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lunedì 31 ottobre 2011

Intervista ad Alessandro Zannier. Il nuovo album di Ottodix



Il nuovo album di Ottodix è stato pubblicato proprio qualche giorno fa,  il 25 ottobre per l'esattezza e si chiama "Robosapiens". Ottodix, al secolo Alessandro Zannier, ci riporta così nel suo mondo di mezzo tra synth pop di ispirazione wave elettronica e musica d'autore. Un'elettronica fantascentifica all'ascolto che si fonde con testi di stampo cantautorale insomma. In questa  nostra chiaccherata parliamo un po' di questo lavoro in uscita cercando di  ripercorrere traccia per traccia quello che è il senso totale dell'opera ed affrontando le tematiche trattate... 


- "Robosapiens" è il primo pezzo e da' anche nome all'album stesso.  C'è un motivo particolare? pensi riassuma più degli altri il "motivo" di questo lavoro?

In realtà ho dato prima il titolo all'album, poi è uscito questo pezzo ispirato al nome. Ipotizza in modo ironico e facendo un'iperbole (o una provocazione) l'avvento di un'intelligenza artificiale in grado di calcolare e prevenire con funzioni matematiche le debolezze dell'uomo, la sua storia, i suoi difetti, prendendo così decisioni politico-economiche-sociali eque o correttive, senza essere sottposto a corruzione, interesse  personale o brama di potere. Vedendo lo sconfortante panorama politico economico globale, sentendo sempre più spesso dibattiti sull'eco sostenibilità, sui flussi migratori, ho immaginato che in un disegno così complesso e imprevedibile solo una macchina  perfetta potesse venirne a capo. Con tutti i se e tutti i ma.. In ogni caso è ispirato a un racconto di Asimov, nulla di nuovo in letteratura... Forse accostato alla musica si.

- "Ufo Robot Generation" è un amaro riscontro di una realtà per cui la maggior parte di persone che fanno parte della tua generazione si ritrovano confuse, spiazzate di fronte alla società di adesso e di fronte alle loro stesse vite. "Troppo vecchi per giocare ancora, troppo giovani per invecchiare ora" dici... ma una persona non può giocare fino alla vecchiaia? e poi ancora, quale potrebbe essere secondo te una soluzione a questo stato di vegetazione diffusa? e qual'è la sua principale causa..?

E' il pezzo che veramente rappresenta gli intenti del disco. La fantascienza con cui  siamo cresciuti noi 30/40enni ci ha cullati, illusi e superati di colpo diventando realtà e circondandoci senza che ce ne rendessimo conto. Siamo la prima generazione dell'era tecnologica e l'ultima dell'era tecnica, quindi abbiamo una serie di valori anche positivi su cui ci basiamo, ma che stanno diventando anacronistici con una velocità doppia di quella subita dalle generazioni precedenti. Questo crea incertezza, confusione, incompiutezza. Siamo stati cresciuti dagli Ufo Robot e dal romanticismo e gli usi e costumi giapponesi, che hanno invaso l'occidente negli anni del rinascimento nipponico attraverso la televisione, mentre i genitori ignari ci piazzavano davanti a mamma-baby sitter tv oppure consumavano i primi divorzi. L'arrivo di Goldrake è stato qualcosa di epocale. Ho studiato le prime sigle di questi cartoons per ottenere un elettropop con quel tocco velato di spensieratezza e nostalgia, tra la disco fine anni'70 e il synth pop e questo è il risultato. Un pezzo fintamente ingenuo e scorrevole, ma pesante come un sasso sullo stomaco, a mio avviso.

- "La guerra dei Mondi". Prende in causa gli attacchi militari preventivi, la schiavitù da certi sistemi economici.... credi davvero che tutto questo non possa avere fine o sei fiducioso?

Non faccio previsioni. da artista mi pongo come osservatore e metto sul piatto degli input e degli accostamenti, per suggerire un disegno generale. E'invece una canzone sulla diffidenza reciproca, insinuata spesso dalla politica per altri fini. L'attacco alieno, il pericolo atomico, il terrorismo islamico, la strategia del fabbricare un nemico ad arte, insomma, molto comodo alle "democrazie" occidentali per giustificare azioni discutibili, invasioni, sfruttamenti energetici, interessi privati ecc. E'un invito ad abbandonare le troppe ossessioni e paranoie e la diffidenza tra individui-mondi, perché dureremo ben poco e la guerra reale e quella col tempo che finirà per tutti; tanto vale essere solidali l'un l'altro.

- "La legge della rosa" ... parlamene tu... questa canzone mi ha incantato...

Un'altra canzone sulla generazione degli insoddisfatti. Desiderare sempre quello che non si ha. Sembra una canzone rivolta alla sfera sentimentale, ma è più universale. Qui ho fatto un uso massiccio di orchestra, studiando anche le colonne sonore di Sakamoto per dare un taglio vagamente Giapponese al sound.

- "Aliena". Inizialmente sembra parlare di una donna irraggiungibile, ma poi ci si rende conto che il tema è più profondo... sembra essere una sorta di allegoria di verità "irraggiungibili" del nostro sistema di cose che se scoperte possono portare a guai seri, è così? e poi sono verità che se pur non sono ufficialmente "scoperte" ti danno una visione della vita molto più completa rispetto a certe tematiche quindi dici "ne vale la pena". 

Vale la pena combatterle? vale la pena soffrirci ma non mollare? questo intendi? e ognuno le dovrebbe combattere alla propria maniera no? tu tenti di farlo
con la musica per esempio...

Aliena è una canzone sull'istinto atavico dell'uomo di cercare risposte. Quello che spinge a partire per nave, nel cosmo, verso l'ignoto, o nella ricerca interiore o scientifica, o perfino religiosa; una specie di droga, di sirena che chiama dallo spazio. E'quello che distingue l'uomo dagli altri esseri viventi, la curiosità.

- "Aiko" richiama la cultura giapponese ma sembra essere più un mezzo per arrivare ad un certo messagggio.. ovvero.. l'impressione che ha dato a me è che sia una denuncia dei comportamenti particolarmente superficiali che certe donne purtroppo hanno, che preferiscono essere vuote ma avere una borsa di Louis Vitton... qualche richiamo alle escort anche, forse. Insomma queste persone, anche uomini diciamolo, sono "morte dentro"... questa condizione umana è sempre esistita ma sembra ultimamente stia proprio dilagando, anche tra molte giovani per es.. Ho interpretato male forse, intendevi altro?

Beh... Ehm... Aiko B.R.A.I.N. è il nome di una donna robot nata 10 anni fa circa in Giappone, per "servire" il padrone, con fattezze sexy e la possibilità di avere rapporti sessuali. Una sorta di bambola gonfiabile parlante e ambulante. Una donna da compagnia. Mi ha impressionato molto il fatto che si sia arrivati a progettare macchine così complesse per scopi così discutibili. Una bassezza tutta maschilista che si crea una donna obbediente, vuota e disponibile al suo servizio. Non una critica alla donna, tutt'altro; all'uomo che ambisce a questo. Poi ho suggerito l'idea fantasiosa che perfino quest'intelligenza artificiale potesse avere una forma di disgusto verso tutto questo, mescolando l'icona della geisha con quella del robot, ottenendone una figura ambigua e allusiva tra essere e non essere, tra escort e fantoccio.

- Ah, ok ... non me l'aspettavo ahah... comunque... Parliamo di "Fantastmi". Sono esseri umani che hanno perso la voglia di vivere e se ne stanno "immobili" di fronte a tutto. La voglia di vivere secondo te deve essere coltivata o è qualcosa che .. o ce l'hai o non ce l'hai? 

E' un altro aspetto della generazione "di mezzo", incapace di prendere una decisione irreversibile o una scelta fino in fondo, rimandando ad un domani migliore, che magari non verrà, rimanendo intrappolati in una routine di lamentela e di rammarico. Forse il pezzo più amaro dell'album. Credo che coltivare la voglia di vivere sia una delle poche arti alle quali ognuno di noi si dovrebbe applicare con impegno. Avere progetti, anche non ambiziosi, ma darsi degli scopi, coltivarne poi sempre di nuovi fino alla vecchiaia avanzata. Fa bene, rimette in circolo l'energia e allontana l'invidia verso terzi e il rimpianto, perché alimenta l'autostima.

- "Colonia umanoide di Fukushima". Non ha testo, solo musica. Quando l'hai composta che cosa avresti voluto arrivasse alle persone?

E'una suggestione; ho chiuso gli occhi e ho visto in un futuro non lontano colonie di robot umanoidi a Fukushima, robot giardinieri piantatori di alberi, robot bonificatori per rendere di nuovo popolabile quella sfortunata zona dell'occidente incauto. Una fantascienza "pulita" ed ecosensibile contro il frutto della corsa all'atomo del secolo scorso.

- "La fortezza" è un muro che c'è tra le persone? sembra richiamare nuovamente anche la superficialità di taluni.. che mi dici riguardo a questo pezzo..?

Un pezzo sui flussi migratori inarrestabili, paragonato alle forze fisiche che tendono alla quiete. Quando c'è troppa disparità, i fluidi andranno a riempire un vuoto, irreversibilmente, senza possibilità di frenarli, con buona pace di molti occidentali arrocati nella loro fortezza. Mentre lo scrivevo pensavo alla Ballata Della Morte Rossa di Poe, in cui la peste fuori dilagava, ma nella fortezza i nobili continuavano a festeggiare, fingendo di non vedere che la festa ( a sbafo di altri) era finita.

- "Alpha Centauri" parla della razionalità... a quanto pare sembra tu preferisca i sognatori? secondo te un sognatore può essere anche razionale? e il contario? un razionale può essere sognatore?

E' la stella più vicina alla terra, ma pur sempre irraggiungibile. La metafora di una particolare figura femminile, razionale, poco incline all'esternazione dei sentimenti, più cerebrale e introspettiva. Una donna molto sensibile, ma apparentemente fredda e lontana, con un suo fascino. Mi ricorda Ipazia d'Alessandria. Una delle canzoni che amo di più della mia intera produzione.

Credo che l'essere sognatori e l'essere razionali non sia necessariamente uno status che esclude l'altro. Io per alcuni versi mi ritengo molto razionale e pianificatore, ad esempio, nella realizzazione dei miei "sogni" musicali o artistici. C'è una dimensione astratta in cui vivo, ma un mestiere che mi permette di dare concretezza a visioni o deliri che altrimenti lascerebbero il tempo che trovano.

Per contro ci sono molte persone apparentemente razionali, concrete, solide e ben piantate a terra, che invece nel loro intimo sono l'esatto opposto. Si impongono quasi come per una disciplina terapeutica la ratio, il distacco, la freddezza della lucida analisi, perché sono spaventate dalla loro parte sensibile, irrazionale e la vivono come una fragilità, una stortura che va corretta.

- "Camaleonte"- lanciamo solo l'input: fidarsi o non fidarsi delle persone?

Quasi mai: il trasformismo, la doppia faccia e l'invidia sono uno dei mali più incurabili e recidivi.

- "Odissea" sembra voler essere una fine.. ma è anche un nuovo inizio?

E'un brano dedicato a mio padre, mancato due anni fa in un modo per me inspiegabile. Preferisco immaginarlo in viaggio dentro il buco nero del cosmo, in un'altra dimensione, come nel viaggio di 2001 Odissea (appunto) nello spazio.

- In generale quest'album lo consideri più pessimistico, realistico e denunciante o speranzoso ed ottimista (o comunque positivo)?

Pessimismo cosmico è la mia costante, eheh.. Però lo trovo anche molto più fluido e scorrevole dei precedenti. Argomenti tosti bilanciati dal pop, ma con tanta, tanta ricerca sonora. Credo nel futuro perché peggio di così non si può andare.

- Nel tuo lavoro il legame a sonorità elettroniche molto futuristiche è evidente e in questo album forse anche più che nel primo. C'è un legame tematico alla fantascienza anche.. sembra tu sia propenso ad utilizzare questo "genere" come veicolo... cosa puoi dirmi a riguardo?

Mai come in questo caso la scelta è stata programmata dall'inizio. Le metafore della vecchia e nuova fantascienza mi servivano in questo caso per descrivere me e la mia generazione, o questo periodo storico. Anche ne "Le Notti Di Oz" ho toccato il tema, addentrandomi però nell'uso sociale che si fa della tecnologia tutti i giorni, o nei rapporti tra persone, piuttosto che nella fantascienza "classica".

I primi due album invece erano collezioni di brani senza un preciso filo conduttore, anche se in alcuni casi i germi c'erano già; penso a Nessuno Su Marte e Cuore/Coscienza, ad esempio. Ovviamente, in quest'ultimo, visto il tema, mi sono sentito legittimato a sguazzare nel mio amato brodo elettronico. Mi sono divertito molto.

Fare una chiacchierata con questo artista è sempre altamente stimolante. E' un artista ed una personalità artistica competente, sa bene quel che fa e perché lo fa. Niente è lasciato al caso.

Il videoclip de "La guerra dei mondi"  è presentato in anteprima esclusiva su Rolling Stone Magazine e il singolo ep de "La Guerra Dei Mondi" è già acquistabile on line dal sito ufficiale e su itunes.

Il singolo "Robosapiens" invece è stato dato alle fm il 28 settembre e il video è su Rolling Stone Magazine in anteprima dalla settimana scorsa.

Se volete approfondire potete trovare Ottodix anche su facebook (aggiornatissimo) cercando la pagina Alessandro Ottodix o Ottodix.

Grazie Ale!






Di seguito il link del suo sito ufficiale e del video di "Robosapiens"..



mercoledì 22 giugno 2011

Alessandro Zannier Ottodix: musica ed arte visiva tra passato e futuro

 "Sogno di un Avatar" backstage


Alessandro Zannier ha avuto fino ad ora una carriera ricca e artisticamente originale e laterale; in effetti, giusto perché non si fa mancare nulla, oltre ad essere un musicista di successo è anche un artista visivo. Il suo progetto "Ottodix" prende il nome dal pittore tedesco che fu esponente di spicco della "Neue Sachlichkeit" ovvero la "Nuova oggettività". Alessandro si forma al Liceo Artistico e prosegue all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, si dedica all'arte contemporanea e alla musica portando avanti la viva attività di artista visivo con mostre ed esposizioni e, al tempo stesso, prosegue la sua scalata musicale. E' un personaggio poeticamente interessante, ama Duchamp, esponente del dadaismo e del surrealismo e infine "miccia" portante nell'avvio dell'arte concettuale, è affascinato dalle atmosfere francesi e per mia intuizione ama Baudelaire. L'elettronica lo accompagna da sempre e si sente, ma giustamente il sound degli Ottodix non è "semplice elettronica" bensì un germoglio nuovo, nato tra il synth pop d'ispirazione wave elettronica e l'amore per la musica d'autore. Nel 2002 Zannier esordisce duettando con Carlo Rubazer in qualità di autore, tastierista e backing vocal. L'anno dopo pubblica il suo primo singolo "Fuori Orario" e il cd "Corpomacchina" a cui seguirà un tour. Dal 2005 in poi Alessandro prende in mano le redini dei suoi progetti in totale indipendenza ed inizia la collaborazione con Garbo, che gli affida il riarrangiamento in chiave elettronica del suo live. Nel 2006 inizia dunque il "Gialloelettrico Tour" e XL di Repubblica segnala il pezzo "Pensieronero" per la gran quantità di download. Il 2006 porta alla nascita il secondo album "Nero" e il video del brano "Ossessione" viene trasmesso sulla "vecchia" All Music spiccando poi sul sito di Mtv per uno special di "Scommettiamo su...". Segue un doppio cd in tributo a Garbo realizzato in collaborazione con Boosta (Subsonica), Krisma/Battiato, Andy (Bluvertigo), Meg, Baustelle, Delta V, Madaski (Africa Unite) e l'ex vocalist dei Delta V G. Kalweit. Nel video di "Grandi giorni" (2007) Alessandro duetta con Garbo stesso. Il video di "Cuore/Coscienza" tratto da "Nero" è realizzato nelle scenografie, nei disegni, nei costumi, nella preparazione in studio e nel montaggio, dallo stesso Alessandro Ottodix (che oltre ad essere il nome del gruppo è lo pseudonimo di Zannier) affiancato dal regista Maurizio Tiella (di cui potete trovare info sul web senza problemi) e riporta ad un mondo che intreccia passato, presente e futuro, raccontando dell'oramai iper diffusa umanità senza coscienza con relativi orrori e presunti progressi. A seguito della partenza del "Nero Tour '08", tra le cui tappe spicca anche la partecipazione degli Ottodix al "Depeche Mode Party" di Milano, Alessandro riprende a lavorare ad ottobre 2008 con una nuova formazione: Mauro Franceschini (percussioni e tastiere), Rocco Preite (testiere e cori) e Antonio Maser (chitarra). Con questa nuova band inizia un mini tour promozionale con l'uscita del singolo "I fiori del male" in anticipazione all'album "Le Notti di Oz", un lavoro ricco di suggestioni cinematografiche e teatrali, tipicamente Zannieriano. Gli Ottodix si ritrovano dunque a collaborare con Luca Urbani, Garbo e Kalweit. Nel 2009 esce il video di "I-Man" girato da Marco Marchesi. Il singolo viene trasmesso in rotazione su Virgin Radio e Radio 105 e il video gira a Mtv Brand New, AllMusic, MatchMusic e Sky (come top video 2009). Nello stesso anno Zannier viene invitato al Festival Internazionale della Filosofia di Modena in qualità di artista visivo; per l'occasione suona e inaugura la mostra "Sogno di un Avatar", ispirata a "Le notti di Oz". Il nuovo singolo "Strananotte" finisce all'ottavo posto della Top ten Musica Indie e viene realizzato a Zurigo il video del pezzo che verrà promosso attraverso interviste a Radio24, Radio Rai International e altri canali radiofonici. "Joker/MeaCulpa" è il quarto singolo (2010) e il video viene proposto in anteprima esclusiva su "Rolling Stone Magazine" per poi essere presentato proprio al "Depeche Mode Party" di Milano da cui, tramite riprese dei fun, viene realizzato un dvd intitolato "Autbootleg" presentato al M.E.I. 2010. Segue il singolo "Rabarbaro Rabarbaro", una live studio session e la rivista Ascension Magazine, giunta al suo decennale, inserisce "Le notti di Oz" tra i top album del decennio. Cio che è dell' Ora, è il presente:

- Ciao Alessandro... dimmi un po' cosa stai facendo con gli Ottodix e se stai invece portando avanti anche progetti laterali come artista visivo....

"Ciao Lara, piacere. Sto facendo di tutto in questo periodo: in effetti sto ultimando il nuovo album previsto entro l'anno dal titolo "Robosapiens", preparando una personale mostra d'arte che inaugurerò a Marsiglia il 20 settembre con lo stesso titolo e mettendo a punto una difficile, estenuante quanto esaltante, versione live teatrale/multimediale di "Le Notti Di Oz" assieme alla band che ieri sera è andata in scena in anteprima, a porte chiuse, per un pubblico di addetti ai lavori interessati al progetto e ripresa da Uno TV (che produce lo spettacolo), dal titolo "Sogno di Un Avatar". E'un sogno che si sta realizzando a cinque anni dalla stesura della fiaba-soggetto e del concept album omonimi, anche grazie al lavoro di riscrittura fatto dalla compagnia Ailuros e dalla regista Barbara Riebolge che ha capito subito il mio immaginario."

- Nei tuoi asseblaggi mi è sembrato di scorgere un certo amore per la  "scomposizione picassiana"", ma anche nei progetti grafici se non erro... per certi versi mi hai ricordato anche Dalì... o sbaglio? Il tutto accompagnato da suggestioni in stile avanguardistico...

"E' una domanda a cui è complicato dare una risposta. Di certo il mio amore per le avanguardie storiche è noto, anche nei videoclip e soprattutto nello spettacolo ora citato. Sicuramente ho fatto mie delle scomposizioni picassiane, ma sono oramai patrimonio comune degli artisti nati dopo di lui. Riguarda soprattutto la mia produzione grafica legata a ritratti immaginari, in cui da tempo adopero la sovrapposizione di differenti connotati ad un unico soggetto-azione. Più volti in uno, più maschere sociali, più sguardi. Magari uno ufficiale davanti alla "camera" ed altri che scappano altrove rivelando altre personalità e spesso dei mostri.  Come per tutta l'arte contemporanea, finita la corsa al nuovo e agli "ismi" si attinge alla sconfinata tavolozza degli stili in funzione di un proprio concetto personale. Ecco perché non mi sento di sovrapporre il mio percorso in modo così netto nella direzione di un Picasso o di un Dalì, quest'ultimo, sinceramente, abbastanza lontano dal mio mondo. In ogni caso mi sembra anche strano sentirmi rapportato a personaggi di tale levatura. Forse Duchamp è l'unico vero faro, in quanto per  sua stessa definizione "anartista". Saltava tra gli "ismi", ne carpiva l'estetica piegandola alla sua personalissima ricerca e poi ne fuggiva, ma fuggiva anche dal mondo dell'arte dedicandosi agli scacchi per anni e anni, irridendola, mentre quest'ultima lo celebrava. Ammiro la sua ironia del lasciare il segno nei dibattiti, ma del "chiamarsene fuori". Il suo stile di vita è sicuramente una grande fonte d'ispirazione, prima ancora del suo fare arte. Ma questi sono mostri sacri, non sono certo l'unico a pensarla così."

- Dimmi un po' del progetto  "Fear: generatore di paura  "...

"Fear è un progetto nato prima per iscritto, poi realizzato secondo i rigorosi dettami di disegni tecnici fatti a mano. La vera opera è il testo scritto che illustra la costruzione di cinque "macchinari emotivi" allegorici. Un generatore centrale di energia neutra, dalla forma di una campana di plexiglass trasparente, con all'interno due organismi gemelli e speculari divisi da uno specchio che si contendono uno spazio producendo attrito, quindi energia. La paura del proprio simile, la contesa dello spazio, generano scontro, attrito, paura, ma se ben incanalate anche curiosità e creatività. Questa grande macchina "celibe" centrale alimenta simbolicamente due marchingegni positivi (creatività ed eros) e due negativi (omicidio e invidia), a loro volta aventi un funzionamento interno. E'stata creata in un periodo in cui realizzavo assemblaggi in materiale povero: legno, corda, carte, gomme, metallo ed oggetti, con una figurazione a metà tra l'astrazione e la scultura organica/concreta.  Da sempre comunque, lavoro sul dualismo tra meccanismo e sentimento, tra organico e inorganico, tra virtuale e reale, tra artificiale e naturale, soprattutto quando le differenze cominciano a non percepirsi più e vengono esaltati i paradossi etici di queste delicate relazioni. Il progetto è poi stato apprezzato e referenziato da Achille Bonito Oliva nel 2005, anno in cui l'ho esposto per l'unica volta."

- Musicalmente quali sono stati i tuoi ispiratori, oltre ai Depeche Mode e.. forse a Bowie?

"Beh, certo sono due nomi di punta, sento poi una specifica affinità elettiva col mondo sonoro di Martin Gore. Aggiungerei il periodo del trip hop di Bristol (Massive Attack e Tricky su tutti), ma anche la straordinaria Goldfrapp del primo album, i Tuxedomoon e gli Einsturzende, certe colonne sonore e, andando all'infanzia, i Beatles. Chi cresce conoscendo bene le strutture melodiche e il mondo onirico di questi quattro signori ha in mano praticamente tutti gli archetipi della musica pop in pochi album."

- Che direzione hai deciso di prendere per il prossimo album? e quali sono state, secondo te, le evoluzioni di Ottodix negli anni?

"L'ultimo album sarà sicuramente e volutamente più pop, ma pieno di letture sotto traccia. Lo volevo più scorrevole all'apparenza, con molta elettronica nuova e retrò, effettistica da fanta film vintage, theremin e quant'altro. E'comunque un album tematico, ma non un concept come "Le Notti Di Oz". Ho iniziato a scriverlo nel 2008 quando ancora stava per uscire Oz ed ora ha trovato una sua forma compiuta, quasi interamente ispirata alla fantascienza classica dagli anni '50 agli '80, usata come allegoria per studiare le generazioni dai trentenni ai cinquantenni di oggi, cresciute col mito del futuro, della tecnologia, dei robot giapponesi, della corsa spaziale ed ora destabilizzate dall'accelerazione che il futuro stesso ha avuto, con le sue chimere e lusinghe. E' dedicato alla generazione dei disillusi e degli indecisi perpetui, degli insoddisfatti. La mia. Dirai "e che c'entra la fantascienza?"... Ascolta e mi dirai. Si intitolerà "Robosapiens", come un giocattolo in voga anni fa."

- Credo di poter intuire la risposta ma... ti senti più artista visivo o più musicista?
  
"Mi sento un artista contemporaneo, quindi abbastanza libero dalle definizioni di genere."

- Come pensavo... L'uomo Alessandro Zannier. Racconta chi sei.....

"Sono uno che guarda avanti, ma che non riesce ad abbandonare nulla per la strada; spesso è un problema e mi destabilizza. Vorrei fare stare nella mia valigia vecchi ideali, vecchie scommesse, vecchie amicizie,  interfacciate perfettamente con quelle nuove e future. E'molto difficile, ma è pur sempre uno scopo, un progetto. Senza progetti non saprei stare. Sto lavorando in modo schizofrenico e anarcoide, saltando da una parte all'altra per testare la tenuta di certe mie convinzioni, nell'attesa di arrivare a vedere un disegno d'insieme. E'come infilare una serie di perle infinite, di valore o meno, cercando di tener presente che la propria etica è il filo unificante e la collana è l'obiettivo finale, la chiusura del cerchio."

- Cosa manca nel mondo e cosa elimineresti?

"Qualunque cosa io risponda sarà una banalità. Direi che manca ancora potere decisionale equi distribuito con le donne. Eliminerei una buona dose di potere dalle mani dei maschietti e lo darei alle donne e alle future intelligenze artificiali, in grado di applicare con matematica precisione la vera equità nel distribuire risorse. Quello delle risorse sarà il problema più grande del futuro imminente. Altro che fantascienza."

- Come definisci la tua lente artistica....?

"Mmm.. ho probabilmente un occhio che è tipico del regista di colossal che usa il grandangolo o il banco ottico; sono affascinato dalle visioni d'insieme. Non sono un artista che lavora nel dettaglio per parlare dell'universale. Piuttosto un artista che è affascinato dal caos, dalla moltitudine di dettagli che compongono un tutto. Mi piace scoprire, suggerire  o immaginare meccanismi generali, disegni più grandi che diano un senso al brulicare delle cose quotidiane."

Alessandro Zannier è un mondo tutto da scoprire. Credo che chi  leggerà quest'intervista se ne renderà conto da se. Ascoltate la sua  musica, indagate la sua arte, guardate nella sua lente, ve lo consiglio.


Link:

@Lara Aversano