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mercoledì 9 novembre 2022

I Piccoli Bigfoot "Tra Bergamo e il Far West"

 

Piccoli Bigfoot Tra Bergamo e il Far West

"Tra Bergamo e il Far West" è il piccolo capolavoro (piccolo solo perché è un EP di cinque pezzi e perché "i Bigfoot sono Piccoli") dei - mi ripeto, lo so - Piccoli Bigfoot. Il titolo del mini album è perfetto, perché non solo riprende parte del testo di uno dei pezzi, ma rappresenta in un tragitto immaginario fantastico, quello che è musicalmente. È un cantautore, il Piccolo grande Bigfoot che ha dato vita a questo progetto, ma non è comune, anche quando lo conosci di persona (chi lo ha avvistato lo sa). I suoi testi sono una meraviglia che si staglia tra ironia, profondità, giochi di parole da Cappellaio Matto (scusate, da Piccolo Bigfoot matto), allegria, tristezza che si prende in giro, tematiche importanti trattate con dolcezza, simpatia, rispetto e voglia di far sentire la voce di personaggi palpabili e persino amore. Iniziamo dal principio, come si dice: "la Bella" dei Piccoli Bigfoot è una di quelle che belle o meno è sempre Bella, perché "arriva al fosso" con un peso e se ne libera. Si libera dalle maschere e finalmente fa vedere al mondo chi è realmente. I panni e la cenere, che ricordiamo come scene di un'andata tradizione, prendono un significato molto, molto più profondo. Tutta la storia della sua vita, le esperienze che l'hanno formata, le sconfitte, i dolori e le gioie, tutto ciò che l'ha resa una donna capace di sbattersene di tutto e tutti, le danno lo slancio per tornare in mezzo alla gente a viso scoperto, messa a nudo senza timori, pronta a dire basta e a urlare al mondo il suo amore: la donna che la rende felice, che la fa ridere, con la quale vuole passare la sua esistenza. Smette così di sprecare fiato con chi non comprende e forse mai lo farà. Finalmente, al fosso trova refrigerio lavando le ferite, bruciando le cicatrici con l'acqua per mostrarle al mondo con l'orgoglio di una guerriera, determinata a difendere la sua libertà. Arriva poi un'altra bella ed anche se è molto diversa, anche lei ha sofferto tanto. Tanto da essere "La più bella che c'è". Un inno, una coccola, un abbraccio, alla propria città. Bergamo, che con Brescia è stata epicentro di un terremoto devastante con la pandemia del Covid, è straziata da tutto quel dolore, dalle vittime, dal  silenzio assordante. Una città che di suo è meravigliosa e che, in compagnia ed unione alla Leonessa, braccetto e braccetto, ha affrontato qualcosa che solo chi ha visto e vissuto, può comprendere davvero. Tutta l'Italia è stata travolta, ma le condizioni delle due province in quel periodo, sono davvero difficili da descrivere. Non si percepiva solo nelle grandi città, lo si percepiva e vedeva tra le strade di paesi minuscoli ed ogni sirena era un dolore forte come una spada conficcata nel cuore. Il Piccolo Bigfoot lo sa bene e sa che la sua cara Bergamo si rialzerà, quindi le scrive. Mano nella mano con Brescia, con la quale sarà capitale della cultura 2023, Bergamo si è rialzata e anche se ferite, l'Aquila e la Leonessa, hanno ridato vita a se stesse. Ascoltatela e basta  questa canzone forte e delicata e, magari, non dimenticate. "Prima gli immigrati", il terzo pezzo dell'EP, in realtà parla di miriadi di cose ed è il culmine dell'adorabile sottigliezza dei giochi di parole da cappellaio di cui accennavo: "Prima i partiti, poi gli arrivati" o "Prima compro l'oro, poi compro loro". Giochi di parole che non sono solo giochi di parole. Sono tutti schiaffi ben piazzati, crudi e dolci, di quelli che svegliano un po' chi si sta addormentando quando non è il caso. "Se se se": dolce, amara, romantica, vissuta, commuovente, verace. Sono parole che per forza ti senti dentro, pensando a tutti i se che a volte passano per la testa se ti ci metti, ma alla fine il tempo passa, quindi basta restare ai "Se". Senza dirlo, ci consiglia poeticamente di evitare di accumularli. La vita è una sola, non perdiamocene dei pezzi. Infine, anche se le adoro tutte, la mia preferita: la "Sindrome di Peter Punk". A parte il fatto che rivela le origini musicali del Piccolo Bigfoot ora cantautore (che non ha perso in questa veste alcuni aspetti tipici del pensiero, quello giusto e non cazzaro, del punk), è un brano che - porca miseria! - ti entra dentro. Potrebbe sembrare solo "nostalgico", ma non lo è. Da questa strana sindrome magari non è necessario guarire del tutto, anzi, è un po' come lo spirito bambino da mantenere vivo perché senza che gusto c'è? ma è anche la consapevolezza della crescita, della maturazione, delle domande importanti. È come un passaggio, dall'adolescenza all'età adulta o "da quando sei bambino" a quando capisci che è sacro mantenere in te lo spirito bambino, perché solo continuando a sgranare gli occhi, potremo vivere a pieno. Ed ora, dopo tutte queste parole, vi dico solo di ascoltare, di sentire. Oh, i Piccoli Bigfoot sono quattro, ma sono uno. Insomma, sono/è, tutte e due le cose. Se non c'è un po' di mistero e confusione, non è, non sono, i Piccoli Bigfoot. Mi auguro che arrivi presto un album, perché questo EP, per me personalmente, ha l'asticella già molto alta e chissà... cosa verrebbe fuori da un album vero e proprio. In fondo, "Tutti i migliori sono matti".

Link:

"Piccoli Bigfoot - YouTube"

"Piccoli Bigfoot - fb"

"Piccoli Bigfoot - Instagram"


venerdì 2 aprile 2021

"Fregare il tempo", di Logan Laugelli - Indie Zone

Di seguito il link per leggere la mia recensione all'album di Logan Laugelli "Fregare il tempo", realizzata per Indie Zone. Leggete, ascoltate, non ve ne pentirete.

Logan Laugelli, "Fregare il tempo"


Lara Aversano



domenica 21 maggio 2017

Lorenzo Riccardi: "È la canzone a guidarmi"

Lorenzo Riccardi, ph Rosa Maria Peralta Fernandez
Lorenzo Riccardi. L'ho scoperto grazie a un amico e se non lo conoscete vorrei farlo conoscere anche a voi. Lorenzo Riccardi è un eccezionale cantautore nato a Pavia, nel giugno del '64. La sua storia (andate a leggerla) la potete trovare sul suo sito ufficiale www.lorenzoriccardi.it, dunque io vorrei parlarvene in un altro modo, semplicemente attraverso le sue canzoni. In particolare abbiamo scambiato qualche parola riguardo a due pezzi che io amo molto e sui quali gli ho posto un paio domande."La canzone del porto" (da "Strade perse", 1997) e "Il diavolo nella bottiglia" (da "Tra fiamma e candela", 2003). Prima delle risposte del gentilissimo poeta, i testi dei due brani. A seguire, due video live, in cui non potrete non vedere e sentire tutta la sua intensità...

"Il diavolo nella bottiglia":

C'è il diavolo nella bottiglia
nera, nera con il tappo blu
ma la sete, ma la sete mi piglia
e il diavolo lo butto giù.
Bevi, bevi che ti passa la fame
e la sete, intanto non c'è più .
Il diavolo nella bottiglia vuota
con la scritta: Belzebù.

Nessuno uscirà da qui,
nessuno uscirà vivo,
nessuno uscirà da qui,
nessuno uscirà vivo.

Hai visto terra e mare,
lo spazio intorno al mondo,
sei stato sulla luna
nell'abisso più profondo
e in nome del profitto
o per falsa umanità:
veleni, fame, guerra,
queste ed altre oscenità.

Nessuno uscirà da qui,
nessuno uscirà vivo,
qualcuno pensa di si,
speranze appese a un filo.

E la signora fila il filo
e un filo è da tagliare,
è per la pecora nel bosco
sgozzata da un maiale.
Nessuno uscirà vivo
nemmeno un generale
nessuno uscirà da qui
sempre ammesso che sia male.

E davanti al nulla si può finire
facendo imitazioni
come immagini, riflessi
di chi conta e fa milioni.
Di chi canta controvento,
di chi pensa positivo,
nessuno uscirà da qui
fino a quando sarà vivo.
Ahi ahi ahi ahi …

Nessuno uscirà da qui,
nessuno uscirà vivo,
qualcuno crede di si,
speranze appese a un filo.
Nessuno uscirà da qui,
nessuno uscirà vivo,
non resterà più niente
del programma interattivo.

Ma in cielo nasce il sole
che muore quando è sera
e il correre del tempo
a volte fa paura,
ognuno col suo viaggio
come sabbia tra le dita,
ma tutti chiusi dentro a questa
maledetta vita.

"La canzone del porto":

C'è una nave all'orizzonte,
ad un tiro di cannone,
non c'è nessuno sopra il ponte
a reggere il timone,
non ha bandiera non ha nome
sulla sua fiancata,
è una goletta portoghese
spero non sia pirata.

Ora la vedo meglio
e vada come vada
è sempre più vicina
è ancorata nella rada,
non segnala non minaccia
ma io conosco il trucco,
meglio vederci chiaro prima di
concedere l'atracco.

Io sono il porto dove arrivano le navi
dopo la tempesta,
dove si svegliano i marinai
il giorno della festa,
dove si piangono gli amori
finiti infondo al mare,
dove si lasciano i dolori
prima di salpare.

Quindi dimmi il punto esatto,
dimmi da dove sei venuta,
cosa mi spetta per contratto
quando sarai partita,
quali colori usi
per dichiarare guerra
e quanto tempo hai navigato
senza toccare terra.
Io sono il porto dove arrivano le navi
dopo la tempesta,
dove si svegliano i marinai
il giorno della festa,
dove si piangono gli amori
finiti infondo al mare,
dove si lasciano i dolori
prima di salpare.

Come sono nati questi splendidi pezzi...? 

"La canzone del porto è nata una mattina all'inizio degli anni novanta: ricordo che dalla chitarra mi uscì quella specie di minuetto vagamente mozartiano che costituisce la frase musicale dell'introduzione, poi mi venne l'idea del porto che parla e si rivolge alla nave come ad un'amante e la canzone ha preso forma. De Il diavolo nella bottiglia non ricordo molto, deve essere cominciato tutto con “Nessuno uscirà da qui, nessuno uscirà vivo”. Posso dire che il titolo e l'idea del diavolo chiuso dentro la bottiglia vengono dall'omonimo racconto di Robert Louis Stevenson, nel quale una bottiglia con dentro il diavolo passa da un personaggio all'altro con varie conseguenze. Nella canzone, invece... tutti noi esseri umani siamo chiusi in una bottiglia, che è la vita, con il male da noi stessi generato."

Quali erano gli "intenti" – se così si possono chiamare - di questi brani, se effettivamente c'erano/ ci sono? 

"Quasi tutte le mie canzoni sono nate di getto, musica e parole insieme; capita che una frase o un ritmo comincino a ronzarmi nella testa e capisco che devo mettermi li, magari con la chitarra, e registrare o scrivere. In genere dopo un'oretta la canzone ha preso forma almeno nelle sue linee essenziali. Josè Saramago diceva che la gente crede che gli scrittori scrivano certe cose perché vogliono esprimere una determinata idea o sentimento e invece le scrivono perché suonano bene. Sono d'accordo e penso che, per motivi squisitamente tecnici, sia ancora più vero per la canzone, almeno per le mie. Non credo quindi di poter parlare di intenti ne di intenzione perché in realtà è la canzone a guidarmi, nel senso che la struttura, il ritmo, le rime suggeriscono delle assonanze, dei contrasti e delle immagini che vanno necessariamente seguiti, cioè sono io con il mio bagaglio tecnico e umano a condurre il gioco ma fino a un certo punto. Probabilmente tutta una serie di stimoli, idee, stati d'animo, emozioni, esperienze si accumulano e quando il tutto giunge a maturazione nasce una canzone. Io stesso scopro cosa dice la canzone una volta che è finita e a sua volta chi ascolta, sulla scorta delle esperienze personali, della propria sensibilità, del momento, da la sua interpretazione, emotiva o razionale che sia." 




Grazie Poeta!

lunedì 4 luglio 2011

Mario Salis: poeta e cantautore italiano, sulle vie del mondo


Quando scopri Mario Salis, ascolti le sue canzoni, le sue parole, il cuore ti si riempe all'istante, è inevitabile. I suoi versi sono amore per la poesia, per la vita e per la musica, con tutto ciò che questo comporta, sofferenze e gioie. E' nato a Roma nel 1956 e dopo aver girovagato mezza Europa partendo da Piazza Navona dove ha assorbito tutte le arti della strada, si trasferisce a Metz in Francia e lì intraprende gli studi di etnomusicologia e gli studi di compositori classici e contemporanei. A fine conservatorio e ottenuta la laurea in etnomusicologia e una medaglia d'oro in musica da camera, estende la sua ricerca musicale alle sonorità contemporanee e compone molteplici opere per orchestra sinfonica. Appassionandosi alla composizione per orchestra si immerge nelle opere di Olivier Messaien, Igor Stravinsky, Richard Wagner, Bele Bartok, Stockausen, Varese, Luigi Nono, Luciano Berio e altri...  I suoi anni di ricerche e studi lo portano poi ad essere uno degli artefici del multimedia in Francia e crea a Metz il primo centro multimediale e il Festival Norapolis. Si consacra alla poesia creando il Festival Teranova che gli permette di conoscere e collaborare con poeti ed artisti quali Lawrence Ferlinghetti, Edoardo Sanguineti, Patrice Leconte e Fernando Arrabal, con il quale realizzerà poi "Opera mundi". I suoi brani sono una miscela tra sonorità tipicamente francesi e un folk americano che ricorda Woody Guthrie, Bob Dylan, Leonard Cohen... il tutto riadattato da Salis con uno stile inconfondibile dove la world music convive con influenze innovative. Si descrive come "un contadino del cielo" e afferma "Il mio paese è l'universo, la mia terra è il cielo, il mio cielo è il mare, il mare infinito della coscienza". Nel 2004 partecipa ad importanti festival di poesia in Italia, Francia, Israele, Germania, Lussemburgo, Romania. E' un artista impegnato e schivo, ma ha partecipato comunque come ospite ad alcune trasmissioni su Rai International, Rai 1, Rai 2 e Radio Alternative (sia in Italia che in Francia). Grazie a Raffaella Bonfiglioli conosce Gabriele La Porta, scrittore e giornalista italiano (tra le sue pubblicazioni si ricordano "Il nolese di ghiaccio" edito Bompiani o il più recente "Dizionario dell'inconscio e della magia" pubblicato per l'editrice Sperling & Kupfer) che si innamora delle sue liriche musicali e della sua eccezionale ed originalissima voce "francese" (ascoltandolo comprenderete il perché di questo aggettivo). Attualmente Mario Salis ha pubblicato nove album caratterizzati dal richiamo alla dignità dell'essere umano, di chi con orrore è definito "diverso" per un motivo o per l'altro e da una multicolore produzione sul senso della vita e l'impegno reale nel sociale. Ci sarebbero talmente tante cose da dire su Mario Salis che probabilmente non basterebbe una pagina del blog e vi invito ad approfondire, ne vale la pena davvero. Potete trovare il resto delle sue informazioni biografiche cercandolo su fb. Gloria Gaetano, napoletana d.o.c.g. (laureata in letteratura italiana, assistente di Salvatore Battaglia, filologo e italianista di fama internazionale; collabora con lui e pubblica sulla rivista "Filologia e Letteratura". Partecipa alla compilazione del Grande Dizionario della Lingua Italiana dell' UTET, fino alla morte di Battaglia. Tra le pubblicazioni: "Realismo e umorismo nella narrativa pirandelliana" in "Filologia e Letteratura" edito Liguori, "La parola come suggestione" tramite Zanichelli... Attualmente svolge un lavoro di editing e ha due blog) dice di Salis:

"Mario è un grande musicista che riesce a creare, attraverso rotture di ritmi e anafore, una magia compositiva che affascina gli ascoltatori, con la vasta gamma delle aperture armoniche, delle dissonanze, dei ritmi quasi ossessivi, che si esprimono anche nelle ruvidezze di voce... Tutto avviene in una giostra di immagini, in brani da funambolo, che sembrano solo apparentemente nascere di colpo, ma in realtà poggiano sulla sua solida base di formazione e memoria di tutte le sperimentazioni e curiosità culturali che lo animano. Non è mai citazione colta, ma lo spunto di un verso, che parte da un ricordo, da una sollecitazione immediata, per intessere la sua improvvisazione di parole antiche e nuove e di suoni che si prolungano nell’infinito spazio - temporale. [...]".

Prefazione di Fernando Arrabal al libro di poesie di Mario SALIS " OPERA MUNDI " ED. Ars multimedia 2009 n.b. Fernando Arrabal è un regista, drammaturgo e scrittore spagnolo. Considerato uno degli autori più importanti e completi del XX secolo, Arrabal è spesso visto come l'incarnazione dell'arte contemporanea; è infatti l'unico ad aver collaborato con tutte quelle che sono le tre icone dell'arte contemporanea: André Breton per il Surrealismo; Tristan Tzara per il Dadaismo e Andy Warhol per la Pop art. Le sue opere teatrali sono tra le più rappresentate al mondo. Si tratta di un teatro che porta spesso all'estremo le tematiche del realismo, dell'assurdità dell'esistenza, della patafisica e dell'impegno civile e politico.

“Mario Salis, che vibra in tutto il suo esssere per la musica, non poteva che evocare la passione e l’essenza stessa della poesia, talmente queste due arti sono legate insieme. Lo stesso Orfeo attirava a lui le bestie selvaggie grazie al suono della sua lira. Infine, bisogna sapersi abbandonare, lasciarsi andare  « per abbracciare le parole, per toccare per un momento quello che pochi uomini percepiscono ». La razza dei dominanti, dei vincitori, dei winners non capisce nulla. La quinta essenza di questo mondo gli sfugge. La poesia è un fulmine. Il poeta un ladro di fuoco. Mario Salis lo sa meglio di chiunque altro, che aspira ad essere questo Prometeo." Fernando Arrabal Teràn

- Mario... Mario Salis... sono onorata di aver incrociato il tuo cammino, mi ritengo davvero fortunata d'averti scoperto. Cominciamo... A cosa ti stai dedicando in questo momento... ?

"Preparo i concerti di settembre a Roma, dove suonero’ con Alessandro Russo. Alessandro lo conobbi a Radio Onda Rossa dove cantavo le mie prime canzoni; lui chiamo’ la radio e da lì è nata una grande amicizia. Qualche giorno dopo eravamo a Piazza Navona, lui con la sua chiatarra e il suo violino, e restavamo a volte sino alle cinque di mattina e ricordo che una volta suonammo un concerto per i piccioni. Eravamo due angeli pieni di note e in qualche modo già visionari. Oggi lui è un grandissimo virtuoso jazz swing e sarà meraviglioso cantarci nel quartiere dove ho passato la mia adolescenza, San Giovanni in Laterano."

- Sei un grande poeta... dammi la tua visione di "Parola" ...

"Cio’ che esce dalla tua bocca è il frutto del tuo travaglio interiore. La parola è sacra, una persona si riconosce da quello che scrive…poi l’uomo si realizza se tiene promessa a cio’ che ha espresso. Ho sempre coltivato "il senso" anche poetico della "parola".

- Quali sono le tue ispirazioni più dirette, musicalmente e poeticamente?

"In primis la vita stessa, i dolori, le incomprensioni... questi sono i miei più accaniti "ispiratori". Mi sono sempre piaciuti quei poeti che ti permettono di "vederti dentro" e tra costoro, Thomas Dylan, in un certo modo, Boris Vian sopratutto per le sue visioni sociali, Woody Guthrie, Bob Dylan... Vivo a Metz dov' è nato Verlaine, a 100 km da dove è nato Arthur Rimbaud, Charleville Mezieres; musicalmente ho un amore spudorato per Leonard Cohen, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori... Gli studi di musica detta classica e contemporanea mi hanno avvicinato a compositori come Stravinsky, Ravel, Puccini, Bela Bartok, grandissimo etnomusicologo, sino ad arrivare allo stimato Olivier Messiaen."

- Come già detto la tua formazione musicale si ispira alla musica classica come anche alla contemporanea... Che musica ti piace ascoltare ora?

"Semplice, sono in un periodo dove tolgo invece di aggiungere… un semplice accordo di chitarra mi fa volare. Da un anno a questa parte ho scritto molte canzoni ed ho ascoltato poco….devo dire che ho ascoltato per trent' anni … ed ora ascolto il mio cuore. In verità sono un appassionato di world music ... ed ogni tanto mi scopro ad ascoltare la musica del mondo."

- Ci sono dei musicisti italiani della scena attuale che ami particolarmente? e non parlo solo della "vecchia scuola" ma anche dei più giovani...

"Un gruppo che trovo particolarmente ispirato sono i REIN. Senza enfasi strutturano ballate che assomigliano a treni che scorrono nelle pianure dell’immaginazione fertile."

- Chi è responsabile secondo te delle difficoltà che hanno gli artisti di emergere in Italia (musicisti, pittori, scrittori, poeti, tutti gli artisti insomma)?

 "Quando in un campo si semina solo zizzania è difficile veder crescere fiori... eppure la natura si rivolta contro coloro che vorrebbero annientarla. Nel mondo artistico spesso si rincorre un facile successo e poi si incontra solo "delusione". L’artista non ha bisogno di un appoggio esterno per esprimersi. I frutti degli alberi per crescere hanno bisogno di poco... un po d’acqua e di tanto Sole. Penso che molti artisti sono delusi perchè si aspettano una riconoscenza, un qualcosa di palpabile per soddisfare il loro ego ... secondo me invece l’artista è già lui stesso un successo…chi è capace di emozionarsi ed emozionare ha già il successo... in verità il vero artista non ha bisogno della riconoscenza ... ne della fama...il vero artista ha solo bisogno di mezzi spirituali e materiali per espirmere la sua arte."

- Qual è la cosa più bella della vita per te... ?

"Essere di aiuto a chi passa un momentaccio."

- Come nascono generalmente i tuoi versi? ovviamente sia nelle canzoni che nelle composizioni poetiche "extra musica" - che poi dire extra musica nemmeno va bene visto che anche la poesia è musica... anche su questo dimmi qualcosa... i suoni delle parole, il gusto delle parole....

"Nascono da uno spunto, per quanto concerne la musica a volte una semplice formula ritmica apre le sue porte all’autostrada da percorrerre e allora accendo il motore e mi incammino, anzi.. seguo il vento e la melodia porta con se il controcanto mentre i falegnami del cuore costruiscono un armonia solida, vera impalcatura su cui posare l’edificio di una canzone. Per quanto riguarda il testo direi che è la stessa cosa: mi accorgo che ho diverse tematiche che mi attraggono... l’amore universale, le problematiche umane e sociali, gli abusi ottusi, le malformazioni di coloro che pretendono amministrare il divino, la semplicità dei puri di cuore… In fondo sono nel mio scrivere "banale" e molti trovano i miei testi semplici ed è vero... Un albero non si giudica dalle sue ramificazioni, ma dai frutti che è capace di dare sotto la luce del Sole…"

- Cosa ti piace fare, oltre che scrivere e comporre i tuoi pezzi... ?

"Il multimediale di sicuro, l’interattività. Sta nascendo un nuovo linguaggio che permetterà di accellerare il pensiero e stanno arrivando nuove forme creative che integrano la parola, il gesto, l’immagine in un solo « corpus interattivo ». E' come scoprire i nuovi carillon dei tempi moderni; ho una profonda stima per i programmatori di programmi per computer; li reputo a volte geniali."

- Musica, Vita, Amore, Gioia, Dolore, Poesia. Dimmi per te il significato di queste parole....

"Musica: arte invisibile che fa saltare le barriere e entra senza domandare permesso in ogni cuore. Vita: successione di momenti spesso monotoni, ma che messi insieme possono illuminarla. Amore: la sola cosa di cui non dovremmo parlare e lasciarlo lavorare in pace dentro di noi... L'amore parlato conta poco, diventa fuoco solo se si applica, se si vive, se si onora con umiltà ogni gesto e lo si fa con amore. Gioia: fuoco d’artificio che esplode quando il sentimento sposa la ragione ed hai l’impressione che sei tu a guidare il tuo destino. Dolore: il dolore è un passaggio obbligato, un tunnel che quando ci sei dentro sembra infinito; è un uccello che non ha più le ali eppure ci sono persone che nel dolore sanno dare il meglio di loro e far crescere il proprio animo... Poesia : la poesia non esiste... quando pensi averla lei fugge. La poesia è una fiaba senza ne inizio ne fine, spesso la trovi alla frontiera dei mondi invisibili e raramente mostra il suo volto."

Mario ... Grazie di tutto ...

@Lara Aversano

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