"Stòria della mùsica: disciplina che analizza la musica in senso cronologico, attraverso le epoche e le culture, con particolare riferimento alla musica colta occidentale" (dall'Enciclopedia Treccani online - ndr). Mi è saltato in mente di scrivere qualcosa che riguardasse la musica nei tempi antichi. Prima di iniziare, penso che al di là della musica degli esseri umani, primitiva o recente che sia, i più naturali musicisti sono in effetti gli animali. Un pensiero naturale direi. Gli uccellini, i grilli, le cicale, i delfini e le balene: gli esempi sono infiniti. Gli animali, che per istinto cantano, si lanciano segnali ritmici per comunicare, parlano danzando coi suoni. Se non è uno show meraviglioso questo... Mi domando: esisterà al mondo una persona a cui non piace il canto di un uccellino o di un grillo o di un qualsiasi altro animale? perché se in effetti al mondo non esistesse essere umano a cui non piace almeno uno di questi canti o, magari, la musica prodotta da un ruscello o dalle acque scoscianti di una cascata... allora quando una persona dice: "A me la musica non piace" - che di per sé è già un'affermazione che non riesco a concepire nel mio mondo personale - beh, in ogni caso, mente. "Eh ma non è la stessa cosa" direbbe forse la tal persona, ma pur sempre una forma di musica è no? Ad ogni modo: sappiamo tutti che gli antichi greci sono stati grandi artisti in tutti i sensi, ma non tutti - tranne coloro che hanno studiato greco - sanno che il termine "musikè" nell'antica Grecia indicava insieme le discipline di danza, musica e poesia. Cosa che in fondo ogni appassionato sente. Quante volte è capitato di dire "la musica è poesia", "la poesia è musica" o simili? Di certo per un appassionato di danza è la medesima cosa. La danza è l'espressione corporea della musica e per sillogismo aristotelico "se la musica è poesia e la danza è musica, allora la danza è poesia" giusto? oppure "se la poesia è musica e la musica è danza, allora la poesia è danza"? (chissà se il filo c'è: da quanto tempo non sperimentavo un sillogismo aristotelico?!?). Comunque sia, i ragionamenti in se filano. Quando studiai (per mia curiosità) la filosofia dei pitagorici, approfondii anche in parte quel che già avevo sentito dire degli stessi riguardo alla musica, vale a dire che i pitagorici - che in pratica cercavano di dare spiegazione a qualsiasi cosa attraverso la matematica - erano grandi appassionati di musica, in quanto forma matematica iper interessante. Non è difficile comprenderne il perché: la musica greca in generale, come quella romana, fu in gran parte persa a causa della trasmissione orale. Ben pochi frammenti sono arrivati a noi; si sa molto di più invece degli studi dei Pitagorici sulla teoria e l'acustica musicale anche grazie al fatto che poi la tradizione della scuola pitagorica è stata portata avanti nel Medioevo da Boezio. Giunsero i primi canti cristiani, i canti gregoriani (chi non ne ha mai sentito parlare?), le prime forme di polifonia, il mottetto (che ho scoperto essere un'antica composizione musicale - vocale o vocale strumentale - di argomento religioso - magari l'avevo pure già sentito, ma chi se lo ricordava?), gli inni latini e la lauda in Italia fino ad arrivare alle composizioni dell'ars nova ovvero le innovazioni in campo musicale riguardanti la teoria, lo sviluppo polifonico e la notazione. La scuola fiamminga, che diede il massimo valore alla musica polifonica e poi il predominio della musica sacra italiana nel Cinquecento. A Venezia poi nacque la prima musica profana in Italia, con Monteverdi all'inizio del Seicento. Il recitar cantando, l'opera, la musica strumentale - dunque le sonate da chiesa o da camera, il concerto grosso e il solistico). Andando avanti con la storia poi si incontrano sempre più nomi indimenticabili, nomi di artisti che - anche per una persona poco appassionata - sono noti. Da Vivaldi a Bach fino Mozart, Chopin, Listz... Nacquero le prime scuole nazionali, fu recuperato il folklore, la storia andò avanti... Personalmente adoro ascoltare un Debussy o uno Chopin di tanto in tanto, così come amo il cantautorato. Amo il punk rock di qualità come amo anche Battiato ad esempio e ho ascoltato durante la mia crescita gruppi di musica tanto diversa e tutta tanto meravigliosa da far venire la pelle d'oca. Dai Pink Floyd ai Doors, dai Led Zeppelin ai Nirvana, da De André al punk rock (di tutto e di più!). Certo ho generi che amo di più e altri meno, ma in sostanza amo tutta la buona musica, così come ogni persona che se ne intende un pochino. Il saper dire "ok, questo non è esattamente il mio genere, ma è buona musica" è veramente bello e non è necessario essere dei professori o dei tecnici per capirlo. Non comprendo personalmente le persone "quadrate", che non riescono ad apprezzare null'altro che un solo singolo gruppo o un solo esclusivo genere musicale. Al di là di ciò, penso che la musica, l'arte - tutta l'arte - sia una cosa innata. Per crearla o per saperla apprezzare, devi prima di tutto averla dentro, come i primi uomini dell'età primitiva, che sentirono l'impulso di battere legno contro legno per creare dei ritmi su cui danzare o emettere suoni. Chi ha l'opportunità di vivere la musica da dentro poi, che suoni o meno, ha davvero una grande, inestimabile fortuna intorno a sé. Perché ho scritto tutte queste cose? Riflettevo, curiosavo, leggevo e così "con - divido. "Senza la musica la vita sarebbe un errore" (Nietzsche, ndr). Davvero non posso immaginare la mia esistenza senza musica, per me è parte naturale dell'albero della vita. Non potrei mai stare senza, è come il respiro.