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martedì 2 marzo 2021

Christopher Vogler e "Il Viaggio dell'Eroe" (1)

christopher vogler

Christopher Vogler e "Il Viaggio dell'Eroe": eccoci a proseguire con la rubrica "Il racconto e i suoi segreti". L'ultima volta, infatti, ci siamo fermati proprio sulla domanda: "E Volger? Chi è? Cosa c'entra con questo percorso di cui stiamo parlando?" Per leggere l'articolo precedente clicca qui.

Christopher Vogler è uno sceneggiatore statunitense, classe '49, ancora in attività. Ha insegnato alla famosissima Università UCLA e a Hollywood ha lavorato anche con la Disney, ma ciò per cui il suo nome spicca anche in letteratura e, in particolare, nello studio della narrativa, è il saggio "The Writer's Journey: Mythic Structure For Writers". Letteralmente il titolo sarebbe traducibile in "Il diario dello scrittore: strutture mitiche per scrittori" ed è stato poi tradotto in italiano con il sopracitato titolo "Il Viaggio dell'Eroe".

Partendo dagli studi di Joseph Campbell, Vogler ha elaborato degli archetipi narrativi e ha racchiuso nel suo saggio, utile al cinema (suo ambito lavorativo) quanto alla scrittura, le principali funzioni degli stessi e la struttura base della loro evoluzione.

Al di là del fondamentale elemento dell'Eroe, protagonista della storia, i sette archetipi individuati dall'autore sono i seguenti:

- il Mentore (o Vecchio Saggio)
- l'Alleato (o gli Alleati)
- il Guardiano della soglia
- il Messaggero
- il Mutaforme (Shapeshifter)
- l'Ombra (Shadow)
- l’Imbroglione (Trickster)

Questi archetipi, va ricordato, non sono ruoli fissi assegnati a un determinato personaggio, ma funzioni che definiscono gli stessi a seconda dei contesti, della storia, dello scopo della nostra narrazione. Un personaggio che in prima battuta ha avuto la funzione di Mentore, può anche essere un Messaggero in altri contesti, così come un Guardiano potrebbe anche fare da Mentore, in alcuni casi.

Il Mentore:

Il Mentore è una figura chiave sia nella narrazione scritta che in quella cinematografica ed è un archetipo estremamente versatile, nelle caratteristiche e per le sue modalità di inserimento nella struttura narrativa. Possono, tra l’altro, esserci più Mentori in una stessa storia, anche se generalmente quello principale è uno e si distingue da altri eventuali.

Se dovessimo pensare a un Mentore della letteratura classica, dovremmo subito volgere lo sguardo alla Divina Commedia. Dante, infatti, ha scelto Virgilio come proprio Mentore nel percorso che deve intraprendere tra Inferno e Purgatorio, per arrivare al Paradiso nel quale però egli non potrà proseguire. Fatto è che Virgilio porta Dante a portevi accedere. Virgilio guida Dante, lo consiglia, gli fa notare cose che da solo non avrebbe notato, gli insegna come muoversi attraverso gli scenari e lo aiuta anche a comprendere molte più cose di sé stesso e del mondo (e dei mondi) che lo circondano.

Questo accade anche in tantissime avventure moderne e così funziona anche per gli altri archetipi. Sempre parlando di mentori, potremmo pensare al personaggio di Silente nella saga di Harry Potter, ad Alfred nelle avventure di Batman, al Grillo Parlante di Pinocchio!

Come dice la parola stessa, il Mentore è una guida, è colui che insegna all'Eroe come dare il meglio di sé; lo aiuta a sciogliere dubbi e paure e lo spinge verso l'avventura (tecnicamente si passa dunque dal mondo ordinario a quello straordinario). L'Eroe, sotto la guida del suo Saggio, inizia ad evolversi, cambia e cresce.

Da precisare, inoltre, è che esistono diversi tipi di Mentore e Volger li suddivide in:

- Mentori interiori
- Mentori caduti
- Mentori comici

Il mentore poi, può essere sia positivo che negativo e ve ne sono diversi esempi in letteratura così come al cinema. Per ciò che concerne i mentori negativi, ci basta pensare a "Animali Fantastici e dove trovarli". Infatti, il controverso personaggio di Creedence si trova ad avere come mentore proprio Percival Graves che, infine, altro non è che il malvagio Grindelwald sotto mentite spoglie. Un altro esempio di mentore negativo, lo troviamo nella famosissima saga di Guerre Stellari con il personaggio di Darth Sidious, guida del ben noto Darth Veder.

L’Alleato

La figura dell’Alleato o degli Alleati è quasi sempre presente in una storia. Amici, personaggi conosciuti dall’Eroe durante la sua avventura, personaggi che lo aiutano anche solo per gentilezza e di passaggio. Il vero alleato però è quello sempre presente o stabile per buona parte della storia. Un esempio di Alleati, richiamando l’amata saga di Harry Potter, sono i due inseparabili amici Hermione e Ron, sempre presenti, ma anche personaggi che troviamo nei diversi libri (e film), quali Sirius Black (padrino di Harry) o più in generale tutti i membri dell’Ordine della Fenice. Altro esempio di alleato è il personaggio di Sam Wilson (Falcon) per Capitan America.

Il Guardiano della Soglia:

Il Guardiano della Soglia mette a prova l’Eroe. Crea uno o più ostacoli per testare la forza e la volontà del protagonista di proseguire, dunque provoca una battuta d’arresto. Non è per nulla detto, però, che questo personaggio sia un nemico. A volte lo può sembrare fortemente, a volte lo è in un primo momento, ma poi si trasforma in Alleato, altre ancora è solo un “muro di prova” oppure potrebbe voler solo essere riconosciuto dall’Eroe per la funzione che ha.

In ogni caso, il Guardiano funge da passaggio tra il mondo ordinario e quello straordinario. Può essere anche interiore, perché come per quello esteriore, sarà sempre un modo con il quale il protagonista si troverà ad affrontare le proprie debolezze, a mettersi in discussione, per poi far emergere ancora più forza. Talvolta, l’Eroe può assorbire i poteri del Guardiano, interiorizzando ed elaborando così, anche fisicamente, le sue stesse difficoltà e trasformandole in qualcosa buono e utile.

Arrivati a questo punto, direi di proseguire con il prossimo articolo e l'approfondimento degli altri archetipi. Non mancate!

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sabato 11 luglio 2020

Il racconto e i suoi segreti (parte prima)

scrittura, racconto

Non tutti si chiedono da dove derivi il termine "racconto". Facendo una veloce ricerca però, vi renderete conto che è facile capire da dove venga questa parola. Riassumendo l’interessantissimo contenuto proposto da “Una parola al giorno” (cliccate per approfondire, consiglio la lettura integrale dell'articolo), l’etimologia di questo termine è davvero particolare. “Raccónto” da “raccontare” contiene in sé “contare” nel senso di “narrare”, collegato a sua volta a “computare” (latino) e rafforzato dal prefisso -ra.

Questo “computare” significa “contare” e nella nostra concezione è una parola apparentemente lontana per significato dalla narrazione. In realtà, come vedrete dal sito sopracitato che ha fatto l’esempio perfetto per rendere il concetto (e lo riporto così com'è) se parliamo di un “contaballe” sappiamo che si intende una persona che racconta bugie e non che le conta. Il legame sta nel fatto che il racconto è una narrazione calcolata; in parole semplici potremmo dire “inventata e organizzata”. Lasciamo ora questo aspetto, ma ribadisco, leggete se potete l’intero testo pubblicato dal sito da “Una parola al giorno” (link home).

Il racconto è una forma letteraria fenomenale. Da molti sottovalutata, è in realtà un ottimo modo per allenarsi a scrivere e migliorare, fino a che magari – dopo diversi racconti – potreste riuscire a creare un libro che li raccolga o trasformare uno di questi racconti in un romanzo, perché no? In scrittura creativa esistono molti esercizi che puntano a far sviluppare aspetti necessari alla stesura di un racconto e dunque anche di un libro intero. In effetti, il racconto, ha tutte le caratteristiche di una narrazione più lunga. La differenza è che essendo necessariamente più breve è anche strutturalmente più semplice.

Rispetto al romanzo, il racconto avrà meno personaggi e forse solo uno, se non nessun personaggio secondario. Sarà concentrato su un evento in particolare e di conseguenza non avrà sottotrame interne (o sarebbe un gran casino per il lettore!) e anche a livello temporale e spaziale sarà più limitato: non possiamo scrivere un racconto che comprenda anni di storia (possono essere ore, giorni, pochi mesi) e non possiamo parlare di troppi luoghi diversi o confonderemo il lettore.

Certamente molto fa la lunghezza del racconto stesso che, a livello tecnico, ha una suddivisione di questo tipo:

  • “Flash story” o “racconto brevissimo”
  • “Racconto breve”
  • “Racconto"

Alcuni dicono che un racconto possa arrivare sino a 20.000 parole, altri che debba fermarsi sotto le 8.000. In realtà credo che al di là della suddivisione sacrosanta e generale, la lunghezza possa variare per il “racconto” anche di molto, ma ciò che lo rende un racconto è soprattutto la struttura, come è impostato, qual è il suo fine. Storicamente però, è bene approfondire – leggendo e studiando – i racconti dei più grandi scrittori (ne vedremo alcuni).

Tantissimi scrittori che conosciamo - di libri anche lunghissimi - hanno sperimentato per tanto tempo e iniziato la propria carriera con la stesura e pubblicazione di racconti. Un tempo, se avete studiato un po’ la storia della letteratura lo saprete già, esistevano anche i racconti lunghi o romanzi brevi “a puntate”, pubblicati su giornali quotidiani (non dunque su riviste specializzate). Che bei tempi, aggiungo. 

L.A. Editing&Digital Marketing

mercoledì 8 luglio 2020

Giornalismo e Web: i fondamentali per iniziare

giornalismo e giornalismo web

Scrivi da un po’ e hai sempre sognato di collaborare con giornali online? O semplicemente vuoi aprire o hai aperto un blog che tratta di attualità piuttosto che di uno specifico argomento? (cucina, moda, fotografia, tecnologia etc.) Allora dovresti iniziare a studiare prima di tutto alcuni aspetti del giornalismo stampato.

Comune a ogni tipologia di scrittura è l’importanza di farsi capire. A differenza delle epoche passate, il lettore è sempre al centro e nel giornalismo ancora di più. In ambito giornalistico bisogna lasciare da parte tutto ciò che è superfluo e concentrarsi sul dare al lettore le informazioni o le risposte che cercava quando ha iniziato a leggere un determinato articolo. Si dice che per scrivere da giornalista sia necessario fare una sorta di “Rivoluzione Copernicana” poiché, come sopra detto, il lettore è tutto: è il nucleo, il punto fermo per chi scrive. Inoltre, chi vuole scrivere da giornalista, deve essere a conoscenza delle dieci regole fondamentali riportate di seguito.

La concisione: non divagare, non distrarre il lettore dal fulcro dell’articolo, non dare spiegazioni superflue e non rievocare fatti e/o concetti non essenziali per la tematica centrale. Inoltre, importantissimo è non scrivere in 30 parole quello che puoi scrivere in 20 e una volta raggiunte le 20 parole tentare di ridurle a 15. I lettori cercano l’informazione immediata, sul web ancora più che sulla carta stampata.

La precisione: attenzione ad utilizzare le parole con il giusto significato. Capita a volte di usare una parola con la convinzione che il termine voglia dire una certa cosa, ma poi controllando, si scopre che quella parola potrebbe non essere la più adatta, dunque non è precisa. La precisione è poi naturalmente necessaria nelle informazioni che si stanno trasmettendo e ovviamente nella correttezza grammaticale e di sintassi.

La semplicità: è il punto d’arrivo per un buon articolo. Scrivere in modo definito, chiaro, netto, senza troppi incisi e rimandi. Evitare, come per ogni buon testo, le ripetizioni ed evitare tecnicismi e complicanze inutili.

L'originalità: di fondamentale importanza è anche la ricerca di un proprio elemento distintivo, di una propria caratterizzazione e dunque di una personalizzazione degli scritti. Questo vale anche per la rielaborazione di notizie (ad esempio pubblicate in precedenza da un’agenzia stampa).

L'ascolto: nel giornalismo, è sostanziale ascoltare. Ascoltare gli altri giornalisti e aspiranti tali, ascoltare e documentarsi riguardo a tutte le notizie e informazioni disponibili e, nel frattempo, se possibile confrontarsi con altre persone.

La correttezza: citare le fonti ed essere trasparenti.

Il coraggio: molto semplicemente, il coraggio di difendere le proprie idee e opinioni.

Il rispetto: per tutti, sempre.

L'onestà: onestà intellettuale e nei confronti delle persone con le quali ci si confronta ogni volta.

La tempestività: in un mondo che corre veloce, la tempestività è essenziale, ma attenzione: tempestività non significa scrivere un articolo con atteggiamento precipitoso, anche perché non avrebbe la qualità desiderata. 

L.A. Editing&Digital Marketing