mercoledì 16 novembre 2022

Anima calma

 

immagine astratta, colori, rosso, giallo, albero, polmoni, radici, nuvole, cosmo

S'incendia senza bruciare, cammina.
E a volte brucia senza fiamma, se cade.
Rosa rossa e nera, si trattiene
con muse di foglie e radici.
È grotte che si fanno strada
tra la testa e il cuore,
fino agli antri più profondi,
tra i capelli e la pancia,
tra le costole e la punta dei piedi.
È gli occhi verso nuvole
arancio nere, bianche luminose
e grigie, accese, accecanti e buie.
È braccia che si muovono negli elementi,
anima inquieta nella pace,
tempo scandito da pezzi di cementi.
È la forza della luce del tutto
e la gravità che la inghiotte senza pietà.
È il senso, il non senso e la verità.

sabato 12 novembre 2022

Metà

metà, boccoli, viso, poesia, donna

Sono un corvo nero per metà
e un respiro bianco per metà.
Sono un cristallo di neve,
bianco per metà
e un gabbiano nero
che cerca un oceano migliore.
Respira, è tutto normale.
Con uno scacco
vola via, diventa freccia.
Con uno scatto sfreccia,
diventa matto, il migliore di tutti.
Sono un punto mobile, per metà.
Sono un'esclamazione
imperdibile, per metà.
Ma tu respira, è tutto normale.
Fai andare quel diaframma,
impara a respirare.

mercoledì 9 novembre 2022

I Piccoli Bigfoot "Tra Bergamo e il Far West"

 

Piccoli Bigfoot Tra Bergamo e il Far West

"Tra Bergamo e il Far West" è il piccolo capolavoro (piccolo solo perché è un EP di cinque pezzi e perché "i Bigfoot sono Piccoli") dei - mi ripeto, lo so - Piccoli Bigfoot. Il titolo del mini album è perfetto, perché non solo riprende parte del testo di uno dei pezzi, ma rappresenta in un tragitto immaginario fantastico, quello che è musicalmente. È un cantautore, il Piccolo grande Bigfoot che ha dato vita a questo progetto, ma non è comune, anche quando lo conosci di persona (chi lo ha avvistato lo sa). I suoi testi sono una meraviglia che si staglia tra ironia, profondità, giochi di parole da Cappellaio Matto (scusate, da Piccolo Bigfoot matto), allegria, tristezza che si prende in giro, tematiche importanti trattate con dolcezza, simpatia, rispetto e voglia di far sentire la voce di personaggi palpabili e persino amore. Iniziamo dal principio, come si dice: "la Bella" dei Piccoli Bigfoot è una di quelle che belle o meno è sempre Bella, perché "arriva al fosso" con un peso e se ne libera. Si libera dalle maschere e finalmente fa vedere al mondo chi è realmente. I panni e la cenere, che ricordiamo come scene di un'andata tradizione, prendono un significato molto, molto più profondo. Tutta la storia della sua vita, le esperienze che l'hanno formata, le sconfitte, i dolori e le gioie, tutto ciò che l'ha resa una donna capace di sbattersene di tutto e tutti, le danno lo slancio per tornare in mezzo alla gente a viso scoperto, messa a nudo senza timori, pronta a dire basta e a urlare al mondo il suo amore: la donna che la rende felice, che la fa ridere, con la quale vuole passare la sua esistenza. Smette così di sprecare fiato con chi non comprende e forse mai lo farà. Finalmente, al fosso trova refrigerio lavando le ferite, bruciando le cicatrici con l'acqua per mostrarle al mondo con l'orgoglio di una guerriera, determinata a difendere la sua libertà. Arriva poi un'altra bella ed anche se è molto diversa, anche lei ha sofferto tanto. Tanto da essere "La più bella che c'è". Un inno, una coccola, un abbraccio, alla propria città. Bergamo, che con Brescia è stata epicentro di un terremoto devastante con la pandemia del Covid, è straziata da tutto quel dolore, dalle vittime, dal  silenzio assordante. Una città che di suo è meravigliosa e che, in compagnia ed unione alla Leonessa, braccetto e braccetto, ha affrontato qualcosa che solo chi ha visto e vissuto, può comprendere davvero. Tutta l'Italia è stata travolta, ma le condizioni delle due province in quel periodo, sono davvero difficili da descrivere. Non si percepiva solo nelle grandi città, lo si percepiva e vedeva tra le strade di paesi minuscoli ed ogni sirena era un dolore forte come una spada conficcata nel cuore. Il Piccolo Bigfoot lo sa bene e sa che la sua cara Bergamo si rialzerà, quindi le scrive. Mano nella mano con Brescia, con la quale sarà capitale della cultura 2023, Bergamo si è rialzata e anche se ferite, l'Aquila e la Leonessa, hanno ridato vita a se stesse. Ascoltatela e basta  questa canzone forte e delicata e, magari, non dimenticate. "Prima gli immigrati", il terzo pezzo dell'EP, in realtà parla di miriadi di cose ed è il culmine dell'adorabile sottigliezza dei giochi di parole da cappellaio di cui accennavo: "Prima i partiti, poi gli arrivati" o "Prima compro l'oro, poi compro loro". Giochi di parole che non sono solo giochi di parole. Sono tutti schiaffi ben piazzati, crudi e dolci, di quelli che svegliano un po' chi si sta addormentando quando non è il caso. "Se se se": dolce, amara, romantica, vissuta, commuovente, verace. Sono parole che per forza ti senti dentro, pensando a tutti i se che a volte passano per la testa se ti ci metti, ma alla fine il tempo passa, quindi basta restare ai "Se". Senza dirlo, ci consiglia poeticamente di evitare di accumularli. La vita è una sola, non perdiamocene dei pezzi. Infine, anche se le adoro tutte, la mia preferita: la "Sindrome di Peter Punk". A parte il fatto che rivela le origini musicali del Piccolo Bigfoot ora cantautore (che non ha perso in questa veste alcuni aspetti tipici del pensiero, quello giusto e non cazzaro, del punk), è un brano che - porca miseria! - ti entra dentro. Potrebbe sembrare solo "nostalgico", ma non lo è. Da questa strana sindrome magari non è necessario guarire del tutto, anzi, è un po' come lo spirito bambino da mantenere vivo perché senza che gusto c'è? ma è anche la consapevolezza della crescita, della maturazione, delle domande importanti. È come un passaggio, dall'adolescenza all'età adulta o "da quando sei bambino" a quando capisci che è sacro mantenere in te lo spirito bambino, perché solo continuando a sgranare gli occhi, potremo vivere a pieno. Ed ora, dopo tutte queste parole, vi dico solo di ascoltare, di sentire. Oh, i Piccoli Bigfoot sono quattro, ma sono uno. Insomma, sono/è, tutte e due le cose. Se non c'è un po' di mistero e confusione, non è, non sono, i Piccoli Bigfoot. Mi auguro che arrivi presto un album, perché questo EP, per me personalmente, ha l'asticella già molto alta e chissà... cosa verrebbe fuori da un album vero e proprio. In fondo, "Tutti i migliori sono matti".

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mercoledì 2 novembre 2022

Lucciole

lucciole

Anime castrate ovunque. Le vedi che si aggirano con gli occhi vuoti, infertili per l'incapacità di meravigliarsi ancora. E poi ci sei tu, una stella che splende perpetua, che non muore mai, nonostante tutto e tutti, anima bella. Lucciole tormentate dall'intermitenza, quelli come noi, che non molliamo davanti all'indifferenza. Che fatica, che Bellezza, che Meraviglia.

venerdì 28 ottobre 2022

Che importa del tuo male cronico?


Che importa del tuo male cronico,
è cronico, cosa vuoi che cambi?
Che importa, se così tanti
trattano tanti
come un numero
e di quelle miriadi
tra noi e voi,
la differenza è che siamo
addirittura numeri invisibili?
In fondo, che ne sapete voi,
di quanta è la forza
che ci mettiamo per sorridere.

sabato 22 ottobre 2022

Veleno


immagine bianco e nero, occhi scuri con una luce naturale a forma di cuore in entrambi


Dritto, di pancia, si sente,
il filtro amaro e sottile
del veleno che si abbatte sulla carne,
della mole di buio che si frantuma
d'un colpo, come un pugno nello stomaco.
Gli occhi del dolore, hanno un cuore dentro.

sabato 15 ottobre 2022

Pepe


donna con vestito, vestito rosso, pepe, vita, luna

Togli il vestito, liberati 
di quel dubbio recintato,
metti un po' di pepe sul tuo amuleto.
Riempi il serbatoio di vita,
che la vita è cara, che la vita è una.
Salta in sella alla tua Luna 
e non fuggire da te,
perché la fuga è tecnica,
perché restare è arte.

domenica 9 ottobre 2022

Un cuore


Un cuore rotto fa rumore,
un botto enorme. 
Un cuore felice tintinna 
come una lucciola, 
colora di fragole. 
Un cuore
rotto e felice, suona.
È una sinfonia, canta pure.
È sincopato, è ritmato,
è un ossimoro che profuma.

mercoledì 28 settembre 2022

Furia

La clessidra teme
la furia bianca e nera
della pulsione,
della follia benedetta
di chi desidera,
ama, sfreccia, scocca,
cerca il contatto, la gentilezza,
la profondità della grazia
e la grazia della profondità.
Cosa possono i granelli
dinnanzi a un petto
che batte e dibatte,
grida, felice e infelice,
ma sempre intatto,
ricostruito o rinato?
Non importa
del tempo dell'uomo,
importa del tempo,
dello spazio, delle dimensioni.
Avanti a stenti non ha senso,
sono così più interessanti, gli intenti.
Gli intenti e le azioni,
i progetti, le emozioni.
Forse non sempre
la tenerezza è felice,
ma è sempre meglio, si dice.
La  clessidra teme
una furia fuxia che
vomita via il catrame,
povero infame.
Cosa possono i granelli
di un tempo così umano,
dinnanzi a un petto
che batte e dibatte,
perde felice il controllo
e si rianima da sé?

domenica 28 agosto 2022

Vetro

vetro, viso sul vetro, mani sul vetro

È come essere in un'enorme stanza bianca, completamente bianca, tanto da accecare ed è come essere divisi da un vetro, senza avere nulla a disposizione per romperlo e "raggiungersi". Quel vetro è lì per un motivo, ma tu sai che basterebbe un centimetro e le tue mani si intreccerebbero a quelle della persona che ami. Padre, madre, fratello, sorella, amico, amica, l'innamorato o innamorata; tutto l'amore che c'è, in sostanza. E che vuoi fare? Batti i pugni, cerchi in qualche modo di spaccare lo stesso il vetro, a costo di farti male, a costo di tagliarti la pelle. Dall'altra parte, a volte, la persona che vorresti abbracciare o riabbracciare è lì che sbraita e lotta con te. A volte siete come una cosa sola, a volte avete metodi e dimensioni diverse. A volte, sei solo tu a battere i pugni, i palmi, il cuore. Il fatto è che in ogni caso, il tuo istinto di sopravvivenza ti dice di respirare, di riempirti i polmoni di vita più che puoi e quindi, per quanto il vetro sia resistente o per quanto a volte la persona di fronte a te non lotti, a volte per un motivo e a volte per quello opposto, tu accetterai la sfida, perché alla Vita non si rinuncia.

lunedì 11 luglio 2022

Cifra

fuoco, la voce che viene da dentro, senza cifra

La voce che viene da dentro, dal profondo, che ti pesca e ti spacca, così trovi, così chiami, così torni. La voce istantanea, vera che urge di grida, di canti, di tempi e temporali, armoniche grida, sussurri mai vuoti, mai vani. Così calda dalle corde, che fatica,  che infuoca. Ottovolante, vomito emozioni, dammi una ragione per non urlare. Sono sogni che vivo sempre e sono anche sogni infranti, sono vene e sangue e "Mon coeur mis à nu". Sono fuori forma in forma, fuori stampo, avvelenato fuori tema, polmone nero fumo. Quest'aria fresca che consola, eppure il tempo non mi ha dato scampo oggi, mi ha mangiato viva. Sei lì, ti sento, non riesco, ora, a raggiungere il varco. Lo rifarò, ti rivedrò, mi sentirai. Fiume stonato, mi fa male al petto, ma che ne sanno che ne fanno del suono; io ho bisogno di un tuono e forse di un perdono. Come lo spieghi? come lo dici? uno su un milione intravede le radici. Nuvole stanche. Piovi cielo appena puoi, piangi anche per noi. E vaffanculo l'ordine e la cifra e quel che so, posso andare altrove, perché paura qui non ho. Non temo quel che vedo e sento, non più di me stessa; la rabbia è solo una punta di erisimo per la voce, per me stessa. Eppure poi vedo e mi dispiaccio della mancanza di pace altrui, soccorro e accorro, cosa succede mai? Sono solo inchiostro e musica. Solo, "che dici mai". "La tolleranza che smette di esistere nel momento in cui la nomini", il silenzio non sentito, non ascoltato, non capito. Ho il cielo in fronte, l'universo in mente, il peso in spalla. Sii la tua esistenza, perché non serve immaginarla. E pur sapendo e conoscendo il non sapere, giungendo al punto ancora mi fermo, esplodo e tremo; non sto più nel corpo mio. Firmo righe di parole in coda, che forse comprendo solo io.