martedì 17 maggio 2011
domenica 15 maggio 2011
Una notte con le sue parole
Sto leggendo "Lettere luterane" di Pasolini che fu, come saprete, uno dei più grandi intellettuali e artisti italiani del novecento. Un'anima indescrivibile e, per chi la vuole accogliere, leggibile. Facendo scorrere queste sue righe mi immagino il timbro meraviglioso e riconoscibile ad occhi chiusi della sua voce dolce, affettiva e ferma.
E' notte e in qualche modo posso dire di essere tra il tramonto e l'alba.
Mi sembra proprio di averlo qui, un po' stanco ma ancora acceso; mi sembra di essere di fronte a lui, incantata dalle sue parole e dalla maestria con la quale egli le sa far entrare nel mio cuore e nella mia testa con eleganza e delicatezza.
Che fortuna, penso tra me e me, per chi almeno una volta nella vita ha potuto chiamarlo Pierpaolo.
Proprio ieri sera ho rivisto uno speciale in tv che trattava della sua morte, dei misteri, dei possibili retroscena. Evidentemente la prima volta che lo vidi mi ero persa qualche pezzo. Non avevo visto la scena più orribile e forse non è un caso, forse al tempo non ero pronta per assistervi.
Il suo viso, quel viso così rassicurante, interessante, con quello sguardo incredibile, pieno, reale più che mai... Il suo viso... completamente sfigurato, spappolato, orrendamente deturpato.
Anche in quel caso, insomma, la barbarie disumana ha avuto il sopravvento sulla bellezza dell'essere umano.
Troppo scomodo, troppo autentico, tanto da risultare pericoloso.
Che bello, mi soffermo un secondo, sto scrivendo a matita e il rumore del suo scorrere è un perfetto sottofondo per questa notte; questo fluire però non basta a levare dai miei occhi il suo viso prima e il suo viso poi.
In tv oramai si vede di tutto e di più, ma vedere il viso di Pierpaolo così, mi ha sconvolto come fosse stato un caro amico, un maestro, un familiare. Così rifletto e non mi è difficile pensare che tutto questo mio sconvolgimento non ci sarebbe stato se lui non fosse riuscito con così tanta spontaneità a dare a me e a tanti altri un universo da esplorare, un mondo da vivere e sentire, il suo mondo nudo e crudo, ma anche speranzoso e sognante.
In letture precedenti come per "Lettere luterane" scorgo questo suo essere spaventosamente e meravigliosamente nitido. Nitido si, è il termine esatto.
Lui, come ogni grande, sapeva che generazioni molto lontane dalla sua lo avrebbero letto ed è sconvolgente quanto questa sua premunizione si incroci alle predizioni di accadimenti che oggi abbiamo di fronte agli occhi ogni santo giorno.
Lo immagino anche come un uomo molto dolce, del resto era ed è poeta...
Me lo immagino ancora bambino nel mezzo della bella natura friulana che gli ha ispirato i suoi primi versi; me lo vedo adolescente e giovane adulto nell'amata Bologna, lottare passionale e impegnato fino al midollo per ciò in cui credeva e per ciò che di nascita di era stato donato.
Donato. Nato. Nato poeta. Si, poeti si nasce.
Mi sembra strano, forse presuntuoso da parte mia, ma d'altronde ciò che sto per dire è semplicemente ciò che lui stesso mi ha dato e mi sta dando; ciò che sto per scrivere timidamente altro non è che ciò che mi ha fatto sentire e con passo felpato mi appresto ad esprimerlo, con reverenziale pudore.
Mi sembra di sentire ciò che aveva nel cuore, nel profondo dell'anima, nella testa, come se fosse vivo e come se io avessi avuto la grande fortuna di conoscerlo.
Queste percezioni, questo forte sentire è cosa grande e rara.
Non solo perché ovviamente non tutte le persone amano così tanto la scrittura e la lettura da essere spontaneamente coinvolti in un simile accento di emozioni, ma anche perché tra i grandi artisti c'è sempre quello o quelli che più di altri ci rapiscono il cuore.
Non è solo una questione di "gusto personale", io credo; è una sorta di pura e incondizionata affinità spirituale per tutto ciò che queste potenze della natura hanno saputo darci nel mezzo della nostra frenetica vita.
Per non allargare troppo il discorso concluderei dicendo semplicemente che è terribile, spaventoso e dall'altra parte della medaglia meraviglioso, quanto quell'immagine mi abbia sconvolto.
Ad ogni artista, poeta o musicista, pittore o scultore che sia, che nella nostra esistenza ha lasciato e continua a lasciare un segno profondo, dovremmo trovare il tempo, intimamente, per dire grazie, anche se magari, come in questo caso non c'è più e non ci può sentire...
"Grazie... perché dentro di me ci sei anche tu ... Buona notte, Pierpaolo."
venerdì 13 maggio 2011
Negli occhi
Ecco: quando gli occhi ti chiedono consenso per vedere e sopportare i delitti dello sguardo. Occhi destinati a vedere la bellezza, strappati alla meraviglia per essere violentati da immagini di metallo. Ti chiedono consenso perché non vorrebbero e tu nemmeno. Volgi allora lo sguardo altrove sperando e in quello sguardo puntato verso il sogno, incidi tutto l'amore che hai.
Corpi
Rosso scuro,
cola lento verso l'asfalto
con incessanti grida.
Sono corpi semi morti
in balia degli sciacalli.
sabato 7 maggio 2011
Autunno amico
L'autunno se ne è partito come ogni anno, di un anno più vecchio, ma mai oscurato. Nella nebbia ci porta sempre un richiamo: "State svegli, guardate avanti, guardate bene". Nelle foglie porta un dono, tremendamente caldo: ed è musica, ed è un dipinto e sono gli anni degli alberi, la loro esperienza.
Quel giorno guardava in alto attraverso le fronde, guardava il cielo e ci diceva calmo: "Che bello il cielo, che bello", sempre così grato. Sa sempre quando è tempo di andare. Per noi è un gioco e una fortuna.
Spera ogni anno che il mio arrivo possa far fiorire anche le anime più tristi, che in sua presenza non riescono a cogliere i messaggi delle foglie, forse solo per timidezza.
Io ed Estate restiamo incantate, quando inizia a raccontare le sue leggende, le sue realtà, le sue sfumature. Per noi in fondo è facile essere amate, per lui un po' meno e noi sappiamo che la sua saggezza fa crescere anche noi.
Le luci d'Autunno e d' Inverno, i raggi a confronto. La bellezza, quando ci incontriamo a scambiare due parole all'avvicinarsi del rispettivo momento, nei secoli, nei millenni. Con gentile galanteria ci ha sempre lasciato il passo e noi a lui e al freddo indispensabile Inverno.
Con affetto mi ha raccomandato di far capire agli uomini che il letargo non è naturale per loro e che oramai è troppo diffuso. E' ora di svegliarsi.
Mi diceva che avrei dovuto aiutarli a capire: che i profumi dei gigli e delle querce, se vuoi, li puoi sentire sempre.
Mi diceva, nelle sere d'attesa, che con i suoi volti umidi ha sempre avuto molto da dire, ma le persone spesso preferiscono dormire, tenere gli occhi chiusi, essere ceche.
martedì 3 maggio 2011
Edera
Così ha cercato il viso un tempo conosciuto,
di quell'edera e di quelle foglie che al rientro suo,
cresciute ed abbondanti, diedero il loro buon ritorno.
Tarda fioritura ed api al loro miglior raccolto prima dell'inverno.
Un arco regnante, al di sopra del capo ingrigito.
Passate tante stagioni, nel suo vecchio giardino
ritrovava la lacrima dolce dell'infanzia,
che nemmeno i mille dolori
avrebbero potuto mai cancellare,
ne avvizzire o far morire.
sabato 30 aprile 2011
Nelle mie scarpe
Scarpe bruciate, questo vedo. Scarpe bruciate dalla vanità.
Non c'è contatto con la terra, solo odore di plastica sciolta.
Scarpe bucate, questo vedo. Scarpe bucate e felici. Ben salde.
Semplicemente consumate, niente di che.
I piedi ben contenti e stanchi se ne liberano. Pulsano, contro il terreno.
lunedì 18 aprile 2011
Diritti al bivio
Che tempo era, quello in cui si correva nei campi di grano a spigolare; che tempo era, il tempo del Sole che bastava a farci giocare, bastavano le ombre, bastavano le nuvole, bastavano le foglie.
Che tempo era, quello in cui la sera se non leggevi la favola al tuo bambino eri proprio strano; che tempo bello era, quello in cui vedevi un ragazzino immerso tra le righe di un romanzo coi pantaloncini corti pezzati, seduto sul marciapiede del paese, o una bimba correre in mezzo al prato senza scarpe, coi piedi impolverati e felici; che divino tempo era, quello delle donne al fiume... bello il fiume... E le miserie erano ricchezze e ciò che la ricchezza sembrava poter dare lo ha tolto.
Che tempo era, quello in cui la sera se non leggevi la favola al tuo bambino eri proprio strano; che tempo bello era, quello in cui vedevi un ragazzino immerso tra le righe di un romanzo coi pantaloncini corti pezzati, seduto sul marciapiede del paese, o una bimba correre in mezzo al prato senza scarpe, coi piedi impolverati e felici; che divino tempo era, quello delle donne al fiume... bello il fiume... E le miserie erano ricchezze e ciò che la ricchezza sembrava poter dare lo ha tolto.
Passate epoche e anni e generazioni, dai campi di grano ai disegni per saltellare sull'asfalto... che bello era divertirsi con un sasso rosso e pochi amici; chi lo chiamava "mondo", chi "sette" e che ne so, ma bastava poco, era un bel gioco, proprio un bel gioco.
Che bello era correre nel cortile della scuola, giocare a nascondino, a lupo, un due tre stella ed essere contenti dell'autunno perché c'erano mucchi di foglie arancio rosse in cui saltare. E la sera stavi con mamma e papà, chi giocava, chi scriveva, chi guardava i cartoni animati.
Che bello era correre nel cortile della scuola, giocare a nascondino, a lupo, un due tre stella ed essere contenti dell'autunno perché c'erano mucchi di foglie arancio rosse in cui saltare. E la sera stavi con mamma e papà, chi giocava, chi scriveva, chi guardava i cartoni animati.
Che bello è vedere i bambini ridere, vederli crescere, spensierati, almeno fino a che, ancora fanciulli, il mondo non li vuole cresciuti...
Che bello vederli ragazzi e pronti a difendere il proprio destino. Che triste, invece, vedere chi si fa portare via dal vanto e dal semplicismo diffuso ... e gli altri qui sopra che se li stanno li a guardare senza parole e che a farli scegliere preferirebbero non dover lottare per qualcosa che dovrebbe essere già loro...
Che bello poterti dire "sei al sicuro figlio mio"... se si potesse, se si potesse, figlio mio.
Che bello vederli ragazzi e pronti a difendere il proprio destino. Che triste, invece, vedere chi si fa portare via dal vanto e dal semplicismo diffuso ... e gli altri qui sopra che se li stanno li a guardare senza parole e che a farli scegliere preferirebbero non dover lottare per qualcosa che dovrebbe essere già loro...
Che bello poterti dire "sei al sicuro figlio mio"... se si potesse, se si potesse, figlio mio.
domenica 17 aprile 2011
Essere
Premettendo di pensare all'Essere in senso di pura volontà e naturalezza del vero e genuino, d'amore per la bellezza e per la ricerca infinita, l'essere "perché sei così" e non perché qualcuno dice che "così" è "giusto o sbagliato"; la natura umana che l'Umano dovrebbe avere in fin dei conti, nulla di più semplice; anche se la realtà fa sembrare che la questione sia così complicata. Al di la' delle miriadi d'interpetazioni e riflessioni filosofiche sull'essere, sento, di dover essere così.
"Cerca di essere perché se non sei non posso nemmeno pensarti.
Cerca di essere anche solo nel mio pensare perché se non sei nemmeno li, non esisti.
Cerca di essere anche solo nel mio pensare perché se non sei nemmeno li, non esisti.
Dici che tutto ciò che io penso in qualche modo è?
Così, se penso ad un fiore che non esiste, posso addirittura sentire il suo profumo attraverso il pensare della sua nascita.
Ed è meravigliso quanto una gioia creata possa divenire palpabile, come un sogno le cui percezioni diventano percepibili oltre che percepite.
La cosa più triste invece è quando qualcosa che esiste, non è per niente...
E così io la potrei pensare quella tal cosa, ma non è! per come io intendo l'essere...
La conoscenza non è solo concetto, la conoscenza non è solo percezione. Sei e conosci, percepisci e apprendi, solo se senti, vedi, comprendi e sai portare tutto questo nel mondo.
Essere, in fondo, è puramente Amare."
martedì 12 aprile 2011
Baby
Dimmi del sentiero
giusto da percorrere
ma non limitarti a questo.
Aiutami a camminare
o sarà tutto inutile
per entrambi.
Lascia che io ti ascolti,
ma permettimi di parlarti.
Dammi il la' ma fai in modo
che la scala io la possa
salire anche da sola.
E se per caso non ci capiamo,
come sicuro accadrà,
pensa al sorriso
che ti sto facendo ora,
guardami in volto
e fermiamoci a pensarci.
giusto da percorrere
ma non limitarti a questo.
Aiutami a camminare
o sarà tutto inutile
per entrambi.
Lascia che io ti ascolti,
ma permettimi di parlarti.
Dammi il la' ma fai in modo
che la scala io la possa
salire anche da sola.
E se per caso non ci capiamo,
come sicuro accadrà,
pensa al sorriso
che ti sto facendo ora,
guardami in volto
e fermiamoci a pensarci.
sabato 9 aprile 2011
La magie
Le donne, gli uomini,
i film che fanno la storia,
la musica che vive sempre,
il non calcolabile, l'universale,
la poesia, la bellezza,
i bambini che scrivono i loro giochi
sulle foglie autunnali, scricchiolanti.
Il sapore di un bacio al caffè, amore mio.
La libertà di non voler possedere nulla
se non la libertà stessa
e la consapevolezza dell'alba.
Che importa del resto?
Posso amarti, ti amo e lo farò,
puoi amarmi, mi ami e lo farai.
puoi amarmi, mi ami e lo farai.
Il grigiore delle petroliere in mare,
l'astuzia delle pietre al potere,
il tanto parlare senza far nulla.
Amore, che si fa?
Immagina di dare un colpo di bacchetta,
l'astuzia delle pietre al potere,
il tanto parlare senza far nulla.
Amore, che si fa?
Immagina di dare un colpo di bacchetta,
in battere o in levare vedi tu,
e così d'un tratto tutto la' fuori è diverso
e le cose belle che ti ho detto,
e così d'un tratto tutto la' fuori è diverso
e le cose belle che ti ho detto,
quelle che ora vanno perse,
le vedono tutti, le amano tutti.
Dopo un colpo di bacchetta,
nessuna paura. La magie.
Immagina che bello,
se non ci fosse motivo di preoccupazione.
Immagina, se tutti sentissero
scricchiolare le foglie.
Immagina, se tutti sentissero
scricchiolare le foglie.
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