Claude Debussy |
Claude Debussy (1862/1918). Il solo pronunciare il suo nome pare dare
il via ad una musica, la sua musica. Di lui Paul Valéry scrisse: "Lo si vedeva
concentrarsi non ad ascoltare la musica per se stessa, quanto a tentarne di
farne suoi i segreti. Lo si vedeva, lapis tra le dita, prender nota di ciò che
riteneva giovevole alla poesia nella musica, cercando di estrarne alcuni tipi
di rapporti che potessero essere trasportati nel campo del linguaggio." Debussy è
considerato l'iniziatore della musica moderna, per molti esponente massimo del
simbolismo e dell'espressionismo in musica, nonostante il compositore negasse l'appartenenza
a un determinato movimento artistico. La realtà, a parer mio, è che proprio
come desiderava lui, Claude Debussy non è classificabile; non si può dare un
genere alla sua musica, perché le influenze, la ricchezza, le sfumature e i
diversi colori delle sue opere, fanno delle sue composizioni un prisma attraversato da una luce potente ed
eccezionalmente ispirata. Amava Debussy, amava la poesia di Verlaine, amava
assorbire come una spungna tutto ciò che della musica e della poesia lo
rapivano maggiormente. Per questo nelle sue opere si possono sentire accenni di
Wagner, così come di musica sinfonica; si possono percepire immagini e odori
d'oriente o in altri casi udire e godere delle sue contaminazioni europee, romantiche,
neoclassiche, fino al simbolismo e l'espressionismo, passando per ispirazioni
popolari, danze e tradizioni e giungere persino al jazz. Visse in Italia, in
Francia, in Inghilterra ed ebbe una vita movimentata sotto diversi aspetti e
certamente, perché è un dato di fatto, anche molti di questi avvenimenti
ispirarono all'autore diverse composizioni. Sono talmente tante le sue
meraviglie, che elencarle e parlare di tutte sarebbe incauto in
quest'occasione, perché per parlarne davvero ci vorrebbero pagine e pagine.
Allora parliamo di "Clair de lune", uno dei pezzi di
Debussy più amati in assoluto. Beh, io vi dico, che se non conoscete l'opera
per intero, è davvero un gran peccato e si, dovreste rimediare. "Clair de
lune" è il terzo atto de la "Suite Bergamasque", composta tra il 1888 e 1890 e ripresa da Debussy nel 1904,
rivista e pubblicata l'anno seguente. E' una suite, appunto, una forma
strutturata di più brani ispirati alle movenze di balli cortigiani e popolari: "Prélude" (Preludio), "Menuet" (Minuetto), "Clair de lune" (Chiaro di
luna) e "Passepied" (non
traducibile poiché si riferisce a un tipo di danza nata in Bretagna). Ciò
che lega questa
composizione all'Italia, come si può percepire dal titolo scelto, è il termine
"bergamasque". Si lega, però, in maniera molto più intricata e
interessante di quel che potrebbe sembrare. Al tempo la città di Bergamo era
amata dai francesi, perché Stendhal, un secolo prima,
l'aveva visitata e ne aveva descritto la parte Alta come il colle più bello che
avesse mai visto. Non è questo però, il vero motivo del titolo. Il termine
"bergamasque", in effetti, viene da Shakespeare. Ebbene si. In "Sogno di una notte di
mezza estate", il grande
Shakespeare fa riferimento, più di una volta, a una rustica danza che avrebbe
avuto origine proprio a Bergamo; oltre a questo, rendendo il termine in inglese
con "a bergamask", Shakespeare intendeva espimere il suo amore per la
commedia dell'arte e le maschere (*mask). L'idea di utilizzare questa parola
poi, venne in mente a Debussy grazie al suo poeta preferito, Paul Verlaine. Il terzo atto, "Clair de lune", si intitola
proprio come la splendida poesia di Verlaine nella quale il sopracitato termine
è presente: " "Votre âme est un
paysage choisi/ Que vont charmant Masques et Bergamasques/ jouant du Luth et
dansant et quasi / Tristes sous leurs déguisements fantasques" (La vostra
anima è un paesaggio eletto / per il quale vanno maschere e “bergamasques” /
suonando un liuto e danzando quasi / tristi per i loro travestimenti fantastici"). Detto ciò, se non
avete mai ascoltato per intero quest'opera vi consiglio di farlo, al di la' del
"genere" musicale a voi favorito. In questo modo, ve lo assicuro,
potrete dire di aver vissuto qualcosa di magico, prima di riposare in vista del
nuovo giorno.
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