martedì 25 novembre 2014

"Fenesta vascia": l'intensità porpora


"Fenesta vascia". Conoscete questa canzone? Questo pezzo è una memorabile raffinatezza della storia folkloristica napoletana. Il testo riporta la storia di un amore senza speranze di un giovane, innamorato perdutamente di una ragazza che abita dietro, appunto, la "finestra vascia". "Vascia" significa "bassa", nel senso di "misera" ed è "misera" perché... perpetuamente "chiusa". Un amore d'altri tempi, intensamente espresso nei versi della canzone e nella sua melodia dolce e malinconica, un'intensità "porpora", non so se mi spiego. La cosa ancor più bella è che questa "intensità porpora", come la definisco io, viene dal 1500. La canzone originale non è giunta fino ai giorni nostri, ma per fortuna è comunque arrivata all'età moderna grazie alla cura di Guglielmo Cottrau, compositore ed editore napoletano che si occupò della trascrizione musicale del pezzo, affidando la cura del testo a Giulio Genoino. Cottrau è ritenuto uno dei padri della musica napoletana perché fondamentalmente si era preso cura di questo pezzo come di molti altri dei secoli a lui precedenti, affidandone i testi e gli spartiti a poeti e musicisti locali, per non farli perdere nel tempo; poeti e musicisti appunto, quali ad esempio Luigi Biscardi e Mariano Paolella, "dimenticati" in qualche modo, a causa delle vicende storiche del 1860. Il testo poetico, aulico, di "Fenesta vascia" viene appunto affidato al valente poeta e letterato Giulio Genoino, anche lui, dimenticato dalla storiografia letteraria italiana, addirittura confuso, spesso con un omonimo consigliere di Masaniello che nulla aveva a che fare con lui. Genoino riportò fedelmente il testo del 1500, adattandolo alla lingua parlata nel 1800, per esempio per quanto riguardava termini allora in disuso o completamente rimossi dal napoletano moderno del tempo. Il risultato è ciò che oggi abbiamo a disposizione. E' affascinante, meraviglioso, tutto questo. Il testo di "Fenesta Vascia" ha una poetica impeccabile, è composto da due "ottave siciliane" di endecasillabi, con rima alternata AB, molto usata dai poeti aulici. Ogni ottava ha un tema diverso, ogni distico forma una frase a se, indipendente, ma sempre collegata logicamente alle altre. La rima è perfetta all'ascolto, pur se imperfetta nel testo scritto; questo perché nella dizione corretta osco-napoletana, il finale di ogni frase, delle parole, è sempre sfumato, il genere è indefinito e diviene definito solo per diretto collegamento alle parole che vengono prima, articolo o aggettivo che siano. La "e", ad esempio, delle parole in rima contenute nella prima strofa, è pronunciata "alla francese", sfumata appunto ed è proprio questo che determina le rime stesse; e così accade anche per rime successive. La musica fu scritta per il Calascione, uno strumento a plettro partenopeo oramai in disuso ed è stata poi reinterpretata suonandola con il mandolino, che esprime al meglio il timbro partenopeo originale, dolcemente sottile, dolcemente malinconico ed intenso. Non è facile tradurre il testo di "Fenesta Vascia", per la ricercatezza delle parole, per la tecnica con la quale il colto poeta che le ha scritte ha utilizzato, il fraseggio; un poeta che è rimasto anonimo, non si sa se per scelta o per convenienza; colto di certo, perché per come è scritto, questo testo, non poteva essere di un cantastorie, poteva solo essere ed è, assolutamente, di un poeta che sapeva, sapeva molto bene, cosa stava facendo. La punteggiatura, notatela, non fatevela sfuggire.


"Fenesta Vascia":

Fenesta vascia 'e padrona crudele,
quanta suspire mm'haje fatto jettare!...
Mm'arde stu core, comm'a na cannela,
bella, quanno te sento annommenare!
Oje piglia la 'sperienza de la neve!
La neve è fredda e se fa maniare...
e tu comme si' tanta aspra e crudele?!
Muorto mme vide e nun mme vuó' ajutare!?...

Vorría addeventare no picciuotto,
co na langella a ghire vennenn'acqua,
Pe' mme ne jí da’ chisti palazzuotte:
Belli ffemmene meje, ah! Chi vó' acqua...
Se vota na nennella da llá 'ncoppa:
Chi è 'sto ninno ca va vennenn'acqua?
E io responno, co parole accorte:
Só' lacreme d'ammore e non è acqua!...


"Finestra Misera":

Finestra bassa di una padrona crudele,
quanti sospiri mi hai fatto sprecare!.....
Questo mio cuore arde come una candela,
bella, se sento il tuo nome pronunciare!
Orsù prendi esempio dalla neve!
La neve è fredda ma si fa accarezzare….
Ma tu sei così aspra e crudele?!
Mi vedi morire e non mi vuoi aiutare!?....

Vorrei diventare un bel garzone,
che con la brocca va vendendo l’acqua,
e poter gridar tra questi caseggiati
Mie belle donne, ah! chi vuole l’acqua…..”
Si volge una ragazza in su dall’alto:
Chi è il bel garzone che vende l’acqua?”
Le risponderei con parole dosate:
Sono lacrime d’amore, non è acqua!.....”

"Fenesta Vascia" nella versione di Massimo Ranieri, 1974

Per ulteriori approfondimenti: www.ilportaledelsud.org

domenica 9 novembre 2014

Bob Dylan, marzo 1963 "Blowing in The Wind"

 


"Quante strade deve percorrere un uomo
Prima che lo si possa chiamare uomo?
Sì, e quanti mari deve sorvolare una bianca colomba
Prima che possa riposare nella sabbia?
Sì, e quante volte le palle di cannone dovranno volare
Prima che siano per sempre bandite?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Quante volte un uomo deve guardare verso l'alto
Prima che riesca a vedere il cielo?
Sì, e quante orecchie deve avere un uomo
Prima che possa ascoltare la gente piangere?
Sì, e quante morti ci vorranno perchè egli sappia
Che troppe persone sono morte?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento

Quanti anni può esistere una montagna
Prima di essere spazzata fino al mare?
Sì, e quanti anni la gente deve vivere
Prima che possa essere finalmente libera?
Sì, e quante volte un uomo può voltare la testa
Fingendo di non vedere?
La risposta, amico, sta soffiando nel vento
La risposta sta soffiando nel vento"