lunedì 6 giugno 2016

La storia del cinema (parte 1): dai fratelli Lumière al western americano

I fratelli Lumière
Stavo pensando a tanti film che mi sono piaciuti, a quelli che ho adorato a quelli che proprio non mi hanno convinto. Ho pensato a grandi registi, attori e attrici, al grande lavoro che c'è dietro a ogni film che vediamo, a quante persone al mondo vedono film ogni giorno; mi sono venuti in mente i fratelli Lumière e così mi sono detta: ma poi? Dopo di loro che è successo? E qui è partita la ricerca che tenterò di condividere con voi al meglio. In effetti, addetti ai lavori e studenti/ studiosi del settore a parte, credo siano rare le persone che conoscono quello che è stato il grande percorso che ha portato fino ad oggi, dunque, eccomi qui a riassumere il più possibile quel che ho scoperto nelle mie ricerche, con un primo articolo dedicato, a cui seguiranno poi altri articoli.

I fratelli Lumière - Louis e Auguste - furono i primi, alla fine del 1895, a far scoprire il cinema al pubblico e questo lo sappiamo più o meno tutti. Come naturale che sia, non è che la cosa sia nata all'improvviso e i due fratelli, prima di questa prima proiezione, sperimentarono a lungo, si impegnarono in messe a punto e richerche tecniche fino a che Louis riuscì a creare l'apparecchio da cui tutto è iniziato: il Cinematografo. L'apparecchio aveva le funzioni di ripresa e riproduzione di immagini fotografiche animate; era azionato a manovella e consentiva la riproduzione delle immagini per un tempo abbastanza lungo da rappresentare azioni compiute e continue. Vista la scoperta ed essendo consapevoli di quanto potesse avere successo una tale innovazione, i fratelli Lumière, si cimentarono nella commercializzazione su vasta scala della loro invenzione, ottenendo, fin dal primo spettacolo del dicembre 1895, un grande riscontro da parte del pubblico. Nelle prime proiezioni lo spettacolo era costituito da una serie di brevi film di un minuto o poco più ciascuno, per un totale di mezzora di spettacolo intervalli compresi ed era costituito da scene familiari, di attualità, piccoli sketch comici e informazione documentaristica. Immaginate lo stupore degli spettatori. Noi siamo abituati al grande cinema, ma pensate a quei primi spettatori, alla loro meraviglia, la curiosità, le emozioni, nel vedere per la prima volta nella storia, persone ed oggetti, la realtà, enfatizzata nei dettagli drammatici come in quelli comici, riprodotta sotto forma di spettacolo animato. La cinecamera era fissa e sembrava proprio essere come una porta aperta su un mondo fino ad allora sconosciuto. La produzione dei due fratelli si intensificò tra il 1895 e il 1899 e si concentrò soprattutto sull'informazione alternativa, non pilotata, e documentaristica. Nel 1896 assunsero alcuni fotografi e questi signori avevano il compito di assicurarsi della corretta riproduzione degli spettacoli e allo stesso tempo di catturare fotograficamente scene, panorami francesi, stranieri ed esotici, durante la loro permanenza nei diversi luoghi dove lo spettacolo veniva proposto. Nacquero così anche la "carrellata" e altri effetti cinematografici inventati da Eugène Promio, un operatore francese d'origini italiane, che studiò questi espedienti tecnici durante le riprese di alcuni film girati in differenti parti del mondo. Andando avanti il cinema divenne sempre più un mezzo d'informazione, con la funzione di far conoscere luoghi lontani e di presentare fatti di cronaca tramite i primi veri e propri inviati della storia. Iniziò così una folle corsa, la corsa dei vari produttori di film dell'epoca per essere sempre i primi ad arrivare sul posto dove qualcosa accadeva. Questa continua corsa, così intensta, portò poi alla riproduzione di fatti accaduti realmente, d'attualità e cronaca appunto, in scenari ricostruiti in studio. Anche l'illusionista francese Geroge Méliès rimase ammaliato dal cinematografo, poiché vide nella macchina la possibilità di riprodurre illusioni che aveva già proposto a teatro. I fratelli Lumière però decisero per questioni commerciali e di profitto di non vendergli il Cinematografo e Méliès, nel 1896, costruì un proprio apparecchio (il Kinetografo), dando il via a spettacoli di fotografie animate, non molto lontani - per il primo anno di attività cinematografica - dai primi lavori dei Lumière. L'anno successivo però, fece un balzo di qualità, aprì un vero e proprio studio cinematografico con il quale realizzò poi "film con trucchi", che diventeranno la sua specialità ed erano sostanzialmente una continuazione e un'amplificazione del suo lavoro teatrale. L'illusione ottica, la meraviglia, il mistero, erano alla base dei suoi lavori teatrali e il cinema permetteva di amplificare tutto questo. Fu Mélies, in questo senso, a dare vita allo spettacolo cinematografico. Furono girati negli anni diversi film fantastici, d'avventura e anche comici, continuò la produzione del cinema a trucchi portando le sue illusioni in scena e rispetto agli altri aveva anche tecniche e approcci diversi. I suoi film erano più lunghi, suddivisi in scene ed episodi, erano ricchi di ambientazioni e personaggi e lo schema era tratto dal dramma tradizionale o dal romanzo d'avventura, con uno stile di recitazione molto teatrale da parte degli attori. Gli stessi fratelli Lumière riconobbero Mélies come il creatore dello spettacolo cinematografico che avrebbe dato i natali a tutte le successive produzioni. Nonostante ciò, nel 1912, la sua produzione si fermò a causa delle grandi case cinematografiche che non lasciavano più spazio ai produttori indipendenti e alle piccole case. Nei primi quindici anni dalla creazione del Cinematografo, il cinema si era già evoluto in qualcosa di molto più ampio, sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista commerciale. Nacque in Francia, Stati Uniti e in Gran Bretagna, una vera e propria industria del cinema, con produzione e distribuzione delle pellicole. Il cinema continuò ad arricchirsi, visto il grande gradimento del pubblico, grazie ai produttori e naturalmente ai creatori dei film e così nelle principali città vennero aperti numerosi studi. Il primo grande industriale cinematografico, che creò a partire dal 1896 un vero e proprio impero di produzione, distribuzione e noleggio dei film, fu Charles Pathé, per molti anni dominatore del mercato mondiale (in particolare tra il 1903 e 1909). Tra i suoi primi collaboratori vi fu Ferninand Zecca (relizzazione, supervisione, produzione dei film e creazione di un'equipe di persone specializzate: registi, operatori e tecnici). Insieme, i due, daranno vita a film di ogni genere. Pathé cominciò a ridimensionare il suo impero intorno al 1918, pressato dalla concorrenza e nel 1929 decise di ritirarsi. Nel frattempo, nel 1895, anche Lèon Gaumont aveva dato vita alla sua società di produzione. Precedentemente impiegato in una fabbrica di materiale ottico e fotografico, intraprese la via delle grandi produzioni cinematografiche; inventore e costruttore di apparecchi di proiezione e cineprese, commercializzò anche macchine di altri inventori e la sua modalità di commercializzazione era ben precisa: la vendita di ogni apparecchio era accomagnata da pellicole dimostrative, che tra l'altro erano create dalla segretaria della società, Alice Guy, considerata la prima regista donna. Nel 1911, il Gaumont Palace di Parigi divenne la sala cinematografica più grande al mondo, con 3400 posti a sedere. Nel 1930 la società venne messa in liquidazione e riaperta con nuovo nome nel 1938. Accanto alle grosse produzioni, si mantennero comunque attive produzioni meno spettacolari, con scenografie meno costose, a cui però partecipavano attori di fama e letterati. Al centro di queste produzioni c'era l'attenzione per lo spettacolo cinematografico in se, l'evoluzione dell'espressione artistica (oltre che tecnica). In particolare con Emile Cohl, Max Linder, Louis Feuillade e le loro produzioni nei primi decenni del novecento, si ebbero le maggiori novità dal punto di vista artistico/espressivo. Negli Stati Uniti invece fecero da pionieri Thomas Edison (inventore, tra le altre cose, del Kinetoscopio e fondatore della sua casa di produzione, la Edison appunto), William Kennedy Dickinson (casa di produzione Biograph), Stuart Blackton e Albert E. Smith (fondatori della Vitagraph). L' approccio americano però – più che in altri Paesi – fu fin dall'inizio palesemente speculativo, perciò per diversi anni le produzioni americane non riuscirono ad avere una struttura tecnico/artistica che gli permettesse di realizzare produzioni di qualità come invece accadeva in Francia. Visto lo svilupparsi di una vera e propria guerra ai brevetti, durata negli Stati Uniti fino al 1908, nel 1909 venne fondata la "Motion Pictures Patent Company", che raggruppava le sette più importanti case produttrici americane (Edison, Biograph, Vitagraph, Essanay, Selig, Lubin e Kalem) e che aveva lo scopo di mettere ordine nel settore, eliminando anche le piccole case indipendenti che venivano inglobate dalle grandi case. Fu dal 1905 in poi che la produzione statunitense cominciò a prendere una reale forma, con la costruzione di sale specializzate. Anche in America le produzioni si concentrarono inizialmente sull'attualità, sulle pellicole comiche, storiche, avventurose o documentaristiche, con micro film che messi insieme porgevano all'attenzione del pubblico uno spettacolo di circa mezzora, come accadeva in Francia. Il primo esempio di cinema narrativo per come viene inteso ancora oggi però, è attribuito proprio all'americano Edwin Porter, che realizzò il progetto per Edison nel 1902. Le immagini documentaristiche dell'intervento di una squadra di pompieri, vennero unite alla storia di una mamma e del suo bambino: in pericolo tra le fiamme in cui viene avvolta la loro casa, c'è una successione di momenti di tensione, che porta infine al salvataggio di entrambi. Happy Ending. Pur non utilizzando ancora le techiche di montaggio e varietà di piani che verranno usate in seguito, Porter diede una svolta essenziale al cinema americano e ancora di più e in modo decisivo lo fece con le produzioni successive. Si devono a lui i primi film con suspance, i primi prototipi di western, le prime storie di gangster e le prime narrazioni di dramma sociale. Se la Edison puntava molto sulla messa in scena della realtà, la Vitagraph si sviluppò maggiormente nella direzione della qualità tecnica e Stuart Blackton fu infatti un grande esperto di cinematografia e un grande sperimentatore. La tecnica a scatto singolo, con la quale è possibile animare oggetti inanimati, deve la sua diffusione ai suoi film d'animazione e fu il successo dei suoi lavori a spingere anche altre case di produzione a dedicarsi al ramo del disegno animato. Negli anni la Biograph aumentò le sue produzioni affiancando la Edison per tipologia e generi. Furono proprio le due case a porre le basi dell'odierna Hollywood. Fu in quel periodo infatti che i produttori cominciarno a girare film in esterna e la California, Hollywood, con il suo clima più mite, era la meta ideale degli addetti ai lavori e portò così truppe di registi, attori e operatori a radunarsi per lavorare sulle coste californiane. Da segnalare assolutamente è inoltre il lavoro del regista David Wark Griffith (Biograph) che, ancora in piena corsa ai brevetti, fu artefice di un cambiamento fondamentale: cominciò a considerare il cinema un'arte e non un oggetto di consumo. Il suo approccio diverso , i suoi lavori, il buon fiuto nello scovare talenti tra gli attori e il suo modo di dirigerli, lo misero in tempi brevi in primo piano, per quel che concerne la storia del cinema. Introdusse forme espressive nuove, elaborate, trasformò l'idea di cinema per come era stata concepita fino a quel momento dagli altri registi e produttori. Per lui il cinema era un linguaggio artistico ed espressivo autonomo, la psicologia dei personaggi era accurata, umana, i personaggi non erano più solo "mascherine", bensì uno specchio realistico dei sentimenti del pubblico. Dalla Biograph passò poi alla Mutual, ottenendo ancora grandi successi e ponendo le basi espressive per rendere il cinema l'arte popolare che è tuttora. In Europa nel frattempo il cinema continuò il suo sviluppo in diversi paesi e in particolar modo in Gran Bretagna con i lavori di George Sadoul e la sua "scuola di Brighton". Quest'ultima, aveva come principali caratteristiche l'utilizzo dei primi piani e dei montaggi alternati. Prima ancora di Sadoul, fondamentali furono anche i lavori di Robert William Paul, che partendo da film semplici sullo stile dei fratelli Lumière ampliò gli orizzonti del paese verso nuove direzioni, producendo anche quello che viene considerato il primo film comico britannico. Paul sul fronte dello spettacolo cinematografico, James Williamson e George Albert Smith – sempre della scuola di Brighton – sul fronte del realismo, diedero così i natali alle produzioni più innovative. Nonostante ciò, nemmeno in Gran Bretagna, come negli altri paesi europei, vi fu un reale salto di qualità. Per vedere l'affermarsi di alcune realtà cinematografiche nazionali (Italia, Danimarca, Svezia, Germania, Spagna ecc.) si dovrà attendere a lungo, ovvero gli anni appena precedenti alla prima guerra mondiale. In Italia, ad esempio, le prime produzioni sono considerate "ambulanti", in quanto erano perlopiù spettacoli da fiera e ad ogni modo la produzione era perlopiù francese (nonostante l'italiano Filoteo Alberini avesse brevettato nel 1895 il Kinetografo). Aprirono diversi anni dopo le prime sale e nel frattempo Alberini e Santoni, diedero i natali a "Il Primo Stabilimento di Manifattura Cinematografica Alberini e Santoni", trasformata l'anno dopo nella "Cines", che diventò in seguito una delle più importanti case di produzione italiane. In contemporanea, in Francia e Stati Uniti, nacquero nel 1913 i "serials". Vi fu, in sostanza, un passaggio dalla carta stampata allo schermo di quel tipo di narrazioni a puntate che erano così diffuse sui giornali e che sempre più avevano avuto successo negli anni. In breve tempo i serials si diffusero diventando addirittura una moda. Per quanto riguarda il cinema d'oltre oceano, fu il western a diventare il genere americano per eccellenza, soprattutto con l'arrivo degli anni dieci e Thomas Harper Ince ne fu immediatamente il rappresentate più qualificato. Con il western il pubblico poteva apprezzare l'apertura dell'uomo verso spazi infiniti, l'azione, il sentimento storico di un tempo non molto lontano e il richiamo alla tradizione culturale e alla letteratura. Per questi motivi la gente lo amò fin da subito. Dopo il 1912 Ince, dopo centinaia di film, lasciò il testimone ad altri registi e in particolare a Ford, Barker e Hart. Hart, come attore e regista, fu per anni il simbolo del West e i suoi film furono spesso prodotti in collaborazione con Barker. Ebbero comunque una rilevante supervisione da parte dello stesso Ince, che in sostanza divenne il terzo grande del cinema americano accanto a Sennett e Griffith.

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