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martedì 1 gennaio 2013

Nel rumore


Alberi di latta bruciata, terre soffocate dal clamore del traffico, luci senza luce. Cercano il potere del fulmine, trovando solo la sua distruzione. Venti avvelenati, corse frenetiche al rumore, mani sporche di vite consumate nel nulla. Mercati e mercanti, colori fittizzi, nature morte... esseri: presi da se stessi, verso il buio totale della non coscienza, ricoperti da informazioni, privi di saggezza.

L'amore. Ci salva.

martedì 21 giugno 2011

Calchi


Grigiastro è il sibilo dei calchi,
che stridono imperterriti sbattendo,
spalla contro spalla, nell'indifferenza.

Svuotati del contenuto, sono nati
nel tempo del falso progresso.
Si stanno perdendo
il tempo dell'amore e il tempo dell'affetto.

giovedì 24 febbraio 2011

Marì: storia d'ogni giorno

Vedo una ragazza camminare a testa alta, col Sole in fronte, accanto al suo personale muretto del ritorno, con il sorriso di chi sa che non è finita la lotta; eppure ancora è li e inizia a correre con il vento. Scende le scale dal tetto di un'alta maison di cemento e smette di correre per guardare la gente intorno, tanto rumore. I conducenti delle auto imprecano stressati da se stessi, due donne condividono i loro volti e i volti dei loro bimbi in fasce. Come automi altre centinaia di persone passano velocemente, quasi temono lo sguardo degli altri e tengono la testa dritta e tesa davanti a se, ghiacciata verso quell'unica direzione. Dolce Marì continua a camminare e a guardare, con le mani in tasca, tornando verso casa, un po' spaventata. "Dammi un po' di musica e sono apposto" pensa. "E sia". Non sente più il frastuono con le cuffie in testa, si perde nel suo mondo e sta bene. "Occhio!!" sente urlare. Stoppa la musica e si rende conto di essere in mezzo alla strada. Corre veloce col semaforo rosso all'altro capo e ringrazia con un cenno l'uomo che ha gridato. Marì. Cammina Marì, cammina ancora. Prima o poi arriverà a casa. Nel frattempo l'unica protezione che sente di avere è quella musica. "Dove vogliono arrivare?"; stanno costruendo qualcosa di immenso in centro, non si sa quanti piani abbia e cosa sia di preciso, ma sarà il più alto edificio della città. "Dove? Dove vogliono arrivare?". Taglia la strada Marì, entra in un vicolo, quello di sempre, vede i muri, quelli di sempre, vede i "quasi vicini di casa", quelli di sempre. Gira l'angolo, entra nel suo cancelletto dopo aver litigato con le chiavi, sale le scale. "Vado in camera mamma" e mamma sorride: "Ciao amore"; "Ciao", risponde Marì. Apre la porta, chiude la porta. Il letto è in ordine, lo ha messo apposto lei. "Le darò un bacio poi. I libri, devo mettere apposto i libri... lo faccio dopo, ora leggo." Marì legge, poi ascolta musica, poi studia, poi chiama un'amica, poi guarda fuori: piove, fa freddo, intravede un clochard giù per strada dalla sua finestra; alza gli occhi e scorge la Luna tra le nubi. Due lacrime le rigano il viso, ma - pensa lei - non sa perché. A cena con mamma, papà arriva più tardi e per fortuna andrà ad abbracciarla come al solito mentre studia; le darà il suo buffetto di incoraggiamento e continuerà ad amarla sempre. Lei vede in tv frasi sconnesse, poi torna in camera a studiare e davanti a se ha ancora la pioggia, le nubi, la Luna, il clochard. "Non è finita. Non ho paura.".