Mi sono
svegliato sdraiato nel mezzo di un prato, ho aperto gli occhi e la
prima cosa che ho visto è stata la nuvola bianca sopra la mia testa.
Il cielo: era certamente di un azzurro mai visto prima e il rumore
soffice dell'aria leggera – che dei fili d'erba e dei fiori faceva
sue mani – mi sfiorava il volto. Percepivo la luce, il calore del
Sole, giungermi delicato sulla fronte e alzando gli occhi un po'
all'indietro lo vidi la', bello, splendente più che mai,
rinvigorito, più forte, puro.
Era tanto
bello starmene lì a godere dei profumi, dei suoni, dei colori e del
tatto lieto della serena natura, che poco dopo essermelo chiesto
avevo già lasciato da parte il mio spontaneo domandarmi cosa ci
facessi lì e perché. Non ricordavo nulla, ma al momento non
sembrava essere un gran problema. Più me ne stavo lì, rilassato e
senza preoccupazioni, più sentivo i miei sensi enfatizzati. Notai
che il mio respiro era fresco come l'ossigeno che respiravo, l'aria
era profumata di piante e stranamente i pollini non mi davano
fastidio come al solito. Gli uccellini cantavano come nelle migliori
giornate di primavera e mi sembrava di poterli capire; non decifravo
il loro linguaggio "alla lettera", ma sentivo nel loro
cinguettìo che erano felici. Continuai a guardare le nuvole passare
sopra di me per un po' e poi, d'un tratto tornò il dubbio e mi alzai
di scatto restando seduto; la terra era leggermente umida, di
quell'umido che si riconosce la mattina.
- Dove sono?
- mi chiesi ad alta voce.
Mi stupii.
La mia voce non era roca come al solito e notai di non avere più
l'insistente dolore alla gamba che da anni mi teneva mio malgrado
compagnia. Osservai le mie braccia, le gambe e così mi accorsi che
c'era qualcosa di straordinario in me.
- Com'è
possibile? - mi richiesi.
La mia
pelle, incredibilmente, non era la pelle raggrinzita dalla vecchiaia
che ero solito vedere. Mi alzai da terra, senza faticare e intorno a
me c'erano solo alberi e fiori. Sentii lo scrosciare di un torrente
in lontananza e decisi di seguire il suo canto. Mi feci strada verso
il suono dell'acqua e lo trovai, dietro a una fila di cespugli
verdeggianti. Avanzai piano, notavo ogni dettaglio, le rocce
nell'acqua, i pesci poco più in la', dove l'acqua era più profonda,
il muschio, una rana e al di la' della riva altre piante e altri
fiori. Cercai un punto in cui l'acqua fosse più ferma e con la
giusta dose di luce per formare un effetto specchiante. Piano piano
mi avvicinai: il mio volto... il mio volto era quello della gioventù!
E dov'erano finiti i miei ottant'anni? Affermare che mi sentivo
confuso è poco. Osservavo quel riflesso e mi tastavo il viso e
pensavo che certamente stavo sognando, un fantastico sogno pensavo.
Eppure sembrava tutto così reale, così nitido.
Mi guardai
ancora attorno: possibile che fossi l'unica persona nei dintorni? Nel
momento in cui stavo pensando a questo, sperando di non essere
davvero solo in mezzo a tutto quel verde senza saperne nemmeno il
motivo, sentii delle risate, delle voci: "Per fortuna..."
pensai. In tutto quel pacifico frastuono uno solo era stato il
pensiero costante: "Dov'è la mia Milena? Dov'è il mio amore?".
Seguii le voci e le risa e giunsi a una collinetta; vi salii in cima
e vidi un sacco di persone parlare, chiacchierare, bambini che
correvano e giocavano, uomini e donne che ridevano, amici e famiglie.
"Dov'è la mia Milena...?", la cercavo con lo sguardo in
mezzo alla gente, dall'alto della collina e finalmente, la vidi e
quanto era bella... Il suo viso era lo stesso dei nostri anni
migliori, i suoi capelli scuri, i suoi occhi grandi e scuri, avevano
ritrovato la salute; le spalle dritte, la carnagione dorata per
natura che tanto mi era piaciuta quando ci siamo conosciuti. Mi
sorrideva e mi guardava, mentre si faceva spazio tra le persone per
raggiungermi. Nel mentre,
vidi nella piccola folla anche il mio caro amico d'infanzia,
chiacchierava con altri e rideva, niente inalatore tra le mani e
l'aspetto sano di un tempo.
- James,
amore mio... - disse la mia dolce moglie guardandomi come solo lei
poteva fare - ... vieni con me.
Rimasi
ammutolito e lei mi prese per mano; non sembrava essere confusa
quanto me. Andammo a sederci poco più in la', con lo sguardo verso
il Sole. La guardavo, non riuscivo al momento a proferir parola, ero
incantato e lei pure mi guardava, ma nulla diceva. Dopo qualche
istante le chiesi: "Siamo in paradiso?"; lei sorrise, come
se la domanda le risultasse buffa e tenera, poi mi rispose:
- No, non
siamo in quel paradiso, non quello che stai pensando per lo meno.
Siamo sulla Terra, nello stesso posto dove abbiamo sempre vissuto.
- Ma com'è
possibile? - chiesi – Cosa sta succedendo? E perché siamo giovani?
Dov'è la città?
- Della
città a quanto pare non abbiamo più bisogno amore mio. Mi sono
svegliata poco prima di te e non so molto di più e nemmeno gli altri
sanno molto ma molti di noi, io compresa, hanno la certezza – anche
se non sappiamo perché – che le risposte arriveranno molto presto.
So solo che non c'è nulla di innaturale in tutto questo, nulla di
strano o fantasioso.
- Ma come
fai a dirlo amore? Io sono così confuso... Felice ma confuso.
- Te l'ho
detto, non so perché, so solo che è così.
Ci
abbracciammo, innamorati come sempre e sempre di più. Avevamo già
passato sessantanni della nostra vita insieme e saremmo rimasti uniti
per sempre.
Decidemmo di
stare lì, abbracciati a guardare quel maestoso paronama e anche se
non capivamo bene perché, sapevamo che a breve tutti i nostri dubbi
sarebbero stati chiariti. Anche io ora, accanto a lei, ero più
tranquillo. Fronte contro fronte le diedi un bacino sul naso, poi
senza pensieri ci sdraiammo sulla collina e ci addormentammo
nuovamente, mentre gli altri continuavano a parlare.
Mi sono
svegliato, di nuovo, ma stavolta ero a casa, sul divano e intravidi
Milena che sfornava i biscotti appena fatti e li posava in un piatto.
Era stato un sogno allora, come pensavo. "Che bel sogno però..."
pensai.
Milena si
avvicinò a me sorridente, mi portò una tazza di the e i biscotti.
- Grazie
amore mio...
- Figurati
tesoro...
- Sai... ho
fatto un sogno bellissimo... Eravamo tutti giovani e sani, forti e la
Terra sembrava essere rinata, incontaminata ed era tutto così
reale...
Mentre mi
ascoltava si sedette accanto a me e sorrideva, con quello stesso
sorriso che nel sogno sembrava essere intenerito e come se, ancora
una volta, avessi detto qualcosa di buffo. Eravamo telepatici da
sempre, quindi sapevo che quel sorriso significava molto.
- Non era
solo un sogno amore mio... - poi sorseggiò il the.
- Come? In
che senso non era solo un sogno tesoro...?
- Non so
perché... ma appena hai cominciato a raccontare mi sono convinta che
il tuo non è stato solo un bel sogno. Ha un significato. Un giorno
il mondo sarà migliore.
Sembrava
così sicura... Forse era solo la speranza di poter vivere insieme
ancora per millenni e magari per l'eternità, senza acciacchi, sempre
insieme, sani e forti... Qualcosa però mi diceva, nel cuore, che
quella sua sicurezza avesse un fondamento, anche se non sapevamo
perché. Io sentivo il suo cuore gioire e questo faceva gioire anche
il mio.
Si accoccolò
a me sul divano, bevemmo un po' di the e mangiammo i suoi favolosi
biscotti caldi che – quanto adoro questa cosa – avevano inebriato
la stanza di un profumo speciale.
Fronte sulla
fronte, le diedi un bacino sul naso.
Incrociare
il suo sguardo, ogni giorno della mia vita...
"Che
paradiso...", pensai.