Stasera
si parla di "Hippie Tendencies". Non di "tendenze
hippie" in senso letterale ne di concetto "hippie" di
per se. "Hippie Tendencies" è una band che ha l'intento di
riflettere nella propria musica valori in cui crede quali, citando la
loro biografia "soluzioni pacifiche ai problemi globali,
l'energia sostenibile e l'accettazione delle differenze religiose,
culturali e sessuali". La band nasce nel 2006 e si forma
dall'incontro di quattro musicisti italiani con una cantautrice
americana. Marco Cremaschini al piano, Cesare Valbusa alla batteria,
Massimo Saviola al basso elettrico, Christian Codenotti alla chitarra
acustica e voce e Lisa Marie Simmons, voce portante, autrice dei
testi e co - compositrice. Le melodie e i ritmi spaziano da pezzi
quali "Wana Wa Africa", che già dal titolo e fin dalle
prime note e ritmiche ricorda la grande terra, a pezzi funky/pop,
divententi e solari come "Poppy Rock" fino alle sfumature
soul/blues di "Shame on You" e alla malinconia di "The
Trees", per citare alcuni pezzi che possono rendere l'idea delle
molteplici influenze del progetto. I testi hanno approcci diversi e
tematiche anche molto distanti tra loro, dal tema dell' immigrazione
alla "poca voglia di stare zitti di fronte a certe cose",
fino a sentimenti di solitudine - provati nel mezzo di una folla
davanti alla quale qualcuno sorride chiedendosene un po' il motivo e
dunque... anche l'espressione del desiderio di incrociare una mano
tesa. Si parla di ingiustizie, delle logiche del potere e della brama
di denaro, mascherate, anche se non così tanto, ma anche di
risvegli, prese di coscienza, le domande sull'esistenza che ogni
essere umano si fa o potrebbe farsi; si giunge poi a temi pesanti,
quali l'orrore degli abusi sui minori e si torna all'allegria con
pezzi quali appunto "Poppy rock" in cui in sotanza Lisa si
chiede a gran voce "ma perché devi per forza etichettare la mia
musica?". Per quanto riguarda i loro album, i tour in Europa e
in America, le informazioni più classiche, vi rimando alla loro
pagina fb e al loro sito. Ora, l'intento è quello di parlare
con Lisa, il caldo timbro, il centro attorno al quale si crea il
mondo degli Hippie Tendencies.
-
Lisa dolce Lisa... qualche giorno fa ho visto il video di una tua
intervista del 2009 a "Luci della città". Mi ha colpito
moltissimo la tua dolcezza, la gioia che si percecisce nel tuo
sguardo, il modo in cui parli della musica e dei tuoi ricordi legati
ad essa... Parlavi del Colorado, in cui sei nata e nel quale ti sei
avvicinata alla musica grazie alla passione di tuo padre e di tuo
nonno, un batterista jazz... parlavi del suo locale e dell'ambiente
in cui sei cresciuta, con la musica attorno fin da piccolissima...
Una meraviglia insomma. Poi il tuo lungo percorso girando per il
mondo seguendo sempre, costantemente, la musica. Dal Colorado a New
York, dall'Olanda alla Francia fino ai Caraibi e poi l'Italia, che a
quanto pare... ti ha rubato il cuore. A proposito di questo, del
fatto che qui hai deciso di mettere radici... cosa ti ha colpito così
tanto da farti scegliere di fermarti proprio qui, dopo tutti i posti
meravigliosi in cui avevi vissuto?
Io
amo l'Italia profondamente. Ho cantato in ogni regione, tranne la
Sardegna e ho sempre trovato in ogni luogo qualcosa di grande valore.
Adoro la realtà per la quale a pochi chilometri da un posto
all'altro si possono trovare dialetti diversi e piatti tipici
differenti, una cultura unica per ogni luogo. Come in ogni luogo in
cui ho vissuto ci sono paradossi. Ci sono cose bellissime, l'antica
cultura italiana, l'arte, il cibo, il vino, la bellezza dei paesaggi.
Comunque... in ogni posto c'è del bello e del brutto. Tuttavia mi
sento a casa qui, c'è un vasto mare di talento artistico in questo
Paese e... questo talento, unito a tutte le altre sfaccettature, mi
piacciono un sacco e tutto combina per me come un' ispirazione
giornaliera, quoditiana. E poi... io sono innamorata di un italiano e
i musicisti che formano la mia band sono italiani; siamo diventati
davvero una famiglia. Per il momento continuo ad essere ispirata e
produttiva musicalmente stando, poi ... se questo dovesse cambiare mi
sposterò di nuovo!
-
Hippie Tendencies. Il primo album è uscito nel 2010 e porta il
vostro nome, il secondo album invece, "Identity", è uscito
nel maggio 2014. Da quando hai iniziato questa esperienza con gli
Hippie Tendencies, avete attraversato generi musicali d'ogni sorta e
tu sei sempre stata l'autrice dei testi. Ho ascoltato pezzi del primo
album e del secondo e c'è veramente "una zuppa" - come la
chiamavi tu nell'intervista sopracitata - di musiche ed emozioni. Una
zuppa delle più buone e sane aggiungo io, è fantastico il tuo
paragone con la zuppa perché relazionato alla vostra musica mi fa
immaginare veramente una zuppa di quelle che già solo a guardarle ti
dicono "mangiami", insomma, è vero, non è come in molti
casi in cui ho sentito dire "il nostro gruppo è pieno di
generi, è pieno di questo o quello" e poi ascoltando a volte ti
dici "ma sono sicuri?". A parte gli scherzi, hai dei
musicisti bravissimi e tu sei come un fiore attorno al quale loro
girano incantati. Questa è l'impressione che ho, nell'ascolto dei
pezzi e sopratutto vedendo i video dei live. Allo stesso tempo,
sembra che tra voi ci sia un feeling incredibile, palpabile e che
tutti voi siate legati da un filo, l'uno per l'altra. Parlaci di come
si sono incrociati i vostri percorsi, di come è iniziato tutto e
soprattutto... quando si parla di musica e delle emozioni che ci da'
è difficile dare una spiegazione, ma ... proviamoci... come "ti
spieghi" tutto questo, come si è creato questo filo, come si è
creata questa "zuppa" di emozioni? Penso sia una delle più
belle sensazioni da poter sentir descrivere, per me che te lo chiedo
e per chi leggerà...
Ho
incontrato il pianista Marco Cremaschini quando sono andata da lui
per migliorare le mie capacità al pianoforte. Ero frustrata, perché
le canzoni che sentivo nella mia testa non riuscivano ad uscivare
delle mie dita. Mi sono seduta al suo pianoforte e cantavo, mentre
suonavo un paio di canzoni... e mi ha detto: “Mi piace il tuo
stile, cerchiamo di mettere insieme una band?”. Così,
all'improvviso, è stata la prima cosa che mi ha detto dopo avermi
ascoltata. Irresistibile! Mi ha detto che il mio stile andava proprio
nella stessa direzione in cui lui e un suo amico bassista si stavano
avventurando. La mia prima impressione su di lui è stata altrettanto
positiva. Ho pensato che fosse divertente, profondo, gentile e
intelligente e sono stata immediatamente attratta dalla sua maestria
incredibile con il piano; mi ha subito colpito quanto fosse delicato
e allo stesso tempo potente. Il giorno dopo ho chiamato il mio amico
Filippo De Paoli (oggi membro dei Plan de Fuga) e gli ho parlato del
progetto, chiedendogli se volesse partecipare. Marco ha chiamato
Massimo Saviola e Cesare Valbusa e insomma... abbiamo riscotrato un
feeling immediato e e abbiamo scritto la nostra prima canzone insieme
("Feel No Pain") nel giro di una settimana. Poi Filippo,
che è un grande frontman, ha deciso di dedicare il suo tempo ai
"Plan de Fuga", un progetto che stava decollando e, quando
lui ha deciso di dedicarsi a questo, abbiamo incontrato Christian
Codenotti . Christian è il sound engineer del primo album (e anche
del secondo) e anche con lui abbiamo subito sentito un grande
feeling, durante la registrazione e il mixaggio dell'album. Si
percepiva il suo amore per il progetto ed è stato davvero naturale,
spontaneo, chiedergli di unirsi a noi. Per quanto riguarda la nostra
chimica... chi... può spiegare questo? Anche se ognuno di noi
proveniene da diversi mondi musicali, in un modo che non so spiegare,
quando scriviamo insieme, tutte le diverse esperienze si fondono
dando vita ad un suono originale ed organico. Abbiamo un grande
rispetto l'uno per gli altri e anche questo, sul palco, nei live, si
vede, si sente…In più, per così dire, siamo tutti "animali
del palco", amiamo il nostro lavoro ed è essenziale per ognuno
di noi comunicare al pubblico la profondità delle nostre emozioni,
l'essenza che abbiamo cercato durante la scrittura e la composizione
di ogni singolo pezzo. L'essere stati in tour insieme in Europa e in
America poi, ha certamente contribuito anche al consolidamento del
nostro sound e della nostra resa sul palco.
-
Parlando del tuo amore per la scrittura... ti piace scrivere anche
testi che non siano canzoni, magari prose, poesie o altro? e... le
tue letture? quali sono i tuoi autori preferiti parlando di
letteratura e/o poesia?
Io
sono affascinata dalle parole e dalla forza insita in loro. Sì, io
scrivo anche poesie e spoken word. Se ne può trovare alcuni esempi
sul sito internet "AllPoetry"
con
lo pseudonimo "Limarie". Una mia poesia, "Hair" è
stata pubblicata in Sud Africa in una raccolta di poesie chiamata
"The Long and the Short of it".
L'elenco
dei poeti - e ci tengo a precisare che per me molti cantautori sono
poeti - e scrittori che ammiro è infinito. Alcune delle mie prime
influenze sono state Alice Walker, Maya Angelou, Toni Morrison, C.S.
Lewis, Tom Robbins, Tom Wolfe, Isabel Allende, Ani Di Franco, Bob
Dylan, Joni Mitchell, James Taylor, Gabriel Garcia Marquez, Angela
Davis, Nina Simone, Paul Simon, Stevie Nicks, David Bowie, Gil
Scott-Heron, Walt Whitman, Richard Wright, F. Scott Fitzgerald, James
Baldwin, James Joyce, Flann O’Brien, Emile Zola, etc. etc. etc.
Parlando invece di autori contemporanei direi Dave Mathews, Karen Joy
Fowler, Donna Tartt, Anthony Doerr, Zadie Smith, Jonathan Franzen,
Jeffrey Eugenides, Dave Eggers, Leonard Cohen, Jonathan Safran Foer e
molti molti altri!
-
Il cd che hai inciso da piccola, quello che ti ha fatto dire "questo
è ciò che voglio fare". Raccontaci qualcosa di questo, in
sostanza è stato il momento decisivo, quello che ti ha tolto ogni
possibile dubbio no? un passaggio fondamentale per te... L'album su
cui ho cantato da piccola era un coro di bambini di cui facevo parte
e per me è stato un onore poter avere un assolo tutto mio in quel
contesto e.. si, quel momento, così come la mia prima volta sul
palco, di certo è stato un momento cruciale. E' stato allora che ho
scoperto quanto per me fosse naturale il dediderio di comunicare il
messaggio delle canzoni al pubblico. Il rapporto, lo scambio
incredibile che si crea tra il performer e il pubblico mi ha
incantato. Anche se per un po' sono stata indecisa tra recitazione e
canto, dentro di me sapevo che in ogni caso avrei lavorato con le
parole, amavo stare sul palco e adoravo il potere curativo della
musica.
A
casa mio padre ascoltava molto jazz e mia madre ascoltava musica folk
americana, così le influenze sono state varie. Mia madre ci leggeva
libri e passavo la maggior parte delle serate così, con
l'infiammarsi dell'immaginazione, amando sempre più le parole e
spesso, tutti riuniti cantavamo i pezzi gli album dei miei genitori,
imparando e analizzando ogni parola dei testi.
-
Ora siete in tour con il nuovo album... le ultime novità riportano
un live il 5 Marzo in Austria, il 13 Marzo a Verona, poi di nuovo
all'estero il 09 e il 10 maggio a Chicago e così via... (tutte le
date e i dettagli sul sito - ndr). Siete delle trottole insomma, cosa
ti piace di più dei vostri viaggi, al di la' del live che andate a
fare, parlo proprio del viaggio in se, tu e i tuoi musicisti verso
mete sempre così diverse l'una dall'altra.
Beh,
una volta mentre eravamo in partenza per un tour in Italia e in
Francia, Marco ha detto: “Eccoci qui! andiamo verso un'altra
avventura!” Questo è esattamente lo spirito dei nostri viaggi,
sono una meravigliosa avventura senza fine. Non si sa mai cosa
troveremo, anche parlando del pubblico; ogni pubblico è diverso e
rende ogni concerto differente, tenendolo il live sempre fresco ed
emozionante.
Visto
che siamo, come ho detto, un po 'come una famiglia, passare del tempo
sulla strada insieme assomiglia proprio a ciò che succede in una
famiglia appunto; ci facciamo un sacco di scherzi, litighiamo e poi
facciamo la pace, ci godiamo il paesaggio che attraversiamo, il cibo,
la gente. Amo scrivere mentre siamo in viaggio, alcuni dei nostri
pezzi sono nati proprio in questo modo. "Woke Ui" è stato
scritto, in sostanza, a partire da un'idea di Massimo che abbiamo
sviluppato dopo un concerto a Firenze seduti ai bordi del palco del
teatro vuoto.. Assolutamente, il fuoco della nuova idea, molto spesso
è alimentato da un' esperienza avuta on the road.
-
Avete avuto grandi, eccellenti soddisfazioni, questo è certo ma...
visto che sappiamo qual è... cosa pensi della situazione
discografica italiana?
In
generale vivere di musica è straordinariamente difficile e richiede
una quantità enorme di energia e convinzione. Il business della
musica è cambiato in tutto il mondo, con l'avanzamento della
tecnologia e di internet, sotto certi aspetti in modo positivo e
sotto altri punti di vista in modo molto meno costruttivo. Ci sono
molto più musicisti rispetto a un tempo e in Italia, come in altri
paesi, c'è un monopolio su ciò che le stazioni radiofoniche
scelgono di trasmettere. Il pubblico è sottovalutato e molte Major
credono che le persone richiedano poca sostanza; quello che arriva
alle masse non si avvicina minimamente a rappresentare il vasto
numero di belle canzoni e bravi musicisti che ci sono in Italia e nel
mondo di oggi. Noi abbiamo la fortuna di essere con l'etichetta indie
Alfa Music, che ci rispetta e promuove la nostra musica senza cercare
di etichettarci in nessun modo.
-
Un ultima domanda, pura curiosità... stai già scrivendo altri
pezzi? e "Identity", dal tuo punto di vista, cosa pensi
abbia in comune con il primo album "Hippie Tendencies" e
cosa invece pensi ci sia di particolarmente diverso... Ma certo!
Scrivo sempre! Mentre stavamo scrivendo e registrando "Identity”
ho scritto anche un altro album via skype con i miei amici Lisa Bell
e Bob Story, intitolato
"The
ItalianProject".
I ragazzi della band hanno partecipato anche a quel progetto e Lisa
Bell tornerà in Italia questa estate e presentiamo alcuni di questi
brani insieme a noi. Ho anche un progetto parallelo con mio fratello,
un grande cantante... e non lo dico solo da sorella orgogliosa, è la
verità! Mio fratello si chiama Miles Simmons e il progetto è "The
Downbeat
Trio".
Sto scrivendo canzoni per questo progetto, così come scrivo e
collaboro anche con il suo altro progetto, la " Miles
Simmons
e The Granny Says Band", con favolosi musicisti Simone Boffa,
Henry Sauda, Arcangelo “Arki” Buelli, e Giorgio Marcelli
E
poi ancora, Marco ed io abbiamo un altro progetto del quale siamo
molto entusiasti; è di un genere completamente diverso risetto agli
"Hippie Tendencies". Si incentra su "spoken word"
con musica. Poi scrivo per altri cantanti e naturalmente sto
scrivendo anche nuovi pezzi per gli HT. Seguendoci su Facebook o
tenendo d'occhio il nostro sito, si può sapere naturalmente,
riguardo a tutti i progetti in corso e al loro sviluppo.
Per
quanto riguarda le differenze e i punti in comune tra i due album...
direi che “Identity” riflette la nostra crescita come musicisti e
come band ed è forse più sofisticato in qualche modo rispetto al
primo album. Il punto in comune più evidente invece, riguarda
certamente le tematiche, quello che vorremmo trasmettere e il nostro
approccio rispetto a questioni delicate. Poi beh... naturalmente
lascio al pubblico il giudizio finale!
Grazie
Lisa per averci presentato il tuo mondo e i migliori auguri per
tutto!