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venerdì 28 ottobre 2022

Che importa del tuo male cronico?


Che importa del tuo male cronico,
è cronico, cosa vuoi che cambi?
Che importa, se così tanti
trattano tanti
come un numero
e di quelle miriadi
tra noi e voi,
la differenza è che siamo
addirittura numeri invisibili?
In fondo, che ne sapete voi,
di quanta è la forza
che ci mettiamo per sorridere.

sabato 22 ottobre 2022

Veleno


immagine bianco e nero, occhi scuri con una luce naturale a forma di cuore in entrambi


Dritto, di pancia, si sente,
il filtro amaro e sottile
del veleno che si abbatte sulla carne,
della mole di buio che si frantuma
d'un colpo, come un pugno nello stomaco.
Gli occhi del dolore, hanno un cuore dentro.

sabato 15 ottobre 2022

Pepe


donna con vestito, vestito rosso, pepe, vita, luna

Togli il vestito, liberati 
di quel dubbio recintato,
metti un po' di pepe sul tuo amuleto.
Riempi il serbatoio di vita,
che la vita è cara, che la vita è una.
Salta in sella alla tua Luna 
e non fuggire da te,
perché la fuga è tecnica,
perché restare è arte.

domenica 9 ottobre 2022

Un cuore


Un cuore rotto fa rumore,
un botto enorme. 
Un cuore felice tintinna 
come una lucciola, 
colora di fragole. 
Un cuore
rotto e felice, suona.
È una sinfonia, canta pure.
È sincopato, è ritmato,
è un ossimoro che profuma.

mercoledì 28 settembre 2022

Furia

La clessidra teme
la furia bianca e nera
della pulsione,
della follia benedetta
di chi desidera,
ama, sfreccia, scocca,
cerca il contatto, la gentilezza,
la profondità della grazia
e la grazia della profondità.
Cosa possono i granelli
dinnanzi a un petto
che batte e dibatte,
grida, felice e infelice,
ma sempre intatto,
ricostruito o rinato?
Non importa
del tempo dell'uomo,
importa del tempo,
dello spazio, delle dimensioni.
Avanti a stenti non ha senso,
sono così più interessanti, gli intenti.
Gli intenti e le azioni,
i progetti, le emozioni.
Forse non sempre
la tenerezza è felice,
ma è sempre meglio, si dice.
La  clessidra teme
una furia fuxia che
vomita via il catrame,
povero infame.
Cosa possono i granelli
di un tempo così umano,
dinnanzi a un petto
che batte e dibatte,
perde felice il controllo
e si rianima da sé?

domenica 9 gennaio 2022

Noi

dimensioni, multiverso, noi

Come viole, le stelle,
profumano il cielo di luce.
Come sentieri, le scie,
contornano e definiscono
il palpabile e l'impalpabile.
Come calore che si vede,
l'aura d'una piuma si specchia
e il suo riflesso è un mondo oltre,
che posso vedere, almeno in parte, grazie a te.

sabato 25 dicembre 2021

La Rinascita

nebulosa NGC 729, l'occhio di Dio

Sapete... nella Bibbia non si dà un gran valore ai compleanni. In fondo, basta pensare che il metro di misura dell'uomo è un tempo scandito, mentre quello di Dio è universale, dunque quanto può essere minuscolo il giorno di un compleanno qualunque rispetto all'eternità? La nostra vita è fatta perlopiù da tribolazioni, ma se si impara a vedere oltre, tutto è più semplice e che Gesù sia nato intorno al mese di ottobre (come alcuni studi dicono) o in un altro momento, non è poi così rilevante. È bene sapere che non è nato il 25 dicembre e da dove arriva in realtà questa data, per propria personale conoscenza, ma il senso del Natale non è realmente il festeggiare la nascita di Gesù, secondo me. Certo, nella religione cattolica si, ma la Bibbia non invita a festeggiare la sua nascita, bensì la sua Resurrezione ("Fate questo in memoria di me"). La Vita oltre la Vita, il Sacrificio e la Rinascita, il Riscatto, la possibilità ridonata all'umanità di non morire nel buio totale. Qualcuno si chiederà: "Ma che dice questa?" oppure "Che razza di auguri di Natale sono questi?". In realtà, tutto ciò dà ancora più valore al periodo perché è vero che Gesù non è nato il 25 dicembre ed è pur vero che se vogliamo seguire le Sacre Scritture sarebbe più importante la Pasqua, ma è anche vero che se dal paganesimo al Cristianesimo è stato scelto un giorno a simbolo della Natalità, così come si può scegliere un giorno dell'anno a memoria di qualunque cosa importante, beh... il giorno in sé, potrebbe essere visto come promemoria annuale di quel che in realtà dovrebbe essere un principio universale sempre. Il valore della Nascita, della Vita che è un miracolo anche se è dura, di quanto possiamo ritenerci fortunati rispetto ad altri, di quanto ogni giorno dovremmo essere verso noi stessi e verso gli altri il meglio che possiamo, nei limiti dell'imperfezione umana. Dunque, la mia conclusione è semplicemente questa: siate il meglio che potete essere, Amate con la 'A' maiuscola, rispettate voi stessi e gli altri; amate la Vita e cercate di farlo anche quando è più dura e come disse Bertolt Brecht "bevetene a gran sorsi" perché quando sarà finita "non né avrete avuto abbastanza", ma il giorno di Natale - se volete riflettere su qualcosa - pensate alla sacralità della Vita non vedendola solo come "passaggio" e come la mancanza, il vuoto, che lascia la perdita di qualcuno che su questa Terra avete amato e sempre amerete, bensì all'Eternità che aspetta, al Riscatto, alla Rinascita e alla possibilità ridonata che Gesù e Dio hanno dato all'umanità, di non perdere mai e poi mai la speranza poiché la Vita è un dono e la Vita non è "solo" quel che state vivendo ora. Buon Natale, a tutti voi. 

Lara Aversano


domenica 27 dicembre 2020

Mezzosangue

angelo lupo ali

Sei nato pregno d'amore. Ti definisci demone, ma in te vedo ali da mezzosangue: per metà angelo e per metà umano, in qualche modo prigioniero di tumulti, ti liberi dalla ghigliottina degli imbecilli e non resti mai spettatore. Non c'è confine: fossi anche solo nel deserto, troveresti il modo di aiutare. Ti immagino tra le corsie, nelle stanze coi tuoi ragazzi, mentre cerchi di proteggerli più che puoi. Ti immagino mentre combatti, per farli sentire sicuri. Ti immagino la sera, dopo ore di lavoro massacranti, con una torcia in mano per individuare gli invisibili. Hai moltitudini complesse in te, come paragrafi di un testo che per tema ha miriadi di colori. Chiari, scuri, luminosi, cupi. Il tuo cuore elettrico dà scariche diverse, di pace e di caos, ma mai inquina. Vedo il tuo angelo, che fin da bambino ti sta accanto, sfiorarti la guancia quando sei stanco, mentre ti dice piano: "Riposa guerriero, l'alba è vicina".

A mio fratello Elvis

mercoledì 17 giugno 2020

"Vita di un respiro" - Gentili Emanuele - 3° classificato al Concorso L.A. Editing



Con grande gioia vi presento il racconto del terzo classificato al concorso letterario di L.A. Editing: “Vita di un respiro” di Emanuele Gentili. Emanuele è un poeta e nel suo racconto questo emerge, non c’è che dire. Il suo stile, la stesura del testo, la scelta del “come” trattare gli argomenti (più di uno e tutti certamente di peso), sono immagine perfetta del poeta che si ritrova a scrivere un racconto, nel senso più positivo che ci sia. Anele è protagonista, insieme ai genitori e in particolare al padre, di una storia attuale quanto storica (poiché sappiamo che la storia si ripete). Anele, nata in una zona del mondo in cui i sacrifici e il pericolo vengono ben presto a bussare alla porta, è respiro del padre. Un padre che tanto la ama da non esser più riuscito, per le preoccupazioni e il  timore di perderla, a emettere respiri pieni, tanto è preso dalla paura. Anele è però anche simbolo del suo respiro fisico: un respiro che gli viene a mancare per un ceppo di polmonite assai duro da superare, per il quale ci sono già state molte vittime. Mike si trova faccia a faccia con la morte e Lucia – la cara moglie – già teme il peggio e si domanda in qualche modo come potrebbe spiegarlo alla sua piccola. Anele però è forte: sia Anele come bambina e figlia che Anele come simbolo e realtà del respiro, portatore di vita. C’è tanto in questo racconto. Ci sono emozioni forti, realtà, riflessioni. La vita è respiro, il respiro è vita. I figli stessi sono respiro e i genitori lo sono per loro. Cosa accade a Mike, Anele e alla mamma Lucia? Leggete e gustatevi ogni frase. Complimenti a Emanuele per questo splendido racconto.

Vita di un respiro:

Anele è un respiro. È appena nata e non sa ancora di esserlo. Si scalda sotto il caldo africano, nella regione dello Zimbabwe, nei pressi di una diga alta 130 mt, a Kariba. Una diga che non è più sicura, ormai: comincia a dare dei segni di cedimento. Piccole crepe e improvvise fuoriuscite d’acqua potrebbero mostrarsi da un secondo con l’altro.

Anele è forte, la madre non ha dubbi. Queste cose si sanno, sono impostate di default dentro di noi. Non ci si inganna né si mente a noi stessi, riguardo a queste sensazioni. La sua preoccupazione, dopo il primo vagito, sembra svanire; compensata dalla consapevolezza che la piccola resisterà, fino al compimento del proprio dovere. Quello che però Kali non sa e non può immaginare è che la sua cucciola di respiro è destinata a grandi cose.

Tempo di un saluto, un bacio sulla fronte e la piccola è libera di spiegare le proprie ali: al di sotto di quella diga. Non vi è tempo per i romanticismi e per i saluti. Questo ogni madre lo sa. Una volta nato, il respiro appartiene al vento e, con lui, deve andare incontro al proprio destino. Anele, questo non può ancora saperlo.
È solo curiosa: come può esserlo chiunque veda il suolo della sua amata madre terra, dall’alto della propria vita: per questo in Africa si pensa che ogni respiro abbia due madri. È confortante, nascere respiro. Così piccolo, già con un dovere da compiere, ma con la sicurezza di avere un senso, uno scopo.

-      - Mamma, papà ha gli occhi ancora chiusi. Quanto sta dormendo?

La piccola Anele ripete la stessa domanda ogni cinque minuti, alla madre Lucia. La risposta che riceve non cambia, estratta come fosse una confessione sotto tortura:

     Lascialo riposare, è stanco.

Si gira Lucia, come se questa risposta la dovesse dare al vento o forse per non far vedere alla figlia le lacrime che da quindici giorni albergano su quegli zigomi scavati dalla paura.

Il padre fatica a respirare, tossisce. La febbre non si abbassa, se non di qualche grado. La sera sembra aver assorbito tutto il sole africano. Tosse da fumatore senza mai averne aspirata alcuna. Tosse che sembra voler sputare sul mondo il dolore che lo sta attanagliando da dentro.

I respiri non arrivano, se non forzati. Si scambiano come fossero a una partita di pallavolo. Prima la tosse, poi il respiro e così via, fino a… Un fisico robusto, bloccato da una banale influenza.

La madre ha spento da ieri la televisione. Notizie strane arrivano da paesi distanti pochi km da loro. Una nuova malattia, simile alla polmonite, sta contagiando molte persone e i morti aumentano. Lei non ha dubbi: si tratta dello stesso ceppo di influenza. Queste cose si sanno, sono impostate di default dentro di noi. Non ci si inganna né si mente a noi stessi, riguardo a queste sensazioni. 

Di guardare Anele negli occhi però non se ne parla:

- Ora andiamo a dormire, piccola. Vedrai che domani starà meglio.

Da madre non avrebbe mai pensato che sarebbe stata in grado di mentire come una professionista a sua figlia.

Il padre Mike, italo americano, si finge equilibrato. Simula respiri calmi. Asseconda la pancia con la mente - grazie alle poche lezioni di Yoga - prendendola per mano, come se dovessero attraversare una strada pericolosa.

Da cinque anni, età della figlia, teme il domani: è stato spavaldo sino ai quaranta, poi un nuovo orizzonte si è presentato davanti ai suoi occhi innamorati. Quel meraviglioso profumo d’abbracciare che ora pare essergli negato, chiuso come è nelle proprie paure. Già da allora gli manca il respiro pieno, completo. Lei nascendo se n’è preso un po’.

- Come mi sento, come mi sento, come mi sento? - continua a ripetersi, prima di coricarsi.

I brividi non lo hanno mai abbandonato: prima erano d’amore, di gioia. Erano brividi d’emozione pura, semplice e contagiosa. I brividi da bollicine, spumeggianti e color dell’oro. Luminosi, solari, africani.

Ora trema: è decisamente diverso. I tremori hanno incrementato la loro intensità, fino a divenire scosse, come fossero terremoti, veri e propri sussulti.

Oramai il suo corpo freme per la gran paura. Continua a mostrarsi distaccato, persino a sé stesso. Si osserva dall’alto della montagna e non si riconosce più. Sente freddo. La sua anima è oramai in cima, si guarda attorno. È sola là sulla vetta, almeno per il momento. Si vede così, mentre sente quella gran paura di perdere l’equilibrio, di soffiare fuori l’emozione per non farla morire di freddo. Ha paura persino di piangere: magari poi si ghiacciano, queste lacrime dimenticate. Si sbuccia l’anima, cadendo esausto per l’ennesima volta. Sangue nuovo viene dalla sua ferita e gli pare come se fosse stato lasciato custodito in fondo a un pensiero. Se non lo vedesse così lucente, rosso vivo, lo avrebbe dato per “morto”.

Anele vola veloce. Il vento da dietro le tiene i capelli con amore, vola verso il proprio destino. Scorge in lontananza la sua bella casetta e nota subito la finestra aperta, perché di solito a marzo è tutto chiuso. Lei non conosce le dinamiche però, non si pone domande. La casa prende aria, ricicla vita. Un cuore aperto non può permettersi porte chiuse. La speranza passa dalle crepe di un muro portante ed è proprio una crepa che segna la via ad Anele. È la strada più angusta, stretta e scomoda a fare da ponte tra la morte e la vita.

- Mamma, papà ha riaperto gli occhi!

Anele vede la sua vita in una pancia, quella che papà ritrova dopo anni svuotata completamente grazie a un respiro, finalmente pieno di vita.


Autore: Emanuele Gentili
Editing testo: L.A. Editing&Digital Marketing

sabato 24 gennaio 2015

The Miracle



You know, you're a Miracle to me,
every night, every day, you know, I pray,
I pray our God, for He keeps beside you
two of His angels, to protect you,
to help you, for ever.

You know, you're a Miracle to me,
we saw, we lived, horrible scenes,
but now you're smiling,
you can! You can smile!

"I've seen things you people wouldn't believe"
but now this is a miracle,
and you're smiling, you can smile.

I pray, I pray, I pray,

because the peace falling in love with your heart,
because the peace falling in love with your soul.

You're a Miracle, you know,
you're a Miracle, to me,

you can smile, you can smile,
now you know, how to do.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __  _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

Sai, sei un Miracolo per me,
ogni sera, ogni giorno, sai, io prego,
io prego il nostro Dio, perché tenga accanto a te
due dei suoi angeli, per proteggerti,
per aiutarti, per sempre.

Sai, sei un Miracolo per me,
abbiamo visto, abbiamo vissuto, scene orribili,
ma ora stai sorridendo,
puoi! puoi sorridere!

"Ho visto cose che voi umani non potreste immaginarvi"
ma ora si tratta di un Miracolo,
e tu stai sorridendo, sai sorridere.

Io prego, io prego, io prego,

perché la pace si innamori del tuo cuore,
perché la pace si innamori della tua anima.

Sei un miracolo, sai,
sei un miracolo, per me,

puoi sorridere, lo sai ora, come fare...


*[song form]

domenica 21 aprile 2013

Il tempo siamo noi

Il tempo siamo noi - Il cammino - Lara Aversano

Facciamo finta che il tempo sia una persona. Questa è la premessa. La nostra vita è fatta di istanti e ogni piccolo momento sarebbe da vivere con intensità, non andrebbe per così dire "sprecato". Mi riferisco al saper apprezzare ogni nostro respiro, al riuscire a vivere nel modo giusto i momenti della nostra vita, belli o brutti che siano. Certo non è facile, ma si può giungere, a parer mio, a trovare l'equilibrio giusto per fare in modo di riuscirci nella maggior parte dei casi. È un qualcosa che fa bene a noi, alla nostra esistenza e alle persone che amiamo ed è un qualcosa che seriamente ci aiuta a vivere a pieno e a vivere nel modo giusto persino la routine e lo stress. Ci vuole addirittura "allenamento" per poterlo fare. Bisogna credere che sia possibile e lo sarà. Come qualsiasi cosa si desideri in fondo. Ci sono persone che si trovano in situazioni apparentemente senza via d'uscita e che riescono a vivere comunque con serenità e in molti casi, ove possibile, la problematica si risolve anche. Ho personalmente avuto diversi esempi di questo di fronte agli occhi e volendo basta guardarsi intorno e notare come certe persone, che spesso vediamo e magari conosciamo poco, pur avendo problemi fisici o di altra natura, affrontano la vita con una gioia immensa. Perché la premessa del tempo? perché un giorno scrissi sul blog una frase che diceva: "Ogni piccolo momento vale un angelo del cielo e ogni attimo deluso, io pago." Rileggendola mi sono resa conto di quanto potesse in realtà essere fraintendibile. Premettendo che il tempo "è una persona", posso dire che se io deludo un momento della mia esistenza non vivendolo, ma solo facendolo passare, sono io a pagarne le conseguenze ovvero ... il tempo siamo noi e se io vivo un istante della mia vita nel modo giusto, starò bene, se lo "deluderò", come se il tempo fosse li a dirci "io passo, ma sei tu a rendermi vivo" beh... faremo del male a noi stessi; se invece renderemo questo tempo, ogni tempo, Vivo, allora la nostra vita non si limiterà a passare perché la Vivremo davvero. La vita è talmente tanto preziosa, è così miracolosa che persino nei momenti più difficili sarebbe giusto riuscire ad apprezzarla. Dirlo è più facile che farlo, ma provate a pensarci... "Il tempo passa", "Quanto tempo è passato", "Come passa il tempo!"... sono frasi comuni... ma il tempo siamo noi, siamo noi che andiamo avanti e credo in cuor mio sia più logico andare avanti gustando i secondi piuttosto che perdere "tempo" perdendo noi stessi.

venerdì 13 aprile 2012

Oggi


Un volto di fiamme dolose, io vedo,
luci distorte, forzature senz' arte, 
cuori di pietra in sintetici fiumi di sassi,
rovente ambizione di potere,
come una dea crespa che si sfalda, 
a pezzi, ovunque cresce come zizzania.
Eppur ci sono cristalli di fuoco
che interperie non temono,
focolari caldi che alla vista e all'olfatto
riparano dal vento freddo
di questo strano aprile.
E quando il doloso volto fa tremare,
basteranno i nostri occhi a renderlo inerme.
Fuocherelli di plastica, si spegneranno prima o poi, 
le menti aberranti, alla ricerca di inesistenti e insensati
modi per turbare la bellezza d'ogni cosa,
non dureranno in eterno.
Solo capolavori per il nostro mondo,
questo è il sogno in ogni sguardo onesto.
Incendiari e piromani d'anime,
il fuoco vostro vuoto, 
vi avvolgerà da dentro prima o poi.

sabato 10 dicembre 2011

Parole per tutti, per qualcuno, per nessuno


Quando ti senti vuoto, quando ti sembra che le tue fatiche non servano a nulla, quando hai perso un amico perché non ha avuto la forza di affrontare la vita, quando il tuo talento è soffocato dalle tribolazioni.

Se ti senti all'improvviso solo, all'improvviso perso, all'improvviso sfiduciato. Se hai paura per il futuro, se temi per i tuoi figli, per te stesso, per i tuoi fratelli. Se sei angosciato perché non vedi giustizia, se hai il cuore in gola perché "così proprio non è giusto".

Vedi il mondo che gira in un verso e gran parte dell'umanità andare nel verso opposto; vedi persone che non capiscono e che se capiscono poco gli importa.

Se sai di avere forza, ma a volte ti senti in gabbia, se hai tutte le qualità per volare ma gli orizzonti ti sembrano spesso troppo lontani da raggiungere; se ti viene da piangere, se hai voglia di urlare, se hai voglia di prendere a calci "chi sai tu"... 

Pensaci bene, siamo esseri umani, a volte capita, anche spesso, di vedere tutto nero; a volte poi è tutto nero davvero, ma parti dal presupposto che i colori esistono e sono tanti. E' vero, ci sono cose ingiuste, preoccupazioni, problemi, delusioni. Ci sono momenti in cui non sai che fare per starti vicino e per stare vicino alle persone che ami perché sembra sempre di non fare abbastanza; ma le cose in cui crediamo, per cui sudiamo, le persone che adoriamo, a cui vogliamo bene, le nostre passioni, i nostri sogni, le speranze, vanno al di la' di tutto.

Vanno oltre chi non comprende, vanno oltre i periodi no, oltre alla nostra stessa malinconia.

E il tuo bambino che si sveglia la mattina cercando  la tua mano, la tua bambina che gioca e cerca il tuo sguardo d'approvazione o comunque tutto ciò che seminiamo e raccoglieremo; l'unione con la donna della tua vita o con l'uomo della tua vita e quei pochi veri amici che hai.

La tua voglia di fare, la tua capacità di sorridere di fronte a certe cose, il saper ridere in se perché ancora lo sai fare e la grinta che in fondo tutti possiamo avere se davvero lo vogliamo. 

Lo so che stai sentendo, chiunque tu sia, quello che dico e se stai male è normale; è un momento, passerà. Magari sei arrabbiato, deluso o addirittura sei tentato dal voler rinunciare a lottare, ma passerà. E' dura, siamo nel caos, tutti quanti.

"Eh sapessi" potresti dirmi "che problemi ho io oltre a quelli di cui parli...", ma lo so, lo so bene ahimè, ma ciò che da' la forza di andare avanti anche nei momenti più scuri, è proprio la consapevolezza che non c'è buio che tenga alla potenza della luce e che ci voglia del tempo, in certi casi più in altri meno, questo si sa, ma poi le cose si sistemano.

Io so che se continuerai a crederci ce la farai perché la felicità esiste, non  pensare sia un'utopia.

Questo è solo ciò che penso, parole rivolte a tutti, a qualcuno, a nessuno, ma se per caso le stai leggendo e ti ci ritrovi, fai come me ora e se ti va, pensaci su...

venerdì 23 settembre 2011

Di - segno


Le case, i giardini, le curiose vecchiette di quartiere; al di là dei fabbricati, poco più in là, al di là della linea bianca che stamattina accoglie il cielo e l'orizzonte. Al di qui della febbre.

Ci sono passi lenti, passi veloci, basta un sorriso, uno sguardo addolcito.

Mi fai ridere sempre, ti voglio bene.

A volte si pensa a mille cose insieme, ora penso alle microfibre del tappeto, alle mie mani che sono forse l'unica cosa che mi piace di me fisicamente parlando, mi ricordano la mia bisnonna, quanto era bella, donna del Brasile.

Penso a questo ticchiettio di tasti fumanti, alla sigaretta che imperterrita mi accenderò fra poco nonostante il mal di gola perché mi piace, penso a un amico caro con cui ho appena parlato ("mi fai sempre ridere, ti voglio bene"). Penso ad altre persone care, vicine, lontane, sempre vicine in ogni caso.

Penso al presente, al futuro, alla bellezza, a Nina Simone perché la sto ascoltando e mi fa stare da dio.

Dickens la sta ascoltando con me, sembra compiaciuto. Forse anche Carrol.

La finestra è alta, ma non troppo; c'è disordine in casa, quanto basta e ho quasi finito il the alla pesca.

Sembra tutto normale. Normale? "normale è poco" diceva lui. Non è normale, è sublime. E pensare che usiamo il dieci per cento delle nostre capacità. Per alcuni meglio così, su questo non ci piove.

La luce flebile d'autunno entra in casa, una boccata d'aria ci sta bene. È fresca, è bella. Non c'è bisogno di parole complesse.

martedì 9 agosto 2011

Preghiera a corde


Vento ed ombre,
la galleria del tempo
attraversa le persone.
Questa preghiera a corde,
mi porta con se, fragolando,
come se la stessi pronunciando
io stessa, con le mie dita.

mercoledì 27 luglio 2011

Da una grigia città


I temporali sono solo temporali, il Sole da' vita ad ogni cosa.

Ci sono troppi vuoti non resi, tutti accatastati, tutti ammassati.

Un amico mi dice che nemmeno le foglie vanno più dove le porta il vento, nemmeno si dirigono dove vorrebbero.

Tutto controllato e tutti zitti, tutto disperso e tutti a testa bassa. Non ci va bene per niente, la testa noi la teniamo in alto .

E' arrabbiato, disgustato, rattristito anche se non lo ammette, vuole partire, andare, via... via da qui.

Tento di dare un appoggio, mi ricordo di quando non andava bene ed ora che decisamente va meglio, so che non siamo comunque liberi.

La libertà la trovo nella vita, nella gioia che mi da' il mio compagno, nelle dimensioni che le arti mi regalano, nei sogni e nelle speranze di realizzarli, nella famiglia, nella consapevolezza di essere rinata da una morte lenta che mi stava uccidendo, nell'amicizia, nelle parole, nella musica.

Per tutto il resto, che vadano a farsi un giro.

Amico credimi: i temporali sono solo temporali, il Sole da' vita ad ogni cosa.

domenica 17 luglio 2011

L'attesa


Le mani che battono
su pelli scure,
tamburi destinati
alla danza rituale.
La velocità
e un'auto da corsa,
la strada che la inghiotte
col suo conducente.
Il sorriso spumeggiante,
infinitamente triste,
di una bambola in tv.
I garofani sul davanzale
stanno soffocando,
stanno per  morire.

Due farfalle si posano
sul viso stanco di un padre,
coccolano la sua pelle
ruvida e soddisfatta.
Pensa all'elica
del suo motoscafo,
di quando si sente in pace,
d'estate, ascoltando il sapore
delle spiagge al fiume.
Così la polvere, volatile,
appare luminosa.
Il tappeto si smuove
un poco col vento,
e il soffitto sembra
un sospiro infinito.
L'unghia rovinata,
nemmeno più gli fa male.

sabato 16 luglio 2011

Tempo al tempo


Un gomitolo,
gioca con un micio.
Una tempesta,
si lancia nel vuoto.
Un camino
sbuffa per il caldo.
Le cornici
si fanno riempire.
I libri,
sembrano vivi.
Le gambe,
ora mi fanno male.
L'acqua,
lei si fa bere.
I sogni intanto
si fanno sognare
e le realtà
combattono
per poterli
accogliere.
Questa lattina,
è solo vuota.
Queste bacchette
invece, si fanno
suonare.
Le creature
si fanno vivere.
Le persone
si fanno amare.

sabato 7 maggio 2011

Autunno amico


L'autunno se ne è partito come ogni anno, di un anno più vecchio, ma mai oscurato. Nella nebbia ci porta sempre un richiamo: "State svegli, guardate avanti, guardate bene". Nelle foglie porta un dono, tremendamente caldo: ed è musica, ed è un dipinto  e sono gli anni degli alberi, la loro esperienza.

Quel giorno guardava in alto attraverso le fronde, guardava il cielo e ci diceva calmo: "Che bello il cielo, che bello", sempre così grato. Sa sempre quando è tempo di andare. Per noi è un gioco e una fortuna.

Spera ogni anno che il mio arrivo possa far fiorire anche le anime più tristi, che in sua presenza non riescono a cogliere i messaggi delle foglie, forse solo per timidezza.

Io ed Estate restiamo incantate, quando inizia a raccontare le sue leggende, le sue realtà, le sue sfumature. Per noi in fondo è facile essere amate, per lui un po' meno e noi sappiamo che la sua saggezza fa crescere anche noi.

Le luci d'Autunno e d' Inverno, i raggi a confronto. La bellezza, quando ci incontriamo a scambiare due parole all'avvicinarsi del rispettivo momento, nei secoli, nei millenni. Con gentile galanteria ci ha sempre lasciato il passo e noi a lui e al freddo indispensabile Inverno.

Con affetto mi ha raccomandato di far capire agli uomini che il letargo non è naturale per loro e che oramai è troppo diffuso. E' ora di svegliarsi.

Mi diceva che avrei dovuto aiutarli a capire: che i profumi dei gigli e delle querce, se vuoi, li puoi sentire sempre.

Mi diceva, nelle sere d'attesa, che con i suoi volti umidi ha sempre avuto molto da dire, ma le persone spesso preferiscono dormire, tenere gli occhi chiusi, essere ceche.

martedì 3 maggio 2011

Edera


Così ha cercato il viso un tempo conosciuto,
di quell'edera e di quelle foglie che al rientro suo,
cresciute ed abbondanti, diedero il loro buon ritorno.
Tarda fioritura ed api al loro miglior raccolto prima dell'inverno.
Un arco regnante, al di sopra del capo ingrigito.
Passate tante stagioni, nel suo vecchio giardino
ritrovava la lacrima dolce dell'infanzia,
che nemmeno i mille dolori
avrebbero potuto mai cancellare,
ne avvizzire o far morire.