Il Messaggero è un ruolo che può assumere diversi significati. Si pensa, in genere, debba per forza essere un personaggio “in carne e ossa” per dirla semplice, ma in realtà può essere un “qualcuno” o “qualcosa” che porta il protagonista al cambiamento interiore. Certo, può essere un personaggio esterno a quello principale, ma c’è da tenere in considerazione anche questo altro possibile aspetto, molto importante.
Il messaggio, di fatto, può giungere da qualsiasi parte: si può trattare della melodia di una canzone, delle sue parole o di una chiacchierata fatta con un amico; può trattarsi di un discorso sentito da un estraneo, da un film che il protagonista guarda, un libro che legge, un gesto che vede fare da qualcuno per strada. Il messaggio è quel qualcosa che fa scattare nel protagonista un’evoluzione, un cambiamento interiore.
Altra funzione importantissima del messaggero è quello di dare motivazione al nostro protagonista. Facciamo però degli esempi pratici per comprendere meglio i concetti.
Nel primo caso potremmo pensare a una storia del genere e, volendo, basta una frase per esprimere “la chiamata” del protagonista”:
“Ora, come un fulmine a ciel sereno, sapevo cosa fare della mia vita. Avevo solo sedici anni, ma furono proprio quell’attimo infinitesimale e quelle immagini a farmi capire che dovevo cominciare a pensare al mio futuro e, il mio futuro, sarebbe stato l’Oceano.”
Bene, in queste tre righe inventate al momento, è evidente che il messaggero non è un personaggio, ma delle immagini che passano in tv. Il protagonista ha una sorta di illuminazione. Lì inizierà il suo cambiamento e da quel momento in poi in lui si scatenerà la motivazione per raggiungere il suo primo obbiettivo. Un altro esempio potrebbe essere quello del messaggero/ mezzo:
“Aprii la busta completamente bianca domandandomi cosa potesse essere. Ero povero in canna ed ora, davanti a me, trovavo un assegno da un milione di dollari e un numero di telefono.”
La busta, l’assegno e il numero di telefono. Mezzi per dire al protagonista in difficoltà che le cose cambieranno (in meglio o in peggio, nonostante il denaro, non si sa; potrebbe essere l’eredità di un parente sconosciuto o la tentazione di un criminale e, magari, il nostro protagonista si troverà in situazioni spiacevoli o rifiuterà, ritrovandosi magari anche con dei nemici).
Ora diversi esempi di messaggeri “fisici”, con i loro rispettivi messaggi:
“Sei troppo negativo, non si può essere così a diciott’anni, santo cielo. Non saremo mai abbastanza saggi per essere felici davvero, però ci puoi sempre provare. La felicità ha diverse forme e dovresti cominciare a prenderle in considerazione, caro mio.”
In queste righe d’esempio, una persona (amico/a, sorella/fratello ecc. ecc.) dice al protagonista una frase che lo farà riflettere. In sostanza, lo incita a darsi una mossa per provare a raggiungere degli obbiettivi o comunque qualcosa che lo porti alla sua strada e lo renda il più possibile ad essere felice.
“Alma, la tua gente non aspetta altro che te. Se non ti deciderai a prendere in mano la situazione, sarà la fine del nostro regno.”
In questo caso, una principessa, una guerriera, questa Alma che è protagonista della storia, riceve un messaggio da un altro personaggio che la incita a fare qualcosa. Esorta la protagonista ad agire, perché se non lo fa, il suo regno cadrà.
“Hai intenzione di stare qui a pensare o prendi in mano quel telefono e ti informi per l’audizione?Forza! Non me ne andrò da qui fino a che non avrai alzato quella cornetta!”
In questa situazione, il messaggero da un po’ la scossa al nostro/ alla nostra protagonista che, evidentemente ha l’obbiettivo di intraprendere una carriera da attore/ attrice (ad esempio), ma probabilmente è titubante, non crede troppo in sé, dunque il messaggero gli suggerisce il passo successivo.
“Albert,vai da Grace, prendi gli attrezzi e torna qui. Malcom ci aspetta per definire il piano: fai alla svelta, è meglio non farlo arrabbiare il capo. Abbiamo un colpo da portare a termine.”
Questo personaggio dice al protagonista (Albert) quello che deve fare, dunque gli da un messaggio pratico, da parte del capo (Malcom) che lo porterà ad agire e compiere una serie di azioni (sino al presunto “colpo”, qui ovviamente non specificato).
Il messaggero è sempre presente in un modo o nell’altro, solo con generi diversi. Il messaggero di “Pinocchio”, ad esempio, può essere identificato con il grillo parlante che funge da sua coscienza, mentre se pensiamo ad un film, potremmo fare riferimento alla saga dei “Transformers”. Chi è, nel primo film, il messaggero che darà il via a tutto? Bumblebee! Esattamente lui, uno dei migliori amici di Optimus Prime che giunge sgangherato tra le mani di Sam.
Al prossimo articolo con gli archetipi del Mutaforme, dell’Ombra e dell’Imbroglione!
Rock. A volte sento usare questo sacrosanto termine fuori luogo.
Non è bello. Il rock è storia, cultura, società, ramificazione, carattere,
identità, collettività ed unicità. Al giorno d'oggi se non si sta attenti si
rischia di sentir accostare la parola rock alle barbabietole. Il rock è una
macrocatecoria della "popular music", da non confondere assolutamente
con la "pop music" - dalla quale da metà del ventesimo secolo, anche
in musicologia, si è fatta una netta distinzione. E' all'aba fu il rock 'n
roll, nato negli USA tra la fine degli anni '40 e l'inizio degli anni '50,
originato da generi quali il blues, il country, l'r&b, il gospel, il
bluegrass, il folk, il jazz. Se A ha origine da B e B ha origine da C, allora A
ha origine da C. Dunque si, il Rock è nato dal Rock'n Roll, ma per logica
conseguenza nasce anche da tutti i generi sopracitati e si ramifica negli anni
come le radici assetate di un gigante verde. Attorno alla metà degli anni
cinquanta il rock 'n roll raggiunge un pubblico vasto ed inizia ad avere un
impatto sociale non indifferente. Nel 1957, Chuck Berry, pubblica con la Chess
Records "School Days" (conosciuta anche con l'alternativo titolo di
"School Day (Ring! Ring! Goes the Bell) e quel pezzo rappresenta la
meravigliosa rivoluzione del rock 'n roll. Il semplice racconto di un giorno di
scuola, le sensazioni di un'adolescente, la pesantezza che come molti giovani
il protagonista si sente addosso. Emozioni che prima del rock 'n roll non
avevano granché modo di avere sfogo, ma quando la lezione finisce e i libri si
chiudono, ora c'è il rock' n roll ad attenderlo: "Hail, hail rock and
roll/ Deliver me from the days of old/ Long live rock and roll/ The beat of the
drums, loud and bold/ Rock, rock, rock and roll/ The feelin' is there, body and
soul. "Hail, hail, rock and roll". Versi che si potrebbero tradurre
con un "grandinami addosso", "sconvolgimi" rock 'n roll.
"Deliver me from the days old", "liberami dai tempi
antichi". Mentre Chuck Berry cantava queste parole, il rock 'n roll stava
facendo proprio questo. Finalmente, come Berry stesso scrive nel testo. Dunque,
"Long live rock and roll", lunga vita al rock 'n roll e ancora
"Il battito dei tamburi, forte e audace/ rock, rock, rock and roll/ La
sensazione è lì, corpo e anima", perché basta "Sentire la musica
dalla testa ai piedi" ("Feeling the music from head to toe").
Questo accade con il rock 'n roll. E' l'inizio della liberazione mentale,
dell'evasione sociale, la nascita del coraggio di dire, fare, rivoluzionare.
Spiegare per bene le origini e l'evoluzione del rock' n roll, le ragioni
storiche, gli incontri e i confronti culturali che ne hanno dato i natali, i
primi accenni e le influenze, le sfumature che negli anni sono entrate a far
parte del genere, è cosa assai lunga e complessa (perciò come scrivo sempre, se
volete approfondire - semplicemente... fatelo!). Facciamo dunque un salto alla
successiva evoluzione. Dal rock 'n roll al rock. Da Jimmy Preston, Roy Brown,
Hank Williams... attraverso Sam Phillips, Bill Haley (and His Comets), Bo
Diddley e l'eterno Chuck Berry ed ancora Jerry Lee Lewiws, Little Richard e
innumerevoli artisti del rock 'n roll dei primordi e del suo sviluppo, arriva
poi l'influenza del folk e del cantautorato, prima con Woody Guthrie e Pete
Seeger e poi con Bob Dylan e l'usignolo di Woodstock Joan Baez, che al folk dei
primi aggiungono la sostanza di tematiche impegnate, a favore dei diritti
civili e sociali. E come non parlare della poesia di Dylan... "Mr.
Tamburine Man", ad esempio, pubblicata da Dylan nel '65 e riarrangiata lo
stesso anno dai Byrds che la inserirono poi nel loro primo album con ulteriori
contributi da parte di Dylan stesso o l'eterna (come tutte i pezzi di Dylan del
resto) "Like a Rolling Stone" e la sua "miss solitude".
Leonard Cohen che inizia proprio come poeta incidendo nel '57 un reading album
e pubblicando poi nel '61 la raccolta di poesie "The Spice-Box of Earth"
a cui seguiranno altre pubblicazioni. Ed è nel '67 che Cohen porta la sua
poesia in musica con il suo primo album da cantautore, intitolato proprio
"Songs of Leonard Cohen", passando durante la sua carriera attraverso
i generi disparati, dal jazz al folk rock e al soft rock. Quelli furono
anche gli anni in cui Simon&Garfunkel si unirono a New York dando vita a
"The Sound of Silence", prima in versione acustica e successivamente
remixata con chitarra elettrica e batteria. Nel '67 arrivano altri gruppi, artisti,
molto influenzati dal folk rock, quali i Fairport Convention e Pentagle (che
unirono al folk anche jazz e blues). Nel anni sessanta, dal Regno Unito parte
la "British Invasion": arrivano i Beatles e i Rolling Stones. I
Beatles, che portarono al vasto pubblico generi quali il folk rock (dai Byrds)
e il rock psichedelico e i Rolling Stones, che si distinsero fin dai primi
album dando un colpo di coda alla musica, portando una svolta dalla quale
innumerevoli gruppi avrebbero tratto ispirazione. Nascono il garage rock,
genere considerato "padre del punk rock" e il freakbeat (di
ispirazione beatlesiana). Negli stessi anni, giungono al successo anche gli Who
e il mod degli Small Faces. A seguire, mentre prende il volo il garage rock,
anche il rock blues, che a differenza di altre ramificazioni si è sviluppato
come "genere a se", si espande (sin dalla metà degli anni sessanta).
E come non pensare a Johnny Cash, che da molti è ricordato come icona della
musica country e certo, è vero, ma ha attraversato nella sua storia e facendo
la storia, generi quali rock, blues, rock ' n roll, folk, alternative e chi più
ne ha più ne metta. E fu proprio dal rock blues che poi nacque l'hard rock
degli anni settanta, come estremizzazione del rock blues stesso. Pionieri del genere,
naturalmente, i Led Zeppelin. E poi la surf music, con Dick Dale e
successivamente i Beach Boys, il rock psichedelico nelle sue più svariate forme, il movimento grunge con gruppi quali i Nirvana e i Soundgarden, se
parliamo di tempi più recenti. E il movimento punk, con tutto il suo
scoinvolgimento sociale. Altri grandi della storia, così grandi, come Frank Zappa, Tim Buckley, Captain Beefheart e poi... Jimi Hendrix,
Janis Joplin, i Velvet Underground, i Doors, i Queen, tutti giganti. Sarebbero
talmente tante le cose da dire e ovviamente un articoletto non può contenere
tutta la storia del rock. La questione in ballo è sempre quella di
"stuzzicare" e il punto centrale poi, non è solo scrivere un articolo
che può risultare piacevole alla lettura per chi il rock già lo ama e lo
conosce, ma appunto, incuriosire chi lo conosce meno, far venire quel
"pizzicorio" che ti porta con curiosità ad andare a sentire, leggere,
perché "questo non l'ho mai sentito, aspetta un po' che...".
Christopher Vogler e "Il Viaggio dell'Eroe": eccoci a proseguire con la rubrica "Il racconto e i suoi segreti". L'ultima volta, infatti, ci siamo fermati proprio sulla domanda: "E Volger? Chi è? Cosa c'entra con questo percorso di cui stiamo parlando?" Per leggere l'articolo precedente clicca qui.
Christopher Vogler è uno sceneggiatore statunitense, classe '49, ancora in attività. Ha insegnato alla famosissima Università UCLA e a Hollywood ha lavorato anche con la Disney, ma ciò per cui il suo nome spicca anche in letteratura e, in particolare, nello studio della narrativa, è il saggio "The Writer's Journey: Mythic Structure For Writers". Letteralmente il titolo sarebbe traducibile in "Il diario dello scrittore: strutture mitiche per scrittori" ed è stato poi tradotto in italiano con il sopracitato titolo "Il Viaggio dell'Eroe".
Partendo dagli studi di Joseph Campbell, Vogler ha elaborato degli archetipi narrativi e ha racchiuso nel suo saggio, utile al cinema (suo ambito lavorativo) quanto alla scrittura, le principali funzioni degli stessi e la struttura base della loro evoluzione.
Al di là del fondamentale elemento dell'Eroe, protagonista della storia, i sette archetipi individuati dall'autore sono i seguenti:
- il Mentore (o Vecchio Saggio) - l'Alleato (o gli Alleati) - il Guardiano della soglia - il Messaggero - il Mutaforme (Shapeshifter) - l'Ombra (Shadow) - l’Imbroglione (Trickster)
Questi archetipi, va ricordato, non sono ruoli fissi assegnati a un determinato personaggio, ma funzioni che definiscono gli stessi a seconda dei contesti, della storia, dello scopo della nostra narrazione. Un personaggio che in prima battuta ha avuto la funzione di Mentore, può anche essere un Messaggero in altri contesti, così come un Guardiano potrebbe anche fare da Mentore, in alcuni casi.
Il Mentore:
Il Mentore è una figura chiave sia nella narrazione scritta che in quella cinematografica ed è un archetipo estremamente versatile, nelle caratteristiche e per le sue modalità di inserimento nella struttura narrativa. Possono, tra l’altro, esserci più Mentori in una stessa storia, anche se generalmente quello principale è uno e si distingue da altri eventuali.
Se dovessimo pensare a un Mentore della letteratura classica, dovremmo subito volgere lo sguardo alla Divina Commedia. Dante, infatti, ha scelto Virgilio come proprio Mentore nel percorso che deve intraprendere tra Inferno e Purgatorio, per arrivare al Paradiso nel quale però egli non potrà proseguire. Fatto è che Virgilio porta Dante a portevi accedere. Virgilio guida Dante, lo consiglia, gli fa notare cose che da solo non avrebbe notato, gli insegna come muoversi attraverso gli scenari e lo aiuta anche a comprendere molte più cose di sé stesso e del mondo (e dei mondi) che lo circondano.
Questo accade anche in tantissime avventure moderne e così funziona anche per gli altri archetipi. Sempre parlando di mentori, potremmo pensare al personaggio di Silente nella saga di Harry Potter, ad Alfred nelle avventure di Batman, al Grillo Parlante di Pinocchio!
Come dice la parola stessa, il Mentore è una guida, è colui che insegna all'Eroe come dare il meglio di sé; lo aiuta a sciogliere dubbi e paure e lo spinge verso l'avventura (tecnicamente si passa dunque dal mondo ordinario a quello straordinario). L'Eroe, sotto la guida del suo Saggio, inizia ad evolversi, cambia e cresce.
Da precisare, inoltre, è che esistono diversi tipi di Mentore e Volger li suddivide in:
Il mentore poi, può essere sia positivo che negativo e ve ne sono diversi esempi in letteratura così come al cinema. Per ciò che concerne i mentori negativi, ci basta pensare a "Animali Fantastici e dove trovarli". Infatti, il controverso personaggio di Creedence si trova ad avere come mentore proprio Percival Graves che, infine, altro non è che il malvagio Grindelwald sotto mentite spoglie. Un altro esempio di mentore negativo, lo troviamo nella famosissima saga di Guerre Stellari con il personaggio di Darth Sidious, guida del ben noto Darth Veder.
L’Alleato
La figura dell’Alleato o degli Alleati è quasi sempre presente in una storia. Amici, personaggi conosciuti dall’Eroe durante la sua avventura, personaggi che lo aiutano anche solo per gentilezza e di passaggio. Il vero alleato però è quello sempre presente o stabile per buona parte della storia. Un esempio di Alleati, richiamando l’amata saga di Harry Potter, sono i due inseparabili amici Hermione e Ron, sempre presenti, ma anche personaggi che troviamo nei diversi libri (e film), quali Sirius Black (padrino di Harry) o più in generale tutti i membri dell’Ordine della Fenice. Altro esempio di alleato è il personaggio di Sam Wilson (Falcon) per Capitan America.
Il Guardiano della Soglia:
Il Guardiano della Soglia mette a prova l’Eroe. Crea uno o più ostacoli per testare la forza e la volontà del protagonista di proseguire, dunque provoca una battuta d’arresto. Non è per nulla detto, però, che questo personaggio sia un nemico. A volte lo può sembrare fortemente, a volte lo è in un primo momento, ma poi si trasforma in Alleato, altre ancora è solo un “muro di prova” oppure potrebbe voler solo essere riconosciuto dall’Eroe per la funzione che ha.
In ogni caso, il Guardiano funge da passaggio tra il mondo ordinario e quello straordinario. Può essere anche interiore, perché come per quello esteriore, sarà sempre un modo con il quale il protagonista si troverà ad affrontare le proprie debolezze, a mettersi in discussione, per poi far emergere ancora più forza. Talvolta, l’Eroe può assorbire i poteri del Guardiano, interiorizzando ed elaborando così, anche fisicamente, le sue stesse difficoltà e trasformandole in qualcosa buono e utile.
Arrivati a questo punto, direi di proseguire con il prossimo articolo e l'approfondimento degli altri archetipi. Non mancate!
Lorenzo
Riccardi.
L'ho scoperto grazie a un amico e se non lo conoscete vorrei farlo
conoscere anche a voi. Lorenzo Riccardi è un eccezionale cantautore
nato a Pavia, nel giugno del '64. La sua storia (andate a leggerla)
la potete trovare sul suo sito ufficiale www.lorenzoriccardi.it,
dunque io vorrei parlarvene in un altro modo, semplicemente
attraverso le sue canzoni. In particolare abbiamo scambiato qualche
parola riguardo a due pezzi che io amo molto e sui quali gli ho posto
un paio domande."La
canzone del porto" (da "Strade perse", 1997)
e "Il
diavolo nella bottiglia" (da "Tra fiamma e candela",
2003).
Prima delle risposte del gentilissimo poeta, i testi dei due brani. A
seguire, due video live, in cui non potrete non vedere e sentire
tutta la sua intensità...
"Il
diavolo nella bottiglia":
C'è
il diavolo nella bottiglia
nera,
nera con il tappo blu
ma
la sete, ma la sete mi piglia
e
il diavolo lo butto giù.
Bevi,
bevi che ti passa la fame
e
la sete, intanto non c'è più .
Il
diavolo nella bottiglia vuota
con
la scritta: Belzebù.
Nessuno
uscirà da qui,
nessuno
uscirà vivo,
nessuno
uscirà da qui,
nessuno
uscirà vivo.
Hai
visto terra e mare,
lo
spazio intorno al mondo,
sei
stato sulla luna
nell'abisso
più profondo
e
in nome del profitto
o
per falsa umanità:
veleni,
fame, guerra,
queste
ed altre oscenità.
Nessuno
uscirà da qui,
nessuno
uscirà vivo,
qualcuno
pensa di si,
speranze
appese a un filo.
E
la signora fila il filo
e
un filo è da tagliare,
è
per la pecora nel bosco
sgozzata
da un maiale.
Nessuno
uscirà vivo
nemmeno
un generale
nessuno
uscirà da qui
sempre
ammesso che sia male.
E
davanti al nulla si può finire
facendo
imitazioni
come
immagini, riflessi
di
chi conta e fa milioni.
Di
chi canta controvento,
di
chi pensa positivo,
nessuno
uscirà da qui
fino
a quando sarà vivo.
Ahi
ahi ahi ahi …
Nessuno
uscirà da qui,
nessuno
uscirà vivo,
qualcuno
crede di si,
speranze
appese a un filo.
Nessuno
uscirà da qui,
nessuno
uscirà vivo,
non
resterà più niente
del
programma interattivo.
Ma
in cielo nasce il sole
che
muore quando è sera
e
il correre del tempo
a
volte fa paura,
ognuno
col suo viaggio
come
sabbia tra le dita,
ma
tutti chiusi dentro a questa
maledetta
vita.
"La
canzone del porto":
C'è
una nave all'orizzonte,
ad
un tiro di cannone,
non
c'è nessuno sopra il ponte
a
reggere il timone,
non
ha bandiera non ha nome
sulla
sua fiancata,
è
una goletta portoghese
spero
non sia pirata.
Ora
la vedo meglio
e
vada come vada
è
sempre più vicina
è
ancorata nella rada,
non
segnala non minaccia
ma
io conosco il trucco,
meglio
vederci chiaro prima di
concedere
l'atracco.
Io
sono il porto dove arrivano le navi
dopo
la tempesta,
dove
si svegliano i marinai
il
giorno della festa,
dove
si piangono gli amori
finiti
infondo al mare,
dove
si lasciano i dolori
prima
di salpare.
Quindi
dimmi il punto esatto,
dimmi
da dove sei venuta,
cosa
mi spetta per contratto
quando
sarai partita,
quali
colori usi
per
dichiarare guerra
e
quanto tempo hai navigato
senza
toccare terra.
Io
sono il porto dove arrivano le navi
dopo
la tempesta,
dove
si svegliano i marinai
il
giorno della festa,
dove
si piangono gli amori
finiti
infondo al mare,
dove
si lasciano i dolori
prima
di salpare.
Come
sono nati questi splendidi pezzi...?
"La
canzone del porto è nata una mattina all'inizio degli anni
novanta: ricordo che dalla chitarra mi uscì quella specie di
minuetto vagamente mozartiano che costituisce la frase musicale
dell'introduzione, poi mi venne l'idea del porto che parla e si
rivolge alla nave come ad un'amante e la canzone ha preso forma. De
Il diavolo nella bottiglia non ricordo molto, deve essere
cominciato tutto con “Nessuno uscirà da qui, nessuno uscirà
vivo”. Posso dire che
il titolo e l'idea del diavolo chiuso dentro la bottiglia vengono
dall'omonimo racconto di Robert Louis Stevenson, nel quale una
bottiglia con dentro il diavolo passa da un personaggio all'altro con
varie conseguenze. Nella canzone, invece... tutti noi esseri umani
siamo chiusi in una bottiglia, che è la vita, con il male da noi
stessi generato."
Quali
erano gli "intenti" – se così si possono chiamare - di
questi brani, se effettivamente c'erano/ ci sono?
"Quasi
tutte le mie canzoni sono nate di getto, musica e parole insieme;
capita che una frase o un ritmo comincino a ronzarmi nella testa e
capisco che devo mettermi li, magari con la chitarra, e registrare o
scrivere. In genere dopo un'oretta la canzone ha preso forma almeno
nelle sue linee essenziali. Josè Saramago diceva che la gente crede
che gli scrittori scrivano certe cose perché vogliono esprimere una
determinata idea o sentimento e invece le scrivono perché suonano
bene. Sono d'accordo e penso che, per motivi squisitamente tecnici,
sia ancora più vero per la canzone, almeno per le mie. Non credo
quindi di poter parlare di intenti ne di intenzione perché in realtà
è la canzone a guidarmi, nel senso che la struttura, il ritmo, le
rime suggeriscono delle assonanze, dei contrasti e delle immagini che
vanno necessariamente seguiti, cioè sono io con il mio bagaglio
tecnico e umano a condurre il gioco ma fino a un certo punto.
Probabilmente tutta una serie di stimoli, idee, stati d'animo,
emozioni, esperienze si accumulano e quando il tutto giunge a
maturazione nasce una canzone. Io stesso scopro cosa dice la canzone
una volta che è finita e a sua volta chi ascolta, sulla scorta delle
esperienze personali, della propria sensibilità, del momento, da la
sua interpretazione, emotiva o razionale che sia."
Il nuovo album di Ottodix è stato pubblicato proprio qualche giorno fa, il 25 ottobre per l'esattezza e si chiama "Robosapiens". Ottodix, al secolo Alessandro Zannier, ci riporta così nel suo mondo di mezzo tra synth pop di ispirazione wave elettronica e musica d'autore. Un'elettronica fantascentifica all'ascolto che si fonde con testi di stampo cantautorale insomma. In questa nostra chiaccherata parliamo un po' di questo lavoro in uscita cercando di ripercorrere traccia per traccia quello che è il senso totale dell'opera ed affrontando le tematiche trattate...
- "Robosapiens" è il primo pezzo e da' anche nome all'album stesso. C'è un motivo particolare? pensi riassuma più degli altri il "motivo" di questo lavoro?
In realtà ho dato prima il titolo all'album, poi è uscito questo pezzo ispirato al nome. Ipotizza in modo ironico e facendo un'iperbole (o una provocazione) l'avvento di un'intelligenza artificiale in grado di calcolare e prevenire con funzioni matematiche le debolezze dell'uomo, la sua storia, i suoi difetti, prendendo così decisioni politico-economiche-sociali eque o correttive, senza essere sottposto a corruzione, interesse personale o brama di potere. Vedendo lo sconfortante panorama politico economico globale, sentendo sempre più spesso dibattiti sull'eco sostenibilità, sui flussi migratori, ho immaginato che in un disegno così complesso e imprevedibile solo una macchina perfetta potesse venirne a capo. Con tutti i se e tutti i ma.. In ogni caso è ispirato a un racconto di Asimov, nulla di nuovo in letteratura... Forse accostato alla musica si.
- "Ufo Robot Generation" è un amaro riscontro di una realtà per cui la maggior parte di persone che fanno parte della tua generazione si ritrovano confuse, spiazzate di fronte alla società di adesso e di fronte alle loro stesse vite. "Troppo vecchi per giocare ancora, troppo giovani per invecchiare ora" dici... ma una persona non può giocare fino alla vecchiaia? e poi ancora, quale potrebbe essere secondo te una soluzione a questo stato di vegetazione diffusa? e qual'è la sua principale causa..?
E' il pezzo che veramente rappresenta gli intenti del disco. La fantascienza con cui siamo cresciuti noi 30/40enni ci ha cullati, illusi e superati di colpo diventando realtà e circondandoci senza che ce ne rendessimo conto. Siamo la prima generazione dell'era tecnologica e l'ultima dell'era tecnica, quindi abbiamo una serie di valori anche positivi su cui ci basiamo, ma che stanno diventando anacronistici con una velocità doppia di quella subita dalle generazioni precedenti. Questo crea incertezza, confusione, incompiutezza. Siamo stati cresciuti dagli Ufo Robot e dal romanticismo e gli usi e costumi giapponesi, che hanno invaso l'occidente negli anni del rinascimento nipponico attraverso la televisione, mentre i genitori ignari ci piazzavano davanti a mamma-baby sitter tv oppure consumavano i primi divorzi. L'arrivo di Goldrake è stato qualcosa di epocale. Ho studiato le prime sigle di questi cartoons per ottenere un elettropop con quel tocco velato di spensieratezza e nostalgia, tra la disco fine anni'70 e il synth pop e questo è il risultato. Un pezzo fintamente ingenuo e scorrevole, ma pesante come un sasso sullo stomaco, a mio avviso.
- "La guerra dei Mondi". Prende in causa gli attacchi militari preventivi, la schiavitù da certi sistemi economici.... credi davvero che tutto questo non possa avere fine o sei fiducioso?
Non faccio previsioni. da artista mi pongo come osservatore e metto sul piatto degli input e degli accostamenti, per suggerire un disegno generale. E'invece una canzone sulla diffidenza reciproca, insinuata spesso dalla politica per altri fini. L'attacco alieno, il pericolo atomico, il terrorismo islamico, la strategia del fabbricare un nemico ad arte, insomma, molto comodo alle "democrazie" occidentali per giustificare azioni discutibili, invasioni, sfruttamenti energetici, interessi privati ecc. E'un invito ad abbandonare le troppe ossessioni e paranoie e la diffidenza tra individui-mondi, perché dureremo ben poco e la guerra reale e quella col tempo che finirà per tutti; tanto vale essere solidali l'un l'altro.
- "La legge della rosa" ... parlamene tu... questa canzone mi ha incantato...
Un'altra canzone sulla generazione degli insoddisfatti. Desiderare sempre quello che non si ha. Sembra una canzone rivolta alla sfera sentimentale, ma è più universale. Qui ho fatto un uso massiccio di orchestra, studiando anche le colonne sonore di Sakamoto per dare un taglio vagamente Giapponese al sound.
- "Aliena". Inizialmente sembra parlare di una donna irraggiungibile, ma poi ci si rende conto che il tema è più profondo... sembra essere una sorta di allegoria di verità "irraggiungibili" del nostro sistema di cose che se scoperte possono portare a guai seri, è così? e poi sono verità che se pur non sono ufficialmente "scoperte" ti danno una visione della vita molto più completa rispetto a certe tematiche quindi dici "ne vale la pena".
Vale la pena combatterle? vale la pena soffrirci ma non mollare? questo intendi? e ognuno le dovrebbe combattere alla propria maniera no? tu tenti di farlo
con la musica per esempio...
Aliena è una canzone sull'istinto atavico dell'uomo di cercare risposte. Quello che spinge a partire per nave, nel cosmo, verso l'ignoto, o nella ricerca interiore o scientifica, o perfino religiosa; una specie di droga, di sirena che chiama dallo spazio. E'quello che distingue l'uomo dagli altri esseri viventi, la curiosità.
- "Aiko" richiama la cultura giapponese ma sembra essere più un mezzo per arrivare ad un certo messagggio.. ovvero.. l'impressione che ha dato a me è che sia una denuncia dei comportamenti particolarmente superficiali che certe donne purtroppo hanno, che preferiscono essere vuote ma avere una borsa di Louis Vitton... qualche richiamo alle escort anche, forse. Insomma queste persone, anche uomini diciamolo, sono "morte dentro"... questa condizione umana è sempre esistita ma sembra ultimamente stia proprio dilagando, anche tra molte giovani per es.. Ho interpretato male forse, intendevi altro?
Beh... Ehm... Aiko B.R.A.I.N. è il nome di una donna robot nata 10 anni fa circa in Giappone, per "servire" il padrone, con fattezze sexy e la possibilità di avere rapporti sessuali. Una sorta di bambola gonfiabile parlante e ambulante. Una donna da compagnia. Mi ha impressionato molto il fatto che si sia arrivati a progettare macchine così complesse per scopi così discutibili. Una bassezza tutta maschilista che si crea una donna obbediente, vuota e disponibile al suo servizio. Non una critica alla donna, tutt'altro; all'uomo che ambisce a questo. Poi ho suggerito l'idea fantasiosa che perfino quest'intelligenza artificiale potesse avere una forma di disgusto verso tutto questo, mescolando l'icona della geisha con quella del robot, ottenendone una figura ambigua e allusiva tra essere e non essere, tra escort e fantoccio.
- Ah, ok ... non me l'aspettavo ahah... comunque... Parliamo di "Fantastmi". Sono esseri umani che hanno perso la voglia di vivere e se ne stanno "immobili" di fronte a tutto. La voglia di vivere secondo te deve essere coltivata o è qualcosa che .. o ce l'hai o non ce l'hai?
E' un altro aspetto della generazione "di mezzo", incapace di prendere una decisione irreversibile o una scelta fino in fondo, rimandando ad un domani migliore, che magari non verrà, rimanendo intrappolati in una routine di lamentela e di rammarico. Forse il pezzo più amaro dell'album. Credo che coltivare la voglia di vivere sia una delle poche arti alle quali ognuno di noi si dovrebbe applicare con impegno. Avere progetti, anche non ambiziosi, ma darsi degli scopi, coltivarne poi sempre di nuovi fino alla vecchiaia avanzata. Fa bene, rimette in circolo l'energia e allontana l'invidia verso terzi e il rimpianto, perché alimenta l'autostima.
- "Colonia umanoide di Fukushima". Non ha testo, solo musica. Quando l'hai composta che cosa avresti voluto arrivasse alle persone?
E'una suggestione; ho chiuso gli occhi e ho visto in un futuro non lontano colonie di robot umanoidi a Fukushima, robot giardinieri piantatori di alberi, robot bonificatori per rendere di nuovo popolabile quella sfortunata zona dell'occidente incauto. Una fantascienza "pulita" ed ecosensibile contro il frutto della corsa all'atomo del secolo scorso.
- "La fortezza" è un muro che c'è tra le persone? sembra richiamare nuovamente anche la superficialità di taluni.. che mi dici riguardo a questo pezzo..?
Un pezzo sui flussi migratori inarrestabili, paragonato alle forze fisiche che tendono alla quiete. Quando c'è troppa disparità, i fluidi andranno a riempire un vuoto, irreversibilmente, senza possibilità di frenarli, con buona pace di molti occidentali arrocati nella loro fortezza. Mentre lo scrivevo pensavo alla Ballata Della Morte Rossa di Poe, in cui la peste fuori dilagava, ma nella fortezza i nobili continuavano a festeggiare, fingendo di non vedere che la festa ( a sbafo di altri) era finita.
- "Alpha Centauri" parla della razionalità... a quanto pare sembra tu preferisca i sognatori? secondo te un sognatore può essere anche razionale? e il contario? un razionale può essere sognatore?
E' la stella più vicina alla terra, ma pur sempre irraggiungibile. La metafora di una particolare figura femminile, razionale, poco incline all'esternazione dei sentimenti, più cerebrale e introspettiva. Una donna molto sensibile, ma apparentemente fredda e lontana, con un suo fascino. Mi ricorda Ipazia d'Alessandria. Una delle canzoni che amo di più della mia intera produzione.
Credo che l'essere sognatori e l'essere razionali non sia necessariamente uno status che esclude l'altro. Io per alcuni versi mi ritengo molto razionale e pianificatore, ad esempio, nella realizzazione dei miei "sogni" musicali o artistici. C'è una dimensione astratta in cui vivo, ma un mestiere che mi permette di dare concretezza a visioni o deliri che altrimenti lascerebbero il tempo che trovano.
Per contro ci sono molte persone apparentemente razionali, concrete, solide e ben piantate a terra, che invece nel loro intimo sono l'esatto opposto. Si impongono quasi come per una disciplina terapeutica la ratio, il distacco, la freddezza della lucida analisi, perché sono spaventate dalla loro parte sensibile, irrazionale e la vivono come una fragilità, una stortura che va corretta.
- "Camaleonte"- lanciamo solo l'input: fidarsi o non fidarsi delle persone?
Quasi mai: il trasformismo, la doppia faccia e l'invidia sono uno dei mali più incurabili e recidivi.
- "Odissea" sembra voler essere una fine.. ma è anche un nuovo inizio?
E'un brano dedicato a mio padre, mancato due anni fa in un modo per me inspiegabile. Preferisco immaginarlo in viaggio dentro il buco nero del cosmo, in un'altra dimensione, come nel viaggio di 2001 Odissea (appunto) nello spazio.
- In generale quest'album lo consideri più pessimistico, realistico e denunciante o speranzoso ed ottimista (o comunque positivo)?
Pessimismo cosmico è la mia costante, eheh.. Però lo trovo anche molto più fluido e scorrevole dei precedenti. Argomenti tosti bilanciati dal pop, ma con tanta, tanta ricerca sonora. Credo nel futuro perché peggio di così non si può andare.
- Nel tuo lavoro il legame a sonorità elettroniche molto futuristiche è evidente e in questo album forse anche più che nel primo. C'è un legame tematico alla fantascienza anche.. sembra tu sia propenso ad utilizzare questo "genere" come veicolo... cosa puoi dirmi a riguardo?
Mai come in questo caso la scelta è stata programmata dall'inizio. Le metafore della vecchia e nuova fantascienza mi servivano in questo caso per descrivere me e la mia generazione, o questo periodo storico. Anche ne "Le Notti Di Oz" ho toccato il tema, addentrandomi però nell'uso sociale che si fa della tecnologia tutti i giorni, o nei rapporti tra persone, piuttosto che nella fantascienza "classica".
I primi due album invece erano collezioni di brani senza un preciso filo conduttore, anche se in alcuni casi i germi c'erano già; penso a Nessuno Su Marte e Cuore/Coscienza, ad esempio. Ovviamente, in quest'ultimo, visto il tema, mi sono sentito legittimato a sguazzare nel mio amato brodo elettronico. Mi sono divertito molto.
Fare una chiacchierata con questo artista è sempre altamente stimolante. E' un artista ed una personalità artistica competente, sa bene quel che fa e perché lo fa. Niente è lasciato al caso.
Il videoclip de "La guerra dei mondi" è presentato in anteprima esclusiva su Rolling Stone Magazine e il singolo ep de "La Guerra Dei Mondi" è già acquistabile on line dal sito ufficiale e su itunes.
Il singolo "Robosapiens" invece è stato dato alle fm il 28 settembre e il video è su Rolling Stone Magazine in anteprima dalla settimana scorsa.
Se volete approfondire potete trovare Ottodix anche su facebook (aggiornatissimo) cercando la pagina Alessandro Ottodix o Ottodix.
Grazie Ale!
Di seguito il link del suo sito ufficiale e del video di "Robosapiens"..
Billie
Holiday, 1915/1959. Stavo pensando alla tragicità della sua vita.
Stavo pensando a quanto tutte le sue terribili tragedie si
sentissero, nella sua voce. Nel 2009 Adriano Mazzoletti (giornalista,
scrittore, conduttore radiofonico, produttore discografico
considerato uno dei padri della diffusione della musica jazz in
Italia - che comunque in Italia era giunto già nel primo decennio
del novecento ed ha continuato ad essere presente, negli anni '20 e
'30) scrisse che "...si imponeva per la sua voce intensamente
drammatica, per la capacità di "volare" sul tempo e per
l'emozione che sapeva trasmettere anche su testi a volte banali...".
Stasera stavo ascoltando "I Wished on the Moon" un pezzo
composto da Ralph Raiger (pianista e compositore nato a New York nel
1901 e morto prematuramente in un incidente aereo nel 1942) con un
testo scritto da Dorothy Parker (scrittrice di racconti brevi, poeta,
critica, autrice satirica - nata nel New Jersey nel 1893 pubbicò il
suo primo racconto breve su "Vanity Fair" nel 1914. Morì a
New York, nel 1967). Il pezzo fu inciso per la prima volta da Ruth
Etting, una cantante/attrice attiva soprattutto negli anni '20 e '30
e fu proprio questo pezzo uno dei brani fondamentali all'inizio della
sua carriera poiché arrivò così al grande pubblico. Reinterpretò
"I Wished on the Moon" con l'accompagnamento del pianista
Teddy Wilson nello stesso anno in cui lo stesso era stato inciso per
la prima volta. Prima di quel momento Billie aveva inciso due dischi
dopo essere stata notata dal produttore che l'ha lanciata, Jhon
Hammond, ma entrambi erano passati inosservati. Hammond però
continuò a credere in lei e le procurò un contratto con Wilson
appunto, per l'incisione di alcuni pezzi con etichetta Brunswick.
Torniamo però un attimo alle vicende della sua vita, giusto per
rendere l'idea a chi non la conosce così a fondo o per nulla. Il suo
vero nome era Eleanora Fagan. Eleanora nacque dall'incontro amoroso
tra il sedicenne Clarence Holiday (suonatore di banjo) e la
tredicenne Sadie Fagan (ballerina di fila). Suo padre non si occupò
quasi mai di lei e fin dall'infanzia si trovò lontana dalla madre
che l'aveva affidata alla cugina (a Baltimora) mentre lei lavorava a
New York come domestica. A dieci anni fu stuprata e in seguito
tentarono di violentarla altre volte. Ancora piccola raggiunse la
madre a New York e cominciò a prostituirsi in un bordello
clandestino di Harlem e arrotondava pulendo gli ingressi delle case
nel quartiere, compeso l'ingresso del bordello. Alla proprietaria del
bordello però non faceva pagare e in cambio lei gli lasciava
ascoltare i dischi di Louis Amstrong e Bessie Smith sul fonografo del
salotto. Quando le autorità scoprirono il bordello, Eleanora fu
arrestata e condannata a quattro mesi di carcere. Uscita dalla
prigione, per evitare di tornare alla prostituzione, iniziò a
cercare lavoro come ballerina nei locali notturni. Non sapeva
ballare, ma fu immediatamente assunta da un locale quando la
sentirono cantare. Fu così che iniziò, all'età di 15 anni. Dopo
non molto le colleghe del locale iniziarono a chiamarla "Lady"
dunque "Signora" perché rifiutava le mance solitamente
infilate dai clienti tra le cosce delle donne che si esibivano. A
diciotto anni, Hammond la notò ed iniziò la vera e propria carriera
musicale. Le sue pene però non finirono qui e anche se musicalmente
la sua carriera prese il volo, ebbe ancora da affontare due matrimoni
brevi e turbolenti e il colpo avuto con la morte della madre. In quel
momento iniziarono i problemi con la droga e l'alcool e nel 1959, a
soli 44 anni, morì per le complicazioni dovute alla cerrosi epatica.
La Holiday (il suo nome d'arte nasce dal nome d'arte del padre
musicista noto come "Holiday" e dalla stima nutrita per
l'attrice Billie Dove) incise altre versioni di "I Wished on the
Moon", tra le quali la seconda versione del 1957, introdotta
nell'album "Songs for Distingué Lovers". Ascoltando la
prima versione del '35 e la seconda del '57 anche un orecchio poco
intenditore percepisce immediatamente quanto siano diverse. E'
diversa la musica ma ciò che colpisce di più è l'interpretazione
che Lady Holiday ha dato al testo... Ascoltando la versione del '35
si sente un dolore disperato, l'affanno, il respiro che c'è e che
manca... Nella versione del '57 invece - questo è ciò che sento io
nell'ascoltarle ovviamente - sembra quasi che la Holiday prenda in
giro il suo dolore, è talmente esausta che nella sua voce si sente
un dolore a cui lei sembra sputare in faccia, quasi come se oramai
non avesse più speranze di essere veramente felice. Chissà, forse è
questo che l'ha portata alla morte... a un certo punto era talmente
esausta che si è rassegnata a soffrire sempre, il dolore già
terribile è diventato anche autodistruzione e lì, Eleanora, è
morta definitivamente... anni prima della sua morte fisica. E dopo
queste riflessioni, mentre penso a tutto quel dolore, a tutto... quel
... dolore... vi propongo l'ascolto delle due versioni del pezzo e
una mia traduzione (non letterale, sarebbe troppo scontato) del testo
di "I Wished on the Moon", testo che - per come lo
interpreto io - le si appiccica addosso come se fosse stato scritto
per lei.
"I
Wished on the Moon" - "Desideravo sulla Luna"
Esprimevo
desideri alla luna, per qualcosa che non ho mai conosciuto...
Desideravo
sulla luna... per più di quanto io abbia mai conosciuto...
Una
rosa più dolce, un cielo più morbido, un
aprile in cui i giorni smettono di danzare via...
Esprimevo
desideri alle stelle, che
mi gettassero giù un fascio di luce o due. Le
pregai, chiedendo loro... un sogno o due.
Ho
cercato ogni bellezza, tutto si è avverato... Esprimevo
desideri alla luna, per voi.
Esprimevo
desideri alla luna, per qualcosa che non ho mai conosciuto...
Desideravo
sulla luna... per più di quanto io abbia mai conosciuto...
Una
rosa più dolce, un cielo più morbido, un
aprile in cui i giorni smettono di danzare via...
Esprimevo
desideri alle stelle, che
mi gettassero giù un fascio di luce o due. Le
pregai, chiedendo loro... un sogno o due.
Ho
cercato ogni bellezza, tutto si è avverato... Esprimevo
desideri alla luna. Per voi.