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domenica 30 gennaio 2022

Aiuta te stesso: "Ricorda che anche il David di Michelangelo, inizialmente, era un blocco di marmo"

Ricorda che anche il David di Michelangelo, inizialmente, era un blocco di marmo.
Ricorda che anche il David di Michelangelo,
inizialmente, era un blocco di marmo.

Ami scrivere, sei un aspirante scrittore o un'aspirante scrittrice? Aiuta te stesso, aiuta te stessa. Ci sono tre cose che devi avere: 1) pazienza 2) determinazione 3) tecnica. E questo discorso in realtà vale per tutti coloro che aspirano a realizzare qualcosa con la loro più grande passione; che si tratti di scrittura, di musica, di pittura o altro. Perché? Te lo spiego subito.

La pazienza è fondamentale

Devi sempre cercare il miglioramento e se non ne hai, non potrai raggiungere il risultato sperato. Non ci si può improvvisare scrittori e non è saggio pensare che basti il dono che ti è stato dato. Si può nascere con la scrittura nelle vene, così come per tutte le altre arti, ma non basta il talento. Non fare l'errore di pensare di essere al massimo delle tue potenzialità. La pazienza serve anche per attendere il momento più opportuno: a) per scrivere b) per proporsi a un pubblico. Un altro motivo per cui è importantissimo avere pazienza è che se devi catapultarti in un mondo, in questo caso quello editoriale, devi comprendere quali sono i suoi meccanismi e capire qual è la strada migliore per te. Se non hai ben presente questo aspetto, sarà come immergersi in una piscina olimpionica senza saper nuotare e senza avere un bagnino a soccorrerti.

La determinazione è il motore

La determinazione è un motore per te stesso e per il tuo obbiettivo. Prima di tutto, se non credi tu in quello che fai, non ci possono credere gli altri. In secondo luogo, la determinazione ti porta a investire tempo per raggiungere i risultati che speri, per ritagliarti degli spazi solo per te e per la tua grande passione. Anche se hai poco tempo (credimi, te lo dice una persona che ne ha veramente poco). Essere determinati non significa però "solo" crederci, significa impegnarsi davvero, perseverare sulla propria strada comprendendo quali sono i tuoi pregi e quali sono le tue limitazioni. Senza abbatterti da un lato e privo/a di presunzione dall'altro.

La tecnica e gli strumenti

Se vuoi fare il costruttore devi studiare parecchio e una volta fatto questo, devi imparare e riuscire a saper usare gli strumenti di lavoro. Ovviamente se scrivi, se fai musica, se dipingi e commetti un errore, non crollerà una casa, ma potrebbero crollare le tue speranze, la tua motivazione e potresti arrivare a pensare che "hai sbagliato tutto, sei un povero illuso". Se studi, ti impegni, cresci ed impari a usare gli strumenti su cui tanto hai lavorato, noterai un cambiamento incredibile, una maturazione eccezionale che non pensavi potesse fare così tanto la differenza.

In conclusione

Che i risultati raggiungibili siano "piccoli" (ma non sono mai davvero piccoli), "medi" o "grandi", se non fai tutto quello che è necessario per provare ad arrivare alla meta, non saprai mai dove saresti potuto arrivare. Se segui la tua strada con consapevolezza e facendoti aiutare, allora saprai di aver fatto tutto il meglio e, credimi, avrai vinto la tua sfida in ogni caso. Provaci, abbi pazienza, determinazione, tecnica. Aiuta te stesso. Aiuta te stessa.

L.A. Editing&Digital Marketing

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venerdì 13 novembre 2020

Jung, Campbell, Vogler: l'inconscio collettivo e "L'eroe dai mille volti"

 

angelo con spada, immagini fantastiche, luce

Il racconto e i suoi segreti, la narrazione, le strutture:

Per arrivare all’argomento di questo articolo che è “L’eroe dai mille volti” di Joseph Campbell (1949) dobbiamo partire un bel po’ più indietro, iniziando da Jung, passando per Campbell e arrivando a Vogler. Prendiamo la rincorsa in una sorta di macchina del tempo e andiamo al 1912, anno in cui Carl Gustav Jung (psicoanalista, psichiatra, antropologo, accademico e filosofo che fu pilastro, con Freud, della psicologia moderna e della psicoanalisi) pubblicò “La libido: simboli e trasformazioni”. Quest’opera fu lo spartiacque che allontanò Jung e Freud, per anni amici e collaboratori, il cui rapporto si era già incrinato per le differenti visioni sulla psiche. Jung, con quest’opera, vuole portare la psicologia e la psicoanalisi a un nuovo livello, facendola uscire da quegli elementi caratterizzanti tipici di Freud che, a parer suo, rendevano la stessa quasi una “setta”.

Nel libro Jung parla di tantissime cose, ma l’argomento principale è l’esistenza di una “coscienza collettiva” che viene mostrata e raccontata attraverso miti e leggende che ogni essere umano incontra durante la propria vita e con i quali convive. L’eroe insito in ognuno di noi può destreggiarsi tra gli “archetipici”, che lo accompagnano e guidano tutti noi durante la nostra esistenza. Nonostante egli riesca in qualche modo ad andare oltre a tutto questo, la “coscienza collettiva” o “coscienza madre”, sarà sempre lì e lo porterà ad affrontare dei passi ben precisi, se pur con le varianti determinate dall’individualità. Ciò che poi differenzia Jung da Freud è anche l’approccio verso i pazienti: per Jung non è abbastanza avere la preparazione scientifica e medica per aiutare un soggetto; ciò che fa la differenza sta nel riuscire a comprendere la malattia dell’anima, nella persona che si ha di fronte.

Ci sarebbe molto altro da dire su Jung e tutto quel che ha significato il suo lavoro, ma noi dobbiamo arrivare ad altro. Qualcuno di voi si starà chiedendo: cosa c’entra tutto questo con la scrittura e la narrazione?

"L'eroe dai mille volti" di Campbell:

Si tratta di un’opera di mitologia comparata, ma va ben oltre questo. Ciò che ne scaturisce è un’analisi di sé stessi: l' obbiettivo è quello di riuscire a scorgere il proprio eroe interiore, parlando anche del significato della vita e dell’umanità.

Rifacendosi alle teorie psicoanalitiche di Jung, Campbell racconta leggende e miti dei popoli più disparati e di epoche anche molto diverse tra loro. Si rende conto che, alla fine, quel che accomuna tutto è proprio la centralità della storia dell’eroe. Egli si lancia all’avventura rispondendo alla propria “chiamata personale” o, come afferma Campbell, al proprio “appello”.

Da qui si arriva a una sorta di schema che sempre si ripete, pur con le dovute varianti soggettive: la prima fase è quella della vita ordinaria (o fase dell’innocenza). A seguire c’è una separazione dalla situazione iniziale, con il superamento di una prima soglia per la quale l’eroe si trova a cambiare il proprio mondo di riferimento.

In terza fase c’è l’iniziazione, che porta con sé mille tribolazioni, prove e maturazioni e, infine, c’è il ritorno. All’inizio questo ritorno può essere anche rifiutato, ma la crescita dell’eroe gli fa comprendere di poter ora passare da uno all’altro mondo in totale libertà. I passi veri e propri, se vogliamo schematizzarli, potrebbero essere questi:

  • Vita ordinaria/ innocenza: l’eroe ancora non è consapevole di esserlo e vive un mondo personale molto normale. La normalità però, gli sta stretta e questo lo rende solitamente infelice.
  • La separazione: l’eroe sente la sua “chiamata”, il suo “appello” e decide di rispondere positivamente, partendo per l’avventura verso mondi e luoghi a lui sconosciuti.
  • L’iniziazione: l’eroe incontra qualcuno che potrà considerare come un mentore, una guida, un maestro e questo gli insegnerà tutto ciò di cui potrà aver bisogno. Le idee, i principi, il modo di vedere le cose, cambiano e il nostro protagonista viene iniziato a un mondo nuovo. In questo universo, che inizialmente può anche sconvolgere un po’ il nostro eroe, si ritrova ad affrontare prove, tribolazioni, maturazioni. Incontra amici e nemici, si rinnova e varca così una “soglia”. Scopre di avere mezzi di cui non era a conoscenza e si confronta con le sue più profonde paure.
  • Il ritorno: l’eroe fa ritorno al mondo di partenza e si apre una nuova “soglia” da oltrepassare. Egli deve risolvere i problemi che ha lasciato nel vecchio mondo, stavolta con rinnovata consapevolezza.

Se volete approfondire l’opera di Campbell, una lettura assolutamente consigliata per chi scrive, potete iniziare leggendone la struttura (la trovate tranquillamente su Wikipedia cliccando qui).

E Vogler? Chi è? Cosa c’entra con questo percorso di cui stiamo parlando? E quali sono state le conseguenze artistiche di questi fondamenti? Ne parliamo la prossima volta, sempre qui, con la “rubrica” de “Il racconto e i suoi segreti”.

mercoledì 8 luglio 2020

Giornalismo e Web: i fondamentali per iniziare

giornalismo e giornalismo web

Scrivi da un po’ e hai sempre sognato di collaborare con giornali online? O semplicemente vuoi aprire o hai aperto un blog che tratta di attualità piuttosto che di uno specifico argomento? (cucina, moda, fotografia, tecnologia etc.) Allora dovresti iniziare a studiare prima di tutto alcuni aspetti del giornalismo stampato.

Comune a ogni tipologia di scrittura è l’importanza di farsi capire. A differenza delle epoche passate, il lettore è sempre al centro e nel giornalismo ancora di più. In ambito giornalistico bisogna lasciare da parte tutto ciò che è superfluo e concentrarsi sul dare al lettore le informazioni o le risposte che cercava quando ha iniziato a leggere un determinato articolo. Si dice che per scrivere da giornalista sia necessario fare una sorta di “Rivoluzione Copernicana” poiché, come sopra detto, il lettore è tutto: è il nucleo, il punto fermo per chi scrive. Inoltre, chi vuole scrivere da giornalista, deve essere a conoscenza delle dieci regole fondamentali riportate di seguito.

La concisione: non divagare, non distrarre il lettore dal fulcro dell’articolo, non dare spiegazioni superflue e non rievocare fatti e/o concetti non essenziali per la tematica centrale. Inoltre, importantissimo è non scrivere in 30 parole quello che puoi scrivere in 20 e una volta raggiunte le 20 parole tentare di ridurle a 15. I lettori cercano l’informazione immediata, sul web ancora più che sulla carta stampata.

La precisione: attenzione ad utilizzare le parole con il giusto significato. Capita a volte di usare una parola con la convinzione che il termine voglia dire una certa cosa, ma poi controllando, si scopre che quella parola potrebbe non essere la più adatta, dunque non è precisa. La precisione è poi naturalmente necessaria nelle informazioni che si stanno trasmettendo e ovviamente nella correttezza grammaticale e di sintassi.

La semplicità: è il punto d’arrivo per un buon articolo. Scrivere in modo definito, chiaro, netto, senza troppi incisi e rimandi. Evitare, come per ogni buon testo, le ripetizioni ed evitare tecnicismi e complicanze inutili.

L'originalità: di fondamentale importanza è anche la ricerca di un proprio elemento distintivo, di una propria caratterizzazione e dunque di una personalizzazione degli scritti. Questo vale anche per la rielaborazione di notizie (ad esempio pubblicate in precedenza da un’agenzia stampa).

L'ascolto: nel giornalismo, è sostanziale ascoltare. Ascoltare gli altri giornalisti e aspiranti tali, ascoltare e documentarsi riguardo a tutte le notizie e informazioni disponibili e, nel frattempo, se possibile confrontarsi con altre persone.

La correttezza: citare le fonti ed essere trasparenti.

Il coraggio: molto semplicemente, il coraggio di difendere le proprie idee e opinioni.

Il rispetto: per tutti, sempre.

L'onestà: onestà intellettuale e nei confronti delle persone con le quali ci si confronta ogni volta.

La tempestività: in un mondo che corre veloce, la tempestività è essenziale, ma attenzione: tempestività non significa scrivere un articolo con atteggiamento precipitoso, anche perché non avrebbe la qualità desiderata. 

L.A. Editing&Digital Marketing


lunedì 6 luglio 2020

Tre regole fondamentali per la buona scrittura!

Tutti sanno che per migliorare il proprio livello di scrittura è fondamentale leggere, ma che altre regole bisogna seguire per poter raggiungere l’obbiettivo? Ecco tre regole fondamentali per la buona scrittura.

  • Niente complicazioni: la semplicità è la miglior alleata della buona scrittura. Parole troppo complicate, in disuso, barocche, termini tecnici non necessari per la tipologia di testo che si sceglie di scrivere, sono tutti nemici della scorrevolezza. Per arrivare al pubblico una delle basi è farsi capire e non è per niente scontato. È un errore pensare che “l’abbellimento a tutti i costi” faccia di noi dei bravi scrittori: il risultato rischia di essere appesantito ed è anche più facile commettere errori. Anche dal punto di vista della sintassi la semplicità è importante: le frasi con infiniti incisi ad esempio sono da evitare il più possibile e se state rivedendo un testo che avete scritto, vi accorgerete che spesso le “sotto frasi” possono tranquillamente diventare frasi principali. Altra cosa da evitare è l’utilizzo della doppia negazione e infine, per indicare proprio le basi, è meglio scrivere in forma attiva che passiva. La forma passiva a volte è utile, altre è addirittura necessaria, ma non va sempre bene.
  • Correttezza grammaticale: è naturale che se vi accorgete di fare molti errori dal punto di vista grammaticale sia buona cosa fare un ripasso. Non c’è assolutamente nulla di male. Molti hanno grandi idee e magari anche la capacità innata di trasmettere emozioni, ma fanno molti errori e per quanto un editor serva anche a correggere questi sbagli, il suo ruolo fondamentale non è questo e in ogni caso, lo dovete a voi stessi. Spesso poi ci si fossilizza su determinati errori e si continuano a ripetere all'infinito; questo però non accade se “li affrontate”. Problemi con la punteggiatura? Rivedetevi la funzione di ogni segno di interpunzione! Problemi con alcune desinenze? Andate a rivederle! Infine se state scrivendo una parola e non siete certi di averla scritta correttamente, andate a cercarla e verificate. Se la volta successiva non la ricorderete, tornerete a rivederla fino a che, a un certo punto, la memorizzerete.
  • Buon uso degli aggettivi: a volte capita di leggere testi pieni zeppi di aggettivi. Gli aggettivi sono fantastici, ci permettono di trasmettere molto, ma vanno usati nel modo giusto. È molto meglio usarne uno pertinente piuttosto che due equivalenti o che poco c’entrano. Un esempio: “Mi stavo guardando in giro come al solito e ho notato uno strano e bizzarro individuo”. È superfluo l’uso di questi due aggettivi nella stessa frase, suona anche male non credete? Molto meglio scegliere uno dei due!

domenica 26 maggio 2013

"Due chiacchiere con Lara" di Ilaria Degl' Innocenti

Lara Aversano Il cammino Punti senza fine intervista


Lara Aversano è un'autrice emergente dal tratto fluido, una penna spontanea che non si nasconde dietro a giri di parole o strutture complesse. Ho deciso di intervistarla perché in Martine ha racchiuso molti aspetti di ciò che oggi i giovano cercano. La modernità ha offuscato, con il proprio materialismo, cinismo e falsi miti, molti aspetti fondamentali che invece è necessario riscoprire. Attraverso il suo libro estrapola e riscopre molteplici sfumature che sono state dimenticate, ma che aiutano a ritrovare la parte intima, creativa, che c'è in ognuno di noi.


Allora Lara, dimmi qualcosa di più di “Punti senza fine"...

“ “Punti senza fine" è la storia di una ragazza italo francese - che si chiama Martine - fortemente appassionata all'arte in ogni sua forma, ma soprattutto di scrittura e musica. È una scrittrice emergente e in questo senso alcuni hanno definito il romanzo un meta-libro visto che io stessa sono un'emergente. Il che non è un caso naturalmente. Questa scelta mi sembrava essere il veicolo migliore attraverso il quale portare all'attenzione certe tematiche che volevo sottolineare. Come ad es. la volontà di incoraggiare le persone verso i propri sogni e progetti e di non farlo per puro ottimismo, ma perché credo che con il sudore, la volontà e l'onestà, i sogni si possano realizzare, indipendentemente da quale sia il sogno o il progetto in questione. Naturalmente prendendo in considerazione anche i limiti, pensando anche a quanto è difficile, soprattutto al giorno d'oggi; il primo passo però è proprio quello di continuare a lavorare perché ciò che vorremmo accada, nel piccolo o grande che sia. Ho potuto trasferire al personaggio alcune cose che io stessa ho compreso nel tempo riguardo al percorso verso la realizzazione di un sogno, di un progetto a cui teniamo e in effetti Martine riflette sulla dimensione del sogno che diventa realtà in vari campi della vita. È un libro nel quale, comunque, si affrontano tematiche anche molto diverse tra loro. Ogni capitolo è differente dall'altro anche se c'è naturalmente un filo conduttore. Il sogno artistico di Martine è un sogno già reale nel momento in cui scrive, è la scrittura stessa il suo sogno, però il sogno è anche l'arricchimento, il miglioramento, l'auto comprensione, la crescita e anche se nel caso di Martine si tratta appunto di un sogno artistico, credo che le cose su cui riflette il personaggio possano essere poi applicabili anche ad altre realtà. Ho usato il veicolo che meglio conoscevo, la scrittura e la passione per l'arte, per arrivare a questo, così come a tematiche sociali, d'attualità, d'interesse universale, culturale. Nel personaggio di Martine e nella storia che su di lei ho costruito, ho veicolato gli intenti del libro stesso in sostanza. Si parla di problemi adolescenziali, di tecnologia, di solitudine, di comprensione e incomprensione, di orrori del mondo e allo stesso tempo di bellezza, di fiducia, amore per la vita, delle piccole e grandi cose delle quali è necessario essere coscienti per vivere la vita al meglio. Ci sarebbe davvero molto da dire."

“Punti senza fine" è un titolo che racchiude in sé molti significati…

“Si, è vero. I “Punti senza fine" rappresentano molte cose: dalla continua ricerca per la crescita artistica, ma anche interiore e personale di ogni individuo per es... al concetto per il quale, a parer mio - che ovviamente esprimo l'idea attraverso il personaggio di Martine - ciò che importa di più in un percorso non è tanto la meta quanto ciò che si raccoglie sul sentiero che è ipoteticamente infinito poiché c'è sempre qualcosa da scoprire e di cui prendere coscienza. E non parlo solo di arte o conoscenza, ma proprio a livello interiore. I “Punti senza fine" sono poi anche tutte le persone che la protagonista ha attorno o che incontra, dalle quali impara molto e alle quali cerca di dare altrettanto. Sono miriadi di punti di varia natura che uniti insieme vanno a creare il disegno di un percorso con tutte le sue molteplici sfaccettature. E i significati sono anche altri, ben rintracciabili nell'interezza del testo."

La copertina raffigura dei libri antichi posti uno sopra l'altro su una base in legno, con un paesaggio naturale sullo sfondo che a differenza dell'immagine in primo piano è volutamente non a fuoco. Perché questa scelta?


“Beh, proprio per il discorso di poco fa ovvero l'idea di infinito che Martine ha rispetto a molte cose. La ricerca, la curiosità, la vivacità, il percorso e la voglia di vita. Poi il paesaggio naturale simboleggia anche quanto l'arte possa diventare per qualcuno vitale e necessaria come bere acqua, sia per chi tenta di creare che per chi la apprezza. Una cosa poi che desideravo rappresentare è l'urgenza che Martine e molti giovani hanno di poter riconoscere le tante cose belle che ci sono al mondo, la necessità di riuscire a vedere il buono che c'è. È anche simbolo di purezza e rispetto per l'arte, allo stesso modo in cui rispetto un albero piuttosto che un fiore. E ancora, la sacralità della vita e la vivacità della protagonista; sono colori vivaci perché Martine parla di tutto, dalla poesia alla filosofia, ma il testo non è mai appesantito, è volutamente scorrevole, anche perché spesso purtroppo l'arte viene presentata in modo troppo “didattico" tra virgolette e questo fa perdere a molti la voglia di avvicinarsi a questo mondo meraviglioso che in realtà è anima e passione. Ho avuto tra l'altro la grandissima fortuna di entrare in contatto con un grandissimo artista del mio paese: scultore, pittore e fotografo, che ha realizzato la fotografia per l'immagine di copertina leggendomi praticamente nell'anima. Si chiama Gianni Barili Giba, un grande artista davvero."


Come descriveresti a chi non ha ancora letto il libro la protagonista, Martine? E il motivo della scelta del suo essere italo francese?

“Martine è vivace, dinamica, appassionata, curiosa, estremamente sensibile e ama la vita da impazzire, nonostante esistano anche momenti difficili nella vita di ognuno. Ha un suo mondo tutto da scoprire. Ho scelto di farla essere italo francese per via della grande passione che ho per la Francia e la lingua francese, il suono che ha, la sua eleganza e la storia artistica del paese. E poi è per metà italiana perché, nonostante i problemi che ci sono, sono ancora fiera di essere italiana per molti motivi, dunque voleva essere un omaggio alla mia Terra."

"Martine si specchia nel mondo e specchia il mondo attraverso i suoi occhi" dice la sinossi in quarta di copertina. Ci vuoi parlare di questa sua crescita?

“La crescita di Martine è appassionata, lei assorbe tutto ciò che di buono può assorbire come un bambino che scopre il mondo e nel libro, che comunque prende in considerazione un tratto relativamente breve della sua vita, si coglie sia la volontà di miglioramento dal punto di vista artistico che la sua crescita come essere umano ed è un bel mondo da esplorare insomma... Ciò che il lettore può percepire leggendo la sua storia, è il suo modo di vedere il mondo, per questo la sinossi dice “si specchia nel mondo" perché interagisce con esso con intensità, alla sua maniera, mentre “specchia il mondo attraverso i suoi occhi", dunque svela al lettore come i suoi occhi vedono la vita, l'esistenza. È una crescita graduale e consapevole."

Martine incontra vari personaggi lungo il suo cammino e queste persone spesso la aiutano a crescere, mentre talvolta è lei, con il suo modo di essere, ad aiutare loro a crescere. Tante di queste persone, anche se ovviamente non tutte, le incrocia attraverso internet: perché questa scelta?


“Perché comunque la tecnologia e internet sono oramai parte integrante della vita delle persone, della maggior parte perlomeno e nel romanzo la protagonista riflette anche su i pro e i contro del progresso e della rete. Per tanti giovani che creano musica piuttosto che poesia o altre forme d'arte è diventato un mezzo importantissimo perché è un dato di fatto che permette di avere anche scambi molto belli e permette di farsi conoscere, come è successo poi anche a me. Ovvio poi che un libro o l'ascolto di una canzone suonata dal vivo, non sono paragonabili a uno schermo o a un video you tube. È un mezzo però, che può dare il via a qualcosa di più; dà la possibilità di far conoscere il proprio approccio all'arte. E poi ci sono i lati negativi, che comunque più o meno tutti conosciamo, ma di cui ho scelto di parlare perché è un argomento sicuramente attuale e importante."


Mi ha colpito molto il fatto che spesso e volentieri in calce al capitolo c’è una poesia. Sono molto belle e introspettive. Che cosa volevi comunicare ai lettori?

“Ogni poesia, che sia di Martine (dunque mia) o che sia di autori famosi, è sempre legata a ciò che poi si tratta nel capitolo, è una sorta di spunto di riflessione, una lettura tra le righe attraverso versi poetici miei o di grandi autori. C'è sempre comunque un motivo, in tutte le scelte che ho fatto, fino alla singola parola scelta piuttosto che un'altra che ha lo stesso significato, ma magari una sfumatura in più o in meno."

Anche tu sei appassionata di musica, vero? Che cosa ti ha avvicinato al mondo dell’arte? Che cosa ti affascina di più?

“Si sono un'appassionata di musica e non riesco proprio a farne a meno, non riesco a pensare nemmeno lontanamente alla mia vita senza musica. Sono sempre stata istintivamente coinvolta dal mondo dell'arte, fin da piccolissima. Ho sempre ascoltato tantissima musica, scrivo come spesso dico “da quando ho imparato la forma delle lettere" perché proprio a sei / sette anni, l'età in cui come tutti stavo imparando a scrivere io già scrivevo le prime poesiole, favole e simili, quindi da sempre. E ...non è solo fascino, è proprio una necessità fisiologica: leggere, scrivere, la vista di un quadro o di una fotografia, per me sono cose essenziali, è come vedere un paesaggio splendido della terra per fare un paragone. E in effetti sono una di quelle persone che nota tanto queste cose, la bellezza della natura intendo, perché è la forma d'arte più perfetta che esista ed è un qualcosa che va al di là dell'essere umano, è la bellezza pura, è la vita."

Martine è molto sensibile, molto profonda, riesce a leggere le persone... Sostanzialmente è empatica. Queste sue caratteristiche affiorano durante la lettura attraverso i dialoghi e la narrazione dei suoi incontri. Cosa puoi dirmi di questo?

“Si, è vero. Penso che saper ascoltare le persone con cui parliamo sia molto importante. Il “non ascolto" è un affaticamento per entrambe le parti e provoca incomprensione e malesseri, anche se non è facile riuscire sempre ad ascoltare davvero, a causa soprattutto della frenesia, della fretta. E intendo ascoltare una persona, ma anche ascoltare ciò che ci circonda. Martine è un personaggio che sa soffermarsi, magari non sempre perché è comunque una persona e come tale non può essere perfetta, ma la sua natura la porta spesso all'ascolto, anche del “non detto", di ciò che una persona a volte non dice o dice a metà. La colpiscono tutte le realtà che vede e percepisce, dalle più vicine alle più lontane, sulle quali riflette. È un personaggio sicuramente molto sensibile, dunque è naturale per lei soffermarsi su certe cose e a volte capita si domandi anche perché, altre persone, su certe questioni non si soffermino. E questo vale per il suo relazionarsi con le persone, ma anche per le tematiche su cui riflette."

Il mondo dell’editoria è complicato. Non è facile pubblicare un libro. Che cosa ti ha spinto a farlo e quali sono state le difficoltà che hai incontrato?

“Si, il mondo editoriale è complesso, è difficile... anche peggio del mondo discografico per dirti, che conosco per vari motivi, ma avevo un buon bagaglio di informazioni a riguardo e altri tipi di esperienze alle spalle (anche se ho ancora tanta pappa da mangiare come si dice) e dunque mi sono lanciata, per passione e per il desiderio di far arrivare, alle persone che lo leggeranno, il mondo di Martine. È stato per me un libro tra virgolette della “maturazione", molto importante. Poi sapevo perfettamente che è impossibile per un emergente essere pubblicato da una grossa casa editrice, perché un emergente in Italia ha veramente la strada sbarrata sotto molti aspetti, però se ci si crede e si lavora tanto, anche per crearsi una strada, qualcosa da cui partire prima della pubblicazione in se, poi il lavoro dà i suoi frutti, sia per il miglioramento personale che per i risultati ottenuti nel tempo. Fondamentale secondo me è non pensare mai “vorrei fare lo scrittore o il musicista" ecc... senza metterci anima e corpo, perché non basta dirlo, c'è molto molto da fare se si vuole realizzare qualcosa di buono. Anche in piccolo, non parlo di un best seller o di un disco di platino. Poi anche il fatto di non perdere di vista il motivo per cui si crea arte, dunque l'amore per la stessa, la passione, è fondamentale; se si perde di vista questo e si pensa solo ad arrivare chissà dove non ha senso e poi non si combina niente di realmente buono."

Tornando alla passione per la musica, approfondendo un po' l'argomento musicale rispetto alle altre arti. Come ti sei avvicinata a questo mondo?

“Beh... non è che mi ci sono avvicinata, ha sempre fatto parte della mia vita. È lei che mi ha rapito fin da quando ero piccola. L'ho sempre amata dal profondo e come ti dicevo non potrei vivere senza. Penso sia difficile spiegare a un non appassionato, alla musica, alla lettura, all'arte, quanto possano risultare importanti le arti nella vita di chi invece le ama; tra i tanti intenti di “Punti senza fine" c'è in effetti anche quello di provare a trasferire questo tipo di emozione, questa estrema importanza. Per quanto riguarda le varie chiacchierate che poi ho pubblicato sul blog o le collaborazioni, tutto è nato molto spontaneamente. Da piccola guardavo ad occhi sgranati i programmi d'approfondimento musicale, leggevo libri sui musicisti che amavo di più e visto che ho sempre amato scrivere un giorno ho pensato di provare a unire le due cose. Per me è stato un altro modo per approfondire, scoprire nuovi aspetti della musica e di alcuni suoi interpreti, portando poi il tutto al pubblico del blog ovviamente. Tutte le interviste/ chiacchierate che ho pubblicato sul blog mi hanno lasciato qualcosa dentro e alcune più di altre com'è normale che sia. Le ho sempre chiamate chiacchierate perché ho sempre cercato di renderle in qualche modo diverse, più familiari, più aperte. E le collaborazioni anche, tutto molto spontaneo, sempre guidata dalla pura passione."


E' anche un ambiente particolare, nel quale tutti alla fine si conoscono, la musica è anche una famiglia, si comprende anche da come hai descritto Martine. E' così che l'hai vissuta anche tu?

“Dipende da che tipo di realtà musicale si prende in considerazione. Io l'ho vissuta così personalmente, nella mia vita privata, con il gruppo del mio compagno e andando in giro per l'Italia con loro per concerti, conoscendo anche grandi artisti con i quali hanno suonato, ma soprattutto passando le giornate insieme a loro, ai miei amici e al mio compagno. Lì si è davvero come una famiglia. E in effetti ho voluto inserire nel romanzo e nella storia di Martine un'esperienza simile alla mia, perché è una cosa meravigliosa. Poi ci sono realtà diverse, ambienti di artisti mediaticamente più noti, i “famosi" diciamo così che in certi casi sì, si capisce che tra loro sono come una famiglia, in altri invece non credo proprio. Dipende sempre dalle persone, dal tipo di ambienti e molto altro. Questo per ciò che posso dirti dalle mie esperienze naturalmente. E poi sai... ci sono grandi, veramente grandi, che sono persone meravigliose, umili, veri artisti e ci sono persone, note o meno note, che invece quando comprendi come sono pensi “cavolo da questo/i non me l'aspettavo" eh eh... dipende dai casi. Certo è che – a parer mio – un vero artista dovrebbe sempre mantenere l'umiltà perché …credo sia un fondamentale della profondità dell'anima di una persona. Poi uno può essere strano o lunatico, avere tutti i difetti di questo mondo insieme ai pregi, perché è normale, nessuno è perfetto; gli artisti poi di solito sono più “strani", sotto diversi aspetti anche se pure lì dipende dalle persone, ma l'umiltà per me è fondamentale."

@Ilaria Degl' Innocenti*

*Laureata in economia con un master post laurea in giornalismo internazionale collabora con varie webzine - “Italia di Metallo", “Roma da leggere", “Outsiders" - e con alcune testate giornalistiche - Ibiskos Ulivieri e La Ballata – in qualità di collaboratrice editoriale.