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lunedì 19 giugno 2017

La storia del cinema (parte 6): dal muto al sonoro, con Ford e Hawks

Dopo il cinema dadaista degli anni Venti, le avanguardie sostanzialmente morirono. Con l'arrivo del sonoro, delle nuove tecniche e tecnologie e con i maggiorati costi di produzione, le sperimentazioni artistiche si ridussero notevolmente fino a scomparire del tutto negli anni Trenta. Il cinema sonoro nasce infatti proprio intorno alla crisi del '29 e non a caso inizia ad essere una sorta di antidoto alla difficile situazione della società americana e non solo. Il cinema, che già con il muto aveva conquistato il grande pubblico, si rafforzò ulteriormente. E' un momento di evasione dalla realtà, da una quotidianità sicuramente difficile per le persone ed è questo il suo grande punto di forza, come era accaduto in precedenza per il muto. Il primo film sonorizzato (e si parla ancora di musica, non di dialoghi tra attori), fu realizzato dalla Warner, che sperava di risollevarsi dalla crisi in cui si trovava proprio introducendo questa novità.

Nel 1926 dunque, la Warner lanciò il primo film in sonoro ("Don Giovanni e Lucrezia Borgia"), accolto dal pubblico con enorme entusiasmo e Il successo di questa prima realizzazione la portò inevitabilmente a proseguire in quella direzione, fino ad arrivare l'anno dopo alla produzione di film con musica, suoni e parlato. Tutte le case cinematografiche iniziarono perciò a seguire l'esempio della Warner, dall'America all'Europa, portando alla definitiva scomparsa del cinema muto a favore di sempre più numerose produzioni in sonoro. Il periodo Roosvelt, dunque, coincise con una grande ripresa dell'industria del cinema americano, che si impose sempre di più a livello globale. Lo stampo hollywoodiano, con i suoi generi e le sue caratteristiche, diventò il vero punto di riferimento del settore. E' in questo periodo che la figura del produttore cinematografico diviene essenziale, perché è lui, il produttore, ad essere realmente a capo di tutto. Per quanto riguarda il resto del mondo e l'Europa appunto, nonostante l'influenza americana sia la più imponente, si fa strada anche la completamente diversa idea di cinema del mondo sovietico. I sovietici non hanno ancora la tecnica già presente da anni negli Stati Uniti quando iniziano a produrre in sonoro, ma vi si interessano soprattutto perché credono che la nuova tecnologia sia impiegata dagli americani nel modo sbagliato. Per i sovietici, gli americani puntano solo al gradimento del pubblico, mentre per loro, il miglior modo di elevare questa nuova tecnologia è quello di rappresentare la realtà così com'è. In Italia, così come nel resto d'Europa, arrivano pian piano entrambe le influenze, anche se quella americana continua ad essere la più influente. Due registi fondamentali nella storia cinematografica americana, furono John Ford e Howard Hawks.

John Ford
Il primo, per tanti anni si occupò di western con grande successo (vista anche la sua personale interpretazione del genere, spesso presentato con un'impostazione ironica e un linguaggio povero ma mai scontato). In un secondo tempo però, decise di evadere dai cliché del genere, dimostrando così un talento ben superiore a quello mostrato in tutti gli anni precedenti. Si inoltrò in generi diversi, cercando ispirazione nella realtà d'ogni giorno, negli accadimenti storici, nei drammi – spesso – della società, della gente. I suoi personaggi erano caratteristici, complessi e mostrarono al pubblico, con le sue storie, la sua personale visione della realtà, della vita e delle casualità che la stessa a volte pone, in positivo e in negativo. Il suo modo di fare film rende le storie quasi senza tempo, anche se poi il cinema di Ford divenne negli anni un punto di riferimento e certamente lo specchio di un'intera epoca. Il tutto con una grande attenzione per i dettagli.

Howard Hawks
Hawks invece lavorò in modo differente. Rappresentò l'altra faccia dell'americanismo, fu l'esempio perfetto del regista hollywoodiano e fu egli stesso produttore. Hawks rappresentò i costumi e le ideologie americane dagli anni Trenta ai Sessanta, produsse molto e si concentrò sulle trasformazioni che la storia portava. Ciò che più lo interessava erano gli aspetti più strani, inusuali e a tavolta umoristici della realtà. Non gli importava molto degli ideali. I suoi personaggi erano coraggiosi ed eroici, ma apparentemente disinteressati e le sue ambientazioni non avevano nulla a che fare con la cura del dettaglio che oramai miriadi di registi ritenevano fondamentale. Hawks non credeva nel cinema – spettacolo, disprezzava la tecnica e non se ne interessava più di tanto. Il suo intento era quello di raccontare, narrare attaverso personaggi, resi liberi di agire come meglio credevano. Nonostante questa "non curanza" per la spettacolarità e il dettaglio, il risultato è lo stesso. I suoi film sono comunque perfetti e raggiungono sempre il successo popolare, come se dietro ci fosse stato un lavoro preciso e paziente. E a quanto pare fu proprio questo il suo punto di forza.

Dopo aver realizzato nel 1928 il suo primo successo "Barbablù", la sua carriera trovò grande possibilità nella realizzazione di "Scarface", prodotto nel 1930/1931 ed uscito nel 1932. Molti non sapranno in effetti che il gigantesco "Scarface" di Brian De Palma del 1983, interpretato dal'unico e inimitabile Al Pacino, è stato tratto liberamente proprio da questa prima versione di Hawks. L'abilità di Hawks stava nel riuscire a produrre con successo film d'ogni genere, dal noir alla commedia sino al musical. E' lui, in effetti, a dirigere - ad esempio - film quali "Gli uomini preferiscono le bionde" con l'intramontabile Marilyn Monroe. Dagli anni '50 in poi invece, Kawks si dedicò soprattutto al western, esaltando temi a lui cari quali il coragggio e l'amicizia virile.