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sabato 7 febbraio 2015

La meravigliosa storia di ... "Riturnella"



"Riturnella". Alcuni traducono questo termine calabrese accostandolo come sinonimo a "rìnnina" e traducendole con "rondine" o "rondinella". Facendo ricerche però, si scopre che colui che ha riportato alla luce questo brano popopolare calabrese, negli anni '70, vale a dire il prof. Antonello Ricci, ritiene che il termine "Riturnella" sia intraducibile in quanto "inserto nonsense". "Rìnnina" però, significa comunque "rondine"  e nel testo è il termine "rìnnina" a farla da padrone. Ci sono molte traduzioni e versioni di questa lirica, anche se si ritiene che la più fedele sia quella appresa dal professor Ricci da Mariangela Pirito, una "ancient" signora. Non è un caso che io riporti il termine in inglese, in italiano sarebbe più sensato dire "vecchietta" o "vecchia signora" perché dietro a questo termine, come in inglese o in francese, c'è "la storia"; si dice "i nostri vecchi del paese" quando si parla di storie, di ricordi... "se vuoi saperlo, devi chiederlo ai vecchietti in paese!", "i nostri vecchi, loro si che sanno". Invece è luogo comune pensare che il termine "vecchio" sia un'offesa. In realtà non lo è, non che io sappia. L'etimologia del termine "vecchio" è una rivelazione in se. "Vecchio" o "Veglio" significa non solo "che ha molti anni". Qualche ricerca su internet rivela: "Dicesi degli esseri organizzati, che dal nascere al morire corrono più stadi o gradi di vita". Dunque la storia, l'esperienza, i ricordi, le cose che "solo se sei vecchio puoi sapere" e "solo se te le tramanda un vecchio" sopravvivono. Il termine "anziano" invece è certo indicazione di una persona con maggiore esperienza, maggior dignità e autorità rispetto ad altre, sempre pensando all'etimologia della parola, ma la radice "ante" ovvero "avanti" unito a "anus", in latino "vecchio", mi pare si concentri più sull'avanzare del vecchio, più che sulla sua storia, dell'avanzare del passo lento o del suo avanzare e basta. Tutto opinabile, anche perché non sono etimologa, non ho studiato latino e questa mia sensazione viene dall'insegnamento di qualcuno che me lo fece notare. Resta il fatto che il termine "vecchio", al di la' degli insegnamenti ricevuti, mi sembra avere più sapore e colore. Perché allora non ho subito usato il termine "vecchia", "vecchietta" ed ho introdotto il termine in inglese?  perché "ancient" in inglese non è solo indicativo di una persona avanti negli anni, vecchia, anziana o quello che preferite; il termine "ancient" si usa anche quando si parla di rarità storiche, di cose preziose, di storie narrate, della storia di un individuo così come della storia in se. Tutto questo discorso, partito dalle mie dita senza alcun filtro, ha allungato di molto quel che doveva essere inizialmente la mia idea di introduzione a "Riturnella". Il fatto è che tutto ha un senso e se le mie dita sono partite "senza filtro" c'è un motivo. "Riturnella", torniamo a lei, anche se ancora di lei stavamo parlando in realtà. Lei. L'ho chiamata "Lei". Mi accorgo pochi secondi dopo averlo scritto, di aver scritto quello che ho scritto (scusate il gioco di parole, ma notare i dettagli è istintivo per me). "Riturnella" è un canto popolare calabrese e risale al periodo del primo dopoguerra, dunque agli inizi del '900, in cui milioni di italiani andavano in cerca di lavoro, perlopiù in america, per avere qualche speranza in più, perché in Italia tutto era stato distrutto, mentre in america c'era molta richiesta di manodopera... "Riturnella" è la storia dell'inimicizia tra "lavoro" ed "amore" diffusa in quei tempi, poiché il lavoro portava lontano dagli affetti... dai genitori, dai figli, dal proprio compagno o compagna di vita. E' una storia d'amore, è la storia di una donna e del suo amore lontanto, è la storia della sua premura, della "rìnnina", simbolo di tristezza e speranza insieme. Il tutto, in parole e musica. Vi propongo sotto il testo in dialetto per intero e una traduzione (volutamente un po' scremata delle ripetizioni tipiche del dialetto e non suddivisa nella forma originale, un po' parafrasata in sostanza, ma solo per mettere ulteriormente l'accento sulla storia). Ovviamente... ve ne consiglio vivamente l'ascolto. E' stato Eugenio Bennato a renderla nota ai più, con il suo "Musicanova" pubblicato nel 1978 ed è sua la versione che troverete nel video, con un testo leggermente differente da quello considerato come originale, per la diversa scelta di alcuni termini dialettali. Volendo, se vi interessa approfondire la lirica in se, la composizione del testo, potrete trovare informazioni interessanti facendo altre ricerche. Questo mio articoletto però, vorrebbe concentrarsi di più su tutto ciò che questo brano può significare, su tutta la storia che c'è dietro e su cosa possa significare anche per noi oggi.

La traduzione:

Tu, rondine che vai
Per mari e mari
Oh rondinella
Tu, rondine che vai
per mari e mari...
Ferma, quando ti dico
due parole, o rondinella,
ferma, quando ti dico due parole.
Corri a gettare il sospiro a mare
e guarda se mi risponde.
Guarda se mi risponde il bene mio...
Non mi risponde, no,
è troppo lontano,
oh rondinella, non mi risponde...
è troppo lontano.
E' sotto una frescura
che sta dormendo, o rondinella,
poi si risveglia con
il pianto agli occhi...
Si asciuga gli occhi
e gli passa il pianto, o rondinella.
Si asciuga gli occhi... e gli passa il pianto.
Prendigli il fazzoletto,
vado a lavarlo, o rondinella,
poi lo stendo a una pianta di rosa
e poi lo mando a Na,
lo mando a Napoli a stirare, o rondinella.
Poi te lo piego alla napoletana,
te lo piego alla napoletana, o rondinella.
E poi te lo mando col vento a portare
o rondinella, te lo mando a portare col vento.
Vai vento e portaglielo...
Vai vento e portalo al mio bene.
Attenta che non ti cada,
attenta che non ti cada
sopra il mare o rondinella,
che perdi i sigilli di questo cuore,
o rondinella...
che perdi i sigilli... di questo cuore.


Il testo originale:

Tu rìnnina chi vai
Tu rìnnina chi vai
Lu maru maru
Oi riturnella
Tu rìnnina chi vai lu maru maru

Ferma quannu ti dicu
Ferma quannu ti dicu
Dui paroli
Oi riturnella
Ferma quannu ti dicu dui paroli

Corri a jettari lu
Corri a jettari lu
Suspiru a mari
Oi riturnella
Corri a jettari lu suspiru a mari

Pe’ vìdiri se mi rišpunna
Pe’ vìdiri se mi rišpunna
Lu mio beni
Oi riturnella
Pe’ vìdiri se mi rišpunna lu mio beni

Non mi rišpunna, annò
Non mi rišpunna, annò
È troppu luntanu,
Oi riturnella
Non mi rišpunna, annò, è troppu luntanu

È sutt’ a na frišcura
È sutt’a na frišcura
Chi sta durmennu
Oi riturnella
È sutt’a na frišcura chi sta durmennu

Poi si rivigghja cu
Poi si rivigghja cu
lu chjantu all’occhi
Oi riturnella
Poi si rivigghja cu lu chjantu all’occhi

Si stuja l’occhi e li
Si stuja l’occhi e li
Passa lu chjantu
Oi riturnella
Si stuja l’occhi e li passa lu chjantu

Piglia lu muccaturu
Piglia lu muccaturu
Lu vaju a llavu
Oi riturnella
Piglia lu muccaturu, lu vaju a llavu

Poi ti lu špannu a nu
Poi ti lu špannu a nu
Peru de rosa
Oi riturnella
Poi ti lu špannu a nu peru de rosa

Poi ti lu mannu a Na
Poi ti lu mannu a Na
puli a stirare
Oi riturnella
Poi ti lu mannu a Napuli a stirare

Poi ti lu cogliu a la
Poi ti lu cogliu a la
Napulitana
Oi riturnella
Poi ti lu cogliu a la napulitana

Poi ti lu mannu cu
Poi ti lu mannu cu
Ventu a purtari
Oi riturnella
Poi ti lu mannu cu ventu a purtari

Ventu và portacellu
Ventu và portacellu
A lu mio beni
Oi riturnella
Ventu và portacellu a lu mio beni

Mera pe’ nun ti cara
Mera pe’ nun ti cara
Pe’ supra mari
Oi riturnella
Mera che nun ti cara pe’ supra mari

Ca perda li sigilli
Ca perda li sigilli
De chistu cori
Oi riturnella
Ca perda li sigilli de chistu cori.


 La versione di Eugenio Bennato (1978):