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lunedì 18 aprile 2011

Diritti al bivio


Che tempo era, quello in cui si correva nei campi di grano a spigolare; che tempo era, il tempo del Sole che bastava a farci giocare, bastavano le ombre, bastavano le nuvole, bastavano le foglie.

Che tempo era, quello in cui la sera se non leggevi la favola al tuo bambino eri proprio strano; che tempo bello era, quello in cui vedevi un ragazzino immerso tra le righe di un romanzo coi pantaloncini corti pezzati, seduto sul marciapiede del paese, o una bimba correre in mezzo al prato senza scarpe, coi piedi impolverati e felici; che divino tempo era, quello delle donne al fiume... bello il fiume...  E le miserie erano ricchezze e ciò che la ricchezza sembrava poter dare lo ha tolto.
 
Passate epoche e anni e generazioni, dai campi di grano ai disegni per saltellare sull'asfalto... che bello era divertirsi con un sasso rosso e pochi amici; chi lo chiamava "mondo", chi "sette" e che ne so, ma bastava poco, era un bel gioco, proprio un bel gioco.

Che bello era correre nel cortile della scuola, giocare a nascondino, a lupo, un due tre stella ed essere contenti dell'autunno perché c'erano mucchi di foglie arancio rosse in cui saltare. E la sera stavi con mamma e papà, chi giocava, chi scriveva, chi guardava i cartoni animati.
 
Che bello è vedere i bambini ridere, vederli crescere, spensierati, almeno fino a che, ancora fanciulli, il mondo non li vuole cresciuti...

Che bello vederli ragazzi e pronti a difendere il proprio destino. Che triste, invece, vedere chi si fa portare via dal vanto e dal semplicismo diffuso ... e gli altri qui sopra che se li stanno li a guardare senza parole e che a farli scegliere preferirebbero non dover lottare per qualcosa che dovrebbe essere già loro...

Che bello poterti dire "sei al sicuro figlio mio"... se si potesse, se si potesse, figlio mio.