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venerdì 15 luglio 2016

Rinaldo Donati: "La meraviglia si grida e si tace"


El coche - Rinaldo Donati
"Some say that we're reckless./ They say we're much too young./ Tell us to stop before we've begun./ We've got to hold out till graduation./ Try to hang on Maxine." Questi versi sono tratti da "Maxine", un prezzo di Donald Fagen, dall'album "The Nightfly" (1982). "Alcuni ci dicono che siamo spericolati, dicono che siamo troppo giovani. Ci dicono di fermarci ancor prima d'avere iniziato. (Che) Dobbiamo aspettare fino alla laurea. Provo ad aggrapparmi a Maxine." Questo tratto di "Maxine" è la prima cosa che salta all'occhio sul sito www.maxine.it di Rinaldo Donati, fotografo e musicista, che tra poco, qui sotto, potrete conoscere un po' di più. L'album di Fagen era un concept album autobiografico, in cui sostanzialmente lui ripercorreva la sua giovinezza e Maxine, il suo primo amore, è raccontata nel pezzo per come allora vedevano il mondo, con nostalgia e probabilmente con gratitudine perché quelli erano gli anni della scoperta, dello stupore, della meraviglia per il mondo e della curiosità nei confronti della vita e del mondo stesso. Per Donati il nome "Maxine" è diventato simbolo della propria visione della vita. Nel parlarne, Donati esprime un'intepretazione del pezzo e di come lo ha vissuto. "E' come il piccolo principe [...]. I bambini sono la luce del futuro, per essere così prossimi al massimo livello di creatività per il quale un legnetto diventa una vera astronave, quindi Maxine è la mia isola, non di separazione ma di salvezza." Le migliori parole per farvi capire chi è Rinaldo Donati, sono proprio le sue perché "entrare nelle sfumature e nei chiaroscuri è il senso della sua vita" e la cosa va oltre la fotografia, oltre la musica, poiché oltre è la sua visione, uno stile di vita, appunto. "Sono un uomo in viaggio che esprime un ideale di bellezza attraverso la musica e le arti visive" dice Donati e si descrive come "un compositore e un fotografo". "L'uno vive nell'altro. [...] Sono attratto dagli spazi ampi, dalle forme seducenti e dai volti che, come gli oggetti che ci guardano, vivono sul confine misterioso fra realtà e immaginazione. Così quello che vedo e sento diventano una cosa sola, musica e immagine. L'una contiene sempre l'altra. Amo la musica dal linguaggio complesso e un certo tipo di musica pop, ma mi entusiasmo per lo stridore di una locomotiva di inizio secolo." Il progetto fotografico e quello musicale si uniscono nel live. Simple, il suo progetto musicale/d'arte visiva e i musicisti che con Donati prendono parte al progetto, suonano con lui improvvisando – perlopiù – una colonna sonora per le immagini che vengono proiettate in ordine casuale sugli schermi. L'invito al pubblico è quello di provare a farsi trascinare, nella musica e nelle immagini, perché in ogni sequenza, in ogni fotografia, in ogni accostamento, c'è una storia da poter immaginare. Personalmente ho avuto la fortuna di poter visitare la mostra fotografica in contemporanea alla performance musicale e d'arte visiva del progetto Simple, dunque in quel caso la mostra è stata visitabile durante, prima o dopo il live stesso. La mostra fotografica appunto, si chiama "Grace Roule Hot" ed è allestita in una piccola roulotte, simbolo del viaggio. La liaison linguistica fa intendere la volontà di guardarsi attorno, di guardare il mondo e osservare, le grandi cose e i piccoli dettagli, la Grazia della Bellezza. Il calore della vita e della vitalità fanno da contorno a questa visione alla quale il visitatore può approcciarsi attraverso microfotografie e lenti speciali per osservarle. Non posso aggiungere altro, se non proporvi la nostra chiacchierata e presentarvi di conseguenza la visione artistica di Rinaldo Donati. Dunque, buona lettura...

Mi pare di aver compreso - visione che adoro - che sono più le immagini a catturare te, piuttosto che tu a catturare le immagini... giusto?

Cachinho - Rinaldo Donati
"Le foto più belle sono quelle nel ricordo degli occhi, così come la musica più alta non è quella incisa nei dischi ma è quella che volteggia nell’aria. Così le immagini si colgono nell’incontro casuale, all’incrocio di una via, uno sguardo, sono loro che decidono di concedersi mentre le cerchiamo per fermarle. Adoro scattare foto con il grand’angolo dove tutto è convesso, spaziale come in un grande abbraccio al mondo, ma per una questione metrica significa addossarsi molto al soggetto invadendo il suo spazio privato e può diventare complicato, quasi aggressivo, come un furto. Con un teleobiettivo, da lontano, è molto più semplice ma non c’è prospettiva quindi non l’ho mai usato. A volte mi diverto a scattare foto molto ravvicinate fra la gente, per strada e succede che, per come le persone stesse si muovono, si compongono il movimento, la luce e gli spazi. Le foto progettate, luci, riflessi e posture non mi interessano... così come quelle che ritraggono la realtà esattamente com’è : per quella ho già i miei occhi … cerco la meraviglia."


Nativa - Rinaldo Donati
Cos'è per te la Bellezza? E cos'è Poesia?

"Entrambe sono gratitudine, come senso di appartenenza al mondo, una forma di dovere."

Ti capita mai di sentire, dentro di te, le fotografie che scatti o la musica che crei, come se vivessero di vita propria? hai mai questa sensazione nel rivedere le immagini o nel sentire la musica che tu e i tuoi musicisti state improvvisando? O per tentare di esprimermi al meglio: essendo il tuo un progetto che comprende diverse arti, musica, fotografia che diventa ed implica nella performance l'arte visiva... come senti tutte queste cose? ti perdi tu stesso in quel viaggio ogni volta? 
 
Il granchio
"La musica e le immagini vivono sempre di vita propria ancor di più quando non sono preordinate o non esiste il controllo .. sono un po’ come la vita che decide per ognuno di noi e tutto è sempre perfetto anche quando stride. Non è così semplice perdersi perché per riuscirci bisognerebbe aver raggiunto una meta molto alta, di simbiosi fra suono e non pensiero… percorriamo una strada. Per il pubblico può essere più semplice rispetto a noi che siamo nell’azione del suono; il pubblico può abbandonarsi ai simboli e appunto al gioco creativo dei suoni."

Mentre suoni, sei realmente consapevole di quel che sarà? non a livello pratico di quel che stai facendo ovviamente, ma a livello sensoriale, di percezione tua e del pubblico e... le immagini, alle quali tu stesso ogni volta ti approcci in modo diverso in qualche modo, a seconda della casualità in cui sono proiettate (e i tuoi musicisti con te)... immagino tu le senta e le viva in modo diverso rispetto a quando le hai scattate... è così? 
 
Tremzinho - Rinaldo Donati
"C’è un software appositamente progettato che invia le immagini in sequenze casuali ai proiettori, quindi ogni volta si “scrivono” storie diverse che noi stessi attraversiamo con la musica, cercando un equilibrio nel quale la musica possa diventare colonna sonora e le immagini colonna visiva della musica."

Quando vedi un paesaggio, un dettaglio, un volto, una scena di vita... avrai certamente delle sensazioni, emozioni che ti spingono a scegliere di scattare proprio in quel momento e in quel luogo. Pensi mai, una volta fatte o visualizzate le immagini, cosa potrebbero evocare - a livello sensoriale e/o emotivo - per le persone?

Bonde boy - Rinaldo Donati
"Si, mi capita di pensare cosa potrebbero evocare quando le rivedo io stesso e scopro cosa evocano in me. Ho vissuto per tanto tempo lontano dal mondo reale, immerso nella musica, in un modo solitario ed immaginario, quindi la fotografia è arrivata quando potevo comprendere il senso di vivere nel presente, nel “qui e ora”. Scattavo le foto poi le riguardavo di notte per scoprire di far parte di quell’universo di persone, di essere per quelle strade. Non sarebbe mai avvenuto con foto “realistiche” ma con questi scatti alterati ho trovato nelle immagini la traduzione visiva di ciò che nel mio immaginario vedevo con la musica quindi, oggi, i due aspetti si fondono. Non ho preoccupazioni intellettuali, mi basta fotografare la vita semplice, le forme, gli oggetti, frammenti di vite non vissute, riverberi da viaggi immaginati e credo che altre persone potranno sentirsi attratte da questa traduzione se troveranno aspetti che li riguardano, così come capita nel condividere la musica."

Come spieghi durante le performance Simple e anche sul tuo sito, le immagini non sono modificate nei colori o nelle forme facendo uso di software, bensì sono utilizzati filtri e "white setting". Ci spieghi meglio questo aspetto? ad esempio, usi filtri "manuali" sulla macchina o filtri digitali? e riguardo al bilanciamento del bianco, lo fai attraverso strumenti digitali appunto o - per così dire - da artigiano?

Sombras - Rinaldo Donati
"Posso spiegarlo … ma non proprio svelarlo! Così come un pianoforte è accordato nel sistema temperato, la macchina fotografica chiede parametri di bianco per restituire i colori di tutta la gamma cromatica. I miei scatti nascono nella combinazione di filtri e riferimenti “white/bianco” completamente fasulli. Questi riferimenti sono passe-partout - chiavi diverse del bianco - né avrò costruiti una cinquantina ma ad oggi me né funzionano una mezza dozzina e portano la macchina ad avere buchi cromatici. Questo fa si che, per strada, prima di uno scatto, in combinazione con la luce e il “senso” del luogo io indirizzi la macchina verso “tonalità relative”. Bronzo, gamma degli arancioni, verde bianco, argenti, pirite .. in combinazione con lenti fortemente convesse ne esce un mondo parallelo che mi affascina. Quelli sono i negativi, nessun edit dopo lo scatto."

Nella sezione dedicata proprio ad alcune delle tue immagini, appare evidente la scritta "The truth is out there", dunque "La verità è là fuori". Anche questa frase, come spesso accade nelle espressioni artistiche, è interpretabile in diversi modi, un po' come il viaggio che tu proponi con i Simple. Cosa però, vorresti trasmettere tu con questa frase?

Indian Love Call - Rinaldo Donati
"Credo che il senso ultimo stia sempre nascosto dietro le cose. Il viaggio da soli in luoghi sconosciuti è l’occasione perfetta per osservarci ed osservare dunque il cambiamento. La nostra crescita, la nostra libertà... sono in mezzo alla gente, fuori per le strade."




Come è nato il nome "Simple" per il progetto musicale e visivo che proponi con i tuoi musicisti?

Lou - Rinaldo Donati

"Simple è un occasione per giocare, un “luogo”, anche per il pubblico per entrare nel proprio spazio creativo. Nella creatività c’è il senso dell’uomo e non sta nella chitarra o nella scatola di colori in sè, bensì è un attitudine da coltivare fermando il turbine dei pensieri, così come un bambino trasforma un legnetto in un astronave." La musica da sola sembra non bastare più, oggi siamo accellerati, la mente si distrae e diventa impossibile dedicare un’ora di silenzio solo per ascoltarla. Le immagini... ci riempiamo gli occhi negli schermi. Le due, insieme, possono avvolgerci e trascinarci, sta a noi lasciarci andare. Riguardo al momento di scelta del nome, beh... era notte e rientravo da un viaggio solitario in Messico con una macchina fotografica. Avevo rimesso “Chavez Ravine” di Ry Cooder e “Mulholland Falls” di Dave Grusin, che erano state la “colonna sonora” di quei giorni e rivedevo le foto che il computer inviava sullo schermo. La sequenza casuale delle immagini e del suono, mi fece rendere conto che nasceva una storia, così ho provato con altre musiche e foto di altre latitudini, altre vite, altri colori. Senza volere, mi sono accorto di come nel senso si costruissero nuove narrazioni. Un esempio? Un bimbo con lo sguardo severo, una donna che ride sguaiata, un pescespada in una pescheria, una bici caduta … ognuno ha la sua storia anche se gli scatti vengono da diverse parti del mondo. Simple è un termine che per me significa... "voglio fermare il flusso di pensiero? è semplice (simple), dovrò entrare nel mio spazio creativo, in questo caso la narrazione, il viaggio."

Spiega a chi non ha ancora avuto la fortuna di assistere alla tua meravigliosa mostra fotografica, in cosa contiste, in sostanza, la visione di queste microimmagini e il perché, anche, di questa scelta, di questa visione. 

"Grace Roule Hot, è una "mobile microphoto exhibition" (esposizione mobile di microfotografie, ndr). Pensavo a quanti uomini hanno messo la loro vita in una valigia andandosene dall’altra parte del mondo. Se volessi scoprire chi sono, nella mia metterei delle piccole foto e la musica che amo. La roulotte è una casa e molti si avvicinano ad essa con pudore, come fosse la camera da letto dei genitori. E' un mezzo "per andare", quindi, metaforicamente, il viaggio, la vita, sono in corso. La musica, che amo, è un filo nell’aria. Le lenti di ingrandimento sono la chiave dell’esposizione perché inducono gli ospiti al gioco, quindi ciò che colgono è nella loro creatività, nella leggerezza e nel non giudizio. Ho visto occhi meno colorati di fronte a foto giganti guardate da dieci metri. Avrai notato che su Grace c’è un libretto per le firme di chi passa di li: è fatto con carta da lucido, da disegno tecnico. Una firma, un commento, le frasi, traspaiono e si intravedono anche nelle pagine seguenti facendolo diventare un mondo trasparente di energia grafica e di “segni”. Osservo come ci alterniamo nella ricerca del nostro territorio o ci mischiamo come acqua scrivendo fra le firme degli altri."

Luz - Polo
Quanto è importante per te la dimensione del gioco? quanto è importante la meraviglia?

"Il gioco è la forma più alta di creatività, di concentrazione assoluta, di presenza nel qui e ora. E’ la freccia che scocca, la curva perfetta, il boomerang che ritorna è l’acqua di Marzo. La meraviglia? è l’anima del gioco, "la meraviglia si grida e si tace" (cit. Claudio Sanfilippo "La Meraviglia")."
 
Mi chiedo anche quanto, in un artista come te, siano importanti o meno, le altre discipline artistiche. Cinema, pittura, scultura... anche perché la mia sensazione è che questo progetto, consapevolmente o meno, comprenda un po' anche di queste arti. Tu che lo proponi come la vedi?

"Il Cinema è una meravigliosa forma di raccontare storie, ma di fronte ad un film lo spettatore rimane passivo, reagisce a ciò che riceve ma senza creare un percorso attivo e personale (dipende poi dall'immaginazione che una persona ha... aggiungo io - ndr). Pittura e scultura .. sinceramente non saprei."

Orologio - Rinaldo Donati
Navio na baia - Rinaldo Donati




Cosa ami di più della vita e cosa di più del mondo?

"L’immaginazione."


Danny Car - Rinaldo Donati




Se tu dovessi dare un colore e una nota a te stesso e alla tua arte, quali sceglieresti?

"Viola e Rosso Cardinale: sacro e profano. Una nota...? Re bemolle maggiore 7, che è parente del Fa minore." 

Beh, non posso far altro che ringraziare Rinaldo Donati per questa interessante chiacchierata ed invitarvi a visitare i link sotto riportati e naturalmente, se ne avete occasione, vi consiglio vivamente di andare alla sua mostra fotografica e/o ad assistere alla performance del progetto Simple.




giovedì 31 maggio 2012

Intervista a Giuseppe Suma: foto, video e musica


Giuseppe Suma è un ragazzo che ha donato se stesso alla fotografia a soli cinque anni e che ha incontrato la musica alla tenera età di otto. Un uomo di indiscutibile intelligenza, un professionista serio con il valore aggiunto dell'umiltà e di una sensibilità che non molti hanno. Chi lo conosce meglio sa che ciò che a parole non dice, lo trasmette con i suoi splendidi scatti, con i suoi lavori e nella passione per la musica che lo accompagna da sempre. Sono dunque orgogliosa di potervi presentare una delle più belle scoperte fatte negli ultimi anni: Giuseppe Suma e il suo AinteXt Project. 

Giuseppe ... presumo che la fotografia per te sia stata prima una passione e poi un lavoro giusto? e che comunque continui ad esserlo... com'è iniziata la tua avventura in questo senso?

"Avevo cinque anni la prima volta che ho scattato una foto, fu un autoritratto: la macchina fotografica era troppo in alto per me, arrivarci era diventata una questione di principio. Raggiunto l'arcano strumento con la punta delle dita, sentii un click, il suono più semplice e stimolante mai udito fino a quel momento. In meno di dieci minuti avevo esaurito il rullino. Il mio secondo soggetto furono le basi stellari fatte con le costruzioni. Ancora non lo sapevo, ma foto e lego mi avrebbero accompagnato per tutta la vita."

Cosa ti ha così tanto affascinato di questo mondo, cosa ti fa provare scattare e vedere i tuoi lavori finiti?

"Le possibilità infinite, le combinazioni, le rielaborazioni e i significati che derivano dall'accostamento e dalla composizione dei miei soggetti nei loro contesti.  Non sono un fotografo da “scatti a raffica", il click è l'ultimo passo di un percorso psicologico e fisico più o meno conscio: psicologico perché inevitabilmente io sono la somma delle mie esperienze e quello che scatto rappresenta in larga parte quello che sono; fisico perché prima di scattare trattengo il respiro, contraggo i muscoli e li rilascio solo dopo aver fatto la foto (spesso resto in apnea per diversi secondi). Una foto racconta molto di più di quello che ci ho visto dentro io, perché è soggetta all'interpretazione di chi la sta guardando. E' una porta aperta sull'iperuranio, stimola e connette diverse persone a diversi mondi."

Nella tua produzione creativa... a cosa ti ispiri?

"Non ho riferimenti particolari, digerisco e metabolizzo tutto ciò che mi accade e le situazioni che affronto, con una certa incoscienza. Non mi ritengo un genio e neanche un artista, mai piaciute le etichette, ma se proprio devo definirmi userei la parola “autore". La mia non è ispirazione, è ricerca: sono affascinato dalle chiavi di lettura “popular" (o pop), da un linguaggio audio-visivo che raggiunga il maggior numero di persone per la sua semplicità ma al tempo stesso caratterizzato da una forte impronta personale. É un'utopia che si risolve solo nei risultati, ma è proprio la ricerca dell'equilibrio assoluto che mi guida nelle mie produzioni audiovisive e fotografiche."

Com'è l'ambiente a Bologna artisticamente parlando? eventi, mostre... e che ne pensi?

"Bologna è viva ma non vegeta. Ci sono ancora troppe realtà artistiche chiuse negli scantinati e negli hard disk di questa città, poche le occasioni di alzare la testa dal mucchio. Se parliamo di passioni, ho incontrato persone che camminano senza toccare il suolo, ma quando si tratta di lavoro tutto cambia e io ne so qualcosa: dopo la laurea ho passato due anni a farmi licenziare in ogni posto in cui andavo; comunicare la mia energia e le mie idee è stato impossibile. Stavo per lasciare Bologna, pensavo non fosse il posto giusto per me. Fino a quando non ho incontrato il mio attuale collega di lavoro (il fotografo Andrea Testi), la prima persona che è riuscita a vedermi per quello che sono e non per quello che avrebbe voluto che io fossi. Oggi lavoriamo spesso insieme su progetti e clienti importanti, ci occupiamo prevalentemente di foto industriali (www.effedueotto.com). Non avrei mai immaginato di emozionarmi anche fotografando una linea di produzione! Alla fine Bologna mi sta dando più di quello che le ho chiesto, questo significa che c'è speranza per tutti."

E tu hai mai pensato di allestire una mostra con le tue opere?

"Quando arriverà il giorno che qualcuno vorrà esporre le mie foto, allora accetterò con grande onore."

Parlaci del progetto fotografico, musicale e visivo AinteXt...

"Il progetto AinteXt è una condizione necessaria oltre che un acronimo: Autoprodotto in Tutto e per Tutto (appunto A.in.t.eXt.). Alla fine dello scorso millennio suonavo tre strumenti col mio gruppo musicale ed era impossibile per me farlo in contemporanea. Nacque così l'esigenza di fare tutto da solo: imparai a suonare tutto ciò che mi serviva per potermi esprimere secondo il mio esclusivo gusto personale. Parallelamente studiavo all'università tecnologie multimediali, perfezionando le mie conoscenze in ambito video e fotografico. Stessa filosofia, stessa passione, scarsissimi i risultati. Col tempo le soddisfazioni in termini di gradimento sono arrivate, un po' di gloria anche, ma non ci fai la spesa al supermercato. Avevo bisogno di collimare passione e lavoro e alla fine ci sono riuscito. A dire il vero non ho mai voluto fare la rock star o almeno ho smesso di pensarlo a diciassette anni. Mi basta comunicare, nel bene e nel male, con tutti i medium a me congeniali, che sono parte di un tutto e allo stesso tempo hanno un'identità propria: la fotografia, il video, la musica. “Il suono è un'esperienza visuale" scrivo spesso prima di pubblicare una nuova traccia audio, riadattando un'affermazione del sociologo McLuhan. Il sequestro dei sensi che deriva dalla visione di una foto, di un video o dall'ascolto di una musica, attiva e stimola la nostra esperienza sensoriale. Per molti è una reazione ad un'azione, per me è il punto di partenza di un atto creativo: vedere la musica, ascoltare una foto, immaginare un video. Ed è così che inizia tutto nella mia testa, con una “visione" di come dev'essere ciò che sto per fare. É un viaggio spesso lungo, pieno di cambi di direzione ed è una ricerca, appunto."

I fotografi a cui ti sei ispirato maggiormente e/o a cui ti ispiri...

"La storia della fotografia ha già i suoi eroi; è il presente che mi stimola di più: come nel cinema, anche nella fotografia i linguaggi visivi sono codificati da sempre, hanno una loro grammatica, abbondantemente esaurita nei primi anni del novecento. E' difficile dire qualcosa di nuovo, proprio perché è già stato detto molto. Passano anche decine di anni prima di trovare una voce fuori coro e un nuovo punto di vista. L'avvento delle tecnologie digitali poi ha aperto nuovi mondi e nuove possibilità, praticamente a tutti, generando una quantità di informazioni difficile da seguire. Oggi ho la fortuna di conoscere, e spesso  di lavorare, con diversi fotografi; alcuni eclettici e mezzi pazzi, altri coraggiosi e sperimentatori. Di sicuro devo molto al mio collega e amico Andrea Testi, una sorta di maestro Jedi della fotografia e talent scout di successo! Poi... Non ho ancora avuto il piacere di incontrarlo, ma seguo con ammirazione Marco Vernaschi, importante fonte di ispirazione sia per la tecnica che per i grandi risultati. Rimango stregato dall'uso del mosso volontario, dai trattamenti evocatori del bianco e nero, dalla scelta di soggetti forti e del loro impatto emotivo sullo spettatore. Porto grande rispetto a fotografi come Giovanni Gori e Lenny Pellico, maestro del ritratto il primo e foto concertista infallibile il secondo. Ogni loro scatto mi spinge a superare i limiti della mia ignoranza e a sforzami per fare meglio e di più. Rappresentano un'ideale di ordine e pulizia, una sorta di faro nel caos della mio percorso di apprendimento. Youness Taouil, talento in esplosione, manipolatore abile, compositore di storie fotografiche incredibili. Con lui il tanto inflazionato Hdr ha assunto una dimensione nuova, estrema e bilanciatissima al tempo stesso. Per l'irriverenza e l'assoluta spregiudicatezza vorrei citare Anthony De Luca, fotografo col chiodo fisso, amante del bello e della provocazione, inesauribile fonte di idee originali. Nella prossima vita vorrei essere uno di loro, ma in questa mi va bene come sono."

Il tuo sogno nel cassetto?

"Non ho cassetti e i sogni li lascio a chi ha il tempo di dormire. Se poi mi chiedi cosa mi piacerebbe fare nel futuro di veramente impegnativo... Girare un film, in stile AinteXt: occuparmi della regia, delle riprese, del montaggio ed essere autore della colonna sonora. Attore meglio di no."

E per finire... l'immagine più bella che ti viene in mente in questo istante, un'immagine che ti viene dal cuore e che vorresti vedere in un tuo scatto futuro...

"Una figlia."
@Lara Aversano