Consiglio... andate a vedere... cosa -
sopratutto i nostri grandi artisti ma non solo - hanno realizzato in
questo palazzo. Lasciate da parte tutto il resto, concentratevi sulla
maestosità, la bellezza e l'unicità artistica di questo luogo e a meno
che non abbiate avuto il piacere di vederlo dal vivo, visitate in questo
link il Palazzo del Quirinale, semplicemente cliccando sulla foto o, nel secondo link, dando il via alla visita. E'
molto realistico, ben fatto e delle guide virtuali Vi spiegheranno cosa
state vedendo. Ne vale la pena, prendevi un po' di tempo e ammirate lo
splendore di queste sale. http://www.quirinale.it/ / http://54.197.118.110/visitavirtuale/palazzo.html
lunedì 2 giugno 2014
domenica 20 aprile 2014
Il Risveglio
Mi sono
svegliato sdraiato nel mezzo di un prato, ho aperto gli occhi e la
prima cosa che ho visto è stata la nuvola bianca sopra la mia testa.
Il cielo: era certamente di un azzurro mai visto prima e il rumore
soffice dell'aria leggera – che dei fili d'erba e dei fiori faceva
sue mani – mi sfiorava il volto. Percepivo la luce, il calore del
Sole, giungermi delicato sulla fronte e alzando gli occhi un po'
all'indietro lo vidi la', bello, splendente più che mai,
rinvigorito, più forte, puro.
Era tanto
bello starmene lì a godere dei profumi, dei suoni, dei colori e del
tatto lieto della serena natura, che poco dopo essermelo chiesto
avevo già lasciato da parte il mio spontaneo domandarmi cosa ci
facessi lì e perché. Non ricordavo nulla, ma al momento non
sembrava essere un gran problema. Più me ne stavo lì, rilassato e
senza preoccupazioni, più sentivo i miei sensi enfatizzati. Notai
che il mio respiro era fresco come l'ossigeno che respiravo, l'aria
era profumata di piante e stranamente i pollini non mi davano
fastidio come al solito. Gli uccellini cantavano come nelle migliori
giornate di primavera e mi sembrava di poterli capire; non decifravo
il loro linguaggio "alla lettera", ma sentivo nel loro
cinguettìo che erano felici. Continuai a guardare le nuvole passare
sopra di me per un po' e poi, d'un tratto tornò il dubbio e mi alzai
di scatto restando seduto; la terra era leggermente umida, di
quell'umido che si riconosce la mattina.
- Dove sono?
- mi chiesi ad alta voce.
Mi stupii.
La mia voce non era roca come al solito e notai di non avere più
l'insistente dolore alla gamba che da anni mi teneva mio malgrado
compagnia. Osservai le mie braccia, le gambe e così mi accorsi che
c'era qualcosa di straordinario in me.
- Com'è
possibile? - mi richiesi.
La mia
pelle, incredibilmente, non era la pelle raggrinzita dalla vecchiaia
che ero solito vedere. Mi alzai da terra, senza faticare e intorno a
me c'erano solo alberi e fiori. Sentii lo scrosciare di un torrente
in lontananza e decisi di seguire il suo canto. Mi feci strada verso
il suono dell'acqua e lo trovai, dietro a una fila di cespugli
verdeggianti. Avanzai piano, notavo ogni dettaglio, le rocce
nell'acqua, i pesci poco più in la', dove l'acqua era più profonda,
il muschio, una rana e al di la' della riva altre piante e altri
fiori. Cercai un punto in cui l'acqua fosse più ferma e con la
giusta dose di luce per formare un effetto specchiante. Piano piano
mi avvicinai: il mio volto... il mio volto era quello della gioventù!
E dov'erano finiti i miei ottant'anni? Affermare che mi sentivo
confuso è poco. Osservavo quel riflesso e mi tastavo il viso e
pensavo che certamente stavo sognando, un fantastico sogno pensavo.
Eppure sembrava tutto così reale, così nitido.
Mi guardai
ancora attorno: possibile che fossi l'unica persona nei dintorni? Nel
momento in cui stavo pensando a questo, sperando di non essere
davvero solo in mezzo a tutto quel verde senza saperne nemmeno il
motivo, sentii delle risate, delle voci: "Per fortuna..."
pensai. In tutto quel pacifico frastuono uno solo era stato il
pensiero costante: "Dov'è la mia Milena? Dov'è il mio amore?".
Seguii le voci e le risa e giunsi a una collinetta; vi salii in cima
e vidi un sacco di persone parlare, chiacchierare, bambini che
correvano e giocavano, uomini e donne che ridevano, amici e famiglie.
"Dov'è la mia Milena...?", la cercavo con lo sguardo in
mezzo alla gente, dall'alto della collina e finalmente, la vidi e
quanto era bella... Il suo viso era lo stesso dei nostri anni
migliori, i suoi capelli scuri, i suoi occhi grandi e scuri, avevano
ritrovato la salute; le spalle dritte, la carnagione dorata per
natura che tanto mi era piaciuta quando ci siamo conosciuti. Mi
sorrideva e mi guardava, mentre si faceva spazio tra le persone per
raggiungermi. Nel mentre,
vidi nella piccola folla anche il mio caro amico d'infanzia,
chiacchierava con altri e rideva, niente inalatore tra le mani e
l'aspetto sano di un tempo.
- James,
amore mio... - disse la mia dolce moglie guardandomi come solo lei
poteva fare - ... vieni con me.
Rimasi
ammutolito e lei mi prese per mano; non sembrava essere confusa
quanto me. Andammo a sederci poco più in la', con lo sguardo verso
il Sole. La guardavo, non riuscivo al momento a proferir parola, ero
incantato e lei pure mi guardava, ma nulla diceva. Dopo qualche
istante le chiesi: "Siamo in paradiso?"; lei sorrise, come
se la domanda le risultasse buffa e tenera, poi mi rispose:
- No, non
siamo in quel paradiso, non quello che stai pensando per lo meno.
Siamo sulla Terra, nello stesso posto dove abbiamo sempre vissuto.
- Ma com'è
possibile? - chiesi – Cosa sta succedendo? E perché siamo giovani?
Dov'è la città?
- Della
città a quanto pare non abbiamo più bisogno amore mio. Mi sono
svegliata poco prima di te e non so molto di più e nemmeno gli altri
sanno molto ma molti di noi, io compresa, hanno la certezza – anche
se non sappiamo perché – che le risposte arriveranno molto presto.
So solo che non c'è nulla di innaturale in tutto questo, nulla di
strano o fantasioso.
- Ma come
fai a dirlo amore? Io sono così confuso... Felice ma confuso.
- Te l'ho
detto, non so perché, so solo che è così.
Ci
abbracciammo, innamorati come sempre e sempre di più. Avevamo già
passato sessantanni della nostra vita insieme e saremmo rimasti uniti
per sempre.
Decidemmo di
stare lì, abbracciati a guardare quel maestoso paronama e anche se
non capivamo bene perché, sapevamo che a breve tutti i nostri dubbi
sarebbero stati chiariti. Anche io ora, accanto a lei, ero più
tranquillo. Fronte contro fronte le diedi un bacino sul naso, poi
senza pensieri ci sdraiammo sulla collina e ci addormentammo
nuovamente, mentre gli altri continuavano a parlare.
Mi sono
svegliato, di nuovo, ma stavolta ero a casa, sul divano e intravidi
Milena che sfornava i biscotti appena fatti e li posava in un piatto.
Era stato un sogno allora, come pensavo. "Che bel sogno però..."
pensai.
Milena si
avvicinò a me sorridente, mi portò una tazza di the e i biscotti.
- Grazie
amore mio...
- Figurati
tesoro...
- Sai... ho
fatto un sogno bellissimo... Eravamo tutti giovani e sani, forti e la
Terra sembrava essere rinata, incontaminata ed era tutto così
reale...
Mentre mi
ascoltava si sedette accanto a me e sorrideva, con quello stesso
sorriso che nel sogno sembrava essere intenerito e come se, ancora
una volta, avessi detto qualcosa di buffo. Eravamo telepatici da
sempre, quindi sapevo che quel sorriso significava molto.
- Non era
solo un sogno amore mio... - poi sorseggiò il the.
- Come? In
che senso non era solo un sogno tesoro...?
- Non so
perché... ma appena hai cominciato a raccontare mi sono convinta che
il tuo non è stato solo un bel sogno. Ha un significato. Un giorno
il mondo sarà migliore.
Sembrava
così sicura... Forse era solo la speranza di poter vivere insieme
ancora per millenni e magari per l'eternità, senza acciacchi, sempre
insieme, sani e forti... Qualcosa però mi diceva, nel cuore, che
quella sua sicurezza avesse un fondamento, anche se non sapevamo
perché. Io sentivo il suo cuore gioire e questo faceva gioire anche
il mio.
Si accoccolò
a me sul divano, bevemmo un po' di the e mangiammo i suoi favolosi
biscotti caldi che – quanto adoro questa cosa – avevano inebriato
la stanza di un profumo speciale.
Fronte sulla
fronte, le diedi un bacino sul naso.
Incrociare
il suo sguardo, ogni giorno della mia vita...
"Che
paradiso...", pensai.
mercoledì 2 aprile 2014
Recensione: "Giallo e Blu" di Ismar Gennari
Ritmo.
Musica. Queste sono le due parole che secondo me rappresentano
maggiormente il primo racconto di Ismar nel suo "Giallo e Blu".
Quando l'ho letto, la prima cosa che ho pensato è che si percepisce
nettamente e teneramente che l'autore, oltre che essere uno scrittore
è anche un musicista. In effetti il primo racconto, "Applausi",
parla di musica, dell'intimo rapporto tra il musicista e il suo
strumento. Non è questo però il motivo principale per cui ho fatto
questo pensiero. Non è la tematica in se a far comprendere che Ismar
è un musicista, ma la musicalità, il ritmo delle parole, della
sintassi; sembrano parole scritte su uno spartito come fossero note
musicali e il che è meraviglioso. Gli applausi qui non sono la cosa
più positiva, il protagonista preferisce, giustamente, la sincera
unione tra se stesso e la musica che diviene veicolo di comunicazione
con la natura, anche prima di suonare e dopo aver suonato, perché la
musica è nella sua anima, è nell'anima del protagonista fin da
quando era bambino ed è questo che gli permette di sentire ed
ascoltare la natura che lo circonda. I suoi genitori preferirebbero
per lui grandi applausi, ma gli applausi a cui loro sono abituati
sono, con un gioco di parole, abitudinari e l'abitudine non fa parte
del vero sentimento della musica.
"Era
come in un quadro di Van Gogh. Titolo Giallo e Blu. Peccato che il
maestro non l'abbia mai dipinto."
Queste
le prime parole che appaiono nella prefazione. Perfette per rendere
l'idea di quanto questa serie di racconti sia varia nelle emozioni e
nei sentimenti, nelle visioni e nei punti di vista.
Ismar
accompagna dolcemente i lettori, come per prepararli a ciò che verrà
dopo. Inizia dolcemente, con i sentimenti puri della musica e della
fotografia, narrata nel secondo racconto ("Bellezza") da un
punto di vista eccezionalmente originale e colmo di emozione e
stupore, per poi giungere a emozioni forti e crude, come quelle di un
uomo condannato a morte o di uomini che uccidono. E poi la "routine",
le malsane tradizioni da osteria, le tante persone e la solitudine,
l'odio e la vanità e poi ancora la bellezza della musica e
dell'amore, come per spezzare la cruda realtà di alcuni dei
protagonisti coinvolti; la faccia A e la faccia B di una moneta, la
sincerità e l'ipocrisia, il sacrificio, il sudore e le speranze, ma
anche l'abbandono e la tristezza, l'assurdità e la tragedia. Tutte
queste emozioni, questi sentimenti forti, che siano positivi o
negativi, sono miscelati in questa raccolta con grande consapevolezza
e padronanza. Grandioso.
Ho
iniziato a racconarvi di "Giallo e Blu" con un accenno al
primo racconto, cercando nel frattempo di non svelare troppo del
resto e tentando di dare un'idea di quanto questi racconti siano vari
e versatili, nei contenuti e nello stile; si perché anche lo stile
cambia per certi versi da un racconto all'altro.
L'ultimo
racconto, per chiudere, si intitola "Un Altro Anello". Non
riuscireste a immaginare quanto sia fantastico. Leggerlo significa
riuscire, attraverso le parole di Ismar, ad immedesimarsi in modo
candido ed onesto nella grandezza di un magnifico abete rosso.
Potrete sentire la sua forza, i suoi pensieri e la sua voce. La
potrete sentire, perché Ismar l'ha sentita, e ha deciso di portarla
a noi.
©Lara Aversano
venerdì 21 febbraio 2014
Recensione "Punti senza fine" - di Ismar Gennari
Di seguito una bellissima recensione di "Punti senza fine" pubblicata dallo scrittore emergente Ismar Gennari, autore dell'interessantissima raccolta di racconti "Giallo e Blu". Grazie di cuore Ismar!!!
"La prima volta ho fatto fatica ad apprezzare appieno “Punti senza fine"…Non so perché, ma non riuscivo a immergermi nel romanzo e a godere per intero della trama. Ho chiuso e ho ricominciato, approcciandomi diversamente, leggendo senza fretta, regalandomi il tempo di scoprire i fatti pagina dopo pagina. E tutto è cambiato.
"La prima volta ho fatto fatica ad apprezzare appieno “Punti senza fine"…Non so perché, ma non riuscivo a immergermi nel romanzo e a godere per intero della trama. Ho chiuso e ho ricominciato, approcciandomi diversamente, leggendo senza fretta, regalandomi il tempo di scoprire i fatti pagina dopo pagina. E tutto è cambiato.
"Punti senza fine" è un libro che racchiude in se la fragilità e la sensibilità di una ragazza alle prese con la scoperta del mondo, dell’arte, dell’amicizia e dell’amore. E’ un romanzo-diario che va letto aprendo più il cuore che non gli occhi, lasciandosi travolgere dall’empatia, trattando le pagine come fiori delicati, assaporandone il profumo parola dopo parola, scegliendo bene i tempi, scansando la fretta di finire.
Difficile? No, basta approcciarsi nella maniera più consona. Certo, i fan accaniti di Stephen King non troveranno qui pane per i propri denti, ma per una volta potranno riposare il palato con dei morbidi e dolcissimi Macaron… In particolare ho apprezzato molto la vena poetica di tutto il libro, poesia che l’autrice snocciola con stile e naturalezza, toccando delicatamente le corde dell’anima e suonando con esse note soffuse e sublimi.
Non posso non chiudere con una citazione dal capitolo “Autunno Urgente": "Le foglie secche si sciolgono nei loro stessi colori caldi; il rosso, il giallo, il verde scuro e sfumato riempiono la terra di scricchiolii sui quali i bambini inventano un gioco…"
Vorrei tanto averlo scritto io…
Complimenti Lara!!!!!"
Ismar Gennari
giovedì 6 febbraio 2014
Lenti all'ira
A volte gli esseri umani si perdono davvero in sciocchezze. Le nostre relazioni umane, il nostro grande amore, il dialogo con un genitore o con entrambi, i punti di vista diversi per così dire, nel parlare con un fratello, una sorella, un amico o amica... Si, a volte ci perdiamo proprio in un bicchier d'acqua; da una cosa futile cominciamo ad alzare la voce e il tono offusca l'ascolto e così, non parlando, urlandoci addosso a vicenda, non ci ascoltiamo e non ci capiamo. E' ovvio, come potremmo riuscirci? E così sprechiamo un sacco di energie e perdiamo il buon umore, perché in quel continuo sbraitare reciproco, l'uno e l'altra non si sentono più, nasce la lite, il bisticcio o quel che è. Quando poi siamo nervosi ed affannati dall'ira che solo al vuoto conduce, ci è impossibile ragionare e su tre cose che diciamo due non hanno senso e facciamo solo danni. Perché umani, io mi chiedo, non riusciamo a domarci in momenti così assurdi? Personalmente a volte ci riesco e altre no e rifletto... Siamo così fragili, è così fragile la nostra imperfezione... Tanto che mi chiedo come sia possibile che ci siano esseri umani così convinti di se, che bramano chissà quale potere e poi, come tutti, non hanno pieno potere nemmeno su se stessi. "Lenti all'ira" dovremmo essere, questo insegna Dio, per chi crede... e Lui poi, lo mettiamo sempre in mezzo, come se non avesse già abbastanza dolore nel cuore vedendo quanto i suoi scellerati figli siano stati, fino ad ora, incapaci di gestire il proprio libero arbitrio con un minimo di senso. La cosa più folle di tutto questo è che, nonostante tutto e per fortuna, c'è ancora un'umanità che merita di essere chiamata tale... Forse troppo stressata, forse non ancora pronta ad essere sempre "lenta all'ira", ma comunque "Umana".
mercoledì 25 dicembre 2013
Natale
Non lasciatevi abbagliare dai lustrini, amate la maglia senza firma che sia di buon cotone, amate l'artigianato e le tradizioni, la terra e i suoi frutti, gli animali, la natura e stimate coloro che se ne prendono cura. Amate i presepi fatti con amore per l'arte, frutto di mesi e mesi di passione, le festicciole dei piccoli paesi, senza grandi alberi o chissa' che. Amate il calore delle vostre famiglie sempre e la comprensione, il dialogo, siano tra i vostri principi di vita in ogni giorno dell'anno. Rispettate il prossimo e fatevi rispettare nel giusto modo, lottate per il vostro futuro e non mollate mai la presa. Continuate a sognare, non smettete mai... di sognare e sudate, nobilmente, per realizzare ciò che vi sta a cuore. Alle mani ruvide e sporche dei lavoratori, a chi passa momenti difficili, a chi è felice e a chi è triste, a chi è per strada, a chi cerca di difendere la propria casa, a chi ha fame, a chi a sete, a chi non a nessuno, a chi sorride ora con i propri cari, ai neo genitori che passano il primo Natale con il proprio bebè, ai genitori "da un po'" che gioiscono perché "siamo tutti riuniti", a tutti coloro che hanno bisogno d'amore e danno amore, a chi si sente solo perché la persona più amata e che più vi ha amato ora è parte di quell' "essenziale che è invisibile agli occhi"... Siate onesti sempre, umili sempre, nella giustizia, sempre. Fate di ogni vostro passo, un passo in avanti in più, per l'umanità. Buona vita e buon Natale a tutti voi...
Lara Aversano
*2013 / 2021
martedì 10 dicembre 2013
La giusta strada
Energia potente,
il colore fresco
del nostro nido.
Riflettiamo
sulle speranze,
creiamo
i nostri sogni.
Immagino ora,
Violette ed Iris,
campi dorati
e primavere.
giovedì 14 novembre 2013
Sempreverde
Tu che delle bacche di ginepro conosci l'acre sapore, ma t' accorgi anche che aghiforme ti guarda, sempreverde, aspettando i suoi fiori. Tu che desideri comunicare al mondo, che un po' lo ami e un po' lo temi. E
ancora tu, che con granelli di sabbia e pietruzze tra le mani, osservi i
colori e ti chiedi che uomini strani sono coloro che questa stessa
purezza non notano neppure. Tu che nel cielo nuvoloso noti il normale grigiore, ma già vedi il Sole pronto a zampillare, fuori ed oltre, le nubi lacrimose. Tu, che ami luce e calore e nei battiti del cuore di coloro che ami trovi tutto ciò che ti rende vivo.
martedì 5 novembre 2013
Pa - ro - le
Le parole hanno una forza sorprendente, si fanno amare. Tant'è che oltraggiate dall'interlocutore sprovveduto, saranno difese da coloro che le sanno vestire.
martedì 1 ottobre 2013
"Siamo quelli che..."
Siamo quelli che ... si... hanno bisogno di lavorare per... vivere dignitosamente.
Siamo quelli che hanno bisogno di sperare, sognare, realizzare.
Siamo quelli che hanno bisogno di essere ascoltati, siamo quelli che vivono giorno per giorno, sognando di vivere sapendo per certo che la fatica, in futuro, sarà ripagata.
Siamo quelli che hanno nel sangue arte, inventiva e allegria, siamo quelli che "se davvero lo facessero fare a noi il Paese", pian piano si risolverebbe tutto.
Siamo quelli che ascoltano il tg con interesse; siamo quelli che ascoltano il tg con interesse e poi cambiano canale perché non ne possono più.
Siamo quelli che la sera, accoccolati ai nostri cari, continuano a sperare, a credere nella nostra capacità di essere forti, con gli occhi a volte lucidi, perché abbiamo bisogno di ridere.
sabato 7 settembre 2013
Versi d'oltre confine
Ruba il fuoco e lo fa suo,
prende in un balzo fogli d'aria
e li aggrada di versi sontuosi,
gioca con le onde di un lago
allietato da foglie brillanti,
sa vedere oltre le montagne,
oltre ogni confine o muro,
crede nell'essere inebriato
dalle scolpite gioie del cielo,
adora provare a descrivere
l'anima e i suoi sapori.
Il gusto della terra
si impregna nei suoi occhi
e può portarlo così
allo sguardo del mondo.
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