ph Simone Serughetti |
30 agosto, Trescore Balneario (BG). Al Bum Bum Festival aprono le danze i Gambardellas, bravissimi come sempre e che consiglio a chi non li conoscesse. A seguire Daniele Celona con la sua band, per me un nuovo ascolto dai suoni interessanti. Poi arriva lui, Omar, accolto dal boato del pubblico che lo attende con ansia e grande affetto. Ho iniziato a seguire Omar Pedrini praticamente da bimba e il mio primissimo album originale è stato una cassetta (si, c'erano ancora le musicassette) dei Timoria che come dissi a lui mi aiutarono molto, perché Omar è per me e per tanti altri, da sempre, lo Zio Rock. Non è la prima volta che scrivo di lui: una recensione, una bella chiacchierata anni fa per il blog - che con mia sorpresa aveva fatto pubblicare al tempo anche sul suo sito ufficiale - e lui è sempre stato così dolce, affettuoso, protettivo. Omar è una persona meravigliosa, un cuore grande, un uomo che prima di essere un grande artista è un grande essere umano. Quando sale sul palco, per questo concerto che fa parte del tour dedicato ai venticinque anni di "Senza Vento", è proprio quello il pezzo che con grande emozione avvolge tutti. Subito dopo, come una bomba di sensazioni, ricordi, coinvolgimento, "Sangue Impazzito" e la voce di Omar prendono possesso dell'anima di chi Joe lo conosce e anche di chi non lo conosce ancora. E' una voce unica, Omar e noi. "Sono contento che vi ricordiate ancora di Joe", commenta alla fine sorridendo. Durante la serata, zio Rock ci spiega che "se i suoi pezzi sono arrivati anche alle nuove generazioni è merito di tutte le tribute band che negli anni hanno suonato in giro con passione, perché al tempo non c'era you tube e loro sono stati un po' come you tube" e che per questo, pian piano, li sta invitando tutti a salire sul palco con lui, per ringraziarli. E' l'amicizia, importante quanto l'amore, che unisce tutti e il momento di "Freedom" è uno dei più toccanti: tutti insieme, sul palco e giù dal palco, a rendere palpabile le sensazioni dell'amicizia e della libertà, in questo viaggio, in questo cammino, che è la Vita. E poi Frankestein, Angel (incredibile pensare che siano passati già venticinque anni anche da quel momento in cui Kurt ci ha lasciati). Tutti i pezzi si susseguono in una commozione generale evidente, tutti cantano, tutti alzano le braccia al cielo, così come quando risuona nell'aria "Sole Spento". Un Sole spento che in realtà è così acceso da scottare. Scotta ma non brucia: non bruciano quelle chitarre. Carlo si, Carlo brucia le corde e le tastiere, non a caso è soprannominato "Octopus". Eccezionali anche gli altri musicisti che accompagnano Omar: "Largo ai giovani" dice Zio Rock, perché lo sono tutti. Ancora una volta, l'ennesima, sentire la voce splendida di Omar, la sua chitarra, i suoi testi che sono poesia e vedere la sua energia, la sua passione, il suo affetto, mi lascia - ancora - senza parole e senza fiato. Ti vogliamo bene Zio Rock.