Pola (attuale Croazia, nel 1947 era capoluogo dell'Istria), 15 giugno 1933: nasce Sergio Endrigo, uno dei grandi padri della musica italiana. Romeo Endrigo e Claudia Smareglia danno vita a un uomo che regalerà un mondo a generazioni e generazioni di giovani e meno giovani. Il padre di Sergio diviene uno scultore molto conosciuto nella sua città tanto che se uno di noi si ritrovasse a visitare il cimitero di Pola potrebbe ancora ammirare le sue sculture e i suoi bassorilievi in marmo oppure ancora se ci ritrovassimo nelle stanze degli uffici comunali potremmo vedere i busti in gesso di Mussolini e Vittorio Emanuele III che sono stati scolpiti dalle sue mani; Romeo era anche un tenore autodidatta e dal 1922 al 1924 cantò, riscuotendo parecchio successo, esibendosi al Teatro Dal Verme di Milano ne "La Bohème" e nella "Madama Butterfly". La Scala era chiusa a causa dei bombardamenti della prima guerra mondiale e di conseguenza il Dal Verme era il teatro più importante nella Milano del tempo. Sergio Endrigo non riesce però a conoscere veramente suo padre poiché dai tre ai sei anni resta dagli zii a Trieste e proprio quando Sergio ha sei anni il padre muore. Sergio scopre la sua vocazione incredibile al canto all'età di circa dieci anni. Al tempo vive con la madre in una soffitta al quarto piano e sotto casa c'è un'osteria nella quale ogni tanto la mamma lo manda a prendere un po' di vino. Beppi Mustaccia, il padrone del locale, soprannominato così per i suoi enormi baffi, accoglie sempre Sergio con affetto, tanto che lo incita a cantare per la sua clientela mettendolo su un tavolo di fronte al suo primo pubblico. Endrigo canta ogni volta "La Donna Immobile" brano chiaramente impegnativo, soprattutto per un bambino di quell'età e ad ogni esibizione riceve i complimenti e gli applausi del padrone e del pubblico guadagnandosi anche qualche lira (consideriamo che al tempo erano un bel gruzzoletto un paio di lire per un bambino visto che al cinema si entrava con si e no settanta centesimi). Legge tanto il piccolo Sergio, a cominciare da "Il Corriere dei Piccoli" e a otto o nove anni si appassiona al veronese Salgari, noto per essere uno dei precursori del genere fantascentifico in italia ed autore iper prolifico di una miriade di storie fantastiche e di romanzi d'avventura. La prima chitarra, il quattordicenne Endrigo, la acquista con i soldini guadagnati dalla vendita di una collezione di francobolli regalatigli da uno zio; siamo quasi negli anni cinquanta e Sergio sta per andare in Collego a Brindisi dove rimarrà per tre anni a causa dell'espatrio forzato degli italiani dalla regione dell'Istria (riconosciuta alla Jugoslavia appunto nel '47). Endrigo affermò poi di aver scelto la chitarra perché al tempo i soldi per un pianoforte non c'erano di sicuro, ma anche perché era uno strumento semplice da trasportare e adatto ad accompagnare la propria voce. Anni prima avrebbe voluto studiare il violino, ma la povertà non lo permise. Continua la passione per la lettura e prima di andare al collegio di Brindisi, nel periodo in cui rimane dagli zii, Sergio si immerge nella lettura di qualsiasi genere di libro, scegliendoli dalla ricca libreria dello zio: Henrik Ibsen ed Henri René de Maupassant i suoi favoriti. Al collegio invece ha occasione di leggere opere dello scrittore scozzese Cronin e dell'americano Steinbeck che Sergio ama particolarmente. All'età di diciassette anni viene espulso dal collegio per aver svolto un tema con un argomento a suo piacimento invece che quello dettato dalla professoressa. Nel 1950 Sergio torna a Venezia con la madre che lavora come domestica presso un maresciallo della Guardia di Finanza; questo permette a Claudia Smareglia di mantenere il figlio in una pensioncina familiare dietro a Piazza S. Marco. Iniziano i primi lavori: fattorino alla Mostra del Cinema, lift-boy all'Hotel Splendin Swisse e ufficiale di censimento. Nel 1953 ha l'occasione, tramite una conoscenza della madre, di entrare a far parte delle Poste a Venezia come portalettere per poi arrivare allo sportello delle raccomandate a seguito della partecipazione ad un concorso interno. Sergio però non è uno "spirito da ufficio" e rifiuta, promettendo alla madre che non gli avrebbe mai chiesto aiuto. Sergio tenta di emigrare in Canada, ma non riesce e rimanendo a Venezia continua a cantare con gli amici, appassionato dalle canzoni americane dell'epoca; predilige Bing Crosby, Frank Sinatra, i Mills Brothers e Jhonny Mathis, le cui canzoni lo avrebbero accompagnato per sette anni, periodo durante il quale canta nei night club suonando la sua amata chitarra, con la quale del resto creerà tutti i suoi pezzi. Nel '52 partecipa a un concorso per cantanti dilettanti e porta la meravigliosa "Semptember Song" di Sinatra arrivando però secondo a un interprete alquanto discutibile, cosa che ovviamente non gli andrà giù. Dopo aaver lavorato per un periodo al Roxy Bar del Lido guadagnando qualche soldo, passa alle Balere, ai dancing e night - club ... da Mestre a Cortina d'Ampezzo fino a Milano e di nuovo a Venezia al famoso Hotel Bauer Grunwald. Nel 1954 presta il servizio militare e nel 1959 entra a far parte del compesso di Riccardo Rauchi nel quale suona il contrabbasso e canta; con quel gruppo incide sei dischi per l'etichetta "La Voce del Padrone". Decide poi di abbandonare i night club per tentare la carta discografica come solista anche perché giunto all'età di ventisei anni non lo entusiasma l'idea di rimanere contrabbassista a vita nei night- club, nonostante il divertimento e il buon tenore di vita; Sergio però vuole andare oltre, per nostra fortuna aggiungerei. Traminte Mario Minasi, suo impresario di allora, firma un contratto come cantante con la Ricordi nel 1960. Dopo aver superato egregiamente il provino con il Maestro Giampiero Boneschi, Nanni Ricordi e Franco Crepax creano il reparto di musica leggera composto dai grandi Gino Paoli, Luigi Tenco, Umberto Bindi, Giorgio Gaber. Il meglio del meglio insomma. Ad accompagnare il loro lavoro in qualità di arrangiatori ci sono i fratteli Reverberi. Appena dopo la frima del contratto, Nanni Ricordi chiede ad Endrigo se per caso scrive canzoni ed egli risponde con un no. Tornato a casa da quel colloquio prende in mano la chitarra e scrive "Bolle Di Sapone", la sua prima canzone in assoluto. Da li in poi prende il via e scrive "I Tuoi Vent'anni", "La brava gente" e "Chiedi Al Tuo Cuore". I quattro pezzi vengono pubblicati poi con la firma Calibi - Toang perché al tempo non è ancora iscritto alla SIAE. Calibi era lo pseudonico di Mariano Rapetti, padre di Mogol, mentre Taong era lo pseudonimo di Renato Angiolini, musicista della Ricordi. Nel '62 Nanni Ricordi lascia la casa discografica per approdare alla RCA di Roma e Sergio Endrigo lo segue ottenendo il suo primo grande successo con "Io che amo solo te" che lo portò ad essere un artista apprezzato anche all'estero. Seguono altri successi come "Aria Di Neve", "Via Broletto 34", "Viva Maddalena", "Era d'estate", "La Rosa Bianca" (da una poesia del cubano Josè Martì). Nel '63 iniziano i live e ad accompagnare Sergio al pianoforte c'è Enzo Iannacci. Inizia la collaborazione col maestro Bacalov che darà origine a pezzi meravigliosi. Come era accaduto per "La rosa bianca", Sergio Endrigo si ritrova a musicare anche una poesia dell'eccelso PierPaolo Pasolini intitolata "Il soldato di Napoleone". Nel '65 Endrigo lascia la RCA e passa alla Fonit Cetra; l'anno dopo partecipa al Festival di Sanremo per la prima volta con "Adesso si". Nel '67 canta al Festival "Dove credi di andare" e nel '68 vince con "Canzone per te" (in coppia con Roberto Carlos). Lo stesso anno Endrigo partecipa al Festival Europeo della canzone con il brano "Marianne" e a Canzonissima con "Camminando e cantando". Nel '69 con "Lontano dagli occhi" arriva secondo al Festival di sanremo e nel '70 ottiene il terzo posto con "L'arca di Noe". Continuano i successi e Sergio Endrigo arricchisce la sua già grandiosa vita professionale interpretando diverse canzoni per bambini scritte con il poeta brasiliano Vinicius De Moraes e musicando alcuni testi di Gianni Rodari. Nel '71 partecipa al Festival della canzone italiana con "Una storia" e nel '73 con "Elisa Elisa" vince il premio come miglior interprete maschile e per il miglior testo. Nel '76 e nell'86 partecipa rispettivamente con "Quando c'era il mare" e con "Canzone italiana". "Angiolina", nel '72, è portata invece a "Un disco per l'estate". Seguono ancora album e grandi successi e Sergio Endrigo canta i suoi pezzi girando tutto il globo e interpretando i brani anche in spagnolo, inglese, greco, francese, slavo. Sono circa duecentocinquanta le canzoni che Endrigo regala all'Italia e al mondo per non parlare delle collaborazioni e dei progetti teatrali e cinematografici. Nel 1995 Endrigo pubblica anche un libro intitolato "Quanto mi dai se mi sparo?" che l'editore stampa con tiratura limitata (verrà poi ristampato nel 2004). Dagli anni '60 Endrigo vive a Mentana per poi trasferirsi con la moglie Giulia Bertolacci, la figlia Claudia e la madre nella bella Roma, nel mezzo degli anni '90. Nel 2000 il maestro Franco Battiato include nel suo album "Fleurs" i due brani di Endrigo "Te lo leggo negli occhi" e "Aria di neve" mentre Ornella Vanoni inciderà in seguito "Io che amo solo te". Nel 2001 gli viene atrribuito il premio Tenco e durante la manifestazione vengono interpretati da più artisti una quindicina di suoi brani; i pezzi verranno racchiusi nel cd "Canzoni per te". A tutto ciò seguono ancora grandi successi, attività sociali legate alla musica, progetti teatrali e orchestrali nonché televisivi fino a che ... il 6 settembre 2005 Endrigo ci lascia dopo una lunga malattia, lasciando a tutti noi la sua musica eterna.
Per noi, la figlia Claudia Endrigo:
Dunque Claudia... la premessa è la stessa che ti feci quando ci siamo presentate ovvero che parlare con la figlia di Sergio Endrigo, sapere che sei sangue del suo sangue, mi da un brivido non indifferente... la prima cosa che mi viene spontaneo chiederti è ... qual è il ricordo più immediato che hai di tuo padre?
"L' odore del suo sigaro, impregnava tutto... tende, mobili, auto .... e io lo detestavo... Ora quando sento il suo odore mi commuovo..."
"Credo mi abbia insegnato ad amare la musica di qualità e ad avere un gusto personale, senza seguire nessuno..."
"Purtroppo riesco a fare ben poco... però ho un sogno: mi piacerebbe che Roma gli regalasse un grande concerto, magari all'aperto..."
Che musica ama Claudia Endrigo? musica di ieri, di oggi?
"Non ho un artista prediletto, salto da Chet Baker ai Rolling Stones, da Aretha Flanklyn a Cristicchi... Insomma la bella e buona musica la amo tutta!"
Il pranorama musicale odierno è più basato sul commercio rispetto agli anni del grande Endrigo... tu come vedi la situazione dei nostri tempi?
"Maluccio aimè... è pieno di veri talenti, ma non gli viene data la possibilità di emergere..."
Cosa ha comportato per te essere sua figlia?
"All'inizio non molto, per me era un padre come tutti gli altri. Devo confessarti che solo dopo la sua morte ho capito appieno cosa aveva dato alla musica italiana..."
Dimmi, se tu dovessi descrivere papà Sergio ... e poi il grande Sergio Endrigo cantautore che ha segnato la storia della musica italiana... che diresti..?
"Mah, io posso dirti che è stato un padre meraviglioso; ho auvto due genitori che mi hanno molto amata e mi hanno regalato un'infanzia splendida, insegnandomi l'amore e il rispetto per la natura e per tutti i suoi "abitanti"..."
"Il ricordo più intenso è sicuramente quello di Vinicius De Moraes, sono praticamente cresciuta sulle sue ginocchia..."
Come vedi la musica in Italia oggi, cosa manca e cosa c'è invece in più rispetto ai tempi in cui c'era tuo padre?
"La musica oggi la vedo in mano a gente che non ne capisce nulla... Peccato... In più non c'è assolutamente niente. Ripeto, ci sono tantissimi bravi artisti, ma i così detti scopritori di talenti come fu a suo tempo il grande Nanni Ricordi... non esistono più..."