lo stesso anno, dopo essersi accasciato al suolo sul set di The Glodwin Follies, un film del 1938 di cui stava curando le musiche. Morì al Cedars of Lebanon Hospital a seguito di un intervento di unrgenza. Pochi mesi dopo, il suo idolo, Joseph Maurice Ravel (compositore del celebre "Boléro, per intenderci), morì anchesso, durante un intervento simile al cervello. "Summertime". Vi propongo qui la versione originale di Jacob (mi piace poterli chiamare con il loro nome), la versione di Ella Fitzgerald e infine, la versione di Janis Joplin. Buon ascolto... e buona lettura della traduzione - scritta poco fa - che spero renda giustizia all'intensità del testo originale.


Summertime (Estate)

Estate...
e la vita è semplice,
i pesci saltano
e il cotone è alto.

Tuo padre è ricco,
Tua madre ti guarda con amore,
quindi silenzio, piccolino,
non piangere.

Uno di questi giorni
Ti sveglierai cantando,
poi spiegherai le ali
e ti guadagnerai il cielo.‎

Fino a quella mattina però,
nulla potrà farti del male,
con la tua mamma... e il tuo papà.




sabato 3 gennaio 2015

Billie Holiday: "Desiderando... sulla Luna"


Billie Holiday, 1915/1959. Stavo pensando alla tragicità della sua vita. Stavo pensando a quanto tutte le sue terribili tragedie si sentissero, nella sua voce. Nel 2009 Adriano Mazzoletti (giornalista, scrittore, conduttore radiofonico, produttore discografico considerato uno dei padri della diffusione della musica jazz in Italia - che comunque in Italia era giunto già nel primo decennio del novecento ed ha continuato ad essere presente, negli anni '20 e '30) scrisse che "...si imponeva per la sua voce intensamente drammatica, per la capacità di "volare" sul tempo e per l'emozione che sapeva trasmettere anche su testi a volte banali...". Stasera stavo ascoltando "I Wished on the Moon" un pezzo composto da Ralph Raiger (pianista e compositore nato a New York nel 1901 e morto prematuramente in un incidente aereo nel 1942) con un testo scritto da Dorothy Parker (scrittrice di racconti brevi, poeta, critica, autrice satirica - nata nel New Jersey nel 1893 pubbicò il suo primo racconto breve su "Vanity Fair" nel 1914. Morì a New York, nel 1967). Il pezzo fu inciso per la prima volta da Ruth Etting, una cantante/attrice attiva soprattutto negli anni '20 e '30 e fu proprio questo pezzo uno dei brani fondamentali all'inizio della sua carriera poiché arrivò così al grande pubblico. Reinterpretò "I Wished on the Moon" con l'accompagnamento del pianista Teddy Wilson nello stesso anno in cui lo stesso era stato inciso per la prima volta. Prima di quel momento Billie aveva inciso due dischi dopo essere stata notata dal produttore che l'ha lanciata, Jhon Hammond, ma entrambi erano passati inosservati. Hammond però continuò a credere in lei e le procurò un contratto con Wilson appunto, per l'incisione di alcuni pezzi con etichetta Brunswick. Torniamo però un attimo alle vicende della sua vita, giusto per rendere l'idea a chi non la conosce così a fondo o per nulla. Il suo vero nome era Eleanora Fagan. Eleanora nacque dall'incontro amoroso tra il sedicenne Clarence Holiday (suonatore di banjo) e la tredicenne Sadie Fagan (ballerina di fila). Suo padre non si occupò quasi mai di lei e fin dall'infanzia si trovò lontana dalla madre che l'aveva affidata alla cugina (a Baltimora) mentre lei lavorava a New York come domestica. A dieci anni fu stuprata e in seguito tentarono di violentarla altre volte. Ancora piccola raggiunse la madre a New York e cominciò a prostituirsi in un bordello clandestino di Harlem e arrotondava pulendo gli ingressi delle case nel quartiere, compeso l'ingresso del bordello. Alla proprietaria del bordello però non faceva pagare e in cambio lei gli lasciava ascoltare i dischi di Louis Amstrong e Bessie Smith sul fonografo del salotto. Quando le autorità scoprirono il bordello, Eleanora fu arrestata e condannata a quattro mesi di carcere. Uscita dalla prigione, per evitare di tornare alla prostituzione, iniziò a cercare lavoro come ballerina nei locali notturni. Non sapeva ballare, ma fu immediatamente assunta da un locale quando la sentirono cantare. Fu così che iniziò, all'età di 15 anni. Dopo non molto le colleghe del locale iniziarono a chiamarla "Lady" dunque "Signora" perché rifiutava le mance solitamente infilate dai clienti tra le cosce delle donne che si esibivano. A diciotto anni, Hammond la notò ed iniziò la vera e propria carriera musicale. Le sue pene però non finirono qui e anche se musicalmente la sua carriera prese il volo, ebbe ancora da affontare due matrimoni brevi e turbolenti e il colpo avuto con la morte della madre. In quel momento iniziarono i problemi con la droga e l'alcool e nel 1959, a soli 44 anni, morì per le complicazioni dovute alla cerrosi epatica. La Holiday (il suo nome d'arte nasce dal nome d'arte del padre musicista noto come "Holiday" e dalla stima nutrita per l'attrice Billie Dove) incise altre versioni di "I Wished on the Moon", tra le quali la seconda versione del 1957, introdotta nell'album "Songs for Distingué Lovers". Ascoltando la prima versione del '35 e la seconda del '57 anche un orecchio poco intenditore percepisce immediatamente quanto siano diverse. E' diversa la musica ma ciò che colpisce di più è l'interpretazione che Lady Holiday ha dato al testo... Ascoltando la versione del '35 si sente un dolore disperato, l'affanno, il respiro che c'è e che manca... Nella versione del '57 invece - questo è ciò che sento io nell'ascoltarle ovviamente - sembra quasi che la Holiday prenda in giro il suo dolore, è talmente esausta che nella sua voce si sente un dolore a cui lei sembra sputare in faccia, quasi come se oramai non avesse più speranze di essere veramente felice. Chissà, forse è questo che l'ha portata alla morte... a un certo punto era talmente esausta che si è rassegnata a soffrire sempre, il dolore già terribile è diventato anche autodistruzione e lì, Eleanora, è morta definitivamente... anni prima della sua morte fisica. E dopo queste riflessioni, mentre penso a tutto quel dolore, a tutto... quel ... dolore... vi propongo l'ascolto delle due versioni del pezzo e una mia traduzione (non letterale, sarebbe troppo scontato) del testo di "I Wished on the Moon", testo che - per come lo interpreto io - le si appiccica addosso come se fosse stato scritto per lei.


"I Wished on the Moon" - "Desideravo sulla Luna"

Esprimevo desideri alla luna, per qualcosa che non ho mai conosciuto...

Desideravo sulla luna... per più di quanto io abbia mai conosciuto...

Una rosa più dolce, un cielo più morbido,
un aprile in cui i giorni smettono di danzare via...

Esprimevo desideri alle stelle,
che mi gettassero giù un fascio di luce o due.
Le pregai, chiedendo loro... un sogno o due.

Ho cercato ogni bellezza, tutto si è avverato...
Esprimevo desideri alla luna, per voi.

Esprimevo desideri alla luna, per qualcosa che non ho mai conosciuto...

Desideravo sulla luna... per più di quanto io abbia mai conosciuto...

Una rosa più dolce, un cielo più morbido,
un aprile in cui i giorni smettono di danzare via...

Esprimevo desideri alle stelle,
che mi gettassero giù un fascio di luce o due.
Le pregai, chiedendo loro... un sogno o due.

Ho cercato ogni bellezza, tutto si è avverato...
Esprimevo desideri alla luna. Per voi.