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sabato 11 luglio 2020

Il racconto e i suoi segreti (parte prima)

scrittura, racconto

Non tutti si chiedono da dove derivi il termine "racconto". Facendo una veloce ricerca però, vi renderete conto che è facile capire da dove venga questa parola. Riassumendo l’interessantissimo contenuto proposto da “Una parola al giorno” (cliccate per approfondire, consiglio la lettura integrale dell'articolo), l’etimologia di questo termine è davvero particolare. “Raccónto” da “raccontare” contiene in sé “contare” nel senso di “narrare”, collegato a sua volta a “computare” (latino) e rafforzato dal prefisso -ra.

Questo “computare” significa “contare” e nella nostra concezione è una parola apparentemente lontana per significato dalla narrazione. In realtà, come vedrete dal sito sopracitato che ha fatto l’esempio perfetto per rendere il concetto (e lo riporto così com'è) se parliamo di un “contaballe” sappiamo che si intende una persona che racconta bugie e non che le conta. Il legame sta nel fatto che il racconto è una narrazione calcolata; in parole semplici potremmo dire “inventata e organizzata”. Lasciamo ora questo aspetto, ma ribadisco, leggete se potete l’intero testo pubblicato dal sito da “Una parola al giorno” (link home).

Il racconto è una forma letteraria fenomenale. Da molti sottovalutata, è in realtà un ottimo modo per allenarsi a scrivere e migliorare, fino a che magari – dopo diversi racconti – potreste riuscire a creare un libro che li raccolga o trasformare uno di questi racconti in un romanzo, perché no? In scrittura creativa esistono molti esercizi che puntano a far sviluppare aspetti necessari alla stesura di un racconto e dunque anche di un libro intero. In effetti, il racconto, ha tutte le caratteristiche di una narrazione più lunga. La differenza è che essendo necessariamente più breve è anche strutturalmente più semplice.

Rispetto al romanzo, il racconto avrà meno personaggi e forse solo uno, se non nessun personaggio secondario. Sarà concentrato su un evento in particolare e di conseguenza non avrà sottotrame interne (o sarebbe un gran casino per il lettore!) e anche a livello temporale e spaziale sarà più limitato: non possiamo scrivere un racconto che comprenda anni di storia (possono essere ore, giorni, pochi mesi) e non possiamo parlare di troppi luoghi diversi o confonderemo il lettore.

Certamente molto fa la lunghezza del racconto stesso che, a livello tecnico, ha una suddivisione di questo tipo:

  • “Flash story” o “racconto brevissimo”
  • “Racconto breve”
  • “Racconto"

Alcuni dicono che un racconto possa arrivare sino a 20.000 parole, altri che debba fermarsi sotto le 8.000. In realtà credo che al di là della suddivisione sacrosanta e generale, la lunghezza possa variare per il “racconto” anche di molto, ma ciò che lo rende un racconto è soprattutto la struttura, come è impostato, qual è il suo fine. Storicamente però, è bene approfondire – leggendo e studiando – i racconti dei più grandi scrittori (ne vedremo alcuni).

Tantissimi scrittori che conosciamo - di libri anche lunghissimi - hanno sperimentato per tanto tempo e iniziato la propria carriera con la stesura e pubblicazione di racconti. Un tempo, se avete studiato un po’ la storia della letteratura lo saprete già, esistevano anche i racconti lunghi o romanzi brevi “a puntate”, pubblicati su giornali quotidiani (non dunque su riviste specializzate). Che bei tempi, aggiungo. 

L.A. Editing&Digital Marketing

mercoledì 8 luglio 2020

Giornalismo e Web: i fondamentali per iniziare

giornalismo e giornalismo web

Scrivi da un po’ e hai sempre sognato di collaborare con giornali online? O semplicemente vuoi aprire o hai aperto un blog che tratta di attualità piuttosto che di uno specifico argomento? (cucina, moda, fotografia, tecnologia etc.) Allora dovresti iniziare a studiare prima di tutto alcuni aspetti del giornalismo stampato.

Comune a ogni tipologia di scrittura è l’importanza di farsi capire. A differenza delle epoche passate, il lettore è sempre al centro e nel giornalismo ancora di più. In ambito giornalistico bisogna lasciare da parte tutto ciò che è superfluo e concentrarsi sul dare al lettore le informazioni o le risposte che cercava quando ha iniziato a leggere un determinato articolo. Si dice che per scrivere da giornalista sia necessario fare una sorta di “Rivoluzione Copernicana” poiché, come sopra detto, il lettore è tutto: è il nucleo, il punto fermo per chi scrive. Inoltre, chi vuole scrivere da giornalista, deve essere a conoscenza delle dieci regole fondamentali riportate di seguito.

La concisione: non divagare, non distrarre il lettore dal fulcro dell’articolo, non dare spiegazioni superflue e non rievocare fatti e/o concetti non essenziali per la tematica centrale. Inoltre, importantissimo è non scrivere in 30 parole quello che puoi scrivere in 20 e una volta raggiunte le 20 parole tentare di ridurle a 15. I lettori cercano l’informazione immediata, sul web ancora più che sulla carta stampata.

La precisione: attenzione ad utilizzare le parole con il giusto significato. Capita a volte di usare una parola con la convinzione che il termine voglia dire una certa cosa, ma poi controllando, si scopre che quella parola potrebbe non essere la più adatta, dunque non è precisa. La precisione è poi naturalmente necessaria nelle informazioni che si stanno trasmettendo e ovviamente nella correttezza grammaticale e di sintassi.

La semplicità: è il punto d’arrivo per un buon articolo. Scrivere in modo definito, chiaro, netto, senza troppi incisi e rimandi. Evitare, come per ogni buon testo, le ripetizioni ed evitare tecnicismi e complicanze inutili.

L'originalità: di fondamentale importanza è anche la ricerca di un proprio elemento distintivo, di una propria caratterizzazione e dunque di una personalizzazione degli scritti. Questo vale anche per la rielaborazione di notizie (ad esempio pubblicate in precedenza da un’agenzia stampa).

L'ascolto: nel giornalismo, è sostanziale ascoltare. Ascoltare gli altri giornalisti e aspiranti tali, ascoltare e documentarsi riguardo a tutte le notizie e informazioni disponibili e, nel frattempo, se possibile confrontarsi con altre persone.

La correttezza: citare le fonti ed essere trasparenti.

Il coraggio: molto semplicemente, il coraggio di difendere le proprie idee e opinioni.

Il rispetto: per tutti, sempre.

L'onestà: onestà intellettuale e nei confronti delle persone con le quali ci si confronta ogni volta.

La tempestività: in un mondo che corre veloce, la tempestività è essenziale, ma attenzione: tempestività non significa scrivere un articolo con atteggiamento precipitoso, anche perché non avrebbe la qualità desiderata. 

L.A. Editing&Digital Marketing


lunedì 6 luglio 2020

Tre regole fondamentali per la buona scrittura!

Tutti sanno che per migliorare il proprio livello di scrittura è fondamentale leggere, ma che altre regole bisogna seguire per poter raggiungere l’obbiettivo? Ecco tre regole fondamentali per la buona scrittura.

  • Niente complicazioni: la semplicità è la miglior alleata della buona scrittura. Parole troppo complicate, in disuso, barocche, termini tecnici non necessari per la tipologia di testo che si sceglie di scrivere, sono tutti nemici della scorrevolezza. Per arrivare al pubblico una delle basi è farsi capire e non è per niente scontato. È un errore pensare che “l’abbellimento a tutti i costi” faccia di noi dei bravi scrittori: il risultato rischia di essere appesantito ed è anche più facile commettere errori. Anche dal punto di vista della sintassi la semplicità è importante: le frasi con infiniti incisi ad esempio sono da evitare il più possibile e se state rivedendo un testo che avete scritto, vi accorgerete che spesso le “sotto frasi” possono tranquillamente diventare frasi principali. Altra cosa da evitare è l’utilizzo della doppia negazione e infine, per indicare proprio le basi, è meglio scrivere in forma attiva che passiva. La forma passiva a volte è utile, altre è addirittura necessaria, ma non va sempre bene.
  • Correttezza grammaticale: è naturale che se vi accorgete di fare molti errori dal punto di vista grammaticale sia buona cosa fare un ripasso. Non c’è assolutamente nulla di male. Molti hanno grandi idee e magari anche la capacità innata di trasmettere emozioni, ma fanno molti errori e per quanto un editor serva anche a correggere questi sbagli, il suo ruolo fondamentale non è questo e in ogni caso, lo dovete a voi stessi. Spesso poi ci si fossilizza su determinati errori e si continuano a ripetere all'infinito; questo però non accade se “li affrontate”. Problemi con la punteggiatura? Rivedetevi la funzione di ogni segno di interpunzione! Problemi con alcune desinenze? Andate a rivederle! Infine se state scrivendo una parola e non siete certi di averla scritta correttamente, andate a cercarla e verificate. Se la volta successiva non la ricorderete, tornerete a rivederla fino a che, a un certo punto, la memorizzerete.
  • Buon uso degli aggettivi: a volte capita di leggere testi pieni zeppi di aggettivi. Gli aggettivi sono fantastici, ci permettono di trasmettere molto, ma vanno usati nel modo giusto. È molto meglio usarne uno pertinente piuttosto che due equivalenti o che poco c’entrano. Un esempio: “Mi stavo guardando in giro come al solito e ho notato uno strano e bizzarro individuo”. È superfluo l’uso di questi due aggettivi nella stessa frase, suona anche male non credete? Molto meglio scegliere uno dei due!