lunedì 23 aprile 2018

Eradius: the winner is Music


Eradius. Li ho scoperti al Vinyl. Sono in due, ma quando li senti suonare la loro performance ti travolge, ti ribalta come se fossero in quattro o cinque, come a dire: “Poco importano i numeri, nel rock la matematica può anche essere un’opinione”. Questo è quel che viene da pensare quando ascolti un duo del genere. Richard, al basso e alla voce (Londra, 1994) e Edoardo (Verona, 1991) sono a dir poco esaltanti. Il loro è un rock parecchio contaminato, si sentono le influenze raccolte negli anni da entrambi i musicisti. Si sentono e si amalgamano, ma al tempo stesso “spiazzano” piacevolmente all’interno dei pezzi e passando da un pezzo all’altro. I loro riferimenti sono i Rage Against The Machine e i Tool, mentre per la formazione si sono ispirati ai britannici Royal Blood, ma in realtà vanno anche oltre al rock e all’interno del genere le influenze sono davvero numerose. Un ottimo batterista, Edoardo, di quelli che in gergo si dice “hanno un bel tiro” e un bassista/cantante a dir poco fenomenale, Richard appunto. Richard ha una voce potente e versatile e suona l’amato basso divinamente, sia a livello tecnico che per l’espressività e l’originalità con la quale si approccia allo strumento. Una potenza. Senti un basso, ma quel basso non fa “solo” da basso e insieme, questi due, hanno un bel po’ da dire. Giusto per dare a Cesare quel che è di Cesare, riporto di seguito anche i premi vinti dalla band: primi classificati al Vicenza Rock Contest 2017, primi classificati al Krenkan Rock SMA Contest 2017, secondi al Tregnago Rock Contest 2017, finalisti all’Obbiettivo Bluesin 2017 e di nuovo primi al Festivalier Contest 2017. Insomma, i ragazzi si danno da fare e girano un sacco e considerando da quanto tempo sono una band, direi che sono belli carichi. Il 26 febbraio 2018 è uscito il loro primo album (“Eradius”), preceduto dall’uscita del singolo “Democrazy” e seguito dal singolo “Medusa”. Dodici brani ben assestati che sembrano dire: “Siamo arrivati e non potrete fare a meno di notarci”.




Ragazzi, a me il nome Eradius dice “Era di luce”, per associazione abbastanza ovvia. In realtà cosa significa? Da dove nasce questo nome?

Il nome è un rebus, e non vogliamo ancora divulgare il suo significato ci dispiace. Possiamo dire che un attento osservatore può intuirlo e diciamo che, al di là del significato, vuole anche rappresentare la multi-etnicità della band. Speriamo di aver fatto ancora più confusione nella mente dei lettori!

Come vi siete incontrati? Quando esattamente avete formato la band?

Noi ci siamo conosciuti grazie alla musica, abbiamo iniziato a suonare insieme in un trio cover rockabilly/blues ancora attivo, i Triple Rock, assieme a un chitarrista, Ray, che salutiamo con affetto. Ci teniamo sempre a citare i Triple Rock perché è stata e continuerà ad essere, la fonte economica che ci ha permesso di finanziare il progetto Eradius, quindi abbiamo pagato con la musica per creare altra musica. L'idea di cominciare a scrivere canzoni originali quindi ci arrivò scoprendoci affini come gusti musicali e soprattutto come idea generale del mestiere, saturi dopo anni di formazioni cover di qualsiasi genere. L'idea del duo ci è venuta un po' grazie all'ascesa dei Royal Blood, un po' perché non volevamo rischiare di perdere troppo tempo per trovare un terzo o un quarto elemento che avesse le nostre stesse idee e motivazioni. E quindi ufficiosamente ci siamo rintanati in sala prove per comporre la nostra musica durante l'estate 2016.

La vostra formazione musicale e le vostre influenze?

E: mi sono approcciato alla musica cercando di emulare goffamente al piano mio nonno, per poi iniziare con la propedeutica a casa dei miei zii, anche loro musicisti. Dopo di che ho iniziato lo studio della batteria nella scuola della banda del mio quartiere, per arrivare a laurearmi alla triennale jazz del Conservatorio L. Campiani di Mantova. Sono cresciuto ascoltando e suonando di tutto, dalle marcette alle colonne sonore, dal jazz al metal, dal blues al funk e tuttora nel comporre mi lascio influenzare da tutti questi diversi stili.

R: ascoltando le cassette dei miei ho conosciuto gruppi storici come Pink Floyd e Police e all'età di quattro anni ho iniziato a studiare pianoforte a Londra, fino ai dodici anni. Poi a quell’età, in Italia, mi sono avvicinato al basso elettrico e ho iniziato a esplorare tutto ciò che gli anni '90 avevano da offrire; in particolar modo Tool e Rage Against The Machine. Anche io ho intrapreso il triennio jazz al Conservatorio di Verona, mai terminato perché risultava impossibile conciliare studio, lavoro e live. Con il quattro corde in mano ho suonato in diverse formazioni rock/blues prima di incontrare Edo nei Triple Rock e con lui ho iniziato a prendere seriamente il canto, andando a lezioni e approfondendo la tecnica vocale.

Qual è stata la più grande soddisfazione che avete avuto fino ad ora e qual è il vostro grande sogno?

Sicuramente aver vinto diversi contest ci ha dato la forza e la consapevolezza che quello che era nato un po' per sfogo personale funzionava e meritava di essere portato avanti, ma probabilmente la più grande soddisfazione finora ci arriva dalla risposta del pubblico quando viene ad ascoltarci live o quando ascolta il nostro disco. L'orgoglio che emerge è pari a quello di un genitore nei confronti del proprio figlio. Adesso il nostro grande sogno è di portare “Eradius” oltralpe, e misurarci col pubblico europeo e, chissà, forse un giorno anche più lontano!

Richard, per chi non ha mai sentito i vostri pezzi: quali sono le tematiche, le ispirazioni, le aspirazioni, gli intenti, se ci sono – dei tuoi testi?

Premetto che la stesura dei testi è condivisa da entrambi - la maggior parte delle volte, infatti, il testo nasce in italiano da Edo e poi io lo traduco cercando di adattarlo alla parte strumentale. Sebbene complesso a parole, in questo modo abbiamo trovato una quadra molto più pratica del previsto. Detto ciò, i testi di “Eradius” sono per lo più di protesta, denunciando tutto ciò che ci sembra sbagliato nella nostra società. Parliamo di ambiente, politica, web, religione, dipendenze, senza però cadere nella propaganda. In altre parole non abbiamo voluto metterci altezzosamente in cattedra spiegando come si dovrebbe fare, ma semplicemente dicendo “Ehi, lo vedi che così non va bene?”. Parliamo anche di relazioni (“Medusa” e “Black Queen”) e un pezzo (“Desert”) è dedicato agli artisti che hanno contribuito a questo album, come grafici e disegnatori; in particolare a Enrico “Berta” Bertagnoli - autore del logo - e Tom Colbie, autore della copertina.

Come immaginate il vostro futuro e come quello dell’umanità?

Speriamo di continuare a suonare con la stessa passione di adesso, divertendoci e facendo divertire chi ci ascolta. Per quanto riguarda l'umanità, speriamo che vada sempre in meglio invece di peggiorare. In generale non guasterebbero più empatia e meno prosciutti sugli occhi.

Qual è la cosa più bella del mondo per voi?

L'arte in tutte le sue forme, pensiamo sia l'esternazione più concreta che l'essere umano ha a disposizione.

Chi è/chi sono la persona/le persone che più vi hanno insegnato qualcosa durante il vostro cammino artistico e non?

I nostri insegnanti in primis, i musicisti con cui abbiamo condiviso i palchi, gli artisti che siamo andati a vedere dal vivo, i fonici e i tecnici, il pubblico...il nostro produttore Tommaso Canazza! A nostro avviso un artista non ha mai finito di imparare e dovrebbe essere in grado di imparare sempre qualcosa dalle persone che incontra o dalle situazioni in cui si trova, anche laddove queste siano negative o controproducenti. Inoltre ci sono state persone che durante il nostro percorso ci hanno sostenuto e aiutato, come amici e familiari e in particolar modo Emanuele, che con il suo marchio Atropine ci veste e ci tifa come un ultras!!

In cosa credete?

R: Credo nella meritocrazia e nella musica come veicolo di sentimenti ed emozioni.
E: Credo nella forza individuale. Ognuno di noi ha l'energia necessaria per raggiungere qualsiasi obbiettivo, il resto sono scuse.

Colori. Di che colore è la vostra musica? e voi?

R: grigio
E: blu

-        And the winner is…?

Music.

Music, concordo. The winner is always music. Thanks ragazzi!

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1 commento:

  1. Non conoscevo questo duo, ma questo post mi ha incuriosita!
    Bellissima tutta l'intervista e in particolar modo la risposta alla tua domanda "Qual è la cosa più bella del mondo per voi?". Assolutamente d'accordo con la loro risposta.
    Approfondirò sicuramente la loro musica. Grazie per avermeli fatti scoprire!

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