mercoledì 27 luglio 2011

Da una grigia città


I temporali sono solo temporali, il Sole da' vita ad ogni cosa.

Ci sono troppi vuoti non resi, tutti accatastati, tutti ammassati.

Un amico mi dice che nemmeno le foglie vanno più dove le porta il vento, nemmeno si dirigono dove vorrebbero.

Tutto controllato e tutti zitti, tutto disperso e tutti a testa bassa. Non ci va bene per niente, la testa noi la teniamo in alto .

E' arrabbiato, disgustato, rattristito anche se non lo ammette, vuole partire, andare, via... via da qui.

Tento di dare un appoggio, mi ricordo di quando non andava bene ed ora che decisamente va meglio, so che non siamo comunque liberi.

La libertà la trovo nella vita, nella gioia che mi da' il mio compagno, nelle dimensioni che le arti mi regalano, nei sogni e nelle speranze di realizzarli, nella famiglia, nella consapevolezza di essere rinata da una morte lenta che mi stava uccidendo, nell'amicizia, nelle parole, nella musica.

Per tutto il resto, che vadano a farsi un giro.

Amico credimi: i temporali sono solo temporali, il Sole da' vita ad ogni cosa.

mercoledì 20 luglio 2011

Intervista a Garbo: con "Disciplina" spacca il mondo



Renato Garbo è stato uno degli esponenti di quella che viene chiamata new wave italiana ispirata al grande duca Bowie, all'eccelso Brian Eno, a Bryan Ferry fondatore dei Roxy Music nel '71 ed approda a picchi di successo anche come solista durante gli anni ottanta... Altri italiani del "movimento" sono ad esempio gli storici Diaframma di Federico Fiumani e l' Enrico Ruggeri degli esordi. Debutta nell' 81 con la EMI e l'album "A Berlino... Va bene" lanciato con il primo singolo che titola l'album; molti tuttora lo definiscono il David Bowie italiano ed ascoltando i suoi pezzi, le sonorità degli esordi, ma anche le composizioni più recenti, se ne comprende bene il motivo. Il suo primo singolo è accompagnato da un video presentato alla trasmisisone "MIster Fantasy" del giornalista ed amico Carlo Massarini. Il nome d'arte "Garbo" nasce in modo bizzarro: trovandosi in un ufficio anagrafico Renato nota la presenza in elenco di parecchi nominativi dal cognome Garbo, tipiacamente veneto, e decide così che il suo ingresso nel mondo della musica sarebbe stato accompagnato da questo pseudonimo. Nell' 82, sempre con EMI, pubblica l'album "Scortati" che contiene singoli come "Vorrei Regnare" e Generazione" con i quali partecipa al Festivalbar '83; lo stesso anno esce il singolo "Quanti anni hai?" che segna l'inizio della collaborazione tra Garbo e la meravigliosa Antonella Ruggero, allora voce dei Matia Bazar, che riscuote grande successo. Nel 1984 partecipa a Sanremo con "Radioclima" vincendo il Premio della Critica in memoria di Saverio Rotondi (giornalista, scrittore ed editore italiano che per trecidi anni, dal '70 all' 83, è stato il direttore della più importante rivista italiana musicale degli anni settanta ovvero "Ciao 2001"). Lo stesso anno esce "Fotografie", un'antologia che comprende il singolo "Radioclima" e i suoi maggiori successi; alcuni di questi sono poi rivisitati con una lente diversa rispetto ai brani originali. Segue la collaborazione con i Matia Bazar per il loro album "Aristocratica" in cui Garbo presta la sua voce al brano "Ultima volontà". Nell '85 partecipa di nuovo al Festival di Sanremo con "Cose Veloci" e pur arrivando in ultima posizione, come spesso è accaduto per il festival, il pubblico lo apprezza e i fan sono sempre più numerosi. Nell' 86 arriva "Il fiume" pubblicato con la storicissima Polygram ed è proprio in questo periodo che Garbo giunge all'apice del successo; il video del singolo che da titolo all'album rimane a lungo in rotazione su Deejay Tv e su Videomusic che all'epoca sono i canali musicali più seguiti. Molte sono le partecipazioni a Festival e manifestazioni ed il Festivalbar è primo fra tutti. Nel 1988 esce "Manifesti" prodotto da Alberto Salerno e Mara Maionchi e contenente il singolo "ExtraGarbo" con il quale il musicista fa una delle sue ultime apparizioni televisive al Festivalbar. Negli anni novanta Garbo prosegue la carriera affidandosi ad etichette indipendenti e proprio nel '90, per mezzo di KinderGarten (stessa etichetta dei Denovo), esce l'album "1.6.2." completamente registrato in "presa diretta" e quindi autentico fino all'osso (per chi non lo sapesse una registrazione in presa diretta consiste nel suonare i brani come se si fosse in un live, senza sovraincisioni e simili, le imperfezioni rimangono volutamente) tant'è che nel brano di chiusura si sente anche lo squillare di un telefono. Garbo però è deciso a prendere il controllo totale della produzione e per questo motivo nel '92, con alcuni collaboratori, crea la casa discografica Discipline (tuttora attiva) portata a battesimo dal suo album inedito "Macchine nei fiori" e dalla raccolta "Cosa Rimane... Rivisitazioni" comprendente successi del decennio 1981-91 e in cui il fascino per le sonorità orientali si fa più vivo. L'influenza orientaleggiante ritorna anche in "Fuori per sempre" (1995), un album colmo di temi di carattere poetico ed esistenziale e nel quale è palese un marchio decisamente più cantautorale rispetto ai precedenti lavori. Spicca la rivisitazione del pezzo "I ragazzi italiani" cantata in duetto con Ron e con la collaborazione di Biagio Antonacci. Nel '97 Garbo pubblica "Up the line" (The Virtual Sound, Word And Image), un'ulteriore sperimentazione dell'artista che avviene in contemporanea alla fondazione del movimento del Nevroromanticismo, idealizzato in Italia da Garbo stesso e che si irrobustisce grazie all'adesione di un buon numero di scrittori tra i quali si ricordano Aldo Nove, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa, Tommaso Labranca, Niccolò Ammaniti ed altri. Nel manifesto del movimento si legge: "Sono struggenti e spietati. Sono carnali e inorganici. Hanno patito le parole dell'universo. Quelle della pubblicità e quelle della letteratura. Canzonette, poemi, telegiornali, bibbie, settimane enigmistiche. Li hanno definiti in mille modi. Trash, splatter, cannibali. Ma sono nevrotici. Sono romantici, [...] lirici dell'osceno, mistici degli ipermercati, maestri stregoni. E progettatori di dischi, video, performance in puro stile multimediale." Il movimento filosofico-letterario nasce per esprimere l'inquietudine dell'esistenza, vuole fondere musica e letteratura e in effetti "Up the line" esce in "formato libro". L'atmosfera, che ricorda un po' il Decadentismo, rimane anche con la pubblicazione di "Grandi Giorni" (1998), incentrato sulle problematiche del nuovo millennio (etichetta FRI). Nel '99 pubblica "I successi" e "Il meglio" e nel 2002 firma un contratto con la Mescal di Valerio Soave (che ora accompagna anche i giovani Versus e Lele Battista, ma anche Morgan, Modena City Ramblars e altri). L'album "Blu" (Mescal/Sony) riporta Garbo a percorsi musicali più simili a quelli degli esordi, accattivanti e melodici. Nel 2004 la EMi pubblica per la prima volta su cd i primi tre album di Garbo rimasterizzati in digitale e nello stesso anno collabora, con Boosta dei Subsonica ed alcuni membri dei Linea 77 ad un progetto in cui vengono rivisitati successi pop degli anni ottanta in chiave post punk; album che viene chiamato "Iconoclash". Nel 2005 con la ricostituita etichietta Discipline esce "Gialloelettrico" che include il singolo "Onda elettrica" scritto con Luca Urbani dei Soerba. Quest'ultimo progetto segna la collaborazione con artisti della nuova generazione (Morgan, Delta V, Luca Urbani, Ottodix...). Nel video, che ottiene riconoscimenti per il Miglior Soggetto nella categoria indipendenti (regia di Graziano Molteni) appaiono gli stessi Luca Urbani e Boosta, ma anche Carlo Bertolotti dei Delta V ed Andy Fumagalli dei Bluvertigo. Nel 2006 è la volta di "ConGArbo" che porta i brani dell'artista anche alle nuovissime generazioni e in cui vari musicisti reinterpretano una quindicina di suoi brani (partecipano Baustelle, Soerba, Lele Battista, Boosta, Marco Notari, Delta V, N.A.M.B., Andy Fumagalli, Krisma, Gionata, Mauro Giovanardi dei La Crus, Meg e Zu dei 99 Posse, Madaski, Ovophonic e Derivando). Nel 2007 la EMI pubblica la raccolta "The best of platinum" e nello stesso anno la Universal riprende vecchie registrazioni dell'artista e le ripubblica in versione digipack; alcune di queste erano uscite solo in vinile e con questo progetto tutti i brani risultano rimasterizzati in digitale. Nel gennaio 2008 esce "Last train" nuovo singolo dei The Transistors in cui Garbo duetta con la band. Sempre nel 2008 esce per Discipline/Mescal/Venus l'album "Come il vetro" a cui partecipano vari artisti. Prosegue in tutto questo anche il ruolo di produttore che porta avanti fino ad ora con entusiasmo.


New wave. Sei stato uno dei maggiori esponenti del genere in Italia, ma che differenza c'è o c'era, tra la new wave italiana e quella estera alla Bowie? E cosa ti ha portato a seguire questo "filone" musicale?

“ “Nuova onda" era una definizione che indicava un certo tipo di approccio nei confronti dell'arte e del costume in generale. Lo era contemporaneamente ad un momento storico che chiedeva bisogno di cambiamento e lo fu magicamente; simile in ogni luogo, al di là di distanze geografiche e culturali. Personalmente non ho scelto strade "modaiole" ma ho realizzato quello che la mia natura, cultura e desiderio mi indicavano."

Secondo te perché gli anni settanta e ottanta sono rimasti così incisi nella storia della musica, in Italia come all'estero?
Gli anni '70 e '80 sono stati l'ultimo atto creativo e costruttivo. Oggi viviamo transitorietà e possibilità di cambiamento. Dopo ciò si potrebbe riaprire (e lo spero) una storia innovativa."

Attualmente cosa fai? A cosa ambisci per il futuro?

Oggi faccio concerti, ho una etichetta discografica che pubblica lavori di molti artisti interessanti e in crescita, farò un nuovo album, parteciperò musicalmente e non solo ad un film e poi altri progetti ancora da definire..."

Nei tuoi album hai spesso affrontato le inquietudini umane, le tribolazioni, i dolori e le fragilità... è stato per... esorcizzarle?

Ho descritto di volta in volta il mio tempo osservando il comportamento, la vita delle persone e la mia; non per esorcizzarle, ma semplicemente per conoscerle e quindi per imparare e comunicarle a chi mi ascolta. In questo modo possiamo riconoscerci e comprendere i nostri limiti."

E dei guai interiori dell'uomo secondo te qual è il più duro da affrontare?

Come dici tu il "guaio più duro" da affrontare è lo scadere del tempo a disposizione e di conseguenza la capacità lucida di saperlo accettare in quanto limite."

Cosa vorresti per la musica italiana...?

Dalla musica in generale e non solo quella italiana mi aspetto meno sciocchezze e un po' più di leggera profondità..."

So che hai collaborato con parecchi musicisti delle nuove generazioni ... dimmi qualcosa di loro... se tu dovressi definire i loro mondi cosa diresti?

Ho collaborato con molti artisti "generazionalmente" più giovani e devo dire che mi sono divertito e ho imparato molto... Sono giustamente e naturalmente la continuazione di ciò che altri hanno seminato prima di loro."

Avrai fatto molte interviste nella tua carriera... qual è la domanda che non ti è mai stata posta?

In trent'anni ti posso garantire che nelle interviste mi è stato chiesto veramente di tutto: dal professionale al privato, ma non ricordo se mi fu chiesto quando mi misi la prima volta le dita nel naso :)"
Se tu dovessi dire qual è stata "la parte migliore" della tua carriera sceglieresti il primo Garbo o l'ultima fase?

Non esiste una parte migliore della mia carriera. Ogni fase della vita personale e artistica è irripetibile e unica. Ogni momento rappresenta inevitabilmente il tempo e la storia che sto vivendo."

Ho intervistato di recente Alessandro Ottodix per i suoi progetti musicali e teatrali... "gira voce" che "Robosapiens" uscirà con Discipline... parlaci della tua etichetta e delle nuove band...

Sì, Ottodix verrà pubblicato da Discipline. E' volontà della nostra etichetta quella di pubblicare e veicolare artisti e gruppi che a noi interessano artisticamente e che non avrebbero possibilità alternativa di veicolarsi visto il difficile momento di mercato e una evidente crisi del mercato discografico."

Tu che sei parte della storia della musica italiana... come definiresti la musica italiana passata e come quella presente?

La musica che viene prodotta rappresenta ed è specchio di volta in volta del momento storico in cui è calata. Quindi credo non si possa poter paragonare tempi diversi, semmai da sempre esiste musica di buona o cattiva qualità creativa, comunicativa ed evolutiva o involutiva."

Concludo... Renato Garbo ... definisciti in pochi aggettivi...

Sono un visitatore che passando da queste parti osserva, fotografa e ridà alla gente che è interessata ad ascoltare una propria visione del mondo che viviamo, delle domande che ci poniamo e degli aspetti della vita che dobbiamo ancora scoprire o migliorare per poter pensare a un buon futuro."

@Lara Aversano

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domenica 17 luglio 2011

L'attesa


Le mani che battono
su pelli scure,
tamburi destinati
alla danza rituale.
La velocità
e un'auto da corsa,
la strada che la inghiotte
col suo conducente.
Il sorriso spumeggiante,
infinitamente triste,
di una bambola in tv.
I garofani sul davanzale
stanno soffocando,
stanno per  morire.

Due farfalle si posano
sul viso stanco di un padre,
coccolano la sua pelle
ruvida e soddisfatta.
Pensa all'elica
del suo motoscafo,
di quando si sente in pace,
d'estate, ascoltando il sapore
delle spiagge al fiume.
Così la polvere, volatile,
appare luminosa.
Il tappeto si smuove
un poco col vento,
e il soffitto sembra
un sospiro infinito.
L'unghia rovinata,
nemmeno più gli fa male.

sabato 16 luglio 2011

Tempo al tempo


Un gomitolo,
gioca con un micio.
Una tempesta,
si lancia nel vuoto.
Un camino
sbuffa per il caldo.
Le cornici
si fanno riempire.
I libri,
sembrano vivi.
Le gambe,
ora mi fanno male.
L'acqua,
lei si fa bere.
I sogni intanto
si fanno sognare
e le realtà
combattono
per poterli
accogliere.
Questa lattina,
è solo vuota.
Queste bacchette
invece, si fanno
suonare.
Le creature
si fanno vivere.
Le persone
si fanno amare.

giovedì 14 luglio 2011

Fabio Cinti: un vento caldo tra le note

Fabio Cinti. Fabio. Cinti. A volte si dice "in questa foto hai fatto la faccia alla Cinti", espressione oramai comune tra i suoi fan. Ma com'è la "faccia alla Cinti"? E' un'espressione seria, ma non seriosa, screziata della dolcezza che il suo sguardo richiama, fascinosa, intellettuale, non intellettualoide, tenera, sincera. Non stiamo li a dire dove è nato e da chi, diciamo che è cosa scontata e che chi non lo sapesse e ne fosse interessato avrà comunque modo di scoprirlo in altri "luoghi". Parliamo invece di Fabio. Di Cinti appunto. Cinti è un artista incredibile che deve il suo successo a un grande, enorme lavoro, sudore e fatica in giro, a casa, fuori casa, sui treni, giù dai treni, in metropolitana, scattando una foto, scrivendo una frase e soprattutto componendo canzoni. "E' un bisogno fisiologico" ha affermato in una precedente intervista e io direi che è ovvio: quando un uomo è capace di creare canzoni simili è naturale che non ne possa fare a meno in nessun caso. Fabio è un ragazzo, Fabio è un uomo, Fabio è un artista, un poeta, un cantautore, Fabio è una persona buona e vera, ironica e riflessiva. Fabio Cinti è un giovane capace di far pulsare il cuore e la testa con le sue canzoni e con il suo modo di essere. Fabio, appunto, lo abbiamo detto che si chiama Fabio no? ecco, dicevo che Fabio, è uno si quegli splendidi esseri umani che si perde tra le pagine dei libri o tra le note di una canzone. Gli interessa il singolo istante, la vita, l'albero che ha davanti mentre sta seduto su una panchina, la Poesia. Ama ridere, più di quanto si possa pensare secondo me e trova interessante anche piangere, ma mai troppo o potrebbe arrabbiarsi. Quando ascolti la prima volta "La distrazione" le possibilità sono due: ti vengono i brividi e la riascolti immediatamente oppure... ti vengono i brividi e la riascolti immediatamente (e probabilmente per un certo periodo la riascolti ogni singolo giorno). La stessa cosa avviene con "Bow House" che ti avvolge in una dolcezza rasserenante, verace. "Il punto di vista" poi è proprio una lente, come si dice, un pezzo d'anima che si fa musica, come per ogni canzone di Fabio del resto e come per ogni brano musicale dovrebbe essere per potersi definire tale perché, come dice Cinti stesso in questa intervista, una canzone per arrivare al cuore deve comunicare qualcosa che non riusciamo a dire, a esprimere, a esternare o ... a gridare. "Questo mondo fa rumore" lo vedo come proprio come un grido (paradosso? no non credo. Grido e urlo sono due cose differenti). E la estasiante "Eccessi", "Il vuoto mimato", "Amore elettrico"... insomma chi non ha ancora l'album se lo vada a prendere di corsa: "L'esempio delle Mele". Cinti è uno di quei pochi musicisti emergenti di cui si dice "ce ne vorrebbero di artisti come lui in Italia". Cinti è poeta. Cinti è poesia. Arrabbiata, allegra, ironica, forte, fragile, ma sempre poesia.


Per te che cos'è la Poesia Fabio? Cosa rappresenta nella tua vita...

"Se non intendiamo strettamente i "versi", la Poesia è l'arte per eccellenza. Come dire, ogni cosa che ambisca all'artisticità è essenziale che sia Poesia. Non riesco a decifrare cosa sia per me, è qualcosa che permea nel Bello e nel Brutto, è qualcosa che esalta e tortura, che dà e toglie, che ti fa sognare e che ti rende insonne..."


E l'ispirazione che cos'è? come ti accorgi di "essere ispirato"? cosa senti?

"L'ispirazione è strettamente legata ai sentimenti di cui ti ho parlato sopra. Uno stato d'animo non ha dei limiti ben definiti, quella cosa che in inglese si definisce meglio come "boundary". Di conseguenza è difficile dire cosa mi sento. A volte colgo sottili variazioni dell'umore che poi sfociano in qualcosa di molto bello(per me). Altre volte, grosse emozioni evidenti mi fanno solo venire un gran sonno...!"
Quali sono stati i musicisti che più hai ascoltato nell'adolescenza? e ora?
"Ho ascoltato molta musica perché in famiglia (sono l'ultimo di quattro fratelli) ognuno ha gusti diversi dall'altro. Perciò si passava con disinvoltura dal progressive alla classica, dai Beatles a Branduardi, dai Pink Floyd a Mozart, da Bach a Lucio Dalla, da Battiato ai Velvet Underground... Ora faccio molta ricerca su internet (anche se ascolto sempre i classici), mi piace capire fin dove ci si spinge..."

La musica è la tua vita, sei laureato in lettere e filosofia e ami la lettura... quali altre forme di arte ti affascinano maggiormente e perché?

"Come a molti mi piace il cinema: è una forma d'arte che racchiude molte espressioni della produzione umana, comprese naturalmente la fotografia, la musica, la scrittura. Ho visto centinaia di film, anche quelli più commerciali (i cinepanettoni no), i colossal dagli effetti speciali mirabolanti. Ma Truffaut..."

Qual è la cosa più importante per un artista secondo te, famoso o meno che sia?
"Un artista è una persona anzitutto e per ogni persona vale la stessa regola, bisogna essere a posto con la coscienza, essere sinceri. Non è facile come sembra. Chi ha la possibilità e l'estro per poter esplorare mondi  più complessi o al di là della portata dell'uomo medio ha una responsabilità in più, quella della crescita
sociale."

Ami la tecnologia? Cosa pensi del "progresso umano"?

"La tecnologia mi piace fin quando è realmente al servizio di chi opera in un ambito. Il resto, la sperimentazione, le macchine complesse fini a sé stesse, per quanto mi riguarda sono appannaggio di chi le sperimenta, degli scienziati, gli ingegneri eccetera. Non si può - spostando il paragone - pensare di far piacere Stockhausen a una casalinga... La casalinga ha bisogno di musica per innamorarsi, per lavare i piatti, per far dormire i bambini... Io ho bisogno della tecnologia perché è il mezzo con il quale realizzo i miei progetti. Se mi dà spunti nuovi tanto di gaudagnato ma non mi interessa sapere com'è fatto un computer al suo interno, non è il mio ambito. Preferisco aprire un libro piuttosto che una lavatrice (se non per metterci i vestiti dentro...)."

Chi è Fabio Cinti?

"Fabio Cinti sono io, piacere..."

Parlami dei colori... qual è per es. il tuo colore preferito e perché? e collegandoci all'arte... cosa ti colpisce maggiormente in un dipinto? e ancora... qual'è il dipinto o il periodo artistico che ti rappresenta di più?

"Devi sapere che sono daltonico, quindi con i colori faccio una gran confusione! Non ho un colore preferito, posso dire che mi piacciono i colori primari, quelli dell'arcobaleno... Di un dipinto mi colpisce - quando mi colpisce - la visione di chi l'ha fatto, la volontà di rappresentare una realtà individuale (che poi è assolutamente fraintendibile). Per esempio ne "Il Figliol Prodigo" di De Chirico mi colpisce molto la figura del figlio che mi è sempre sembrato un supereroe. Non sono informato su quel quadro, non so cosa abbia voluto dire De Chirico ma a me dà quella sensazione e mi procura una specie di imbarazzo. Sul periodo artistico non so dirti: mi impressionano i murales preistorici così come le impressionanti ombre di Caravaggio..."

Cosa deve darti una poesia e cosa una canzone... per arrivarti al cuore?

"Devono dirmi qualcosa che avevo nel cuore e che non riuscivo a dire."

Cosa ami di più del tuo album?

"Domanda difficile... E' un album che dice esattamente quello che volevo dire. Renzo Stefanel (Rockit) in una recensione di cui gli sono molto grato, dice proprio questo: non ha sbavature, sovrappiù inutili. Non ho voluto strafare. Superare me stesso in questo caso, nel caso de L'Esempio delle Mele, è stato riuscire a fare questo, avere misura e completezza."

Se tu fossi uno strumento musicale quale saresti e perché?
"Ma io sono uno strumento musicale: canto..."

Qual è, tra i tanti che hai letto, il libro che ti ha colpito di più, che ti ha lasciato di più, che hai amato e continuerai ad amare...? e perché?

"Anche qui per rispondere devo fare una scelta che lascerà fuori troppe cose... Oggi posso dirti che ho amato e continuerò ad amare La Montagna Incantata di Thomas Mann. I motivi risiedono tanto nella storia quanto
nella straordinaria capacità di Mann di farsi amare per come scrive."

Come passi le tue giornate?
"...nel dettaglio potrebbe essere noioso raccontare tutto. Diciamo però che non c'è cosa che faccia che possa sfuggire alla possibilità di diventare una canzone, una pagina di un libro, una foto...
A volte mangio, dormo molto poco. Spesso me ne sto anche un'ora fermo a pensare. Faccio l'amore, la spesa, il caffè. E nel frattempo, nel mentre, canto."

Credi nell'esistenza degli extraterrestri?

"Non credo siamo così tanto speciali da essere gli unici in uno spazio di cui conosciamo una parte così piccola. Se la smettessimo di aspettare umanoidi dalle grosse teste, gli occhioni all'insù e la pelle lattiginosa, ci renderemmo conto che ogni meraviglia al di là dell'atmosfera è extraterrestre."

Chiudi con una frase che ti viene in mente ....... ora!!!
"Resta ancora tutto da fare (Marguerite Yourcenar)"


@Lara Aversano

martedì 5 luglio 2011

Donna poesia


È blu elettrico, sussurro di beatitudine, stranezza del falco più bizzarro, il lungometraggio senza fine che ti avvolge, la pioggia e il sereno in una stanza; è aria fatta dei veli che indossa, è la corsa verso la Luna ed il Sole che l'aspettano, è niente solitudine.

Si scrolla di dosso il timore e vibra nel canto di una forza melodica e acuta, come una chitarra che canta il suo respiro la sera d'estate.

Il solleticare di un tempo trascorso di pentagrammi vissuti e così ancora vivi,  accompagna i suoi sogni; è l'eco nitido di un concerto che non ha fine, la bellezza della vicinanza. 

E le parole dei poeti sono come il risveglio, il profumo della neve e dell'estate, la percezione tiepida e cordiale dei suoni e dei canti, delle nuvole e dei boschi inventati, delle canzoni, dei passi, del calore e del colore; la parola che è preghiera e dono e amore, è lume che si dà vita da sé come fosse sempre esistito, come se dovesse esistere sempre; non esiste abbandono né dolore, nemmeno quando il dolore arriva. È la pazienza eccelsa che il cuore ti dona sopportando i deliri, dandoti luce luce e ancora luce.

È la liberazione assoluta, la libertà dei sensi e senza limite, infinita come il tutto, spiana i rovi e crea la vita, crede in te perché la ami e sa cosa vuol dire, ululare di se che è divina.

lunedì 4 luglio 2011

Mario Salis: poeta e cantautore italiano, sulle vie del mondo


Quando scopri Mario Salis, ascolti le sue canzoni, le sue parole, il cuore ti si riempe all'istante, è inevitabile. I suoi versi sono amore per la poesia, per la vita e per la musica, con tutto ciò che questo comporta, sofferenze e gioie. E' nato a Roma nel 1956 e dopo aver girovagato mezza Europa partendo da Piazza Navona dove ha assorbito tutte le arti della strada, si trasferisce a Metz in Francia e lì intraprende gli studi di etnomusicologia e gli studi di compositori classici e contemporanei. A fine conservatorio e ottenuta la laurea in etnomusicologia e una medaglia d'oro in musica da camera, estende la sua ricerca musicale alle sonorità contemporanee e compone molteplici opere per orchestra sinfonica. Appassionandosi alla composizione per orchestra si immerge nelle opere di Olivier Messaien, Igor Stravinsky, Richard Wagner, Bele Bartok, Stockausen, Varese, Luigi Nono, Luciano Berio e altri...  I suoi anni di ricerche e studi lo portano poi ad essere uno degli artefici del multimedia in Francia e crea a Metz il primo centro multimediale e il Festival Norapolis. Si consacra alla poesia creando il Festival Teranova che gli permette di conoscere e collaborare con poeti ed artisti quali Lawrence Ferlinghetti, Edoardo Sanguineti, Patrice Leconte e Fernando Arrabal, con il quale realizzerà poi "Opera mundi". I suoi brani sono una miscela tra sonorità tipicamente francesi e un folk americano che ricorda Woody Guthrie, Bob Dylan, Leonard Cohen... il tutto riadattato da Salis con uno stile inconfondibile dove la world music convive con influenze innovative. Si descrive come "un contadino del cielo" e afferma "Il mio paese è l'universo, la mia terra è il cielo, il mio cielo è il mare, il mare infinito della coscienza". Nel 2004 partecipa ad importanti festival di poesia in Italia, Francia, Israele, Germania, Lussemburgo, Romania. E' un artista impegnato e schivo, ma ha partecipato comunque come ospite ad alcune trasmissioni su Rai International, Rai 1, Rai 2 e Radio Alternative (sia in Italia che in Francia). Grazie a Raffaella Bonfiglioli conosce Gabriele La Porta, scrittore e giornalista italiano (tra le sue pubblicazioni si ricordano "Il nolese di ghiaccio" edito Bompiani o il più recente "Dizionario dell'inconscio e della magia" pubblicato per l'editrice Sperling & Kupfer) che si innamora delle sue liriche musicali e della sua eccezionale ed originalissima voce "francese" (ascoltandolo comprenderete il perché di questo aggettivo). Attualmente Mario Salis ha pubblicato nove album caratterizzati dal richiamo alla dignità dell'essere umano, di chi con orrore è definito "diverso" per un motivo o per l'altro e da una multicolore produzione sul senso della vita e l'impegno reale nel sociale. Ci sarebbero talmente tante cose da dire su Mario Salis che probabilmente non basterebbe una pagina del blog e vi invito ad approfondire, ne vale la pena davvero. Potete trovare il resto delle sue informazioni biografiche cercandolo su fb. Gloria Gaetano, napoletana d.o.c.g. (laureata in letteratura italiana, assistente di Salvatore Battaglia, filologo e italianista di fama internazionale; collabora con lui e pubblica sulla rivista "Filologia e Letteratura". Partecipa alla compilazione del Grande Dizionario della Lingua Italiana dell' UTET, fino alla morte di Battaglia. Tra le pubblicazioni: "Realismo e umorismo nella narrativa pirandelliana" in "Filologia e Letteratura" edito Liguori, "La parola come suggestione" tramite Zanichelli... Attualmente svolge un lavoro di editing e ha due blog) dice di Salis:

"Mario è un grande musicista che riesce a creare, attraverso rotture di ritmi e anafore, una magia compositiva che affascina gli ascoltatori, con la vasta gamma delle aperture armoniche, delle dissonanze, dei ritmi quasi ossessivi, che si esprimono anche nelle ruvidezze di voce... Tutto avviene in una giostra di immagini, in brani da funambolo, che sembrano solo apparentemente nascere di colpo, ma in realtà poggiano sulla sua solida base di formazione e memoria di tutte le sperimentazioni e curiosità culturali che lo animano. Non è mai citazione colta, ma lo spunto di un verso, che parte da un ricordo, da una sollecitazione immediata, per intessere la sua improvvisazione di parole antiche e nuove e di suoni che si prolungano nell’infinito spazio - temporale. [...]".

Prefazione di Fernando Arrabal al libro di poesie di Mario SALIS " OPERA MUNDI " ED. Ars multimedia 2009 n.b. Fernando Arrabal è un regista, drammaturgo e scrittore spagnolo. Considerato uno degli autori più importanti e completi del XX secolo, Arrabal è spesso visto come l'incarnazione dell'arte contemporanea; è infatti l'unico ad aver collaborato con tutte quelle che sono le tre icone dell'arte contemporanea: André Breton per il Surrealismo; Tristan Tzara per il Dadaismo e Andy Warhol per la Pop art. Le sue opere teatrali sono tra le più rappresentate al mondo. Si tratta di un teatro che porta spesso all'estremo le tematiche del realismo, dell'assurdità dell'esistenza, della patafisica e dell'impegno civile e politico.

“Mario Salis, che vibra in tutto il suo esssere per la musica, non poteva che evocare la passione e l’essenza stessa della poesia, talmente queste due arti sono legate insieme. Lo stesso Orfeo attirava a lui le bestie selvaggie grazie al suono della sua lira. Infine, bisogna sapersi abbandonare, lasciarsi andare  « per abbracciare le parole, per toccare per un momento quello che pochi uomini percepiscono ». La razza dei dominanti, dei vincitori, dei winners non capisce nulla. La quinta essenza di questo mondo gli sfugge. La poesia è un fulmine. Il poeta un ladro di fuoco. Mario Salis lo sa meglio di chiunque altro, che aspira ad essere questo Prometeo." Fernando Arrabal Teràn

- Mario... Mario Salis... sono onorata di aver incrociato il tuo cammino, mi ritengo davvero fortunata d'averti scoperto. Cominciamo... A cosa ti stai dedicando in questo momento... ?

"Preparo i concerti di settembre a Roma, dove suonero’ con Alessandro Russo. Alessandro lo conobbi a Radio Onda Rossa dove cantavo le mie prime canzoni; lui chiamo’ la radio e da lì è nata una grande amicizia. Qualche giorno dopo eravamo a Piazza Navona, lui con la sua chiatarra e il suo violino, e restavamo a volte sino alle cinque di mattina e ricordo che una volta suonammo un concerto per i piccioni. Eravamo due angeli pieni di note e in qualche modo già visionari. Oggi lui è un grandissimo virtuoso jazz swing e sarà meraviglioso cantarci nel quartiere dove ho passato la mia adolescenza, San Giovanni in Laterano."

- Sei un grande poeta... dammi la tua visione di "Parola" ...

"Cio’ che esce dalla tua bocca è il frutto del tuo travaglio interiore. La parola è sacra, una persona si riconosce da quello che scrive…poi l’uomo si realizza se tiene promessa a cio’ che ha espresso. Ho sempre coltivato "il senso" anche poetico della "parola".

- Quali sono le tue ispirazioni più dirette, musicalmente e poeticamente?

"In primis la vita stessa, i dolori, le incomprensioni... questi sono i miei più accaniti "ispiratori". Mi sono sempre piaciuti quei poeti che ti permettono di "vederti dentro" e tra costoro, Thomas Dylan, in un certo modo, Boris Vian sopratutto per le sue visioni sociali, Woody Guthrie, Bob Dylan... Vivo a Metz dov' è nato Verlaine, a 100 km da dove è nato Arthur Rimbaud, Charleville Mezieres; musicalmente ho un amore spudorato per Leonard Cohen, Fabrizio De Andrè, Francesco De Gregori... Gli studi di musica detta classica e contemporanea mi hanno avvicinato a compositori come Stravinsky, Ravel, Puccini, Bela Bartok, grandissimo etnomusicologo, sino ad arrivare allo stimato Olivier Messiaen."

- Come già detto la tua formazione musicale si ispira alla musica classica come anche alla contemporanea... Che musica ti piace ascoltare ora?

"Semplice, sono in un periodo dove tolgo invece di aggiungere… un semplice accordo di chitarra mi fa volare. Da un anno a questa parte ho scritto molte canzoni ed ho ascoltato poco….devo dire che ho ascoltato per trent' anni … ed ora ascolto il mio cuore. In verità sono un appassionato di world music ... ed ogni tanto mi scopro ad ascoltare la musica del mondo."

- Ci sono dei musicisti italiani della scena attuale che ami particolarmente? e non parlo solo della "vecchia scuola" ma anche dei più giovani...

"Un gruppo che trovo particolarmente ispirato sono i REIN. Senza enfasi strutturano ballate che assomigliano a treni che scorrono nelle pianure dell’immaginazione fertile."

- Chi è responsabile secondo te delle difficoltà che hanno gli artisti di emergere in Italia (musicisti, pittori, scrittori, poeti, tutti gli artisti insomma)?

 "Quando in un campo si semina solo zizzania è difficile veder crescere fiori... eppure la natura si rivolta contro coloro che vorrebbero annientarla. Nel mondo artistico spesso si rincorre un facile successo e poi si incontra solo "delusione". L’artista non ha bisogno di un appoggio esterno per esprimersi. I frutti degli alberi per crescere hanno bisogno di poco... un po d’acqua e di tanto Sole. Penso che molti artisti sono delusi perchè si aspettano una riconoscenza, un qualcosa di palpabile per soddisfare il loro ego ... secondo me invece l’artista è già lui stesso un successo…chi è capace di emozionarsi ed emozionare ha già il successo... in verità il vero artista non ha bisogno della riconoscenza ... ne della fama...il vero artista ha solo bisogno di mezzi spirituali e materiali per espirmere la sua arte."

- Qual è la cosa più bella della vita per te... ?

"Essere di aiuto a chi passa un momentaccio."

- Come nascono generalmente i tuoi versi? ovviamente sia nelle canzoni che nelle composizioni poetiche "extra musica" - che poi dire extra musica nemmeno va bene visto che anche la poesia è musica... anche su questo dimmi qualcosa... i suoni delle parole, il gusto delle parole....

"Nascono da uno spunto, per quanto concerne la musica a volte una semplice formula ritmica apre le sue porte all’autostrada da percorrerre e allora accendo il motore e mi incammino, anzi.. seguo il vento e la melodia porta con se il controcanto mentre i falegnami del cuore costruiscono un armonia solida, vera impalcatura su cui posare l’edificio di una canzone. Per quanto riguarda il testo direi che è la stessa cosa: mi accorgo che ho diverse tematiche che mi attraggono... l’amore universale, le problematiche umane e sociali, gli abusi ottusi, le malformazioni di coloro che pretendono amministrare il divino, la semplicità dei puri di cuore… In fondo sono nel mio scrivere "banale" e molti trovano i miei testi semplici ed è vero... Un albero non si giudica dalle sue ramificazioni, ma dai frutti che è capace di dare sotto la luce del Sole…"

- Cosa ti piace fare, oltre che scrivere e comporre i tuoi pezzi... ?

"Il multimediale di sicuro, l’interattività. Sta nascendo un nuovo linguaggio che permetterà di accellerare il pensiero e stanno arrivando nuove forme creative che integrano la parola, il gesto, l’immagine in un solo « corpus interattivo ». E' come scoprire i nuovi carillon dei tempi moderni; ho una profonda stima per i programmatori di programmi per computer; li reputo a volte geniali."

- Musica, Vita, Amore, Gioia, Dolore, Poesia. Dimmi per te il significato di queste parole....

"Musica: arte invisibile che fa saltare le barriere e entra senza domandare permesso in ogni cuore. Vita: successione di momenti spesso monotoni, ma che messi insieme possono illuminarla. Amore: la sola cosa di cui non dovremmo parlare e lasciarlo lavorare in pace dentro di noi... L'amore parlato conta poco, diventa fuoco solo se si applica, se si vive, se si onora con umiltà ogni gesto e lo si fa con amore. Gioia: fuoco d’artificio che esplode quando il sentimento sposa la ragione ed hai l’impressione che sei tu a guidare il tuo destino. Dolore: il dolore è un passaggio obbligato, un tunnel che quando ci sei dentro sembra infinito; è un uccello che non ha più le ali eppure ci sono persone che nel dolore sanno dare il meglio di loro e far crescere il proprio animo... Poesia : la poesia non esiste... quando pensi averla lei fugge. La poesia è una fiaba senza ne inizio ne fine, spesso la trovi alla frontiera dei mondi invisibili e raramente mostra il suo volto."

Mario ... Grazie di tutto ...

@Lara Aversano

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domenica 3 luglio 2011

La fine


Un volto tra le tenaglie,
il disastro delle schiume sugli scogli,
la miscela di montagne scavate, quasi morte
e del sangue versato di bambini e donne e padri.
Sassi scagliati, a fratelli di terra
e il rumore assordante dei focolari distrutti,
come fiamme che trapassano le carni.
Sembra non ci sia via di fuga,
li aspetta solo la fine di tutto,
di se e dei propri figli.
Perché non c'è più amore,
in nessun luogo e per nessuno.

giovedì 23 giugno 2011

Volo etereo


Mistico e leggero
il respiro velato,
sconvolgente, ardente,
di questo tempo verace
a confronto con il mondo
e con l' epoca del tempo
senza istanti, senza battiti.
E vedo le vostre anime
fatte vive in pulsioni,
urgenze e pensieri,
note e parole,
come fossero elette
in una danza
lieve ma selvaggia,
un fuoco acceso
che grida in pura libertà.
E quasi tremano le mani,
il cuore sicuro
poiché è la dimensione
dell'eterea bellezza
che disseta il sogno
e comprende la realtà.

mercoledì 22 giugno 2011

Alessandro Zannier Ottodix: musica ed arte visiva tra passato e futuro

 "Sogno di un Avatar" backstage


Alessandro Zannier ha avuto fino ad ora una carriera ricca e artisticamente originale e laterale; in effetti, giusto perché non si fa mancare nulla, oltre ad essere un musicista di successo è anche un artista visivo. Il suo progetto "Ottodix" prende il nome dal pittore tedesco che fu esponente di spicco della "Neue Sachlichkeit" ovvero la "Nuova oggettività". Alessandro si forma al Liceo Artistico e prosegue all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, si dedica all'arte contemporanea e alla musica portando avanti la viva attività di artista visivo con mostre ed esposizioni e, al tempo stesso, prosegue la sua scalata musicale. E' un personaggio poeticamente interessante, ama Duchamp, esponente del dadaismo e del surrealismo e infine "miccia" portante nell'avvio dell'arte concettuale, è affascinato dalle atmosfere francesi e per mia intuizione ama Baudelaire. L'elettronica lo accompagna da sempre e si sente, ma giustamente il sound degli Ottodix non è "semplice elettronica" bensì un germoglio nuovo, nato tra il synth pop d'ispirazione wave elettronica e l'amore per la musica d'autore. Nel 2002 Zannier esordisce duettando con Carlo Rubazer in qualità di autore, tastierista e backing vocal. L'anno dopo pubblica il suo primo singolo "Fuori Orario" e il cd "Corpomacchina" a cui seguirà un tour. Dal 2005 in poi Alessandro prende in mano le redini dei suoi progetti in totale indipendenza ed inizia la collaborazione con Garbo, che gli affida il riarrangiamento in chiave elettronica del suo live. Nel 2006 inizia dunque il "Gialloelettrico Tour" e XL di Repubblica segnala il pezzo "Pensieronero" per la gran quantità di download. Il 2006 porta alla nascita il secondo album "Nero" e il video del brano "Ossessione" viene trasmesso sulla "vecchia" All Music spiccando poi sul sito di Mtv per uno special di "Scommettiamo su...". Segue un doppio cd in tributo a Garbo realizzato in collaborazione con Boosta (Subsonica), Krisma/Battiato, Andy (Bluvertigo), Meg, Baustelle, Delta V, Madaski (Africa Unite) e l'ex vocalist dei Delta V G. Kalweit. Nel video di "Grandi giorni" (2007) Alessandro duetta con Garbo stesso. Il video di "Cuore/Coscienza" tratto da "Nero" è realizzato nelle scenografie, nei disegni, nei costumi, nella preparazione in studio e nel montaggio, dallo stesso Alessandro Ottodix (che oltre ad essere il nome del gruppo è lo pseudonimo di Zannier) affiancato dal regista Maurizio Tiella (di cui potete trovare info sul web senza problemi) e riporta ad un mondo che intreccia passato, presente e futuro, raccontando dell'oramai iper diffusa umanità senza coscienza con relativi orrori e presunti progressi. A seguito della partenza del "Nero Tour '08", tra le cui tappe spicca anche la partecipazione degli Ottodix al "Depeche Mode Party" di Milano, Alessandro riprende a lavorare ad ottobre 2008 con una nuova formazione: Mauro Franceschini (percussioni e tastiere), Rocco Preite (testiere e cori) e Antonio Maser (chitarra). Con questa nuova band inizia un mini tour promozionale con l'uscita del singolo "I fiori del male" in anticipazione all'album "Le Notti di Oz", un lavoro ricco di suggestioni cinematografiche e teatrali, tipicamente Zannieriano. Gli Ottodix si ritrovano dunque a collaborare con Luca Urbani, Garbo e Kalweit. Nel 2009 esce il video di "I-Man" girato da Marco Marchesi. Il singolo viene trasmesso in rotazione su Virgin Radio e Radio 105 e il video gira a Mtv Brand New, AllMusic, MatchMusic e Sky (come top video 2009). Nello stesso anno Zannier viene invitato al Festival Internazionale della Filosofia di Modena in qualità di artista visivo; per l'occasione suona e inaugura la mostra "Sogno di un Avatar", ispirata a "Le notti di Oz". Il nuovo singolo "Strananotte" finisce all'ottavo posto della Top ten Musica Indie e viene realizzato a Zurigo il video del pezzo che verrà promosso attraverso interviste a Radio24, Radio Rai International e altri canali radiofonici. "Joker/MeaCulpa" è il quarto singolo (2010) e il video viene proposto in anteprima esclusiva su "Rolling Stone Magazine" per poi essere presentato proprio al "Depeche Mode Party" di Milano da cui, tramite riprese dei fun, viene realizzato un dvd intitolato "Autbootleg" presentato al M.E.I. 2010. Segue il singolo "Rabarbaro Rabarbaro", una live studio session e la rivista Ascension Magazine, giunta al suo decennale, inserisce "Le notti di Oz" tra i top album del decennio. Cio che è dell' Ora, è il presente:

- Ciao Alessandro... dimmi un po' cosa stai facendo con gli Ottodix e se stai invece portando avanti anche progetti laterali come artista visivo....

"Ciao Lara, piacere. Sto facendo di tutto in questo periodo: in effetti sto ultimando il nuovo album previsto entro l'anno dal titolo "Robosapiens", preparando una personale mostra d'arte che inaugurerò a Marsiglia il 20 settembre con lo stesso titolo e mettendo a punto una difficile, estenuante quanto esaltante, versione live teatrale/multimediale di "Le Notti Di Oz" assieme alla band che ieri sera è andata in scena in anteprima, a porte chiuse, per un pubblico di addetti ai lavori interessati al progetto e ripresa da Uno TV (che produce lo spettacolo), dal titolo "Sogno di Un Avatar". E'un sogno che si sta realizzando a cinque anni dalla stesura della fiaba-soggetto e del concept album omonimi, anche grazie al lavoro di riscrittura fatto dalla compagnia Ailuros e dalla regista Barbara Riebolge che ha capito subito il mio immaginario."

- Nei tuoi asseblaggi mi è sembrato di scorgere un certo amore per la  "scomposizione picassiana"", ma anche nei progetti grafici se non erro... per certi versi mi hai ricordato anche Dalì... o sbaglio? Il tutto accompagnato da suggestioni in stile avanguardistico...

"E' una domanda a cui è complicato dare una risposta. Di certo il mio amore per le avanguardie storiche è noto, anche nei videoclip e soprattutto nello spettacolo ora citato. Sicuramente ho fatto mie delle scomposizioni picassiane, ma sono oramai patrimonio comune degli artisti nati dopo di lui. Riguarda soprattutto la mia produzione grafica legata a ritratti immaginari, in cui da tempo adopero la sovrapposizione di differenti connotati ad un unico soggetto-azione. Più volti in uno, più maschere sociali, più sguardi. Magari uno ufficiale davanti alla "camera" ed altri che scappano altrove rivelando altre personalità e spesso dei mostri.  Come per tutta l'arte contemporanea, finita la corsa al nuovo e agli "ismi" si attinge alla sconfinata tavolozza degli stili in funzione di un proprio concetto personale. Ecco perché non mi sento di sovrapporre il mio percorso in modo così netto nella direzione di un Picasso o di un Dalì, quest'ultimo, sinceramente, abbastanza lontano dal mio mondo. In ogni caso mi sembra anche strano sentirmi rapportato a personaggi di tale levatura. Forse Duchamp è l'unico vero faro, in quanto per  sua stessa definizione "anartista". Saltava tra gli "ismi", ne carpiva l'estetica piegandola alla sua personalissima ricerca e poi ne fuggiva, ma fuggiva anche dal mondo dell'arte dedicandosi agli scacchi per anni e anni, irridendola, mentre quest'ultima lo celebrava. Ammiro la sua ironia del lasciare il segno nei dibattiti, ma del "chiamarsene fuori". Il suo stile di vita è sicuramente una grande fonte d'ispirazione, prima ancora del suo fare arte. Ma questi sono mostri sacri, non sono certo l'unico a pensarla così."

- Dimmi un po' del progetto  "Fear: generatore di paura  "...

"Fear è un progetto nato prima per iscritto, poi realizzato secondo i rigorosi dettami di disegni tecnici fatti a mano. La vera opera è il testo scritto che illustra la costruzione di cinque "macchinari emotivi" allegorici. Un generatore centrale di energia neutra, dalla forma di una campana di plexiglass trasparente, con all'interno due organismi gemelli e speculari divisi da uno specchio che si contendono uno spazio producendo attrito, quindi energia. La paura del proprio simile, la contesa dello spazio, generano scontro, attrito, paura, ma se ben incanalate anche curiosità e creatività. Questa grande macchina "celibe" centrale alimenta simbolicamente due marchingegni positivi (creatività ed eros) e due negativi (omicidio e invidia), a loro volta aventi un funzionamento interno. E'stata creata in un periodo in cui realizzavo assemblaggi in materiale povero: legno, corda, carte, gomme, metallo ed oggetti, con una figurazione a metà tra l'astrazione e la scultura organica/concreta.  Da sempre comunque, lavoro sul dualismo tra meccanismo e sentimento, tra organico e inorganico, tra virtuale e reale, tra artificiale e naturale, soprattutto quando le differenze cominciano a non percepirsi più e vengono esaltati i paradossi etici di queste delicate relazioni. Il progetto è poi stato apprezzato e referenziato da Achille Bonito Oliva nel 2005, anno in cui l'ho esposto per l'unica volta."

- Musicalmente quali sono stati i tuoi ispiratori, oltre ai Depeche Mode e.. forse a Bowie?

"Beh, certo sono due nomi di punta, sento poi una specifica affinità elettiva col mondo sonoro di Martin Gore. Aggiungerei il periodo del trip hop di Bristol (Massive Attack e Tricky su tutti), ma anche la straordinaria Goldfrapp del primo album, i Tuxedomoon e gli Einsturzende, certe colonne sonore e, andando all'infanzia, i Beatles. Chi cresce conoscendo bene le strutture melodiche e il mondo onirico di questi quattro signori ha in mano praticamente tutti gli archetipi della musica pop in pochi album."

- Che direzione hai deciso di prendere per il prossimo album? e quali sono state, secondo te, le evoluzioni di Ottodix negli anni?

"L'ultimo album sarà sicuramente e volutamente più pop, ma pieno di letture sotto traccia. Lo volevo più scorrevole all'apparenza, con molta elettronica nuova e retrò, effettistica da fanta film vintage, theremin e quant'altro. E'comunque un album tematico, ma non un concept come "Le Notti Di Oz". Ho iniziato a scriverlo nel 2008 quando ancora stava per uscire Oz ed ora ha trovato una sua forma compiuta, quasi interamente ispirata alla fantascienza classica dagli anni '50 agli '80, usata come allegoria per studiare le generazioni dai trentenni ai cinquantenni di oggi, cresciute col mito del futuro, della tecnologia, dei robot giapponesi, della corsa spaziale ed ora destabilizzate dall'accelerazione che il futuro stesso ha avuto, con le sue chimere e lusinghe. E' dedicato alla generazione dei disillusi e degli indecisi perpetui, degli insoddisfatti. La mia. Dirai "e che c'entra la fantascienza?"... Ascolta e mi dirai. Si intitolerà "Robosapiens", come un giocattolo in voga anni fa."

- Credo di poter intuire la risposta ma... ti senti più artista visivo o più musicista?
  
"Mi sento un artista contemporaneo, quindi abbastanza libero dalle definizioni di genere."

- Come pensavo... L'uomo Alessandro Zannier. Racconta chi sei.....

"Sono uno che guarda avanti, ma che non riesce ad abbandonare nulla per la strada; spesso è un problema e mi destabilizza. Vorrei fare stare nella mia valigia vecchi ideali, vecchie scommesse, vecchie amicizie,  interfacciate perfettamente con quelle nuove e future. E'molto difficile, ma è pur sempre uno scopo, un progetto. Senza progetti non saprei stare. Sto lavorando in modo schizofrenico e anarcoide, saltando da una parte all'altra per testare la tenuta di certe mie convinzioni, nell'attesa di arrivare a vedere un disegno d'insieme. E'come infilare una serie di perle infinite, di valore o meno, cercando di tener presente che la propria etica è il filo unificante e la collana è l'obiettivo finale, la chiusura del cerchio."

- Cosa manca nel mondo e cosa elimineresti?

"Qualunque cosa io risponda sarà una banalità. Direi che manca ancora potere decisionale equi distribuito con le donne. Eliminerei una buona dose di potere dalle mani dei maschietti e lo darei alle donne e alle future intelligenze artificiali, in grado di applicare con matematica precisione la vera equità nel distribuire risorse. Quello delle risorse sarà il problema più grande del futuro imminente. Altro che fantascienza."

- Come definisci la tua lente artistica....?

"Mmm.. ho probabilmente un occhio che è tipico del regista di colossal che usa il grandangolo o il banco ottico; sono affascinato dalle visioni d'insieme. Non sono un artista che lavora nel dettaglio per parlare dell'universale. Piuttosto un artista che è affascinato dal caos, dalla moltitudine di dettagli che compongono un tutto. Mi piace scoprire, suggerire  o immaginare meccanismi generali, disegni più grandi che diano un senso al brulicare delle cose quotidiane."

Alessandro Zannier è un mondo tutto da scoprire. Credo che chi  leggerà quest'intervista se ne renderà conto da se. Ascoltate la sua  musica, indagate la sua arte, guardate nella sua lente, ve lo consiglio.


Link:

@Lara Aversano

martedì 21 giugno 2011

Calchi


Grigiastro è il sibilo dei calchi,
che stridono imperterriti sbattendo,
spalla contro spalla, nell'indifferenza.

Svuotati del contenuto, sono nati
nel tempo del falso progresso.
Si stanno perdendo
il tempo dell'amore e il tempo dell'affetto.